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  Editoriale Numero 87, Estate 2010   
Intorno al VinoIntorno al Vino  Sommario 
Numero 86, Giugno 2010 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 88, Settembre 2010

Intorno al Vino


 Più volte abbiamo detto che il vino è molto più che una bevanda. Già dagli albori della sua storia, il vino ha rappresentato molto più di una bevanda. Significati rituali, sociali, religiosi e culturali, il vino ha accompagnato la storia dell'uomo lungo il suo cammino. Ad onore del vero, non è stata l'unica bevanda a ricoprire questo ruolo: basti pensare al tè o alla birra, per esempio. Bevanda ricercata, perfino costosa e riservata a pochi, il vino continua ancora oggi a ricoprire un ruolo importante nella vita degli uomini. Cambiando certamente forme e contesti, ma il suo ruolo “sociale” non sembra essere cambiato di molto. In tempi recenti è diventato oggetto di discussioni, spesso al limite della rissa - seppure verbale - da parte degli appassionati della bevanda di Bacco. Intorno al vino c'è comunque molto di più, a partire dalla passione e dedizione di molti produttori, impegnati nel sostenere il loro territorio, le loro uve, il loro vino.


 

 Nel racconto del vino, poi, si formano delle vere e proprie scuole di pensiero, posizioni nette e indiscutibili, dogmi intoccabili al limite della “lesa maestà”. Esperti - o presunti tali - esprimono opinioni sul vino, sulla sua qualità, tessono lodi, massacrano platealmente quello o quell'altro vino, talvolta anche senza cognizione di causa. Sia chiaro, ognuno ha il diritto - pieno e indiscutibile - di esprimere la propria opinione, giusta o sbagliata che sia: questo è un principio e un fondamento essenziale oltre che irrinunciabile. Questo principio vale anche per il diritto di critica, cioè nell'espressione costruttiva e motivata di un pensiero, anche quando - e meglio ancora - è negativo ma con il fine di offrire un punto di vista diverso da quello degli altri. Ma quando la critica diviene la posizione ferma di chi la esprime, non lasciando spazio al confronto e alla sincera discussione, ergendosi su un pulpito a sparare sentenze, forte della vigliaccheria che l'alta posizione (ma miseramente bassa) può assicurare al riparo dalle repliche, questo non è altro che mostrare la propria stupidità e pochezza d'intelletto.

 La critica è anche una questione di rispetto e di dignità. Rispetto per sé stessi, poiché esprimendo ciò che non si pensa solo per compiacere gli altri è un atto ipocrita verso sé stessi, prima ancora che verso gli altri. Rispetto poi per chi produce un vino e lo fa con passione, impiegando le proprie risorse e la propria vita in qualcosa in cui crede. E questo si deve rispettare, anche - e soprattutto - quando non si condivide. Va da sé, non tutti i produttori si confrontano con il vino allo stesso modo: per alcuni è semplicemente un'attività secondaria per fare profitti da aggiungere ad altre attività primarie che con il vino non hanno nulla in comune. Insomma, per dirla con un termine inglese che va tanto di moda, è solo business. Infine - ma non meno importante - il rispetto per coloro i quali leggono o ascoltano una critica o un'opinione. Questo è come recitare una parte in un palco a teatro: senza il pubblico di fronte, l'attore non ha ragione di esibirsi. Per questo motivo deve essere sincero, onesto e credibile in quello che cerca di comunicare, altrimenti riceve solo disapprovazione e dissenso. E ogni attore degno di questo nome, sa quant'è importante e fondamentale il rispetto per “chi ha davanti”. Il teatro: grande scuola di vita.

 E poi c'è il racconto di chi produce il vino. Della passione nel vedere le viti rinnovare ogni anno il miracolo della genesi dei grappoli, del loro crescere sotto il sole. E quindi della vendemmia, l'estremo sacrificio dei grappoli d'uva per donare vino agli uomini. Lo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson disse che “il vino è poesia in bottiglia”, e certamente il vino è la poesia della terra, fatto dei versi che la natura decanta, alte parole dal significato profondo dell'espressione di un territorio e delle sue uve. La poesia, la prosa, i racconti e i canti, la pittura e la scultura: espressioni artistiche del talento dell'uomo e nelle quali il vino è sempre stato oggetto di rappresentazione, segno della sua importanza nella vita e nei sentimenti dell'uomo. Il vino è l'incontro dell'uomo con la natura, una collaborazione sinergica dove ogni elemento e ogni talento trovano la loro espressione nei profumi e nei sapori, quindi nei sensi, in quei straordinari mezzi che collegano la realtà del mondo con le profondità dell'intimo dell'uomo.

 E poi ci sono espressioni del vino un po' meno nobili e presuntuose, quasi fastidiose. Non certo per colpa del vino, ma di ciò che del vino si fa o si vorrebbe fare. Spesso il vino è oggetto di elitarismo, di un qualcosa che offre il pretesto per fare sfoggio di vanità, per marcare una differenza sociale o culturale, anche umiliante, fra chi crede di conoscere il vino e chi ammette candidamente e onestamente di comprenderlo un po' meno. Per molti fare sfoggio di certi nomi, di etichette costose, uve sulla cresta dell'onda, costituisce l'occasione della sciocca apparenza fine a sé stessa, del fare credere agli altri di appartenere a una classe sociale e culturale elevata, dove il vino rappresenta uno status symbol. Tutto per dare l'impressione di essere competenti e impegnati, così ossessionati nel nascondere a sé stessi e agli altri la consapevole pochezza di ciò che si è. Vino anche oggetto di discriminazione: se si parla con queste persone e si mostra indifferenza o incompetenza, è il pretesto per essere denigrati, esclusi dalla cerchia eletta di chi crede di sapere vivere e ha capito tutto della vita.

 Non tutti riescono a comprendere la bellezza di una poesia, un verso, un dipinto o un respiro, o le emozioni che un vino comunica ai nostri sensi. Ma è anche vero che altri non riescono a comprendere l'emozione che, per esempio, può suscitare la vista di un'automobile o il rombo del suo motore. Ciò che non si comprende non è incomprensibile, è semplicemente qualcosa che è oltre il nostro interesse e la nostra capacità di emozionarci. E il vino non fa eccezione in questo. C'è chi lo apprezza per quello che può comunicare al nostro intimo, ai nostri sensi e alle nostre emozioni; per altri invece è l'espressione di quanto di più disdicevole, abominevole e pericoloso possa esistere a questo mondo, considerandone esclusivamente l'abuso che taluni ne fanno e le sue conseguenze. Vien proprio da ricordare l'antico adagio in medio stat virtus, regola che non comprende estremi o estremismi, ma un saggio equilibrio. Il vino non è tutto, così come non è tutto la poesia e il teatro, l'altruismo o l'egoismo, una nuova automobile o un vestito alla moda. La vita è fatta di tante piccole e grandi cose, tutte utili a comprenderne il significato e la sua espressione. E a renderla varia e interessante. E il vino, per coloro i quali rappresenta poesia, emozione e qualcosa in più, è certamente una di queste.

 







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