La serata sembra essere quella giusta. Seduti al tavolo di un ristorante, in
buona compagnia, si pregusta già l'atmosfera di una piacevole serata all'insegna
del buon cibo abbinato a dell'altrettanto buon vino. Anche il ristorante si
presenta bene: la sala è accogliente e rassicurante, la bella mise en
place preannuncia lo stile del locale, il personale è gentile e tutto sembra
confermare che abbiamo scelto il posto giusto. Uno sguardo alla carta delle
vivande stuzzica la nostra fantasia e - da buoni appassionati di vino - già
pregustiamo di accompagnare la nostra scelta con dei vini che siano
all'altezza di quello che avremo il piacere di vedere nei nostri piatti.
La cameriera ci consegna la carta dei vini, affrettandosi a dire che per la
scelta del vino avremo il piacere di avere al tavolo il sommelier. «Però! In
questo ristorante hanno addirittura un sommelier!», è il primo e compiaciuto
commento che ci fa ben sperare sulla cura del servizio del vino e la garanzia
che nel locale troveremo buone bottiglie.
La carta dei vini - a vederla - assomiglia a un volume di enciclopedia, vista la
quantità di pagine. La prima riflessione, senza aprirla, è che la nostra scelta
chiederà un bel po' di tempo, se non altro per il piacere di sfogliare una carta
dei vini così imponente. Apriamo la carta dei vini e, a prima vista, sembra
essere ben organizzata: vini divisi per tipo e per zona di origine, con presenza
di vini esteri e con buone proposte, anche per quanto riguarda i prezzi.
Continuiamo a sfogliare con attenzione la carta, alla ricerca di un buon vino,
quando all'improvviso, appare una pagina completamente bianca, così come la
pagina successiva, esattamente come tutto il resto. In altre parole,
nemmeno un quinto di questo volume è utilizzato per i vini, tutto il resto è
occupato da inutili e vuote pagine bianche. Con ironia, pensiamo che forse i
gestori di questo ristorante stanno pensando di ampliare la cantina e,
nell'attesa che questo si realizzi, hanno probabilmente pensato a prevedere un
adeguato spazio nella carta dei vini! Una cosa è certa: l'entusiasmo iniziale
comincia ad essere sostituito da un velato scetticismo.
Riguardiamo le poche pagine di questo volume, e alla fine facciamo la nostra
scelta, convinti che proprio quello sia il vino giusto per accompagnare la
nostra cena. Al nostro tavolo torna nuovamente la cameriera alla quale
comunichiamo la nostra scelta: dopo avere ripetuto due volte il nome del vino, e
infine, dopo averglielo fatto leggere direttamente dalla carta, attendiamo
fiduciosi di vedere arrivare la bottiglia, perfettamente servita nei bei calici
che già si trovano al tavolo. Dopo circa dieci minuti di attesa, torna la
cameriera dicendo che non sono riusciti a trovare la bottiglia che avevamo
ordinato e pertanto quel vino non era probabilmente disponibile. Per
rassicurarci, dice che arriverà il sommelier a consigliare un nuovo vino.
Nell'attesa, e delusi dal fatto che non gusteremo il vino che avevamo scelto,
torniamo a sfogliare la carta dei vini e, alla fine, scegliamo un altro vino.
Finalmente arriva il sommelier: un signore dall'aspetto poco curato, barba
non fatta da qualche giorno, abbigliamento decisamente poco professionale e
dimesso, atteggiamento che mostra una leggera insofferenza e una per nulla
ospitale supponenza. Cerchiamo di andare oltre l'apparenza e ordiniamo la
nostra seconda scelta. Per tutta risposta, il sommelier ci dice che anche
questo vino è terminato. La stessa risposta ci viene data anche al nostro terzo
tentativo. Seccati e delusi, chiediamo al sommelier di consigliare un vino.
Orgoglioso di tanta fiducia, ci propone un vino di una cantina che dice di
avere scoperto e selezionato personalmente e che considerava ottimo.
Accettiamo la sua proposta, sperando almeno di provare qualcosa di nuovo e
interessante. Dopo alcuni minuti, torna al nostro tavolo con la bottiglia e -
proprio adesso - da il massimo di sé: bottiglia tenuta per il collo, cavatappi
conficcato nel sughero con forza, assistiamo con sconcerto, al raccapricciante
rito dell'apertura. Dopo avere furiosamente combattuto con la bottiglia,
ruotandola e scuotendola in continuazione, tirando con forza il cavatappi, alla
fine di questa pietosa lotta, il sughero si arrende annunciando la sua disfatta
con un eclatante botto. Evitiamo di pensare cosa sarebbe potuto accadere con
uno spumante. Il vino, nemmeno a dirlo, uno stupendo rappresentante della
mediocrità.
Questa non è una storia, ma un fatto realmente accaduto e, con tristezza, un
fatto che si ripete con inquietante frequenza. Non tanto per le improbabili
carte dei vini che spesso si trovano nei ristoranti - e che spesso riportano
vini non disponibili e che andrebbero, quanto meno, segnalati, meglio rimossi -
ma soprattutto per la mancanza di professionalità che fin troppo spesso si
riscontra nel servizio. Peggio ancora, quando si vantano competenze che nei
fatti non trovano nessun riscontro, a discapito - inoltre - dell'intera categoria
di quelli che effettivamente possiedono quelle competenze. Non
crediamo di esagerare: il servizio del vino è una cosa seria, qualcosa che fa
certamente la differenza in un ristorante, qualcosa che può anche rovinare il
contenuto della bottiglia quando eseguito in modo scorretto. Con questo non
vogliamo dire che in ogni ristorante dovrebbe essere presente un sommelier
qualificato e che conosca il suo mestiere: è comprensibile che una figura di
questo tipo ha un costo e che a volte è anche fuori luogo dal contesto di
certi locali.
Questo non esclude comunque che in ogni locale non si debbano utilizzare almeno le nozioni
fondamentali del servizio del vino, in fin dei conti non sono molte le regole da
seguire per offrire un servizio essenziale. Inoltre, non si tratta
unicamente di una questione professionale, si tratta anche di una questione di
rispetto verso i clienti che pagano per un servizio. Nessuno si aspetta - o
almeno non in tutti i locali - un servizio accademico e impeccabile del
vino, ma è anche vero che nessuno desidera vedere bistrattata la bottiglia di
vino che ha appena ordinato. Il servizio del vino è certamente un'arte, e come
per qualunque tipo di arte, non è qualcosa per tutti, questo richiede anche una vocazione
e una predisposizione personale. Inoltre, un cattivo servizio, e non solo del
vino, squalifica e danneggia la credibilità e la piacevolezza di un locale,
qualunque esso sia. Proprio perché si sceglie di andare al ristorante per
soddisfare una necessità che va ben oltre il semplice mangiare e bere:
questo è qualcosa che tutti riescono a fare a casa propria e, soprattutto, a un
prezzo più conveniente. Il servizio è un'arte: sarebbe bene comprenderla prima
di atteggiarsi a patetici e goffi burattini vestiti da pavoni con tanto di
ruota, forti della pochezza di una sconcertante mancanza di professionalità.
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