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  Editoriale Numero 219, Estate 2022   
Primo Trimestre 2022: Grande Successo per il Vino ItalianoPrimo Trimestre 2022: Grande Successo per il Vino Italiano  Sommario 
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Primo Trimestre 2022: Grande Successo per il Vino Italiano


 Buone notizie – di nuovo – per il vino italiano. Contrariamente alle previsioni negative dei mesi scorsi, i dati che sono emersi dall'esportazione relativi al primo trimestre 2022, si evidenzia un nuovo ed eccellente risultato per il vino italiano. Un dato, come vedremo, fortemente in controtendenza rispetto alle previsioni fatte recentemente, le quali facevano pensare a un 2022 in netta difficoltà. Il motivo principale di queste previsioni, fin troppo noto, era legato alla difficoltà di reperimento di certi materiali accessori, tuttavia essenziali, per la commercializzazione del vino. La difficoltà di reperimento di questi materiali, in ogni caso, rappresenta ancora oggi una seria difficoltà, in particolare per il reperimento delle bottiglie di vetro. Il risultato conseguito dall'esportazione – e quindi economico – del primo trimestre 2022 è pertanto relativo alla produzione enologica del 2021. A tale proposito, si deve ricordare che la difficoltà del reperimento di certi materiali è iniziato nel 2021, quando la situazione non era critica come lo è in realtà diventata nel corso di quest'anno.


 

 L'Osservatorio dell'Unione Italiana Vini ha da poco diffuso i dati dell'esportazione relativi al primo trimestre 2022 e, nonostante le incerte previsioni degli scorsi mesi, si registra una crescita del +18,3% pari a un incremento in valore di 1,7 miliardi di euro. Questo risultato è stato elaborato dall'Osservatorio dell'Unione Italiana Vini in accordo ai dati rilasciati dall'ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) permettendo quindi la determinazione della sua misura. Nello specifico, questo risultato è fortemente determinato dalle esportazioni di vini spumanti che – a quanto pare – risultano essere estremamente ricercati e graditi nei mercati esteri. Le bollicine italiane hanno registrato nel primo trimestre 2022 un incremento del +35,6%, risultato che è oltre il doppio di quello registrato dai vini fermi da tavola, i quali ottengono comunque un significativo +14,8%. I dati mettono inoltre in evidenza l'aumento dei prezzi medi, segnando un incremento del +12,2%, tendenza che era stata ampiamente anticipata nei mesi scorsi.

 A segnare un incremento nell'esportazione dei vini italiani sono praticamente tutti i mercati principali, con l'eccezione di Germania e Cina. Inoltre si registra un significativo e ben prevedibile calo nel mercato russo e ucraino, i quali segnano rispettivamente -65% e -98%. Come già detto, sono i vini spumanti a trainare principalmente il mercato delle esportazioni italiane, segnando incrementi significativi in tutti i mercati primari di riferimento. In particolare, negli Stati Uniti d'America si registra un aumento del +18%, nel Regno Unito +87% e in Germania +20%. Facilmente prevedibile, il settore dei vini spumanti è fortemente dominato dal Prosecco, il quale – da solo – segna un +40% in termini di valore e +11,7% nel prezzo medio. Le celebri bollicine venete segnano infatti un aumento del +93% nel Regno Unito, +85% in Polonia e +76% in Canada. Inoltre mercati importanti di riferimento come Germania, Francia, Belgio, Giappone, Repubblica Ceca e Norvegia fanno registrare un incremento di oltre +30%.

 Il primo trimestre è stato positivo anche per il vino francese che ha registrato un incremento nelle esportazioni del +24%, risultati che potrebbero fare sperare in un andamento positivo anche nei periodi successivi. A tale proposito, interviene Paolo Castelletti – segretario generale dell'Unione Italiana Vini – il quale osserva che «I numeri messi a segno dal vino italiano, ma anche da quello francese che chiude a +24%, sono sorprendenti, ancor più se si tiene conto di un 2021 in doppia cifra. È, però, troppo presto per capire che direzione prenderà il mercato nei prossimi mesi, con una domanda potenziale sempre più afflitta da una congiuntura negativa e dall'escalation della spirale inflattiva. Se a ciò si aggiunge l'aumento dei costi delle materie prime secche, che per le aziende si traduce in un surplus medio di spesa di oltre il 30%, è importante mantenere cautela ed evitare trionfalismi che potrebbero essere confutati nei prossimi mesi».

 Cautela certamente condivisibile, proprio in considerazione della condizione socio-economica che si è ulteriormente complicata proprio in questo secondo trimestre, compreso – e non solo – l'impatto dell'inflazione che inevitabilmente riguarda tutti noi e in ogni ambito. L'inflazione, non da meno, influisce direttamente anche sui costi che le cantine – e qualunque attività produttiva – devono sostenere, un'ulteriore condizione critica che si aggiunge all'attuale difficoltà di reperimento delle materie accessorie, in particolare le bottiglie di vetro. Questi fattori, infatti, possono seriamente compromettere il buon risultato conseguito nel primo trimestre, cosa che – notoriamente – si sapeva già da tempo. Sempre in merito a considerazioni di tipo economico, l'attuale rapporto di cambio fra il dollaro americano e l'euro, invece, potrebbe favorire l'esportazione verso gli Stati Uniti d'America. Questa condizione, infatti, è certamente uno dei fattori che hanno favorito il buon risultato delle esportazioni del primo trimestre verso quel paese.

 Tornando all'incoraggiante risultato delle esportazioni di vino italiano nel primo trimestre 2022, è interessante notare – nello specifico – il contributo dei vini spumanti. Come già detto, e non è una novità, a trainare le bollicine italiane all'estero è il Prosecco, da anni fra i vini italiani di maggiore successo e, certamente, il primo per la produzione spumantistica. Sempre in accordo a quanto rilevato dall'Unione Italiana Vini, la richiesta degli spumanti nel periodo, per così dire, “post-Covid 2019” ha registrato +26% nel 2021 e, in particolare, sette bottiglie su dieci hanno raggiunto i mercati esteri. Inoltre, in accordo alle previsioni dei produttori, si ipotizzava il superamento di oltre un miliardo di bottiglie entro il prossimo biennio. Un risultato ambizioso e importante che, in realtà, è stato già raggiunto tanto da auspicare – disponibilità delle materie prime permettendo, su tutte, le bottiglie di vetro – il raggiungimento di 1,25 miliardi a fine 2023.

 Come già detto, a guidare l'inarrestabile ascesa e conquista dei mercatiesteri delle bollicine italiane è il Prosecco, per il quale la domanda sembra non conoscere crisi. Proprio per questo vino è interessante rilevare un cambiamento radicale nella richiesta e nei consumi che, per gli spumanti, si concentra generalmente nelle festività di fine anno. Per il Prosecco, invece, la domanda è praticamente continua e distribuita nell'arco dell'intero anno, una tendenza che – e, aggiungerei con soddisfazione, finalmente – vede il consumo delle bollicine anche in contesti fino a oggi generalmente dominati da altri stili di vini. Le bollicine, certamente protagoniste di momenti informali, di aperitivi e festeggiamenti, stanno finalmente entrando anche nell'immaginario come vini da consumare durante i pasti. Probabilmente la chiave del successo è anche legata al tipico volume alcolico del Prosecco – generalmente contenuto e raramente superiore al 12% – tale da favorirne il consumo senza assumere eccessive quantità di alcol abbassando quindi il rischio delle conseguenze, anche legali, che notoriamente ne derivano.

 Queste tendenza, che certamente incontra le necessità moderne legate al consumo di alcol – ribadendo sempre e comunque che il segreto di apprezzare il vino è sempre rappresentato dalla moderazione – porterà inevitabilmente all'ulteriore competizione nel settore di vini a basso volume alcolico. Anche questa sarà, in effetti, una sfida non banale per i prossimi anni, soprattutto se si considerano gli evidenti cambiamenti climatici, con aumento costante delle temperature che, in termini enologici, si traduce con maggiore quantità di zuccheri nelle uve, quindi elevata produzione di alcol durante la fermentazione. Tornando però al nostro argomento primario, fa certamente piacere accogliere questo nuovo e straordinario risultato del vino italiano all'estero. Segno che i nostri vini piacciono e sono considerati di rilievo nelle preferenze dei consumatori esteri, confidando che il risultato possa consolidarsi e migliorare ulteriormente. Inflazione, condizioni socio-economiche, reperibilità di materie prime e bottiglie di vetro permettendo.

Antonello Biancalana



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