L'Italia è notoriamente considerata come uno dei paesi principali che
storicamente produce vino ed è stata - e continua ad essere - un paese
protagonista nella storia dell'enologia. Sono veramente pochi i paesi al mondo
che possono vantare una lunga storia enologica come quella dell'Italia.
Nonostante si faccia risalire la nascita della produzione del vino all'epoca
degli antichi Greci, la vite era già presente nella penisola molto prima del
loro arrivo e le antiche popolazioni Italiche - fra tutti gli Etruschi - erano
già dediti alla produzione di questa bevanda. In oltre 2000 anni di storia il
numero di vini prodotti in Italia è stato piuttosto vasto e la qualità ha
vissuto momenti di assoluto rilievo - come i cronisti di epoca Romana spesso
hanno ricordato nei loro scritti - ma anche periodi di assoluto declino.
In questo lungo periodo, il tempo è stato testimone della nascita - e purtroppo
anche della scomparsa - di tanti celebri vini che resero importanti le zone in
cui venivano prodotti. Molti di questi vini continuano a vivere unicamente
nelle pagine degli antichi documenti in cui venivano spesso lodati e decantati,
consegnandoli alla memoria del tempo e suscitando un'enorme curiosità in tutti
quelli che ne hanno sentito solamente parlare. Molti altri continuano a
distanza di tempo ad essere prodotti, seppure con opportuni adattamenti
moderni, e continuano a godere di una buona stima e apprezzamento. Altri
ancora rischiano invece di estinguersi nonostante i pochi ma caparbi
produttori, ai quali va ovviamente tutta la nostra stima, continuino a dare
vita ai vini storici delle loro terre e delle loro antiche tradizioni.
Perché certi vini dal passato glorioso e che ancora continuano ad essere
prodotti non incontrano più l'interesse e l'apprezzamento dei consumatori? Che
siano cambiati i gusti e quindi certi vini dal gusto antico non riescono
più ad incontrare i canoni del gusto moderno? Certo, anche fattori di tipo
commerciale e promozionale giocano indiscutibilmente il loro determinante
ruolo. Non sarà forse che questi vini dal gusto antico, complicato, ricco e di
certo non immediato, richiedano troppa attenzione per essere apprezzati e
pertanto un vino moderno, magari fatto in modo discutibile ma con gli
ingredienti giusti, sia più facilmente apprezzabile e diretto? Insomma, non
sarà che questi vini richiedano uno sforzo sensoriale maggiore e pertanto,
complice la pigrizia e l'omologazione delle abitudini, li faccia considerare
meno interessanti e più difficili e pertanto meno attraenti?
Consideriamo, per esempio, due grandissimi vini prodotti in Sicilia e in
Sardegna - il Marsala e la Vernaccia di Oristano - quanti sono, onestamente, i
consumatori di vino che continuano ad apprezzarli, o magari hanno avuto
l'opportunità e la curiosità di berli almeno una volta? Eppure il Marsala è
stato in passato l'unico vino capace di confrontarsi ad armi pari con il Porto,
il Madeira e il Jerez, tre vini che hanno fatto le fortune economiche di molti
commercianti del passato e la felicità di innumerevoli appassionati. E la
Vernaccia di Oristano? Forse sono in pochi a sapere che è fra i vini bianchi
più longevi in assoluto, non solo d'Italia ma anche del mondo. Può arrivare
anche ad oltre venti anni di vita mostrando una complessità e una straordinaria
ricchezza di aromi e sapori che in pochi possono permettersi. Questi due vini
non sono ovviamente gli unici che si potrebbero citare - la lista potrebbe
continuare con decine di nomi - ma forniscono comunque un buon esempio di
grandissimi vini che rischiano di scomparire per mancanza di interesse.
Molti produttori sono stati costretti a diversificare la loro produzione in
modo da evitare il fallimento, molti hanno addirittura smesso di produrre
questi vini iniziando a produrre vini più attuali e vendibili. Una scelta, la
loro, che è chiaramente comprensibile: nell'ottica puramente economica non
trova felice riscontro la produzione di qualcosa che non produce profitto, ma
dal punto di vista puramente culturale rappresenta una sconfitta per tutti; una
triste perdita per ognuno. Ovviamente non abbiamo nulla in contrario con i vini
che vanno per la maggiore - del resto come si potrebbe non riconoscere la
grandezza di molti di questi - però esattamente come si cerca di tutelare la
produzione e la diffusione dei vini moderni, si dovrebbe parimenti tutelare
la diffusione di questi grandissimi vini minori - non si offendano i loro
produttori per avere usato questo aggettivo - e non possiamo permettere che
scompaiano dalla nostra storia e dai nostri bicchieri.
Va riconosciuto, senza offesa per nessuno, che questi vini antichi non sono
vini per tutti, non hanno l'immediatezza di molti vini attuali che si lasciano
bere senza tante formalità e senza pensieri. Se prendiamo ancora ad esempio il
Marsala e la Vernaccia di Oristano, non sono vini che si possono bere
distrattamente e in fretta, sono vini che richiedono attenzione, che impongono
di fermarsi e con tranquillità apprezzare e comprendere l'infinita sinfonia di
aromi e sapori che prendono vita dal calice. Un principio che, purtroppo, non
coincide con la frenetica assurdità dei tempi che noi tutti ci siamo imposti in
questa società moderna ricca di paradossi e di cui siamo tutti responsabili.
Forse non abbiamo tempo, o più probabilmente non vogliamo più concedere tempo,
per soffermarci sulle cose che potrebbero spesso rendere la vita più serena e
meno complicata.
È certamente più semplice lasciarsi prendere dal fascino dell'esplicito e del
tutto e subito, senza pensieri e senza responsabilità, dove le pressioni e
la fretta ci fanno spesso perdere di vista le cose importanti che si
tralasciano solamente perché chiedevano un po' più di tempo e attenzione. Forse
questi vini sono vittime di questo sistema, troppo difficili per essere
compresi e troppo lontani dalle abitudini dei nostri giorni. Eppure la
ricchezza di un Marsala Vergine e la complessità di una Vernaccia di Oristano
maturata per oltre dieci anni, un tempo notevole per un vino bianco, ripagano
di tutta l'attenzione e del tempo dedicato al loro apprezzamento. È triste
che siano pochi coloro che riescono ad apprezzare questo genere di vini, che li
conoscono e che continuano a cercarli e a sostenerli. A tutti quelli che non
hanno mai avuto il piacere - ma anche il privilegio - di deliziarsi con questo
genere di vini, li invitiamo a concedersi questa autentica ed entusiasmante
scoperta sensoriale e siamo certi che non rimarranno delusi. Infine, il vino è
cultura e la sua cultura è fatta indiscutibilmente anche da quei grandissimi
vini, spesso dimenticati, che hanno consentito all'enologia, non solo a quella
Italiana, di arrivare fino a qui con successo. Non dimentichiamolo.
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