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  Editoriale Numero 204, Marzo 2021   
Il Vino Nuoce Gravemente alla Salute. Forse.Il Vino Nuoce Gravemente alla Salute. Forse.  Sommario 
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Il Vino Nuoce Gravemente alla Salute. Forse.


 Sono tempi difficili per il vino. Non bastava la crisi di settore provocata dalla pandemia da Covid-19, ora si insinua anche il sospetto che il vino possa nuocere alla salute e pure in modo decisamente grave. Eppure, da sempre, siamo abituare a sentire che il vino fa buon sangue e avrebbe effetti positivi sulla salute. Per anni abbiamo ascoltato autorevoli esponenti del mondo della medicina e della scienza affermare che il vino può avere anche effetti positivi sulla salute delle persone. Intendiamoci: l'abuso del consumo di vino – e questo lo sa chiunque e da sempre – non è certamente salutare, del resto, anche l'eccessivo consumo dell'innocua acqua ha conseguenze sulla salute, così ci dicono i ricercatori, tanto provocare una sorta di dipendenza. Certo, le conseguenze sono ben diverse e con un impatto altrettanto diverso, magari il sano e saggio principio del buon senso è sempre decisamente utile, ricordando inoltre che, come notoriamente suggerì Paracelso, “è la dose che fa il veleno”.


 

 Nelle scorse settimane, il mondo del vino ha avuto un “sussulto” in conseguenza di un piano proposto dalla Commissione Europea denominato “Piano europeo di lotta contro il cancro” e che sarà promosso – a quanto pare – nel corso del 2021 con la campagna “HealthyLifestyle4All”. Questo documento ha destato preoccupazione nel mondo del vino – italiano, in particolare – supponendo che, nei provvedimenti proposti dal documento, fosse implicitamente incluso anche il vino. Questo piano, in effetti, fa esplicito riferimento alla necessità di contrastare il consumo eccessivo di alcol, ritenuto uno delle cause che potrebbero favorire lo sviluppo di questa patologia. Il piano, inoltre, fa esplicito riferimento alle bevande alcoliche – e il vino è, innegabilmente, una bevanda alcolica – tuttavia senza mai citare la parola “vino”. Il piano, a causa di questi riferimenti, è stato comunque sufficiente per allarmare il mondo del vino.

 Facciamo una doverosa premessa: qualunque campagna a favore della prevenzione di malattie – qualunque malattia – non può che essere accolta in modo favorevole, poiché la salute dei singoli – e quindi dell'intera comunità, in questo caso l'Unione Europea – è una condizione essenziale per il benessere di tutti. Compreso quello produttivo, economico e sociale. Che l'alcol, o meglio l'abuso di alcol, sia una delle cause che potrebbero favorire lo sviluppo di patologie gravi, e non solo il cancro, è qualcosa che tutti sanno e da lungo tempo. Lo stesso si sa anche per il tabacco e per una lunga serie di sostanze, anche destinate all'alimentazione umana e animale. Il piano di prevenzione proposto dalla Commissione Europea, infatti, prende in considerazione anche questi fattori, pertanto non solo l'alcol e, a tale proposito, il piano suggerisce in modo particolare “la riduzione del consumo nocivo dell'alcol” con il conseguimento di una riduzione relativa di almeno il 10% dell'uso nocivo di alcol entro il 2025.

 Fra i provvedimenti che si propongono in questo piano, troviamo inoltre l'obbligo di indicare nell'etichetta delle bevande alcoliche l'elenco degli ingredienti e la dichiarazione nutrizionale entro il 2022 oltre alle avvertenze sanitarie da riportare entro il 2023. In altre parole, informare i consumatori sugli eventuali rischi derivanti dal consumo di bevande alcoliche, esattamente com'è già riportato, per esempio, nei pacchetti delle sigarette e del tabacco. Proprio quest'ultima parte ha provocato un certo allarme nel mondo del vino, cioè la possibilità di indicare in etichetta la composizione oltre alle avvertenze relativamente ai rischi per la salute, oramai ben noti da anni a tutti gli acquirenti di pacchetti di sigarette. Insomma, il timore di vedere scritto nelle bottiglie di vino avvertenze tipo “nuoce gravemente alla salute” potrebbe essere probabile qualora questo piano fosse approvato. Allo stesso modo, si potrebbe verificare anche per qualunque bevanda alcolica, visto che in questo piano si fa genericamente riferimento a tutti questi tipi di prodotti.

 In seguito alle contestazioni dei produttori e delle associazioni di categoria legate al vino, il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas ha puntualizzato che «L'Unione Europea non ha intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica, perché fa parte dello stile di vita europeo». A questa dichiarazione hanno fatto poi seguito le parole del commissario per la salute Stella Kyriakides, confermando che «la Commissione presenterà una proposta di etichettatura obbligatoria per l'elenco degli ingredienti e dichiarazione nutrizionale sull'etichetta delle bevande alcoliche nel 2022 e una sulle avvertenze sulla salute nel 2023. Iniziative che saranno costruite sulle esperienze già compiute dai produttori per dare ai consumatori più strumenti per scegliere con maggiore consapevolezza». Detto così, e ammettendo che poi alle parole seguano concreti e coerenti fatti, sono posizioni condivisibili. Se, effettivamente, esiste un rischio, è sempre meglio essere informati e poi, eventualmente, fare la propria scelta con la consapevolezza anche delle possibili conseguenze. Indipendentemente dal fatto che si tratti di vino o meno.

 Si deve necessariamente considerare, a mio avviso, la volontà di questo piano nel contrastare l'abuso di bevande alcoliche, soprattutto nella popolazione più giovane e che, evidentemente, è decisamente più fragile rispetto a questi temi. Il piano, infatti, fa esplicito riferimento a bevande alcoliche, quindi non si tratta esclusivamente di vino ma di tutte in senso generale. L'abuso di bevande alcoliche – che sia vino o meno – è certamente qualcosa che va contrastato, soprattutto a livello culturale, in particolare nella popolazione più giovane. Ritengo siamo tutti d'accordo che bere un calice di vino non sia esattamente come bere una pari quantità – per dire – di brandy o di un distillato qualunque. Con questo, ovviamente, non ho alcuna intenzione di denigrare né il brandy né i distillati in senso generale, poiché sono tipi di bevande alcoliche che apprezzo, sostengo e consumo. Ma, appunto, come diceva Paracelso “è la dose cha fa il veleno” e ben sappiamo che, tecnicamente parlando, l'alcol etilico è una sostanza tossica. Ovvio, se assunto in quantità elevate e in palese abuso. È la dose che fa il veleno, appunto.

 Non lo nego: l'idea di vedere nelle etichette dei vini avvertenze tipo “nuoce gravemente alla salute” è una prospettiva che mi disturba poiché sarebbe come sostenere che la nostra millenaria cultura – che si è innegabilmente sviluppata anche sulla viticoltura, produzione e consumo del vino – è, per certi aspetti, parimenti nociva alla salute. Soprattutto per il fatto che ritengo di conoscere il valore del vino, e non solo in termini culturali e identitari, non solo per l'Italia ma per tanti altri paesi europei, e il valore, anche economico, che rappresenta per tutti noi. Ma proprio perché conosco il valore del vino e delle bevande alcoliche, ritengo parimenti giusto sostenere e favorire il consumo consapevole senza eccedere nell'abuso perché questo, non da ultimo, lede alla dignità e al significato del vino e alla sua cultura. Ben vengano, quindi, piani tesi alla prevenzione dell'abuso di bevande alcoliche, per i quali l'efficacia dei risultati – ne sono da sempre convinto – si basa fondamentalmente sulla cultura e la formazione della consapevolezza del “bere bene”. E come sono solito concludere le puntate del podcast di DiWineTaste, ribadisco, anche in questa occasione, il mio augurio di “buon vino, in moderazione, ma che sia sempre di qualità”.

Antonello Biancalana



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