La vita del viticoltore sarebbe troppo monotona se dovesse pensare unicamente a
coltivare il proprio vigneto, vendemmiare l'uva e fare il vino. Sarebbe infatti
troppo semplice - perfino noioso - pensare unicamente a potare le viti,
aspettare che la Natura faccia il suo corso, defogliare quando serve, diradare i
grappoli, godere del magnifico spettacolo di una vite colma d'uva, vendemmiare e
deliziarsi del vino che produce. Per fortuna, la Natura e, non da ultimo,
l'intervento dell'uomo sugli equilibri naturali dell'ambiente, hanno sempre
provveduto a rendere più entusiasmante e meno noiosa la vita del viticoltore. Il
viticoltore può infatti ingaggiare guerre contro i parassiti e le malattie della
vite, così, tanto per non annoiarsi troppo, restare seduto per tutto il tempo e
attendere la maturazione dell'uva. Sempre in allerta, sempre attento a scrutare
il suo vigneto - ogni singola vite, ogni singola foglia e grappolo - così da
cogliere in tempo certi inquietanti segnali che preannunciano il peggio. E si
deve correre subito ai ripari, sempre che non sia troppo tardi.
La Natura, si sa, è spesso insidiosa: molti esseri viventi, praticamente tutti,
hanno i propri nemici naturali che, nella lotta per la sopravvivenza,
cercano di trarre vantaggio dagli altri così da assicurare il proliferare della
propria specie. Mors tua, vita mea, recita un famoso proverbio di antica
memoria. L'organismo oggetto dell'attacco ha due possibilità: soccombe alla
furia dell'aggressore oppure sviluppa sistemi di difesa tali da scongiurare il
peggio. A volte corrono in aiuto i nemici dei nemici, portando al non
indifferente risultato di salvare - come effetto collaterale - la specie che sta
subendo l'attacco. Sviluppare difese proprie è decisamente più complesso, non
sempre possibile, spesso frutto di un adattamento ambientale che porta anche
alla modifica della propria struttura e delle funzioni biologiche. Una lotta
continua fra esseri che fanno di tutto per sopravvivere, anche a costo di trarre
vantaggio o sopprimere altre specie. Parafrasando una celebre battuta del film
L'Ultima Minaccia pronunciata da Humphrey Bogart nei panni di Ed Hutcheson:
È la Natura, bellezza!.
Non solo la Natura. Molto spesso l'uomo ci mette lo zampino e, nel suo
delirio di onnipotenza - volontario e non - tende a modificare certi equilibri
naturali, provocando molto spesso notevoli danni e mettendo a serio rischio la
sopravvivenza di molte specie. È accaduto per molti animali e piante, la vite -
ovviamente - non è stata risparmiata da queste interferenze. Basta pensare, per
esempio, alla temuta fillossera, introdotta dall'uomo in Europa provocando danni
ingenti ai vigneti di tutto il vecchio continente. L'introduzione della
fillossera fu certamente del tutto involontaria, anche perché il temibile afide
era sconosciuto anche nella sua terra d'origine - il Nord America - ma trovò del
tutto inermi le radici della Vitis Vinifera. I primi misteriosi
effetti della fillossera si registrarono in Francia nel 1863, propagandosi in
pochi decenni in tutta Europa, minacciando seriamente la sopravvivenza dei
vigneti. Oggi la fillossera è praticamente presente in tutti i paesi vinicoli
del mondo, portando al radicale cambiamento della coltivazione della vite.
Esattamente come la fillossera, la nuova minaccia per i vigneti europei arriva
dal Nord America. Va detto, per onore di verità, che non è letale come la
fillossera, ma produce comunque danni alla vite non proprio trascurabili. Questa
volta non si tratta di un afide ma di un piccolo insetto appartenente alla
famiglia delle falene. Il suo nome scientifico è Antispila Oinophylla e
si tratta di un minatore delle foglie della vite, portando alla loro
distruzione. Il nome stesso, di fatto, è molto chiaro su cosa faccia questa
falena: Oinophylla deriva dai termini greci oinos, cioè vino e
phylla, vale a dire foglie, intendendo in questo senso che le sue
larve sono deposte e vivono nelle foglie della vite. L'Antispila
Oinophylla è stata localizzata per la prima volta in Italia, nell'area nord-est
del Paese, in particolare nel Veneto e nel Trentino Alto Adige. Questa falena
era sconosciuta anche nel suo luogo d'origine, fattore che ne ha rallentato
notevolmente l'identificazione.
La minuscola falena ha dato non poche preoccupazioni ai viticoltori di queste
zone e, pare, si stia propagando anche in Lombardia, nella zona di Brescia,
quindi nella Franciacorta. Privare una pianta delle proprie foglie, la vite non
fa eccezione, significa alterare profondamente la sua attività biologica.
L'identificazione di questa falena ha richiesto uno sforzo ingente e congiunto
di diversi istituti di ricerca. Il lavoro di ricerca e identificazione è stato
svolto dai professori Mario Baldessari e Gino Angeli della Fondazione Edmun Mach
dell'Istituto Agrario San Michele all'Adige; Vicenzo Girolami, Carlo Duso e Luca
Mazzon del Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni e Vegetali del
Università di Padova; Erik J. Van Nieukerken e Camiel Doorenweerd del
Netherlands Centre for Biodiversity; David L. Wagner del Department
Ecology & Evolutionary Biology, University of Connecticut. I risultati di
questa importante ricerca sono stati pubblicati nel periodico online ZooKeys.
Questa falena - lunga appena tre millimetri con un'apertura alare di sei - che
predilige le viti di Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Moscato Bianco, potrebbe
diffondersi anche in altre aree del Paese. Secondo i ricercatori che sono
riusciti a identificarla e studiarla, il rimedio a questa falena sarebbe - per
fortuna - del tutto naturale. Sembra infatti che l'unico rimedio per contrastare
Antispila Oinophylla siano le vespe parassite, che diverrebbero
nemici naturali utili a contrastare la loro proliferazione. Resta
comunque il mistero di come sia arrivata in Italia questa minuscola falena:
l'ipotesi più accreditata è che sia stata trasportata con merci provenienti dal
Nord America, non necessariamente legati all'agricoltura o alla viticoltura. Il
danno è comunque fatto e necessariamente si deve correre ai ripari prima che
sia troppo tardi. C'è solo da augurarsi che il rimedio non abbia effetti
collaterali tali da provocare altri danni, non solo alla vite, ma anche e
soprattutto agli equilibri e al rispetto dell'ambiente. Non resta che attendere
il prezioso lavoro degli esperti.
Antonello Biancalana
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