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  ABC Vino Numero 3, Dicembre 2002   
Stati Uniti d'AmericaStati Uniti d'America  Sommario 
Numero 2, Novembre 2002 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 4, Gennaio 2003

Stati Uniti d'America

Dopo il periodo cupo degli anni venti, seguito dalla rinascita dalle ceneri del proibizionismo, grazie anche a giuste scelte e strategie, questo paese produce oggi interessanti vini

 Se si pensa agli Stati Uniti d'America, è molto probabile che il vino non sia fra i principali pensieri che vengono associati a questo paese, in realtà la produzione di vino di questo paese è la quarta o la quinta del mondo, a seconda delle annate. La produzione di vino negli USA è prevalentemente incentrata in California, circa il 90% della produzione totale, mentre il resto è suddiviso in pochi altri stati. Negli Stati Uniti d'America si coltivano due specie di vite distinte: quelle native, di cui la più comune è la Vitis Labrusca, e la Vitis Vinifera, di origine Europea, cioè la vite più comunemente e ampiamente utilizzata per la produzione di vino in tutto il mondo. La prime specie sono indigene degli Stati Uniti, mentre la seconda fu successivamente importata dagli emigranti o dai viticoltori locali che desideravano produrre vino nello stile “Europeo”.

 Anche se la maggioranza del vino prodotto negli Stati Uniti e che viene esportato all'estero è prodotto con uve di specie Europea, la produzione di vino con uve autoctone è abbastanza diffusa, soprattutto negli stati dove la produzione di vino rappresenta un'attività marginale. I vini prodotti con uve autoctone hanno sapori e odori molto caratteristici e particolari, spesso associati ad aromi di “selvatico” o “foxy”, e che in genere non sono molto graditi ai consumatori Europei, probabilmente per l'abitudine e la consuetudine di associare al vino le tipiche caratteristiche di quelli prodotti con viti Europee.

 La storia della produzione di vino negli Stati Uniti ha inizio come conseguenza degli insediamenti delle popolazioni Europee, avvenuti nel XVI secolo circa, che si stabilirono in quei luoghi. Questi colonizzatori del “nuovo mondo” furono subito attratti dalle specie di viti americane con lo scopo di produrre vino in modo da riprodurre lo stesso prodotto così famoso e consueto nelle abitudini Europee. Ben presto si accorsero che il risultato che si poteva ottenere con le specie di viti americane era ben diverso e poco accettabile per le aspettative del gusto Europeo, iniziarono quindi ad importare dall'Europa esemplari di Vitis Vinifera con lo scopo di piantarle negli Stati Uniti nella speranza di ottenere un prodotto simile a quello del “vecchio mondo”.


Gli Stati Uniti d'America
Gli Stati Uniti d'America

 Per questo scopo fu individuato nello stato della Virginia il luogo ritenuto più adatto alla coltivazione della vite e nel 1619 circa venne piantato il primo vigneto di viti Europee. Questo primo “esperimento” fu in realtà ripetuto anche in altre zone degli Stati Uniti orientali piantando specie di viti Europee proveniente dalle più rinomate zone vinicole d'Europa, tuttavia, il risultato fu sempre e desolatamente lo stesso: un fallimento completo. Inspiegabilmente, tutti i tentativi di coltivazione delle specie Europee, portavano alla distruzione dei vigneti e sembrava che fosse praticamente impossibile coltivare specie Europee negli Stati Uniti. Inizialmente gli stessi coltivatori si attribuivano la colpa per non essere capaci a coltivare la vite, e non riuscendo ad individuare le esatte cause e quindi gli opportuni rimedi, dopo una serie di ripetuti e lunghi fallimenti che non portarono a nessun profitto, decisero di porre la propria attenzione altrove. In realtà, la colpa non era dei viticoltori. Le cause, che rimasero ignote per oltre due secoli, erano da ricercarsi nella presenza nel suolo di quelle terre di autentici devastatori della vite, malattie e parassiti, di cui il più temibile era la fillossera, per le quali le specie Europee non avevano sviluppato nessuna forma di difesa e venivano pertanto inesorabilmente distrutte da questi autentici “flagelli” che, purtroppo, due secoli dopo, arrivarono anche a devastare completamente i vigneti d'Europa. L'ingente sforzo di coltivare la vite Europea nelle terre del “nuovo mondo” fu condotto anche da veri e propri esperti Europei che si trasferirono appositamente negli Stati Uniti con questo preciso scopo. Esperti Francesi, Tedeschi, Spagnoli, Greci e Italiani tentarono a più riprese di coltivare la vite Europea in varie zone del paese, spesso portando con loro esemplari di viti dei loro paesi d'origine, ma tutti i loro tentativi ebbero lo stesso destino e fallirono miseramente sotto gli effetti dei parassiti e delle malattie che attaccavano la vite Europea.


 

 A seguito dei risultati che si ottennero in quelle terre, si cominciò ad investire in nuove direzioni e in nuove opportunità. I migliori risultati furono quelli che si ottennero incrociando le specie native americane con le specie Europee, una strada che ha dato origine a numerosi ibridi ancora coltivati negli Stati Uniti d'America. Il primo e più importante risultato fu ottenuto in Pennsylvania con l'ibridazione di una vite a cui venne attribuito il nome di Alexander, grazie alla quale fu possibile creare, all'inizio del 1800, il primo e vero successo commerciale enologico degli Stati Uniti. I risultati ottenuti con l'ibridazione diedero un forte slancio alla viticoltura locale e segnò una nuova rotta per l'enologia del paese dando origine a diversi ibridi tutt'ora ampiamente diffusi nel paese, soprattutto nell'area orientale. A Cincinnati, in Ohio, sorsero le prime industrie enologiche di rilievo degli Stati Uniti, ma furono poi costrette a trasferirsi a nord, in particolare nelle coste del Lago Erie, a seguito delle contaminazioni che ne devastarono i vigneti.

 L'inizio del successo della California come produttore vinicolo, ebbe inizio dopo la metà del 1700 ad opera di missionari francescani, dove inoltre si registrarono, a completa insaputa dei viticoltori della costa orientale, i primi successi della coltivazione delle specie Europee. La cosiddetta “corsa dell'oro” spostò progressivamente la gente verso ovest, e con queste, anche la coltivazione della vite e la produzione di vino e questo evento contribuì in modo determinante al successo e allo sviluppo enologico della California. Il fiorente sviluppo dell'industria enologica della California e degli altri stati, fu drasticamente arrestato dall'oramai tristemente noto “diciottesimo emendamento” della costituzione, che segnava l'inizio del periodo del proibizionismo. L'emendamento fu introdotto il 16 gennaio 1920 e rimase in vigore fino al 5 dicembre 1933, per quasi 14 anni. Questo provvedimento vietava di fatto la produzione e la commercializzazione di qualunque bevanda alcolica, un provvedimento che affondò la produzione commerciale ma che diede un forte impulso alla produzione casalinga e clandestina. Le uniche produzioni di bevande alcoliche consentite durante questo periodo furono i vini destinati a scopi sacramentali e liturgici e le bevande che venivano considerate come rimedi farmaceutici o tonici, fra queste specialità era incluso anche il Marsala. Quando il proibizionismo fu revocato, l'industria enologica degli Stati Uniti tentò nuovamente di risollevarsi ed è proprio in questo periodo che furono fondate diverse centinaia di nuove imprese vinicole, tuttavia il periodo di forte recessione economica di quei tempi unita alla negativa esperienza del proibizionismo, faceva considerare il vino come un inutile bene di lusso e quindi poco diffuso.

 Il vero e definitivo slancio della produzione enologica negli Stati Uniti, in particolare della California, iniziò intorno ai primi anni del 1970 e l'interesse per la produzione enologica del paese tornò forte anche in quegli stati della costa orientale dove si condussero i primi esperimenti del 1600. Nonostante la produzione degli Stati Uniti abbia raggiunto un livello di qualità pari a quello dei paesi produttori dell'Europa, il consumo di vino nel paese non è mai riuscito ad occupare un posto di rilievo nelle abitudini della gente, probabilmente per gli effetti del proibizionismo ancora vivo nel paese che non consente al vino una migliore e giusta collocazione. Ancora oggi si trovano nel paese, seppure in forme diverse ma aventi lo stesso scopo pregiudiziale e preventivo, forme di disapprovazione del consumo di vino. Il più noto ed evidente è l'imposizione ai produttori di vino di stampare nelle etichette un avvertimento che ricordi i consumatori circa i rischi per la salute legati al consumo di vino.

 

Il Sistema di Qualità Americano

 La definizione e l'introduzione di un sistema di qualità per la produzione di vino negli Stati Uniti d'America risale a tempi piuttosto recenti. Il processo della definizione di regole che consentissero la tutela e la produzione di qualità sono state introdotte a partire dal 1978 e la regolamentazione è affidata al BATF (Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms, Agenzia per l'alcol, tabacco e armi da fuoco) che ha dato origine al sistema denominato AVA, American Viticultural Areas. (Aree Viticolturali Americane) Rispetto ad altri sistemi di controllo legalizzati, come per esempio il sistema AOC Francese o la DOC Italiana, la AVA Americana è molto più generica e permissiva; di fatto il principale fattore garantito dal sistema è la zona di provenienza di un vino. La critica più forte che in genere viene fatta per il sistema di qualità Americano è che, rispetto ad altri sistemi di denominazione, non vengono riportate indicazioni relativamente alle pratiche enologiche, come per esempio le varietà di uve permesse, la resa massima e altre indicazioni che sono invece tipiche nelle regolamentazioni, per esempio, dei paesi Europei. Sembrerebbe che la qualità e la tutela dei prodotti sia largamente lasciata alla discrezione e all'iniziativa dei produttori che, in effetti, possono utilizzare qualunque pratica enologica e qualunque uva purché sia stata coltivata nella zona definita da un'AVA.

 Il numero attuale di AVA previste dal sistema di qualità Americano è di oltre 140 e definiscono aree di produzione divise in diversi stati. Il sistema, oltre alla definizione propria di aree viticolturali specifiche, riconosce anche l'esistenza di altre denominazioni generiche, come riportato di seguito:

 

  • American or United States, Americano o Stati Uniti - definisce sia vini varietali, cioè prodotti con una sola specie di uva, sia vini assemblati, cioè prodotti dalla miscelazione di più vini, la cui provenienza può essere da qualunque parte della nazione. Questi vini non possono riportare in etichetta l'anno di vendemmia
  • Multi-State Appellation, Denominazione di multi-stato - definisce un vino la cui composizione prevede l'uso di vini provenienti da due o tre stati confinanti. La percentuale di vino proveniente da ogni singolo stato deve essere riportata nell'etichetta
  • State Appellation, Denominazione di Stato - definisce un vino prodotto in un determinato stato e che sia stato prodotto con almeno il 75% dell'uva coltivata nello stato di denominazione, mentre il restante può provenire da qualunque altro stato
  • Multi-County Appellation, Denominazione di multi-contea - definisce un vino la cui composizione prevede l'uso di vini provenienti da due o tre contee confinanti. La percentuale di vino proveniente da ogni singola contea deve essere riportata nell'etichetta
  • County Appellation, Denominazione di Contea - definisce un vino prodotto in una determinata contea e che sia stato prodotto con almeno il 75% dell'uva coltivata nella contea di denominazione, mentre il restante può provenire da qualunque altra contea

 In un vino prodotto in una zona definita da una AVA, almeno l'85% delle uve utilizzate per la sua produzione devono provenire dalla zona di denominazione, mentre i vini mono varietali, cioè i vini prodotti con una singola varietà di uva la cui indicazione è riportata in etichetta, devono essere prodotti con almeno il 75% della specie dichiarata, tuttavia c'è da notare che nello stato dell'Oregon questo valore è stato aumentato al 90% con l'eccezione del Cabernet Sauvignon che richiede l'usuale 75%. Nel caso in cui l'annata del vino è dichiarata in etichetta, almeno il 95% del vino deve appartenere alla vendemmia indicata.

 In tutte le etichette dei vini prodotti e importati negli Stati Uniti deve essere indicato un avvertimento che dovrebbe mettere in guardia i consumatori sui potenziali rischi derivati dall'uso dell'alcol. Gli effetti disastrosi per la salute derivati non dall'uso, ma dall'abuso di bevande alcoliche è noto in tutti i paesi del mondo. Tuttavia questo avvertimento, che in realtà può essere percepito come un autentico deterrente in quanto non viene detto che è l'abuso l'origine di indiscutibili problemi per la salute, ma semplicemente dichiara che è il consumo ad essere causa di potenziali problemi, potrebbe anche fare pensare che anche un semplice sorso di vino sia capace di essere la causa di devastanti problemi per la salute. Quanto indicato nelle etichette di vino Americano sembra in effetti essere in perfetta opposizione con quello che le continue ricerche mediche e scientifiche svolte in tutto il mondo sostengono sugli evidenti benefici che il consumo moderato del vino può portare alla salute. Nelle etichette viene inoltre riportato che il vino contiene solfiti, e questo corrisponde certamente a verità, in quanto sono naturalmente prodotti dalla fermentazione e spesso aggiunti durante le pratiche enologiche, ma andrebbe anche ricordato che la quantità di solfiti presenti nel vino è di gran lunga inferiore a quella che l'industria alimentare aggiunge volontariamente ai cibi che consumiamo tutti i giorni.

 

Zone di produzione

 Gli Stati Uniti d'America sono, secondo le annate, il quarto o il quinto produttore del mondo. Lo stato più importante per la produzione vitivinicola è la California che da sola arriva ad oltre il 90% della produzione totale del paese. Nella zona occidentale degli Stati Uniti si trovano, oltre alla California, anche altri stati che negli ultimi anni hanno dimostrato particolare vocazione alla produzione di vino di qualità, in particolare lo stato dell'Oregon e di Washington. Diversa è la condizione della costa orientale dove si coltivano prevalentemente uve autoctone e ibridi dalle quali si producono vini in genere addolciti con zucchero al termine della vinificazione. Tuttavia non mancano piacevoli sorprese anche nella costa orientale dove in alcuni stati si trovano interessanti produzioni di vino prodotto con specie Europee, in particolare negli stati di New York, Virginia, Pennsylvania e Ohio.

 Nonostante gli Stati Uniti d'America siano oramai considerati fra i più importanti paesi produttori di vino del mondo, il consumo interno di vino non è rilevante come invece accade per gli altri paesi Europei. Altre bevande e, non da ultimo, i notevoli pregiudizi sul vino e le bevande alcoliche che ancora sono molti radicati nel paese, con consentono alla bevanda di Bacco di ottenere una migliore e corretta considerazione nelle abitudini alimentari della popolazione. Se si prende come esempio lo stato più importante per la produzione vinicola del paese, la California, il consumo medio pro capite annuo di vino è inferiore ai 10 litri, mentre in Francia o in Italia, i paesi Europei dove si registra il maggiore consumo di vino pro capite, il valore sale ad oltre 50 litri.

 Le varietà di uva Europee prevalentemente coltivate nel paese sono le cosiddette varietà internazionali, come per esempio, il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Pinot Nero, lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, tuttavia negli ultimi anni si sono introdotte anche alcune specie Italiane come il Sangiovese, il Nebbiolo e la Barbera. A queste si aggiunge una specie a bacca rossa, oramai considerata locale, lo Zinfandel, le cui origini non sono molto certe: alcune ricerche sul DNA di questa specie rivelerebbero che si tratti in realtà del Primitivo coltivato in Puglia, altre ricerche ancora evidenzierebbero che si tratta in realtà del Plavac Mali, un'uva coltivata nella Dalmazia. L'unica cosa certa è che si tratta di una specie importata dall'Europa ma che oramai è ben radicata e diffusa nel paese, prevalentemente in California, tanto da considerarla quasi autoctona.

 

California

 La California è lo stato del paese che per eccellenza è considerato come il più importante per la produzione di vino e qui si produce oltre il 90% di tutta la produzione nazionale. La qualità raggiunta dai vini Californiani è oramai considerata di eccellente livello e questo è principalmente dovuto ai drastici ma necessari cambiamenti che i produttori Californiani hanno apportato all'enologia del luogo a partire dall'inizio del 1980, come proseguimento dei cambiamenti introdotti nei primi anni del 1960. Le specie di uva a bacca bianca principalmente coltivate in California sono lo Chardonnay, il Sauvignon Blanc e il Riesling, mentre fra le principali uve rosse troviamo il Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Noir, Sangiovese, Syrah e Zinfandel.

 Fra tutte le zone di produzione della California, le più importanti e più note sono la Napa Valley, Mendocino, Sonoma e Carneros. La Napa Valley, la zona vitivinicola più celebre in assoluto di tutta la California, si trova, come le altre tre che abbiamo citato, a nord di San Francisco. L'uva più coltivata in quest'area è lo Chardonnay seguita dal Cabernet Sauvignon, con le quali uve si ottengono eccellenti vini, probabilmente i più rappresentativi di tutta la Napa Valley. Anche i vini prodotti con lo Zinfandel sono molto interessanti, così come quelli prodotti con il Merlot e il Sauvignon Blanc. L'enologia della Napa Valley è inoltre nota per l'uso del legno che viene utilizzato sia per la fermentazione, anche dei vini bianchi, che per l'affinamento, segno dell'ampio successo che la tecnologia della costruzione delle botti ha in questa area.

 L'area di Sonoma dopo avere subito il prestigio e la notorietà della Napa Valley, che si trova poco lontano alla sua destra, è riuscita ad imporsi con produzioni di estremo pregio, soprattutto con vini prodotti da uve Chardonnay, tuttavia si trovano anche eccellenti esempi di vini prodotti con uve Cabernet Sauvignon e con Zinfandel. Buoni esempi di Cabernet Sauvignon vengono prodotti nell'Alexander Valley mentre le zone di Russian River Valley e Green Valley sono particolarmente vocate al Pinot nero. Un'altra zona di sicuro interesse della California è Carneros, distante a poche decine di chilometri a nord di San Francisco, che grazie alle particolari condizioni climatiche favorite dalla vicinanza della baia di San Pablo, si hanno, oltre a piene giornate di sole, anche benefiche correnti di aria fresca e nebbia, fattori che consentono all'uva una lenta maturazione e profumi eleganti. L'uva prevalentemente coltivata in questa zona è lo Chardonnay seguito dal Pinot nero, una combinazione di uve che, oltre a produrre separatamente vini bianchi e rossi, consentono di produrre, grazie anche alle particolari e fresche condizioni climatiche, vini spumanti di interessante qualità.

 Le zone di Mendocino e Lake County, a nord di Sonoma e Napa Valley, producono interessanti esempi di vini prodotti da uve Chardonnay oltre che da Sauvignon Blanc, Gewürztraminer e Riesling. In queste aree sono inoltre interessanti i vini prodotti con uve Zinfandel e Petite Syrah oltre a vini spumanti di eccellente qualità. Altre aree di sicuro interesse della California sono la Sierra Foothills, la Livermore Valley, Monterey County, Carmel Valley e Paso Robles.

 

Oregon

 Lo stato dell'Oregon, situato a nord della California, ha una produzione decisamente inferiore alla California, come ogni altro stato del resto, tuttavia è qui che si producono i più interessanti vini da uve Pinot nero di tutti gli Stati Uniti d'America. Le condizioni climatiche di questo stato sono più fresche della vicina California e ben si adattano al Pinot nero, l'uva più rappresentativa dell'Oregon. Le uve più coltivate in questo stato sono lo Chardonnay, il Pinot grigio e il Riesling per le uve bianche e, come già detto, il Pinot nero per le uve rosse.

 La zona più interessante dell'Oregon è sicuramente Willamette dove si producono, grazie anche alle sue condizioni climatiche più fresche rispetto alle altre zone dello stato, eccellenti esempi di vini da uve Pinot nero, spesso comparati per qualità a quelli prodotti in Borgogna. Altre zone di interesse sono la Umpqua Valley, Rouge Valley, Columbia Valley e Walla Walla.

 In Oregon le leggi di produzione vinicola sono leggermente diverse rispetto a quelle applicate in tutti gli altri stati. Per legge i vini mono varietali che in etichetta riportano il nome della varietà, devono contenere almeno il 90% della specie indicata anziché il 75%. L'eccezione è costituita dai vini prodotti con Cabernet Sauvignon che seguono gli stessi riferimenti degli altri stati, cioè il 75%. Nel caso in cui un vino riporti in etichetta il nome di provenienza di una determinata area, il vino dovrà essere interamente prodotto nell'area indicata.

 

Washington

 Questo stato sta progressivamente ottenendo ottimi risultati con vini prodotti da uve Merlot e Cabernet Sauvignon, fino ad essere considerato fra i più importanti produttori di tutti gli Stati Uniti d'America. Le zone vitivinicole dello stato di Washington, che si trova a nord dell'Oregon, sono situate nella parte orientale, più calda rispetto a quella occidentale e al riparo dalle piogge. Le uve bianche più importanti di questo stato sono lo Chardonnay, il Riesling e il Sauvignon Blanc, mentre fra le uve rosse troviamo il Cabernet Sauvignon e il Merlot che rappresentano, di fatto, la produzione più importante di tutto lo stato. La zona di produzione più importante di Washington è la Yakima Valley, seguita dalla Columbia Valley e da Walla Walla, condivisa con il confinante stato dell'Oregon.

 

New York

 Lo stato di New York, situato nella costa orientale degli Stati Uniti d'America, produce ottimi vini da specie Europee e recentemente si sta affermando fra i più interessanti stati vinicoli della nazione. In questo stato la produzione è divisa fra i vini prodotti da specie Europee e vini prodotti da ibridi e varietà locali, consuetudine che è piuttosto diffusa in tutti gli altri stati della costa orientale. Fra le varietà ibride più importanti dello stato troviamo le uve bianche Cayuga, Niagara, Seyval Blanc, Vidal Blanc e Vignoles, mentre le varietà a bacca rossa includono il Baco Noir, Catawba e il Concord. Le varietà ibride a bacca bianca vengono prevalentemente utilizzate per la produzione di vini dolci da dessert, mentre con il Vidal blanc e il Vignoles si producono interessanti “ice wines”. Le varietà Europee prevalentemente coltivate nello stato di New York includono lo Chardonnay, il Gewürztraminer e il Riesling per le uve a bacca bianca, mentre il Cabernet Franc, il Cabernet Sauvignon e il Merlot rappresentano le uve a bacca rossa più coltivate.

 Le zone più rilevanti dello stato sono la Hudson River Valley, Finger Lakes, Long Island e Lake Erie, quest'ultima condivisa con gli stati della Pennsylvania e dell'Ohio.

 

Texas

 Il Texas è uno degli stati emergenti dell'enologia Americana e vanta una tradizione storica molto antica; i primi tentativi di viticoltura effettuati in questo stato risalgono alla seconda metà del 1600, ad opera di missionari Francescani. Recentemente l'attenzione dell'enologia Texana si è concentrata, con interessanti risultati, sulle varietà Europee, in particolare in quelle cosiddette “internazionali” e che sono le più coltivate negli Stati Uniti d'America. Le uve bianche principalmente coltivate in Texas sono lo Chardonnay, lo Chenin Blanc, il Sauvignon Blanc e, in minore misura, il Riesling. Fra le uve a bacca rossa troviamo il Cabernet Sauvignon e, in minore quantità, il Merlot.

 Le condizioni climatiche del Texas costringono i viticoltori a vendemmiare il raccolto con molto anticipo, in genere alla fine di Luglio, addirittura due mesi prima della California. Le principali aree vitivinicole del Texas sono High Plains, che si trova a nord dello stato, Trans-Pecos e Texas Hill Country, entrambe a sud.

 

Virginia

 Lo stato della Virginia può essere considerato l'antesignano di tutta l'enologia degli Stati Uniti d'America. In questo stato si sono svolti i primi esperimenti di coltivazione della vite, con lo scopo di ricavarne vino, agli inizi del 1600. Alla fine diciannovesimo secolo la Virginia era lo stato vinicolo più importante di tutta la nazione, la fiorente industria enologica fu successivamente decimata dal proibizionismo e solo all'inizio del 1970 i produttori locali hanno ripreso ad investire nella produzione di qualità. Attualmente la produzione è prevalentemente orientata allo Chardonnay, con il quale si producono i vini più interessanti di tutta la Virginia. Nello stato si producono anche vini con uve autoctone e ibridi, come accade anche negli altri stati della costa orientale. Fra le specie ibride a bacca bianca più coltivate troviamo il Seyval Blanc, Vidal Blanc, mentre il Norton e il Chambourcin sono gli ibridi a bacca rossa più coltivati. Le specie Europee coltivate in Virginia sono praticamente quelle diffuse in tutta la nazione: Chardonnay, Riesling e, in minore quantità, il Viognier per le specie a bacca bianca, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Barbera per le specie a bacca rossa.

 Le aree più importanti di produzione della Virginia sono Eastern Shore, Shenandoah Valley, Northern Neck, North Fork of Roanoke, Rocky Knob e Monticello.

 

Altre Zone di Produzione

 Quasi tutti gli stati della nazione producono vino, tuttavia fra questi ce ne sono alcuni che meritano una maggiore attenzione rispetto agli altri. L'Arizona è certamente uno di questi e in questo stato si producono buoni esempi di vini prodotti da uve Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc oltre ad altri vini che si rifanno allo stile di quelli della valle del Rodano. In Missouri si producono buoni vini con uve Norton, un ibrido Americano a bacca rossa. Fra gli stati che meritano una particolare attenzione troviamo anche la Pennsylvania dove si producono interessanti vini con uve Chardonnay e Pinot nero. Le stesse uve sono capaci di produrre interessanti vini anche nel Rhode Island, alle quali si aggiunge il Gewürztraminer. Concludiamo questa rassegna con l'Ohio dove, nella zona a nord e precisamente nel Lake Erie, si producono buoni esempi di vini prodotti da uve Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Riesling.

 




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