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 Gusto DiVino  Condividi questo articolo     Sommario della rubrica Eventi Non Solo Vino 
  Eventi Numero 82, Febbraio 2010   
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Notiziario


 In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.

 

Terre di Vite, Appuntamento a Castello tra Vino, Arte e Sostenibilità


 
Degustazioni di vini di alcuni tra i migliori produttori italiani, un convegno sul tema della decrescita e del consumo etico, una lezione sul senso e l'essenza del vino. E mostre di pittura e fotografia, insieme a emozionanti performance artistiche. Sono questi gli ingredienti della seconda edizione di “Terre di vite”, in calendario sabato 27 febbraio 2010 a Castelvetro (Mo). Il filo conduttore di questa manifestazione enologico-culturale itinerante è la sostenibilità come modello di vita, di produzione e di consumo, associata al concetto di decrescita. Un'occasione per conoscere realtà produttive d'eccellenza che, nell'intero panorama italiano, hanno scelto un approccio differente - di natura etica - con il vino. Privilegiando la naturalità e il rispetto dell'ambiente e del territorio. Così, nei suggestivi ambienti del Castello di Levizzano Rangone, restituiti all'antico splendore da un recente restauro, si potranno degustare, fra i tanti, il Gattinara DOCG e il Barolo DOCG del Piemonte mentre dalla Lombardia il Valtellina Superiore DOCG. E se la Calabria è rappresentata dal Cirò DOC, la Basilicata mette in mostra il suo Aglianico del Vulture DOC. La Toscana propone i suoi gioielli, il Vino Nobile di Montepulciano DOCG, il Brunello di Montalcino DOCG, il Maremma Toscana IGT, le Marche il Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC. Non mancheranno, naturalmente, le chicche enogastronomiche dell'Emilia, gli aceti balsamici tradizionali di Modena, il Nocino e altre prelibatezze di questa generosa terra, accanto a Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC e Lambrusco di Sorbara DOC. Fra le cantine in mostra, molti nomi di prestigio ma anche alcuni giovani emergenti che si stanno distinguendo per talento e passione.
“Terre di Vite” è anche l'occasione per prenotare un week-end a due passi dalle più belle città d'arte - Modena, Bologna, Reggio Emilia, Parma - e assaporare la proverbiale ospitalità degli emiliani, approfittando dei ristoranti, alberghi e agriturismi convenzionati con la manifestazione. Apertura: dalle 11 alle 21. Contributo di ingresso: € 15,00 + € 5,00 cauzione calice

Il “Progetto Prime Donne” a Montalcino ha un Enologo Donna

Si tratta di Valérie Lavigne, 43 anni, una vita dedicata alla ricerca all'Università di Bordeaux e un'attività di enologa consulente insieme a Denis Dubordieu e Christophe Olivier in alcune delle più importanti cantine del mondo come gli Châteaux d'Yquem, Margaux e Cheval Blanc. Il nome di Valérie Lavigne, bella e giovane signora con figli, compare nei manuali, a fianco di “mostri sacri” del calibro di Ribereau-Gayon e Glories, in 40 conferenze scientifiche e nella didattica universitaria.
Nella cantina Casato Prime Donne di Montalcino di Donatella Cinelli Colombini, la prima in Italia con un organico tutto femminile, tirerà le fila del lavoro svolto quotidianamente dall'enotecnico Barbara Magnani e dalle cantiniere. Si completa, dunque, il progetto “Prime Donne” nato per dimostrare le capacità del “sesso debole” nel mondo del vino e poi divenuto un simbolo della migliore enologia al femminile. Nel Casato Prime Donne e nell'altra azienda di Donatella Cinelli Colombini, la Fattoria del Colle di Trequanda, sono in corso, da alcuni anni, sperimentazioni sulla maturazioni aromatica dell'uva Sangiovese, sull'antico vitigno Foglia Tonda e su alcuni lieviti autoctoni del Brunello (con i laboratori Oliver Ogar) per i quali è stata costruita una innovativa tinaia immersa nei vigneti. Le tre sperimentazioni rispecchiano la strategia di “ritorno al terroir” che Donatella Cinelli Colombini e la sua cantiniera Barbara Magnani intendono percorrere con l'aiuto di Valérie Lavigne per dare al vino un'impronta sempre più identitaria.
«Esistono centinaia di ottimi vini nel mondo e il nostro Brunello deve essere fra questi» dice Donatella Cinelli Colombini «ma non basta, deve dare emozioni, deve raccontare la nostra terra, a qualunque costo deve trasmettere un profilo distintivo toscano». Il simbolo del progetto al femminile di Donatella è il Brunello “Prime Donne” un vino rosso a grande invecchiamento fatto da donne e destinato alle donne. Viene selezionato da un panel di grandissime assaggiatrici: la Master of Wine Maureen Ashley, l'enotecaria di Stoccarda Astrid Schwarz, la presidente dei sommelier di Roma Daniela Scrobogna e la PR italo - americana Marina Thompson. L'aspetto più culturale del progetto “Prime Donne” è il Premio che ogni anno viene assegnato a studiosi, giornalisti e fotografi ma soprattutto a una donna che è di esempio o di aiuto alle altre donne. Fra le vincitrici degli ultimi anni Kerry Kennedy paladina dei diritti umani, Frances Mayes autore del libro Under the Tuscan Sun, l'olimpionica di canoa Josefa Idem e la virologa Ilaria Capua a cui si devono scoperte fondamentali relativamente alle influenze aviaria e suina.
Questa è la cornice dove Valérie Lavigne è chiamata a operare con l'obiettivo di produrre vini di assoluta eccellenza nel pieno rispetto della natura e della tradizione locale.

Nasce la Prima Scuola Italiana di Potatura della Vite

Al via la prima Scuola Italiana di Potature della Vite. L'hanno ideata i due tecnici friulani Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, i “Preparatori d'uva”, dopo una prima fase sperimentale avviata nel 2009. Unica nel suo genere non solo in Italia, ma a livello internazionale, diventa un centro di formazione permanente e avvia corsi in partnership con importanti centri di ricerca e università in 7 regioni fra le più rappresentative dell'eccellenza della viticoltura italiana: Valle d'Aosta, Piemonte, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Campania, Sicilia. Una scuola itinerante, aperta a viticoltori e no, le cui lezioni si articolano in due fasi: 20 ore in inverno, con la parte teorica e la parte pratica in vigna per gli interventi sul legno in fase di potatura. Altre 12 ore in primavera, per la gestione del verde.
L'obiettivo è di recuperare l'antico mestiere del potatore che, come un chirurgo, decide il destino della vite con interventi il più possibile rispettosi della salute della pianta, che permettono addirittura di raddoppiarne l'età, il che significa importante risparmio per le aziende, riduzione considerevole dei costi in vigna con la diminuzione delle ore di potatura (dal 30 al 50%) e piante longeve che danno uve (e quindi vini) di qualità superiore. Un nuovo mestiere antichissimo, quello del potatore, a torto considerato umile, che riacquista quindi nuova dignità e apre ai giovani interessanti prospettive nel settore della green economy.
La Scuola Italiana di Potatura della Vite è il risultato di un lungo lavoro che Marco Simonit e Pierpaolo Sirch hanno iniziato oltre 20 anni fa e che li ha portati a mettere a punto un nuovo metodo di potatura “soffice” - con radici nella tradizione, che preserva la vite dal precoce deperimento a cui si è assistito negli ultimi anni- denominato “Metodo Simonit & Sirch”. Dalle loro sperimentazioni è infatti emerso infatti che il segreto della longevità della vite dipende in particolare da una potatura corretta, che non provochi ferite sulle porzioni vitali della pianta. Affiancati nel loro percorso dal prof. Attilio Scienza, uno dei luminari della viticoltura italiana, i due tecnici e la loro équipe sono oggi consulenti di una quarantina di aziende fra le più prestigiose a livello nazionale. Fra quelle che hanno abbracciato la loro filosofia e adottato il loro metodo ci sono Angelo Gaja e Spinetta in Piemonte; Bellavista in Franciacorta; Ferrari, Cavit, San Leonardo e Pojer&Sandri in Trentino; Hofstatter e Tenuta Manincor in Alto Adige; il Gruppo Italiano Vini, San Felice, Podere Forte e Col d'Orcia in Toscana; Feudi di San Gregorio in Campania; Planeta e Tasca d'Almerita in Sicilia, oltre a importanti aziende in Friuli.
Il loro lavoro, fra l'altro, ha anche un'interessante valenza ambientale, dato che preserva il paesaggio agrario italiano, varissimo, ed oggi a rischio di omologazione a causa delle colture intensive. «Già dopo i primi 5 anni di lavoro con i Preparatori d'uva - racconta Mattia Vezzola, enologo di Bellavista in Franciacorta - possiamo considerare un miglioramento oggettivo e tangibile della qualità patrimoniale delle vigne, una maggior uniformità di sanità e di produttività della pianta, un risparmio economico sulla potatura e quindi sulla gestione generale e, cosa per noi fondamentale, una sostanziale presa di coscienza da parte di tutto il personale dell'utilità del miglioramento del proprio bagaglio professionale.»
«Siamo stati tra i primi ad adottare questo sistema rivoluzionario - spiega Marcello Lunelli, vicepresidente delle Cantine Ferrari di Trento e responsabile tecnico del gruppo - Era il 2005 quando abbiamo cominciato. Oggi possiamo dire di aver raggiunto gli obiettivi che ci eravamo posti cambiando il modo di potare, ovvero una maggior longevità delle viti e una qualità più elevata delle uve. Dopo averne sperimentato l'efficacia nei vigneti di proprietà, abbiamo deciso di estendere il sistema ai vigneti dei contadini che lavorano sotto il controllo dei nostri agronomi e ci conferiscono le uve. Il che vorrà dire avere a disposizione più uve di altissima qualità, equilibrate che daranno un Ferrari sempre più indimenticabile».
«Le prime impressioni dopo due anni di applicazione del metodo sono molto positive - conferma Alessio Planeta, dell'omonima azienda siciliana - e possiamo già segnalare una riduzione evidente delle ore di potatura. Il metodo di potatura Simonit&Sirch-Preparatori d'Uva è diventato per noi un importante strumento che ci accompagna nella ricerca della longevità per i nostri vigneti.»

Mirafiore & Fontanafredda: Sinonimo di Vino Pulito

A partire dal 2010 la società Fontanafredda si è trasformata in Casa E. di Mirafiore & Fontanafredda. Un nome nuovo e antico al contempo, perché la prima denominazione della casa vitivinicola di Serralunga d'Alba fu proprio Casa E. di Mirafiore, dove E. stava per “Emanuele”, conte di Mirafiore e Fontanafredda, figlio naturale di Vittorio Emanuele II e della Bela Rosin. L'origine del nome Mirafiore si deve ricercare nell'omonima località alla periferia sud di Torino, dove nel XVII secolo Carlo Emanuele di Savoia acquistò dei terreni e fece costruire un palazzo e un meraviglioso giardino, entrambi ormai scomparsi, cancellati dal successivo sviluppo della città. Il luogo fu chiamato Milleflorum, alludendo alla grande quantità di fiori coltivati. Quando nel 1859 Vittorio Emanuele II decise di innalzare Rosa Vercellana al rango nobiliare, scelse come titolo “contessa di Mirafiore e Fontanafredda”, con un rimando sia alla residenza torinese sia alla tenuta di Serralunga d'Alba, acquistata l'anno precedente. Il titolo nobiliare fu trasmesso, di conseguenza, al figlio Emanuele e, successivamente, al nipote Gastone, rampolli del neonato casato di conti le cui origini si intrecciano indissolubilmente allo sviluppo e all'espansione dell'azienda vitivinicola da essi stessi condotta e alla diffusione internazionale del Barolo.
Il nome Mirafiore oggi si traduce in una nuova gamma di vini unici e particolari per origine, carattere e personalità, che presentano al mercato il rigore e l'importanza della tradizione dei grandi rossi di Langa (Barolo Riserva DOCG, Barolo Lazzarito DOCG, Barolo DOCG, Langhe DOC Nebbiolo, Barbera d'Alba DOC, Dolcetto d'Alba DOC). Sono contenuti in una bottiglia espressamente realizzata da Saint Gobain Vetri con l'85% di vetro riciclato, che riprende le fattezze del contenitore in uso nei primi anni del Novecento.
Mirafiore & Fontanafredda ha da tempo scelto di applicare le più moderne tecniche naturali di produzione integrata, allo scopo di limitare i trattamenti chimici e il conseguente impatto ambientale, ottenendo così - prima in Piemonte - la certificazione ufficiale di “Azienda in Agricoltura integrata”. Coerentemente con questa filosofia green, l'azienda ha deciso recentemente di compiere un passo ulteriore, eliminando l'impiego di diserbanti e concimi chimici e riducendo i trattamenti antiparassitari. Lo scopo? Ottenere un'uva “pulita”, con residui di fitofarmaci tendenti a zero.
Alla rivoluzione ecologica che ha contraddistinto la conduzione dei vigneti di proprietà si affianca, in cantina, l'avvio di un progetto di ricerca volto a limitare la presenza di anidride solforosa nei vini. Se già da anni, infatti, Mirafiore & Fontanafredda utilizza un quantitativo di solfiti pari al 50% dei limiti legali consentiti, dal 2009 si è prefissa un obiettivo ancora più ambizioso: un ulteriore dimezzamento. Il risultato sarà raggiunto grazie a un impianto realizzato con l'azienda Air Liquide che prevede, fin dalla fase della pigiatura, l'utilizzo di due elementi naturali a protezione del prodotto: l'anidride carbonica (prelevata dall'ambiente e utilizzata in forma gassosa, ma anche liquida o solida) nella prima fase della vinificazione, e l'azoto (in forma gassosa) nelle fasi successive. Entrambi gli elementi creano una sorta di schermo utile ad evitare il contatto del prodotto con l'ossigeno e la conseguente ossidazione.
È inoltre in corso d'opera un progetto di ricerca elaborato da Mirafiore & Fontanafredda con la Facoltà di Agraria dell'Università di Torino volto alla selezione di lieviti autoctoni, provenienti cioè da vigneti di proprietà. La ricerca, partita dalle uve nebbiolo del vigneto Lazzarito, mira all'accertamento dell'effettivo carattere indigeno dei lieviti (tipicità) e dell'utilità degli stessi ad ottenere i prodotti desiderati (qualità).
L'azienda Mirafiore & Fontanafredda produce vino dal 1858 e lo commercializza dal 1878. La novità del 2010 consiste nell'estensione della commercializzazione e della distribuzione ad altre cantine e ad altri produttori di cibi e bevande di alta qualità. Il denominatore comune è la pulizia etica e produttiva. Vale a dire prodotti “puliti” frutto di una terra “pulita”. Prodotti che mantengono la propria autonomia nella fase di produzione (fortemente localizzata e figlia delle specifiche tradizioni), ma si trovano riuniti in quella della distribuzione. Ne risulta una rete costituita da più di venti aziende. Alle undici cantine italiane rappresentate (Mirafiore & Fontanafredda, Borgogno, Brandini, San Romano, Castello di Santa Vittoria, Cascina degli Ulivi, Candida Gonzaga, Poggio Bonelli, Terranima) si aggiungono una selezione di venti produttori di vino europei selezionati da Otto Geisel (Presidente di Slow Food Germania), le grappe Montanaro, l'aceto di Barolo Borgogno, le bevande Lurisia (acqua, birre, chinotto e gazzosa), la pasta artigianale di Gragnano Afeltra, i salumi dell'Antica Ardenga (presidio Slow Food), i formaggi di Agrilanga (presidio Slow Food), la carne de “La Granda” (presidio Slow Food), le puree di frutta e verdura del Consorzio “Buono Sano Piemonte”, il caffè Hue Hue, l'olio Roi e la farina del Mulino Marino di Cossano Belbo.






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