C'è stato un periodo durante il quale la qualità del vino era spesso misurata
dall'uso della barrique e dalla morbidezza espressa all'assaggio. Un periodo
non molto lontano, poco meno di venti anni fa, in quei tempi a cavallo fra il
rilancio della qualità enologica e l'abuso di certe pratiche di produzione.
Oggi la morbidezza è vista come qualità figlia di quei tempi, un segno
inequivocabile dell'omologazione che in quel periodo costituiva sia la norma
sia una ricercata caratteristica sensoriale. Questa omologazione, oggi tanto
contestata e ripudiata, era inoltre associata all'impiego di due varietà di uve
in particolare: lo Chardonnay per i vini bianchi, il Merlot per i rossi. Queste
due varietà, associate all'impiego della barrique, sono state, innegabilmente,
le principali protagoniste dei cosiddetti vini morbidi, tanto che la
loro presenza divenne piuttosto normale anche in vini prodotti con varietà
locali.
La morbidezza, ovviamente, non è solamente Chardonnay, Merlot e barrique. Si
tratta, prima di tutto, di uno stimolo sensoriale molto importante,
indispensabile - come tutti gli altri - per determinare l'equilibrio di un
vino. Come qualunque altro elemento sensoriale che partecipa alla definizione
dell'equilibrio, la morbidezza non è né un fattore negativo - come spesso si
tende a considerarlo oggi - né una qualità positiva. L'intensità della sua
percezione determina la piacevolezza, o per meglio dire, la rende appropriata
in un vino in relazione agli altri elementi gustativi. Va detto, appunto, che
sia la carenza sia l'eccesso - un principio valido per qualunque altro elemento
gustativo - contribuiscono alla mancanza dell'equilibrio. A tale proposito, è
bene ricordare che, dal punto di vista gustativo, l'equilibrio, unitamente alla
persistenza, è un fattore importante per la determinazione della qualità di un
vino.
Cos'è la morbidezza in un vino? La prima considerazione è che si tratta di uno
stimolo di tipo tattile e non gustativo. La percezione della morbidezza può
essere semplicemente definita come la sensazione di rotondità che si
produce in bocca durante l'assaggio. Una sensazione, per così dire, viscosa e
densa, capace di conferire al vino un carattere meno fluido e meno scorrevole
in bocca, tale da conferire un certo volume. Un tempo la morbidezza di un
vino era anche detta grassezza, una definizione oggi pressoché scomparsa
dal vocabolario dei degustatori. In particolare, un vino era definito
grasso quando all'assaggio si percepiva l'evidente la presenza del
glicerolo, una delle sostanze responsabili della morbidezza. A titolo di
chiarezza, queste sensazioni rotonde possono essere facilmente corrette in
cantina mediante l'aggiunta di specifiche sostanze, fra queste, la più celebre
è certamente la gomma arabica, un additivo alimentare noto anche come
E414 secondo la codifica in uso nella comunità europea.
Va detto che la gomma arabica si usa in cantina anche come sostanza
stabilizzante, tuttavia è innegabile che il suo uso contribuisca ad aumentare
la morbidezza del vino. In particolare, la gomma arabica si usa al momento
dell'imbottigliamento con lo scopo di prevenire eventuali difetti nella
limpidezza e nel colore dei vini rossi e bianchi. Inoltre, si usa per prevenire
la formazione e la sedimentazione di tartrati. A prescindere dalle sue
proprietà stabilizzanti, oggi la gomma arabica è ampiamente utilizzata in
cantina e - va detto - la sua presenza nel vino non è percettibile durante
l'assaggio. Questo significa che, in bocca, un vino al quale è stata aggiunta
gomma arabica, risulterà morbido e rotondo esattamente come un vino che
possiede qualità proprie di morbidezza. Visto l'uso diffuso che si fa di questa
sostanza, talvolta anche in quantità ecessiva e ingiustificata, è lecito
pensare al suo uso prevalente come modificatore sensoriale anziché come
stabilizzante.
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Calice ampio e vino maturo: la
giusta condizione per apprezzare la morbidezza dei vini rossi | |
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La morbidezza è il risultato di diversi fattori, sostanze ed elementi che si
sviluppano durante la produzione del vino e la maturazione. A queste, come già
detto, si aggiungono tutte le eventuali sostanze utilizzate in alcune fasi
della produzione così come le correzioni enologiche operate nelle sostanze
ritenute quantitativamente eccessive. La morbidezza è una sensazione tattile e
si sviluppa, essenzialmente, attraverso l'interazione di alcune sostanze
presenti nel vino con i recettori tattili della cavità orale. In bocca, la
sensazione della morbidezza si percepisce chiaramente al centro della lingua,
sulle pareti interne delle guance e sull'arcata palatale. Anche la mucosa
gengivale partecipa, seppure in modo più marginale, alla percezione delle
sensazioni tattili, tuttavia va ricordato che questa è maggiormente sensibile
agli effetti dell'astringenza.
A parte le sostanze aggiunte durante la produzione, fra gli elementi
che costituiscono la morbidezza di un vino troviamo lo zucchero, l'alcol, i
polialcoli e, in particolare, il glicerolo. Quest'ultima sostanza è solitamente
prodotta durante la fermentazione alcolica - in una misura variabile compresa
fra 2 e 11 grammi per litro - ed è fra i sottoprodotti più importanti di questo
processo. Dal punto di vista organolettico, il glicerolo non ha qualità
aromatiche e al gusto è fondamentalmente dolciastro. Data la sua natura viscosa
e densa, il glicerolo ha la proprietà di aumentare la sensazione della
morbidezza di un vino, aumentando - nel contempo - la struttura e la
percezione di volume in bocca. Lo zucchero e l'alcol etilico, il primo con un
sapore evidentemente dolce, il secondo con un sapore tendenzialmente
dolciastro, contribuiscono ad aumentare la sensazione di morbidezza e rotondità
di un vino.
La quantità di glicerina prodotta durante la fermentazione varia in accordo
alle qualità specifiche dell'uva, al contenuto di zucchero del mosto e dei
lieviti. Per questa ragione, ci sono uve che tendono naturalmente a
produrre vini più morbidi rispetto ad altri, un esempio su tutti è offerto
dalle celebri varietà Chardonnay e Merlot. Queste due varietà, nonostante
abbiano dato prova delle loro indiscusse qualità enologiche, soprattutto in
determinate aree, si usano spesso per rendere più morbidi certi vini
spigolosi. L'impiego di queste uve aumenta infatti la sensazione di
morbidezza anche nei vini prodotti con uve dal carattere prevalentemente acido
e astringente, contribuendo all'equilibrio del vino. L'impiego di queste uve è
piuttosto diffuso - e non solo per il loro contributo alla morbidezza - e sono
oggi presenti in un numero elevatissimo di vini. Per questo motivo, oggi queste
varietà si considerano le principali responsabili dell'omologazione del vino e,
unitamente all'uso - o abuso - della barrique, hanno determinato il cosiddetto
gusto internazionale.
La sensazione di morbidezza è generalmente associata al sapore dolce, una
caratteristica che può generare confusione durante l'assaggio di un vino. Un
errore che commettono spesso i degustatori con poca esperienza, è quello di
considerare dolce un vino che presenta un'evidente morbidezza. In realtà, un
vino morbido può anche essere assolutamente secco, pur ricordando che molte
delle sostanze che determinano questo stimolo hanno un sapore tendenzialmente
dolciastro. Dolciastro non significa dolce, o quando meno, questo stimolo non è
percepito in modo netto ed evidente come quando, per esempio, si fa sciogliere
in bocca del saccarosio, il comune zucchero da tavola. Un caso su tutti è
offerto da certi vini prodotti con l'uva Gewürztraminer che, spesso, sono
caratterizzati da spiccata morbidezza pur avendo un gusto assolutamente secco.
La percezione della morbidezza non è legata unicamente alle sostanze che la
producono, ma anche allo specifico stato di vita e maturazione del vino.
L'intensità e la natura della morbidezza di un vino è anche determinata dai
vari processi di evoluzione, capaci di alterare le caratteristiche chimiche di
alcuni elementi e la loro struttura molecolare. Anche le pratiche di
vinificazione e, in modo particolare, l'impiego di particolari contenitori,
possono influire sulla determinazione della morbidezza, anche in modo
sostanziale. Un caso su tutti è offerto dalla fermentazione e dalla maturazione
del vino in botte e in barrique. Le sostanze cedute dal legno al vino, così
come il ruolo svolto dall'ossigeno durante la maturazione, può infatti
contribuire alla rotondità e alla morbidezza di un vino.
In gioventù un vino è caratterizzato da una minore sensazione di morbidezza,
qualità che tende ad accentuarsi con il tempo grazie ai diversi fenomeni che
riguardano la maturazione del vino. Fra questi si ricorda certamente la
cosiddetta fermentazione malolattica, correttamente definita come
conversione malolattica poiché non si verifica nessun processo di tipo
fermentativo. Durante la conversione malolattica, i batteri lattici convertono
l'acido malico - tipico dei vini giovani - in acido lattico che, a differenza
del primo, ha un carattere decisamente meno aggressivo e più rotondo. Il
risultato sensoriale è quello di conferire al vino maggiore morbidezza.
L'aumento della morbidezza si verifica anche durante la maturazione in legno e,
in particolare, come conseguenza della lenta e minima ossidazione provocata
dall'ingresso dell'aria attraverso i pori del legno.
Il tempo tende inoltre ad arrotondare il carattere aggressivo e astringente
delle sostanze polifenoliche, favorendo la polimerizzazione dei tannini e,
quindi, l'aggregazione delle molecole, aumentando la loro dimensione. Questo
conferisce al vino un carattere più rotondo accentuando, nel contempo, la
sensazione di morbidezza, come risultato della minore astringenza. Come già
detto, l'alcol contribuisce alla definizione della morbidezza. Dal sapore
tendenzialmente dolciastro - qualità che si percepisce chiaramente al termine
dell'effetto caustico esercitato sulla mucosa - l'alcol produce uno stimolo
tattile riconducibile alla morbidezza. Per questo motivo, i vini con un volume
alcolico elevato producono in bocca una sensazione piuttosto morbida, talvolta
perfino eccessiva tanto da fare sembrare i vini troppo piatti e carenti di
vivacità.
Dal punto di vista gustativo, le sostanze morbide si contrappongono a quelle
dure con lo scopo di determinare il giusto equilibrio. Il concetto di
equilibrio si definisce in accordo allo stile specifico di vino e alle sue
caratteristiche peculiari. Nei vini rossi, per esempio, il modello di
equilibrio deve tenere in considerazione anche la presenza polifenoli. Questi
elementi, responsabili della sensazione di astringenza, dal carattere
decisamente duro, si collocano in una categoria a parte e che comunque trova
equilibrio nelle sostanze morbide. La sensazione di morbidezza, da non
confondersi con la dolcezza, svolge un efficace ruolo di equilibrio sulla
sensazione dell'astringenza, conferendo al vino una certa eleganza e finezza.
Una questione di gusti, ovviamente, poiché per alcuni l'evidente gusto acido o
il carattere astringente dei vini è una qualità apprezzabile.
L'eccesso di morbidezza rende il vino piatto e molle, privo di carattere e
vivacità, divenendo stucchevole nei casi peggiori. L'orientamento attuale del
gusto sembrerebbe penalizzare i vini con un evidente carattere di morbidezza,
sia perché questi sono associati al cosiddetto gusto internazionale sia
per l'attuale preferenza verso vini nei quali l'acidità è maggiormente
evidente. Il concetto di morbidezza è inoltre legato al tipo specifico di vino
e, in particolare, alle uve con le quali è prodotto. Ci sono uve, infatti, che
perdono gran parte della loro personalità e tipicità qualora la sensazione di
morbidezza fosse dominante, come per esempio Pinot Nero, Nebbiolo, Riesling e
Sauvignon Blanc. Nel consumo di massa, la morbidezza esercita comunque un
fascino ancora determinante ai fini delle vendite. Questa caratteristica è ben
nota a certi produttori che, in questo senso, sacrificano il reale carattere di
un vino con l'unico scopo di soddisfare certe tendenze di mercato e il gusto di
certi consumatori.
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