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  Editoriale Numero 158, Gennaio 2017   
L'Arte del VinoL'Arte del Vino  Sommario 
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L'Arte del Vino


 Il vino è arte. Non ho dubbi su questo. Da quando il vino ha fatto la sua comparsa nelle tracce della storia degli esseri umani, o quanto meno di quello che sappiamo del nostro passato, è evidente che abbia svolto da sempre un ruolo di primario rilievo. Il vino, esattamente come l'arte, ha da sempre acceso animi e sentimenti, diventando, praticamente dal momento della sua “nascita”, elemento importante di culture, riti pagani e religiosi. Il vino ha avuto - per così dire - la capacità di accomunare il sacro al profano, diventando bevanda centrale di baccanali e di momenti spensierati, fino a elemento fondamentale delle solennità di certi riti religiosi. Il vino è anche elemento di identificazione delle persone e delle loro terre, diventando perfino oggetto di scontri ideologici e di supposte superiorità. Un aspetto, quest'ultimo, ancora oggi vivo e che va ben oltre la semplice valutazione basata su questioni di gusto.


 

 Il vino, inoltre, si fa arte. A partire dal momento nel quale si da vita a una nuova vigna e si piantano le giovani barbatelle fino a quando il vino è versato nel calice. Passeggiando per una vigna, infatti, ci si rende conto di quanta arte si rivela fra i filari, espressione non solo delle viti e di quanto la Natura insegna loro, ma anche di come gli uomini le interpretano. Passeggiare nella vigna di un produttore - decisamente più interessante della vista di botti e cisterne - offre inoltre la possibilità di comprendere il rapporto che ha il produttore con il vino. Il suo vino, ovviamente. Perché è da come un vignaiolo cura la sua vigna che si capisce quale vino otterrà da quelle uve. Non si tratta di “ordine” alla stregua di un giardino ornamentale - del resto, anche il caos è capace di esprimere arte - piuttosto di come quelle viti crescono e le loro uve si esprimono. In ogni caso, è fuori dubbio, un certo ordine in vigna è necessario in funzione del tipo di vino che si intende ottenere. Anche questa è arte.

 Il vino è anche tecnica, una parola che - apparentemente - sembrerebbe non avere legami con l'arte. La tecnica è comunque arte, una conferma che ci è offerta anche dal suo significato etimologico, poiché deriva dal greco τέχνη (téchne), che significa - appunto - arte, intimamente collegato al concetto di “sapere fare”. La capacità di sapere fare è indispensabile all'espressione concreta dell'arte poiché, senza questa, non è possibile il fondamentale processo di trasformazione in un elemento condivisibile con altri. Il vino non costituisce eccezione a questa condizione, poiché il vino si fa e lo fanno gli uomini che interpretano, secondo la propria arte, quello che coltivano in vigna e lo trasformano in cantina. Proprio come un pittore che trasforma i colori per mezzo dell'arte, creando così un dipinto espresso attraverso i pennelli e la tela, così il viticoltore trasforma le uve in accordo alla sua arte.

 Non esiste una sola forma di arte - notoriamente esprimibile in infinite forme e culture - e lo stesso vale anche per il vino, poiché non si esprime secondo un metodo o modo univoco. Un altro elemento che accomuna l'arte al vino è la capacità di fare appassionare le persone, spesso con accesi dibattiti condotti dai rispettivi sostenitori schierati in fiere fazioni. Lo stesso accade, evidentemente, con altre espressioni artistiche, come per esempio la musica, pittura, fotografia e cucina. C'è chi preferisce il vino prodotto esclusivamente secondo certe tecniche o filosofie di pensiero, chi invece preferisce altro e, in entrambi i casi, osteggiano e aborriscono l'espressione avversa al proprio gusto. Un po' come i sostenitori di un certo gruppo musicale, che stravede solo per quello, criticando gli altri che sono visti come una sorta di negazione del loro gusto o interesse musicale. È innegabile che entrambi siano arte, espressione del genio umano che l'ha pensata, espressa e quindi interpretata.

 Il fascino che suscita il vino negli esseri umani è incredibilmente vario e nobile. Non credo sia dovuto alla presenza dell'alcol, pur riconoscendo che la storia ci ha fornito e continua a fornire prove tangibili sul rapporto, anche sacro e rituale, che gli esseri umani hanno per le bevande alcoliche. A onore del vero, va detto che le bevande alcoliche sono state usate - ancora oggi - per indurre un supposto stato di estasi capace di avvicinare l'uomo, o i ministri di certi culti, a certe divinità favorendone la comunicazione. Il caso del vino è comunque singolare. Se si considera che una bevanda alcolica può essere ottenuta semplicemente dalla fermentazione di una sostanza zuccherina - non necessariamente il succo d'uva - è evidente che il vino ha una dignità speciale. Un segno di forte connotazione culturale e tradizionale, il vino ha saputo fare sognare anche gli uomini di terre lontane. Per non parlare delle tante lodevoli citazioni di vini del passato e che troviamo in scritti antichissimi, come quelli, per esempio, di Plinio il Vecchio, Orazio, Marziale, Columella e Varrone.

 Che dire poi del vino nell'arte? La nobile bevanda di Bacco è stata sovente soggetto o complemento di innumerevoli dipinti, per non parlare della poesia, prosa e musica. Se è vero che l'arte si realizza attraverso i sensi - quelli di chi la produce, quelli di chi la percepisce - è evidente che anche la degustazione è arte, poiché arte di interpretare l'arte. Va detto che l'arte del vino non potrebbe esistere senza l'essenziale contributo del territorio e della terra, non da meno dell'uomo che usa questi elementi come un'ipotetica tavolozza per dipingere il suo vino. Ogni elemento è parimenti essenziale, così come è fondamentale l'uso che si fa dei singoli elementi con lo scopo di combinarli in un'opera compiuta, un'interpretazione che non può necessariamente avere una sola visione. A differenza dell'arte tangibile e ripetibile, quella del vino è fruibile una sola volta e per pochi. Dopo averlo versato nel calice, infatti, il vino concede il suo ricordo solo a chi ne ha saputo godere. Chi l'avrebbe mai detto? Tanto rumore per del “semplice” succo d'uva fermentato?

Antonello Biancalana






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