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Contrasti di Ansonica Costa dell'Argentario e Trebbiano d'AbruzzoDue vini bianchi prodotti in due territori diversi e distanti, espressione di uve altrettanto diverse e distanti |
Questo mese, nei calici della nostra degustazione per contrasto, mettiamo a confronto due vini prodotti in territori molto diversi, sia per le rispettive posizioni geografiche, sia per le condizioni climatiche che si verificano in ognuno di essi. I due territori subiscono inoltre l'influsso delle brezze marine, nello specifico, dei due mari italiani che bagnano la costa orientale e occidentale. I due vini che prendiamo in esame questo mese sono infatti l'Ansonica Costa dell'Argentario – quindi nel versante tirrenico – e il Trebbiano d'Abruzzo, che risente dell'influsso del mare Adriatico. Non si tratta – ovviamente – di condizioni meteorologiche determinate unicamente dall'influsso del mare, poiché entrambi i territori subiscono inoltre le condizioni che si verificano nell'interno delle rispettive aree di produzione. In modo particolare, l'entroterra della Toscana, nei pressi dell'Argentario, è caratterizzato da territorio pianeggiante e collinare, quello dell'Abruzzo – invece – è prevalentemente caratterizzato da colline e che giungono alla catena montuosa degli Appennini. A questo, ovviamente, si aggiungono le differenze introdotte dalle rispettive uve impiegate per i due vini – Ansonica per il vino del territorio dell'Argentario, Trebbiano d'Abruzzo per il vino abruzzese – il risultato è pertanto diverso sotto ogni aspetto. Due varietà diversissime e che producono vini altrettanto diversi, caratterizzati tuttavia da riconoscibile personalità. Dal punto di vista sensoriale, Ansonica Costa dell'Argentario e Trebbiano d'Abruzzo si fanno riconoscere per qualità organolettiche piuttosto diverse. Se, in termini generali, il vino toscano è capace di esprimere finezza ed eleganza, con strutture di buon corpo, il Trebbiano d'Abruzzo – che certamente è parimenti capace di finezza ed eleganza – regala al calice vini più robusti e pieni. Queste caratteristiche si sviluppano anche per effetto delle condizioni climatiche e meteorologiche che si verificano nei rispettivi territori, non da ultimo, dalla composizione del suolo e dall'interpretazione espressa dai produttori. Quest'ultimo aspetto, infatti, non è certamente trascurabile poiché le visioni enologiche di Abruzzo e Toscana differiscono in modo sostanziale, anche per ragioni di tipo storico e tradizionale.
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Ansonica è il nome con il quale quest'uva a bacca bianca è iscritta nel registro nazionale delle varietà di vite, pertanto è il nome italiano ufficiale. Questa premessa, che potrebbe sembrare superflua, ha in realtà lo scopo di presentare l'identità di questa varietà e – soprattutto – la sua origine. L'uva Ansonica, infatti, è in realtà l'Inzolia, una delle più celebri e diffuse varietà a bacca bianca della Sicilia. Quest'uva è autoctona di quest'isola – dove è ampiamente utilizzata per la produzione di vini bianchi sia mono-varietali sia in unione con altre uve – e dalla Sicilia giunge in Toscana e in altre regioni d'Italia. L'Inzolia – Ansonica – è la varietà autoctona a bacca bianca più antica della Sicilia e le sue origini, sebbene oggi si consideri originaria di quest'isola, non sono del tutto chiare. La diffusione in Toscana, tuttavia, si concentra nei territori in prossimità dell'Argentario e in altre aree a denominazione d'Origine Controllata in provincia di Grosseto, alle quali si aggiunge l'isola d'Elba. Di tutte le denominazioni toscane che prevedono l'impiego dell'Ansonica, quella della Costa dell'Argentario è la più celebre ed è l'unica esclusivamente dedicata a quest'uva. L'area di produzione – riconosciuta a Denominazione d'Origine Controllata – riguarda i territori di Capalbio, Manciano, Orbetello, il monte Argentario e l'isola del Giglio, tutti in provincia di Grosseto. Il disciplinare di produzione – in accordo a quanto è generalmente previsto per i vini italiani a Denominazione d'Origine Controllata – prevede l'impiego minimo di Ansonica per l'85%, mentre l'eventuale restante parte può essere costituita da varietà a bacca bianca ammesse alla coltivazione nella regione Toscana. L'Ansonica Costa dell'Argentario è un vino che si fa riconoscere per la pregevole finezza ed eleganza, e si caratterizza per la piacevole freschezza conferita dall'acidità, oltre al profilo olfattivo di fiori e frutti. Per questa ragione, la quasi totalità dei vini appartenenti alla denominazione sono vinificati e maturati in contenitori inerti, con lo scopo – appunto – di preservare le qualità organolettiche tipiche di questo vino.
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Gloria indiscussa dell'Abruzzo, il locale Trebbiano condivide la scena enologica di questa regione con un'altra grandissima uva – il Montepulciano – dalla quale si producono l'omonimo vino rosso e il Cerasuolo. Il celebre bianco d'Abruzzo, sebbene oggi si sia fatta maggiore chiarezza, è stato per decenni oggetto di confusione relativamente all'uva con la quale si produce. Complice l'altrettanto confusa situazione che riguarda, a vario titolo, le uve italiane che si contraddistinguono con il nome Trebbiano. Com'è ampiamente noto, il termine Trebbiano, deriva da Trebula, nome con il quale si chiamavano diverse località del centro Italia in tempi remoti, quindi da trebulanum, termine con il quale si indicava la tenuta nei pressi di Trebula. Il termine trebulanum, si potrebbe quindi tradurre come fattoria o tenuta agricola. Da qui deriva Trebbiano, termine usato da Plinio il Vecchio nella definizione di vinum trebulanum e che oggi potremmo definire come vino paesano oppure vino di fattoria. In altre parole, l'uva – e quindi il vino – del luogo. Oggi le uve Trebbiano sono generalmente considerate come membri di una medesima famiglia, nonostante – in molti casi – non esistano analogie comuni. Per quanto riguarda il Trebbiano d'Abruzzo, probabilmente anche a causa della confusione esistente nella grande famiglia di queste uve, per lungo tempo è stato confuso con il Bombino Bianco, uva ampiamente diffusa nel territorio del centro-sud d'Italia. Oggi, grazie a ricerche scientifiche, sappiamo che, in realtà, il Trebbiano d'Abruzzo – detto anche Trebbiano Abruzzese – non ha alcun legame o analogia con il Bombino Bianco, risulta invece avere diverse analogie con il Biancame, un biotipo del Trebbiano Toscano. Questa confusione, durata per decenni, ha comunque prodotto altrettanta confusione nella definizione enologica del Trebbiano d'Abruzzo. Il suo disciplinare di produzione, infatti, prevede ancora oggi la possibilità di utilizzare Trebbiano Abruzzese, Bombino Bianco e Trebbiano Toscano, da soli o insieme, per un minimo dell'85%. Il Trebbiano d'Abruzzo, quando prodotto con criteri di qualità viticolturale ed enologica, è un bianco capace di notevole espressione organolettica. Questa caratteristica consente ai produttori di interpretare quest'uva – e quindi i relativi vini – con innumerevoli pratiche enologiche, dalla vinificazione in contenitori inerti fino all'uso di botti e barrique, restituendo, in tutti i casi, vini di sicuro interesse enologico e sensoriale.
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Prima di iniziare la degustazione per contrasto di questo mese, provvediamo a reperire le bottiglie dei due vini. In entrambi i casi, si tratta di vini piuttosto facili da trovare nel mercato, sicuramente disponibili in qualunque negozio di vini ben fornito. Questo è particolarmente vero per il Trebbiano d'Abruzzo, poiché il volume totale della produzione è ben maggiore rispetto all'Ansonica Costa dell'Argentario. I vini che prenderemo in considerazione sono entrambi prodotti mediante la fermentazione e maturazione in contenitori inerti, preferibilmente in vasche d'acciaio. A tale proposito, è bene ricordare che questo è il metodo generalmente impiegato per la produzione di questi due vini, pertanto la loro reperibilità è ulteriormente semplificata. Per quanto riguarda la composizione – sebbene i rispettivi disciplinari di produzione prevedano un minimo dell'85% della varietà primaria – ci assicureremo che si tratti effettivamente di vini prodotti unicamente con le rispettive uve identificative. I due vini appartengono all'ultima annata disponibile e sono serviti in calici da degustazione alla temperatura di 10 °C. Diamo inizio alla nostra degustazione per contrasto e procediamo con l'analisi della prima qualità sensoriale dei vini, rappresentata dal loro aspetto, cioè come si presentano ai nostri occhi in termini di colore e trasparenza. Il primo vino che prenderemo in esame è l'Ansonica Costa dell'Argentario. Incliniamo il calice sopra una superficie bianca – è sufficiente un foglio di carta – e osserviamo la base, dove la massa liquida del vino è maggiore. Il colore del vino toscano rivela giallo paglierino brillante e intenso, mentre la sfumatura – osservata all'estremità superiore del calice, verso l'apertura, nel punto dove lo spessore del vino è più sottile – si caratterizza per un colore giallo verdolino. La trasparenza dell'Ansonica Costa dell'Argentario, valutata ponendo un oggetto fra il calice e la superficie bianca, è molto elevata. Passiamo ora alla valutazione dell'aspetto del Trebbiano d'Abruzzo e, come per il vino precedente, incliniamo il calice sopra la superficie bianca. Il colore del bianco abruzzese, osservato alla base del calice, rivela giallo paglierino intenso, generalmente più scuro rispetto all'Ansonica Costa dell'Argentario. La sfumatura, osservata verso l'apertura del calice, conferma il colore giallo paglierino. Anche la trasparenza del Trebbiano d'Abruzzo è molto elevata. I profili olfattivi di Ansonica e Trebbiano Abruzzese si caratterizzano per differenze sostanziali, nonostante sia possibile rilevare aromi comuni. In entrambi i casi, i profili olfattivi si esprimono con profumi che richiamano direttamente il mondo dei frutti a pasta gialla e bianca, oltre a fiori. L'Ansonica – nel territorio della Maremma – esprime principalmente profumi che ricordano mela, pera, susina e agrumi, mentre, per quanto riguarda le qualità olfattive riconducibili al mondo dei fiori, questa varietà si caratterizza per biancospino, ginestra e camomilla. In certi casi, nell'Ansonica Costa dell'Argentario si possono percepire profumi che ricordano le erbe aromatiche, in modo particolare la mentuccia. I profumi che caratterizzano il Trebbiano d'Abruzzo, sebbene abbiano qualità comuni con l'Ansonica, risultano essere più intensi e, per così dire, più robusti, riconoscendo, anche in questo caso, profumi di mela, pera e susina. A queste sensazioni fruttate si aggiungono sovente limone, pesca, nespola e accenni di frutta tropicale, in particolare l'ananas. Nel Trebbiano d'Abruzzo, inoltre, si percepisce spesso il profumo della mandorla. Per quanto riguarda i profumi riconducibili al mondo dei fiori, nel Trebbiano Abruzzese si percepiscono prevalentemente biancospino e ginestra. Riprendiamo la degustazione per contrasto di questo mese e procediamo con l'esame olfattivo di Ansonica Costa dell'Argentario e Trebbiano d'Abruzzo. Come per l'esame precedente, il primo vino del quale analizziamo i profumi è quello toscano. Manteniamo il calice in posizione verticale ed effettuiamo la prima olfazione così da apprezzare l'apertura, cioè i profumi identificativi. L'Ansonica Costa dell'Argentario si fa riconoscere con aromi di mela, pera e susina, ai quali segue il profumo floreale del biancospino. Procediamo con la roteazione del calice – operazione che favorirà lo sviluppo dei restanti profumi – quindi effettuiamo la seconda olfazione. Il profilo olfattivo del vino toscano si completa con ginestra, camomilla, agrumi, pesca, nocciola e, spesso, l'elegante accenno di erbe aromatiche nel quale riconosciamo la mentuccia. Passiamo alla valutazione del profilo olfattivo del'Trebbiano d'Abruzzo e – mantenendo il calice in posizione verticale, senza rotearlo – effettuiamo la prima olfazione così da apprezzare la sua apertura. Dal calice percepiamo aromi di mela, susina e biancospino. Dopo avere roteato il calice, il profilo olfattivo del Trebbiano d'Abruzzo si completa con aromi di pera, ginestra, ananas, limone e mandorla. Passiamo ora all'analisi dei profili gustativi di Ansonica Costa dell'Argentario e Trebbiano d'Abruzzo, prendendo prima in esame – come nelle fasi precedenti – il vino toscano. Prendiamo quindi un sorso di questo vino e valutiamo il suo attacco, cioè le sensazioni iniziali che si percepiscono in bocca. Il vino si fa apprezzare per la spiccata freschezza conferita dall'acidità che trova equilibrio nell'effetto dell'alcol, quest'ultimo di moderata intensità ma sufficiente a contrastare l'acidità. L'Ansonica Costa dell'Argentario ha una struttura media, decisamente adatto alla personalità del vino, e in bocca percepiamo i sapori di mela, pera e susina, confermando la buona corrispondenza con il naso. Procediamo ora con la valutazione dell'attacco del Trebbiano d'Abruzzo e quindi prendiamo un sorso di questo vino. Il bianco abruzzese si fa apprezzare subito per la sua freschezza – conferita dall'acidità – e, anche in questo caso, prontamente equilibrata dall'affetto dell'alcol, generalmente più intenso rispetto all'Ansonica Costa dell'Argentario. Anche la struttura del vino – confrontata con quella del vino toscano – risulta essere più robusta così come la sensazione di morbidezza. In bocca si percepiscono i sapori di mela, susina e mandorla, confermando la buona corrispondenza con il naso. Dopo avere deglutito i vini, terminiamo la degustazione per contrasto di questo mese valutando le sensazioni finali, in modo particolare la persistenza gusto-olfattiva. Il finale dell'Ansonica Costa dell'Argentario è di buona persistenza, in bocca si continuano a percepire la piacevole freschezza conferita dall'acidità e la sensazione di struttura moderata. In bocca si percepiscono inoltre i sapori di mela, pera e susina. Il finale del Trebbiano d'Abruzzo è parimenti persistente – in entrambi i vini, la persistenza è misurabile in circa dieci secondi – e in bocca si continua a percepire la piacevole freschezza dell'acidità oltre all'effetto caldo dell'alcol. La sensazione di struttura risulta essere – anche nel finale – maggiore rispetto al vino toscano, continuando a percepire i sapori di mela, susina, ananas e la sensazione tendenzialmente amarognola nella quale riconosciamo la mandorla. Prima di concludere la degustazione per contrasto, poniamo i due calici vicini ed effettuiamo un'ulteriore olfazione. I profili olfattivi dei due vini risultano molto diversi, sebbene abbiano caratteristiche comuni tuttavia espresse con intensità diverse.
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I Vini del Mese |
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Legenda dei punteggi![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() I prezzi sono da considerarsi indicativi in quanto possono subire variazioni a seconda del paese e del luogo in cui vengono acquistati i vini |
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Cirò Rosso Classico Superiore Riserva Volvito 2018 |
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Caparra & Siciliani (Calabria, Italia) | |
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Prezzo: € 15,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Mastrogiurato 2019 |
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Caparra & Siciliani (Calabria, Italia) | |
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Prezzo: € 18,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante Metodo Classico Extra Brut Mirizzi 2017 |
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Montecappone (Marche, Italia) | |
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Prezzo: € 26,50 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico Utopia 2018 |
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Montecappone (Marche, Italia) | |
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Prezzo: € 26,50 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Falerno del Massico Bianco Vigna Caracci 2017 |
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Villa Matilde (Campania, Italia) | |
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Prezzo: € 27,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Taurasi Fusonero 2015 |
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Villa Matilde (Campania, Italia) | |
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Prezzo: € 25,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Barbera d'Alba Superiore Vigna Monpissano 2018 |
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Bric Castelvej (Piemonte, Italia) | |
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Prezzo: € 15,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Roero Riserva Panera Alta 2016 |
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Bric Castelvej (Piemonte, Italia) | |
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Prezzo: € 24,50 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Montepulciano d'Abruzzo Riserva Binomio 2016 |
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La Valentina (Abruzzo, Italia) | |
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Prezzo: € 42,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Montepulciano d'Abruzzo Riserva Terre dei Vestini Bellovedere 2017 |
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La Valentina (Abruzzo, Italia) | |
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Prezzo: € 50,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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