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  Editoriale Numero 44, Settembre 2006   
Vino ai Trucioli? No, Grazie!Vino ai Trucioli? No, Grazie! La Posta dei LettoriLa Posta dei Lettori  Sommario 
Numero 43, Estate 2006 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 45, Ottobre 2006

Vino ai Trucioli? No, Grazie!


 Non bastavano le mode a rendere uniforme e omologato il mondo del vino. Non bastavano le mode a svilire ulteriormente l'immagine del vino e a sacrificare per l'ennesima volta un prodotto unico, espressione di una cultura millenaria. L'ultima novità è che adesso ci si mette anche la legge. In questo modo saremo quindi tutti felici di avere nei calici un vino prodotto con metodi non condivisibili da molti, tuttavia perfettamente legale, poiché sopra le teste di noi umili mortali potrebbe vigilare la saggezza di una legge che stabilisce per noi tutti un nuovo modello di produzione enologica. L'Unione Europea - su proposta del Comitato di Gestione dei Vini a Bruxelles - sta valutando la possibilità di utilizzare i trucioli di legno nei vini prodotti nella comunità. Fra qualche mese, l'Unione Europea potrebbe infatti consentire ai viticoltori dell'Unione l'impiego dei trucioli di rovere nella produzione dei vini, esattamente come avviene già in altri paesi del cosiddetto “Nuovo Mondo”, una misura che, francamente, lascia senza parole e molto perplessi. Si tratta di un'ennesima minaccia al mondo del vino a vantaggio esclusivo dei soliti “furbi”, che avranno così un mezzo perfettamente legale per vendere ai consumatori l'illusione di degustare un vino maturato in botte di legno.


 

 Molte sono le “giustificazioni” formulate da chi è a favore di questa nuova legge, molte delle quali, in tutta onestà, sono piuttosto discutibili. Senza entrare nel merito di queste opinioni, che lasciano spesso il tempo che trovano, è opportuno comprendere il ruolo della botte in enologia e se questa può essere sostituita dai “trucioli di legno”. Nonostante sia vero che per la maggioranza dei consumatori la sensazione organolettica tipica dei vini maturati in botte produce la convinzione che nei calici è stato versato un vino “importante”, ogni appassionato degno di questo nome sa benissimo che la botte è molto di più. A cominciare dal benefico effetto della lenta ossidazione che il vino subisce in botte e che con nessun truciolo si può ottenere. Probabilmente è proprio su questa “ignoranza” diffusa che l'uso dei trucioli di legno trova il suo maggiore sostegno: se si percepisce l'odore e il sapore del legno, allora il vino è senza ombra di dubbio buono, importante e di qualità. Questo “inganno” si può facilmente ottenere attraverso l'uso dei trucioli di legno, il quale costo - fra l'altro - è decisamente inferiore anche della peggiore delle botti. Uno dei motivi a supporto di questo provvedimento è infatti rappresentato dai costi.

 La possibilità di impiegare i trucioli di legno nella produzione di vino dovrebbe aiutare - dicono - a contrastare l'attacco spietato al mercato europeo condotto dai vini provenienti da quei paesi nei quali l'uso di questa tecnica è permessa. Poiché il vino prodotto con i trucioli di legno ha innegabilmente un costo inferiore, e visto anche che i consumatori prediligono i vini “importanti” dal sapore di legno, in questo modo si possono immettere sul mercato i cosiddetti “vini del falegname”, con buona pace dei portafogli e dei palati dei consumatori più sprovveduti. D'accordo, il prezzo del vino ha raggiunto livelli piuttosto insostenibili e accessibili solamente a pochi, dove spesso la speculazione si sostituisce a una presunta e discutibile qualità. Ma si doveva arrivare a un provvedimento simile, che certamente umilia la dignità sia dei consumatori sia del vino, per fare contenta una massa di consumatori che, per l'ennesima volta, sono ignari di quello che il mercato propone? Consumatori che saranno beffati due volte, sia per il fatto che i vini prodotti in questo modo non hanno l'obbligo di riportare in etichetta questa discutibile pratica enologica, sia per la mancanza di correttezza da parte dei produttori che faranno dei trucioli il loro strumento principale in cantina.

 D'accordo, non tutti i consumatori di vino sono alla ricerca o apprezzano la qualità nella bevanda di Bacco, del resto non tutti apprezzano l'arte e non tutti percepiscono allo stesso modo le emozioni di un quadro. Ma almeno sia lasciata la libertà, o meglio, la consapevolezza, di scegliere, specificando chiaramente in etichetta di quale vino si tratta. Se ci sono consumatori che preferiscono i vini ai trucioli, sono liberissimi di acquistarlo e di apprezzarlo, ma non riteniamo corretto che questa misura possa in qualche modo essere motivo di inganno nei confronti di tutti. Anche se è vero che solo l'enologo conosce esattamente tutti i miracoli che accadono nella sua cantina - grazie alla chimica e alle sue magie spesso si può trasformare un vino scadente in qualcosa di “dignitoso” - non crediamo si debba in questo modo approfittare della tecnologia a scapito della correttezza. Se è vero che in alcuni paesi è obbligatorio, per esempio, riportare in etichetta la presenza di solfiti, ebbene, si dovrebbe altrettanto riportare con chiarezza anche l'uso dei trucioli nel vino e non con descrizioni ridicole che elogiano eventualmente il suo aroma o sapore di legno, solo per trasformarlo in quello che non è, in virtù della speculazione.

 A peggiorare ulteriormente la situazione, si sono sentite assurde opinioni - un modo ridicolo per “indorare la pillola” - le quali credono che l'uso dei trucioli di legno sia un modo “alternativo” per fare invecchiare il vino. I sostenitori di queste opinioni, crediamo, farebbero meglio a comprendere i complessi fenomeni chimici e fisici che portano un vino conservato nella botte a invecchiare - o per meglio dire, a maturare - qualcosa che non si può ottenere in nessun caso con i trucioli di legno. Sarebbe molto meglio, oltre che onesto, definire questi vini semplicemente per quello che sono realmente: vini aromatizzati al legno. Questa sì che sarebbe chiarezza e onestà! Altro che un modo alternativo per fare “invecchiare” un vino! Dopo tutto, in cosa consiste la tecnica dell'uso dei trucioli di legno nel vino? Mettere il vino in una vasca inerte - in genere acciaio - e tuffare dentro un sacco pieno di trucioli di legno e lasciarlo macerare per un po' di tempo. Questo significa fare maturare un vino? Questo significa renderlo più “importante”? Senza nulla togliere ai vini aromatizzati, riteniamo che i vini prodotti con i trucioli di legno debbano necessariamente appartenere alla categoria dei vini aromatizzati, qualcosa che dovrebbero riportare anche in etichetta.

 Con questo non intendiamo dire di essere contrari all'uso di questa tecnica - del resto se ci sono consumatori a cui piacciono i vini aromatizzati al legno e sono gratificati nel loro consumo, ognuno è libero nelle proprie scelte - ma che almeno si usi un po' di onestà e di correttezza, non solo verso i consumatori in generale, ma anche nei confronti della dignità del vino e della sua cultura. Un provvedimento di questo tipo, comunque sia, lascia certamente sconcertati. Non solo per il modo poco corretto di promuoverlo, facendolo sembrare quello che non è e non potrà mai essere, ma anche per le tristi conseguenze che questo porterà a tutti gli sforzi compiuti fino a qui per la promozione del vino di qualità e della sua tipicità. Andando avanti di questo passo, probabilmente i burocrati arriveranno perfino a proporre una legge nella quale si stabiliranno le varietà di uve da usare per la produzione del vino, mettendo al bando tutte quelle autoctone, ovviamente. Tutto questo, non c'è il minimo dubbio, è senz'altro per la tutela degli interessi dei consumatori - non certo dei soliti quattro furbi, ci mancherebbe - e per aumentare il prestigio e la qualità del vino, dei prodotti tipici e delle loro diversità. È così ovvio…

 



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La Posta dei Lettori


 In questa rubrica vengono pubblicate le lettere dei lettori. Se avete commenti o domande da fare, esprimere le vostre opinioni, inviate le vostre lettere alla redazione oppure utilizzare l'apposito modulo disponibile nel nostro sito.

 

Si dice che l'uso della chimica nell'enologia moderna è frequente e spesso indispensabile. Come facevano a fare il vino in tempi antichi senza l'aiuto della chimica?
Fabio Mussi -- Milano (Italia)
Nella sua definizione essenziale, il vino è il risultato della fermentazione alcolica del mosto, un processo che, per sua natura, è da considerarsi di tipo chimico. Per questo motivo, enologia e chimica hanno un legame forte e indissolubile: il vino è il prodotto di una reazione chimica. Com'è noto, la chimica non è utilizzata in enologia solamente nella “semplice” produzione del vino, ma anche e soprattutto per la stabilizzazione e la correzione di questa bevanda. Non è un segreto che proprio grazie alle correzioni chimiche si può trasformare un vino pessimo in un vino decente - o comunque meno peggio di quello che è - aggiungendo sostanze carenti o filtrando quelle in eccesso. Molte sono le sostanze chimiche utilizzate in enologia nella produzione dei vini, fra queste la più famosa e “discussa” è certamente l'anidride solforosa, utile alla stabilizzazione dei vini. Tuttavia l'anidride solforosa è solamente una delle tante sostanze chimiche consentite nella produzione di vino, il quale uso potrebbe essere in molti casi limitato, tuttavia va osservato che certe sostanze sono aggiunte al vino proprio con lo scopo di renderlo più vendibile e affine alle aspettative dei consumatori. Una di queste sostanze è la gomma arabica, capace - come per miracolo - di rendere qualunque vino morbido e piacevole, aumentandone anche la struttura: una delle tante magie che grazie alla chimica si possono verificare in cantina.



Per quale motivo la maggioranza dei vini rossi sono prodotti dall'assemblaggio di Cabernet Sauvignon e Merlot?
Thomas Peterson -- Baltimora, Maryland (USA)
La combinazione Cabernet Sauvignon e Merlot è per i produttori di vino una scelta molto frequente. Non solo le due uve sono utilizzate in purezza per la produzione di vini mono varietali, ma spesso sono aggiunte in percentuali diverse anche ad altre uve. La magica combinazione Cabernet Sauvignon e Merlot nasce a Bordeaux - loro terra d'origine - che insieme al Cabernet Franc, costituiscono la cosiddetta miscela bordolese. Che i vini di Bordeaux siano famosi ovunque nel mondo, non è un mistero. Per questo motivo, la combinazione Cabernet Sauvignon e Merlot è stata ampiamente utilizzata sia per emulare i celebri vini di Bordeaux, sia per sfruttarne il successo. La seconda ragione è che i vini prodotti con queste due uve sono generalmente apprezzati dalla massa dei consumatori, soprattutto i vini nei quali è presente il Merlot. Che il Cabernet Sauvignon e il Merlot siano uve capaci di produrre grandi vini è fuori dubbio: decine di esempi a livello mondiale sono pronti a confermare la qualità di queste due uve. Tuttavia, qualcosa che spesso si dimentica e che non bastano due uve, famose o sconosciute, a fare un buon vino: l'uva - che prima di tutto deve essere coltivata e vinificata con criteri di qualità - rappresenta solamente uno dei tanti fattori necessari alla produzione di grandi vini.



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