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  Eventi Numero 195, Maggio 2020   
NotiziarioNotiziario  Sommario 
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Notiziario


 In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.

 

Tedeschi Sperimenta Nuove Tecniche Colturali in Vigna


 
«Sostenere la ricerca in ambito vitivinicolo è un dovere nei confronti di chi apprezza il nostro vino e significa anche fare del bene al nostro territorio. Quando poi sono i cambiamenti climatici a far suonare il campanello d'allarme, è doveroso proteggere il territorio ed il suo patrimonio» spiega Riccardo Tedeschi alla guida dell'azienda di famiglia con le sorelle Antonietta e Sabrina. «I cambiamenti climatici sono evidenti. Oggi non possiamo evitare di confrontarci con le sfide che arrivano dal surriscaldamento e da fenomeni atmosferici sempre più intensi e proprio per questo preoccupanti». Da sempre la famiglia Tedeschi ha ritenuto che investire risorse nello studio e nella ricerca fosse un dovere morale.
«Abbiamo iniziato a notare alcune criticità: tra queste la maturazione delle uve che tende a essere anticipata con il conseguente aumento del tenore alcolico dei vini a causa di un eccessivo accumulo di zuccheri; osserviamo talvolta anche un disallineamento fra la maturazione tecnologica dell'uva e quella fenolica e aromatica», continua Riccardo Tedeschi. L'azienda ha presto compreso che era urgente prendere provvedimenti e imparare a utilizzare tecniche colturali nuove, capaci di mitigare l'impatto del riscaldamento. Lo studio si è svolto sul campo: è stata scelta un'area nella quale alcuni filari sono stati condotti tradizionalmente, mentre altri sono stati trattati con l'obiettivo di ritardare il più possibile la maturazione delle uve tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre.
Spiega ancora Tedeschi: «La maturazione con temperature più fresche porta diversi vantaggi: maggior complessità e intensità aromatica delle uve e miglior colore del vino, oltre alla caratterizzazione e alla differenziazione del territorio di appartenenza delle uve, ovvero del cru».
L'azienda vitivinicola, grazie anche al prezioso contributo del Prof. Giovanni Battista Tornielli dell'Università di Verona, si sta cimentando quindi in sperimentazioni applicate al lavoro in vigna: si riduce l'apparato fogliare attraverso cimature e defogliazioni in periodi differenti e nella parte mediano-apicale della chioma – al di sopra della zona fruttifera – per ritardare il più possibile la maturazione; si effettuano potature tardive e addirittura doppie che ritardano di fatto l'avvio della vegetazione della pianta; si eseguono trattamenti naturali, ad esempio con alcuni regolatori di crescita vegetali, sempre con l'obiettivo di posticipare il tempo di maturazione.
«Siamo in fase sperimentale», conclude Tedeschi. «La nostra azienda è impegnata a portare avanti le ricerche e i risultati effettivi potranno essere valutati naturalmente solo tra alcuni anni».
Tedeschi è particolarmente sensibile alle tematiche ambientali ed è una delle prime aziende in Veneto ad aver ottenuto la certificazione Equalitas, un importante riconoscimento di sostenibilità dedicato alla filiera del vino e basato sui tre pilastri sociale, ambientale ed economico. Inoltre, dal 2017, in collaborazione con il Dipartimento di Biotecnologie dell'Università di Verona e con il Professor Maurizio Ugliano, Tedeschi sostiene un importante studio dei caratteri aromatici delle uve e dei vini da singoli vigneti e sui principali fattori coinvolti nella loro espressione, con un focus particolare sull'Amarone.

Sartarelli.Zero: un Impegno per la Vitivinicoltura Sostenibile

Il simbolo inconfondibile di Sartarelli, la “S”, insieme allo Zero, un impegno all'insegna di “coltivare disinquinando” per produrre vini senza residui chimici.
Residuo Zero rappresenta la sostenibilità nel vero senso della parola, vale a dire ottenere prodotti sani nel rispetto sia dell'ambiente (ecofriendly) sia della salute del consumatore.
Residuo Zero è un modo di coltivare, semplicemente una strategia di lotta integrata basata su tecnologie e prodotti naturali (induttori di resistenza), in modo tale che nel prodotto primario (uva) e nel prodotto finito (vino) non vi sia alcun residuo di molecole chimiche di sintesi.
In questa ottica, la famiglia Sartarelli si definise pioniere. Nel 2013 l'azienda ha iniziato questo percorso di ricerca, sviluppo e applicazione, che gradualmente si è esteso da un piccolo appezzamento a tutta la superficie aziendale.
La concretizzazione di questo lavoro di campagna e cantina ha consentito la possibilità di redigere linee guida interne aziendali certificate, le quali hanno permesso di acquisire un nuovo modo di intendere Terra, Vite e Uomo quali parti di un unico organismo vivente.
Nella prima fase vegetativa della vite, prima della fioritura, si utilizzano fitofarmaci. Successivamente, con la formazione degli acini, si ricorre esclusivamente all'impiego di induttori di resistenza, prodotti altamente tecnologici ed estratti naturali frutto di accurate ricerche. Ed è proprio in questa fase che spiccano gli induttori di resistenza derivati da erbe, alghe e lieviti, i quali, simulando l'attacco della malattia alla pianta, stimolano la capacità di reazione tempestiva e in autonomia della pianta stessa.
L'utilizzo di induttori di resistenza, ai quali Sartarelli da sempre più spazio poiché giocano un ruolo determinante, significa in primo luogo considerare la vite come un essere vivente capace di reagire attivamente nell'ambiente in cui vive agli attacchi delle malattie della vite e, in secondo luogo, non intervenire con fitofarmaci di sintesi.
Ne consegue un miglioramento dell'agro-ecosistema vite, che in particolare si riflette in una maggiore qualità dei grappoli con relativo aumento degli antiossidanti naturali del vino, in fermentazioni che avvengono con regolarità, nonché nell'assenza totale di residui chimici (0,001 mg/kg, limite strumentale) garantendo così al consumatore un prodotto sano, sicuro e pulito.
L'intera procedura è certificata da RINA AGROQ (Certificato N. AG/PRD/20/97). Terra, Vite e Uomo beneficiano così del positivo effetto della conduzione Sartarelli.ZERO, un metodo che pone l'azienda marchigiana all'avanguardia della sostenibilità: pionieri oggi e domani.

Vino: Filiera Chiede a Ministro Confronto Urgente

La filiera del vino, che unisce le associazioni di categoria Confagricoltura, CIA, Alleanza delle Cooperative Italiane, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi – torna a scrivere al Ministro delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali, Teresa Bellanova, e lo fa per avanzare proposte con una lettera che completa le due precedenti già indirizzate al Governo, la prima in materia di misure economiche e fiscali a sostegno della liquidità delle imprese e la seconda sulla concessione di proroghe nella tempistica delle domande OCM e di deroghe nell'esecuzione dei programmi, investimenti e promozione. In questo momento, ribadiscono le organizzazioni, la priorità è garantire liquidità, fondamentale per la sopravvivenza dell'impresa e dei suoi dipendenti, in attesa della ripartenza delle attività economiche.
Le proposte riguardano il sostegno del mondo agricolo e vitivinicolo in particolare per il quale la filiera chiede l'avvio di un confronto immediato con l'obiettivo di individuare al più presto una strategia di sostegno e rilancio del settore, uno dei comparti agricoli più rilevanti per l'economia italiana.
Nello specifico, sono quattro le ipotesi avanzate dal mondo del vino per far fronte all'impatto dell'emergenza sul mercato vitivinicolo, in particolare nel segmento on-trade e nella vendita diretta in cantina, caratterizzato da una riduzione delle vendite.
La prima proposta riguarda l'uso dell'alcol per l'emergenza con l'opportunità per i produttori vinicoli di destinare vino da tavola in giacenza alla distillazione, al fine di ricavarne alcol ad uso medicale, a disposizione della Protezione Civile. Le distillerie si dovrebbero fare carico del prelievo del prodotto, del trasporto e della distillazione. Resta inteso che, in questa catena, nessun anello dovrà conseguire un profitto.
A ciò si aggiunge la necessità di fissare una misura di distillazione per far fronte alle giacenze e alla potenziale mancanza di capienza nelle cantine per le uve e i mosti per la prossima vendemmia. Le organizzazioni ritengono però che debbano essere poste alcune specifiche condizioni per l'attivazione: innanzitutto, deve restare volontaria e non obbligatoria, inoltre dovrà essere finanziata da adeguate risorse economiche, preferibilmente all'interno di un nuovo budget di emergenza per il settore a livello europeo, con l'obiettivo di porre rimedio allo shock di mercato e alle conseguenze patite dai produttori, evitando distorsioni nel segmento dell'alcol uso bocca. Allo stesso tempo, la misura della distillazione dovrà essere seguita, già a partire dalla prossima campagna vitivinicola, da una modifica delle disposizioni nazionali in materia di rese massime di uva per ettaro per i vini non a indicazione geografica, che tenga tuttavia conto delle diverse specificità produttive territoriali.
Tra le proposte più significative avanzate dalla filiera del vino a sostegno del settore agricolo c'è anche la misura della vendemmia verde. La filiera auspica che la misura possa essere attivata dalle regioni, con l'obiettivo di ridurre la produzione per la successiva campagna vendemmiale e che il Ministero proceda a una rimodulazione dell'attuale dotazione del PNS. In via generale, lo strumento della vendemmia verde, è destinato all'eliminazione del prodotto mentre si potrebbe esplorare la possibilità di introdurre una nuova misura transitoria destinata alla riduzione volontaria delle rese con un risarcimento al viticoltore o procedere con una modifica della misura stessa. Data la mancanza di forza lavoro nella fase dell'anno nella quale la vendemmia verde è normalmente attivata (mese di giugno), il mondo del vino chiede inoltre lo spostamento del calendario, dando la possibilità di esercitarla anche nel mese di luglio.
L'ultima richiesta della filiera riguarda invece la possibilità, per alcune produzioni vitivinicole temporaneamente eccedenti o con difficoltà di sbocco sul mercato, di ricorrere all'ammasso privato per una parte del quantitativo in giacenza. Questa misura potrebbe essere di supporto per alcune produzioni da invecchiamento che non troverebbero subito mercato nei mesi estivi quando auspicabilmente potrebbe riaprire il canale horeca.

La Preoccupazione dell'Associazione Comuni del Moscato

In questi mesi così difficili, segnati da questa grande epidemia che coinvolge le nostre vite e l'economia di tutti, il lavoro nelle vigne prosegue come ogni annata e i nostri agricoltori sembrano esserne indenni, essendo tra le poche persone che si trattengono all'aperto, ma purtroppo non è così. Anche il settore vitivinicolo è colpito dalla drammatica realtà che si sta vivendo, e anche se finora le vendite di mercato del comparto riferito all'industria sembrerebbero quelle dello scorso anno, soprattutto le piccole cantine – che si identificano in molte aziende sul territorio del Moscato – hanno le bottiglie ferme in casa e le spedizioni bloccate.
I nostri agricoltori sono naturalmente preoccupati per un consumo che non avviene mentre un'altra vendemmia si sta avvicinando, ed in questo quadro piuttosto complesso, l'associazione dei sindaci del Moscato ritiene che tutti gli attori che operano sulla scena del comparto, dalle istituzioni al consorzio di tutela, debbano trovare una sinergia di lavoro che discuta e affronti questa situazione, per difendere il lavoro in vigna e il reddito annuale dei contadini.
L'associazione dei Comuni del Moscato si rende quindi disponibile ma chiede a tutti i Consorzi di Tutela delle Denominazioni del territorio, quali organi più rappresentativi a livello tecnico, delle risposte in merito a ciò che si sta pensando di fare e a quali azioni intraprendere, mentre si deve certamente tenere alta l'attenzione sull'andamento generale dei diversi mercati e avere un aggiornamento continuo sui dati e sulle condizioni che riguardano la campagna in corso.
Si registra inoltre una forte preoccupazione per la mancanza di manodopera che, come per altre colture agricole, rischia di compromettere anche il lavoro nei vigneti. I sindaci del Moscato guardano con interesse alle azioni intraprese dalle associazioni agricole, che propongono piattaforme on line per fare incontrare domanda e offerta di lavoro, ed anche in questo caso – dice il presidente Alessio Monti – sarebbero favorevoli a un tavolo di confronto, all'istituzione di un tavolo di lavoro permanente composto dai sindaci, dalle associazioni di categoria e dei lavoratori e dall'istituzione regionale, per discutere il ricollocamento dei disoccupati che ricevono l'indennità Covid-19 e dei cassaintegrati, nonché di altre soluzioni.

Indagine Vinitaly-Nomisma: Frenati i Consumi di Vino

“Nulla sarà come prima”, il refrain post-emergenza, non vale per il popolo del vino: i consumatori italiani (l'85% della popolazione) si dichiarano infatti in buona sostanza fedeli alle proprie abitudini già a partire dalla fase 2, compatibilmente con la loro disponibilità finanziaria. Nel frattempo, non è come prima la dinamica dei consumi in regime di lockdown: il bicchiere è più mezzo vuoto che mezzo pieno, e la crescita degli acquisti in Gdo non compensa comunque l'azzeramento dei consumi fuori casa.
E se il 55% dei consumatori non ha modificato le proprie abitudini, tre su dieci affermano invece di aver bevuto meno vino (ma anche meno birra) in quarantena, a fronte di un 14% che indica un consumo superiore.
Lo afferma l'indagine – la prima a focus emergenza a cui ne seguiranno altre nei prossimi mesi – a cura dell'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor “Gli effetti del lockdown sui consumi di vino in Italia”, realizzata su 1.000 consumatori di vino della popolazione italiana.
Il “dopo” sarà come “prima” per l'80% dei consumatori. O più di prima, con i millennials che prevedono un significativo aumento del consumo in particolare di vini mixati (il 25% prevede di aumentarne la domanda), a riprova della voglia di tornare a una nuova normalità con i consueti elementi aggreganti, a partire dal prodotto e dai suoi luoghi di consumo fuori casa (ristoranti, locali, wine bar), che valgono una fetta di 1/3 del campione in termini di volume (il 42% tra i millennials).
Il vino – evidenzia l'indagine – non può dunque prescindere dal suo aspetto socializzante, se è vero che la diminuzione riscontrata è da addurre in larga parte (58%) al regime di isolamento imposto dall'emergenza Covid-19 che ha cancellato le uscite nei ristoranti, le bevute in compagnia e gli aperitivi. Per contro, chi dichiara un aumento ha scelto il prodotto enologico quale elemento di relax (23%, in particolare donne del Sud), da abbinare alla buona cucina di casa (42%), specie tra gli smart worker del Nord.
Per il dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani «Se poco sembra modificarsi nelle abitudini al consumo – e questa è una buona notizia – le imprese del vino sono invece chiamate a profondi cambiamenti, alle prese con la necessità di reagire alle tensioni finanziarie e allo stesso tempo di difendersi dalle speculazioni. Il mercato e i suoi nuovi canali di riferimento saranno le principali cure per un settore che oggi necessita di un outlook straordinario sulla congiuntura e di un partner in grado di fornire nuovi orizzonti e soluzioni. Come Veronafiere – ha concluso – da qui ai prossimi mesi vogliamo prenderci ancora di più questa responsabilità a supporto del settore».
In generale la quarantena sembra aver appiattito anche gli stimoli alla conoscenza, con la sperimentazione delle novità di prodotto in calo sul pre-lockdown (dal 73% al 59%), la preferenza verso i piccoli produttori (dal 65% al 58%), i vini sostenibili (dal 65% al 61%) e gli autoctoni (dall'81% al 76%). Tendenze queste che a detta degli intervistati torneranno identiche a prima nel post quarantena. Ciò che è cambiato, ma è da verificare se lo sarà anche in futuro, è la preferenza del canale di acquisto online, balzata dal 20% al 25%.
Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini «Per quanto il lockdown abbia cambiato modalità di acquisto e consumo di vino da parte degli italiani, il desiderio di ritornare “ai bei tempi che furono” sembra prevalere sull'attuale momento di crisi e su comportamenti futuri che giocoforza saranno improntati ad una maggior precauzione e distanza sociale. Si tratta di un asset molto importante in termini di fiducia sulla ripresa e che va preservato soprattutto alla luce della imminente fase 2, anche perché il crollo stimato sul Pil italiano per i mesi a venire rischia di avere impatti sui consumi in considerazione di una domanda rispetto al reddito che nel caso del vino risulta elastica, e come tale, a rischio riduzione in virtù della recessione economica».

Vini d'Abruzzo: un 2019 da Record

Un'ottima annata per i vini d'Abruzzo che hanno chiuso il 2019 con dati molto buoni che rilevano un incremento dell'imbottigliato a doppia cifra per il Montepulciano d'Abruzzo (+12% - con 800.000 hl), senz'altro il più rappresentativo tra i vini della regione. Il Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo mette in luce anche il trend positivo del primo trimestre 2020 con un +10% per il Montepulciano d'Abruzzo e più in generale un +6% sull'imbottigliato totale dei vini abruzzesi.
«Consapevoli della grande criticità dell'attuale momento storico a seguito dell'emergenza sanitaria ed economica causata dal coronavirus, vogliamo dare un segnale ottimistico andando a raccontare le ottime performance dei nostri vini», spiega Valentino Di Campli presidente del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo che aggiunge «il Montepulciano d'Abruzzo fa da traino per la produzione vinicola della nostra regione e, negli ultimi sei anni, ha registrato una crescita importante che ha visto in particolare nel 2019 un incremento di oltre il 12% rispetto all'anno precedente». Dall'analisi di questi trend positivi, effettuata da parte del Consorzio, sicuramente tra le attività più strategiche che hanno portato a questo incremento spicca l'inserimento del contrassegno di stato, introdotto a dicembre 2018, quale importante simbolo di garanzia per produttore e consumatore, che accresce la credibilità e la garanzia dei prodotti oltre all'affidabilità di tutta la filiera. «Abbiamo voluto muoverci in questa direzione in virtù di un principio di tutela e di trasparenza che dalla vigna arriva alla bottiglia. Le fascette sono per noi uno strumento fondamentale anche per verificare i dati della produzione e quindi avviare adeguate politiche di programmazione », ha dichiarato Di Campli.
La ricorrenza dei 50 anni della DOC Montepulciano d'Abruzzo, nel 2018, ha dato ulteriore spinta e visibilità alla stessa denominazione – e di conseguenza ai vini dell'intero comparto – grazie ai progetti di promozione e comunicazione che si sono protratti fino al primo semestre 2019, tenendo alta l'attenzione del settore e dei consumatori. Le tante attività di promozione volute dal Consorzio in Italia e all'estero hanno dato un'ulteriore spinta alle performance.
I dati positivi del 2019 e dell'inizio 2020 fanno ben sperare in un buon punto di partenza per la ripresa «dall'attuale situazione in cui si trova il settore e di cui, a oggi, è purtroppo impossibile prevedere la durata e le conseguenze», aggiunge Di Campli, «molte cantine, legate al canale Horeca (hotel, ristoranti e bar), stanno soffrendo non poco, altre – più strutturate e legate alla distribuzione organizzata – continuano a lavorare pur tra mille difficoltà. Tante aziende stanno investendo nelle vendite online, un canale che, anche noi come Consorzio, stiamo cercando di supportare con l'obiettivo di fare sistema e di ampliare così il raggio d'azione. Alternative, non di certo risolutive, ma che servono per andare avanti nonostante l'attuale chiusura del canale Horeca.» A tal proposito Il Consorzio ha attivato un piano di promozione degli shop online delle cantine abruzzesi in questo particolare momento storico in cui l'online ha avuto una crescita esponenziale.
Si stanno chiudendo in questi giorni accordi importanti con alcune delle principali piattaforme di vendita on-line per promuovere la conoscenza dei vini abruzzesi e quindi di conseguenza l'acquisto degli stessi; sulla pagina web del Consorzio è stata creata un'apposita sezione che riunisce tutti gli shop on-line delle cantine aderenti. L'attività è promossa anche da una campagna sui social #IOBEVOABRUZZESE che propone di stappare una bottiglia di vino abruzzese – Montepulciano d'Abruzzo, Trebbiano d'Abruzzo, Pecorino, Cerasuolo d'Abruzzo solo per citarne alcuni – abbinare uno dei piatti preferiti, scattare una foto e condividerla sui social; il target della campagna sono proprio i numerosi clienti delle piattaforme di vendita online e i winelover di tutto il mondo.

 


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