Cari amici appassionati della bevanda di Bacco, voi che apprezzate questo
pregiato nettare tanto gradito agli dei, rassegnatevi e preparatevi alla
peggiore notizia che si possa dare relativamente a una vendemmia. Qualcosa che
probabilmente nessuno si sarebbe mai aspettato, una notizia di una portata
devastante. Purtroppo riguarda la vendemmia 2010, una vendemmia che, a questo
punto, sarà ricordata per gli anni a venire con sicuro sgomento. Fatevene una
ragione e cercate di non cadere in depressione: la vendemmia 2010, ne diamo
triste notizia - consapevoli degli effetti devastanti che questo avrà nel mondo
del vino - non sarà la vendemmia del secolo. Dopo anni e anni di vendemmie del
secolo, purtroppo, quest'anno non avremo nessuna vendemmia all'altezza di tutte
le precedenti annate. Infatti, per il 2010, non è prevista nessuna vendemmia del
secolo. Nessuno ha gridato alla meraviglia del rinnovato miracolo viticolturale
ed enologico che, puntualmente, ogni anno ha rassicurato milioni di consumatori
nel mondo.
Nel 2010, quindi, avremo una vendemmia che non sarà ricordata come quella del
secolo. Finalmente un po' di buon senso, non solo per il fatto che ci sono
ancora ben 90 anni prima della conclusione di questo secolo. Insomma, una
vendemmia praticamente insignificante e anonima, ma finalmente, normale. C'è da
chiedersi cosa mai abbia trattenuto i soliti artisti della notizia nel
gridare, per l'ennesima volta, alla vendemmia del secolo. Che sia forse finita
la moda del sensazionalismo enologico? Quello che ogni anno raccontava di
uve dalla qualità eccelsa, tanto da regalarci il sogno di vini paradisiaci,
assaggi e bevute che avrebbero segnato per sempre la nostra esistenza. O sarà
forse che gli appassionati di vino non sono così sciocchi da bersi - è
proprio il caso di dirlo - ogni panzana raccontata tanto per fare muovere
l'interesse, o il disinteresse, a seconda dei casi - verso il vino urlato e
non vissuto? O forse, come insegna la presunta fiaba di Esopo Al Lupo! Al
Lupo!, a sentire continuamente i soliti strilloni gridare alla vendemmia
del secolo, nessuno ci crede più.
Magari si preferisce saggiamente aspettare, versare il vino nel proprio calice e
farsi un'idea. Un'idea concreta, reale e attendibile, ben oltre qualunque
chiacchiera e qualunque previsione. Ed era pure ora. Se il 2010 non sarà -
finalmente - la vendemmia del secolo, fra qualche settimana, quando le uve
saranno oramai in cantina, nel loro viaggio che le porterà a diventare vino, ci
sarà certamente qualcuno che tirerà fuori un altro classico delle notizie
enologiche: la competizione fra paesi su chi produce più vino. Anche questo è un
fantastico cavallo di battaglia che allieta la vita dei consumatori e dei
produttori. Una gara nella quale primeggia il paese che ha portato più uva in
cantina, guadagnandosi il trofeo del principale produttore. Questo,
evidentemente, non significa essere i migliori, poiché il migliore non si misura
mai su quanto produce, ma su cosa produce e come lo produce. Insomma, meglio
poco ma buono, anzi, buonissimo.
Produrre un oceano di vino non sempre è vantaggioso: si ascoltino, in questo
senso, le preoccupazioni dei produttori sulle mancate vendite, sulle migliaia di
bottiglie che restano in cantina e che non saranno mai vendute. Il destino di
queste bottiglie, nella migliore delle ipotesi, è quello di essere svendute alle
distillerie, unicamente interessate a recuperare l'alcol etilico che contengono.
In quei casi, non c'è vendemmia del secolo o primato sulla produzione che tenga.
Provate a vendere un vino bianco di pronta beva di una qualsiasi vendemmia
del secolo dopo due o tre anni dalla sua produzione. Impresa ardua, spesso anche
nell'anno successivo, poiché il mercato chiede i nuovi vini, quelli dell'ultima
annata, dimenticando quelli vecchi che rimangono quindi in cantina. Tornando al
nostro amato argomento della vendemmia del secolo, c'è inoltre da considerare -
soprattutto per correttezza - che l'eccezionalità di una vendemmia, presunta o
reale che sia, non può mai essere dichiarata per un territorio vasto come, per
esempio, l'Italia.
Un esempio per tutti è l'annata 2002. Su quest'annata tutti hanno espresso
pareri estremamente negativi, risultato di una stagione dalle condizioni
meteorologiche non proprio favorevoli dal punto di vista viticolturale. Il
risultato è stato che qualunque vino dell'annata 2002 è stato considerato come
pessimo. Eppure il 2002 non è stato pessimo, o almeno, non in tutte le zone
d'Italia. Prendiamo la Valtellina, per esempio. Se da quelle parti andate a
parlare del 2002 come una pessima annata, in pochi vi crederanno. Lo stesso vale
pure per le tanto amate vendemmie del secolo e annate eccezionali. Come
il 1997 o il 2001, considerate da molti come annate di indiscutibile eccellenza.
Questo è stato sicuramente vero per molte regioni d'Italia, ma non per tutte. E
ad essere pignoli, le grandi annate, come quelle meno grandi, andrebbero
valutate per ogni singolo produttore, per ogni singolo territorio.
Questo è quello che generalmente fa il vero appassionato di vini, cioè
considerare il vino per quello che realmente è, nonostante i clamori delle
solite vendemmie del secolo o delle annate orribili. Ci sono
certamente annate migliori di altre - anche in senso generale - tuttavia è ciò
che troviamo nel nostro calice a fare grande quel vino, non l'annata. Quello
specifico vino. Perché è proprio il vino che abbiamo nel calice a raccontarci
una storia, l'emozione irripetibile di quel preciso momento. Se un vino ci
emoziona e sa raccontare una storia, questa è l'unica cosa che rende grande un
vino: che appartenga a una vendemmia del secolo o no, è del tutto ininfluente e
trascurabile. È innegabile che il livello di conoscenza degli appassionati sia
in costante aumento - merito anche di Internet che ha regalato al vino una nuova
platea dove confrontarsi apertamente e concretamente - e forse è per questo che
ci sono sempre meno persone che si lasciano tentare dallo sciocco clamore di
certe inutili notizie. Il 2010 non sarà urlata come la vendemmia del secolo e
finalmente potremo parlare concretamente di vino: quello che questa vendemmia ci
farà trovare nel calice il prossimo anno.
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