La prima è grande uva bianca autoctona delle Marche, la seconda nasce in
Germania, frutto di un incrocio ben riuscito, viaggia in Svizzera e quindi
arriva in Italia. I vini prodotti con il Verdicchio - uva bianca regina dei
vigneti delle Marche - sono stati definiti da molti come rossi vestiti da
bianchi. Una definizione che, in verità, è attribuita anche ad altri vini
bianchi, solitamente a quelli che - all'assaggio - esprimono una struttura
piuttosto robusta. Carattere ben diverso quello del Müller Thurgau che vede
nella freschezza dei suoi prufumi la sua primaria personalità e, in termini di
struttura, i suoi vini hanno un corpo decisamente inferiore. Anche il
Verdicchio, evidentemente, regala vini che esprimono piacevoli sensazioni
olfattive, tuttavia il carattere dei due vini risulta piuttosto distante,
ognuno caratterizzato dalla propria eleganza.
Le due varietà sono generalmente utilizzate in purezza nella produzione dei
vini, molto raramente unite ad altre uve. Questa caratteristica, che accomuna
sia Verdicchio sia Müller Thurgau, consente alle due uve di esprimere
notevole versatilità enologica, da vini bianchi secchi e dolci da uve
appassite, compresi vini spumanti, sia Charmat sia Metodo Classico. La
diffusione delle due uve, proprio per la caratteristica di essere raramente
usate insieme ad altre uve, è piuttosto limitata. Se il Müller Thurgau è
diffuso in alcune regioni d'Italia - e anche in altre zone del mondo - il
Verdicchio è praticamente presente solo nelle Marche. Le rare volte che
ritroviamo il Verdicchio al di fuori della sua regione di origine, è sempre
unito ad altre varietà, in ogni caso, mai in quota dominante. Due uve, molto
diverse fra loro, certamente adatte per una degustazione comparativa per
contrasto.
Il Verdicchio è la principale uva a bacca bianca delle Marche ed è proprio
questa regione la sua terra d'origine. Il Verdicchio ha un legame forte con le
Marche tanto che, i vini prodotti con questa uva bianca in altre regioni, non
esprimono lo stesso carattere e la stessa forza. L'origine del Verdicchio non è
chiara, tuttavia si ritiene che sia una varietà indigena delle Marche, non
avendo - fra l'altro - casi di analogia genetica con altre uve. I primi
documenti scritti che potrebbero essere ricondotti al Verdicchio risalgono al
medioevo. Si tratta di atti notarili nei quali si descrivono vigneti che
potrebbero riferirsi alla celebre uva bianca delle Marche. Solo nella
metà del 1500 si trova la prima citazione scritta del Verdicchio in un
documento. Usato da sempre per la produzione di vino, sarà solamente alla fine
del 1700 che si comprenderanno le sue enormi potenzialità enologiche, entrando
- di diritto - fra le varietà più pregiate delle Marche e poi d'Italia.
I Castelli di Jesi e Matelica sono le aree principali per la produzione dei
vini da Verdicchio, delle quali la località di Cupramontana è il luogo più
significativo e celebre. Il Verdicchio prende il nome dal caratteristico colore
dei suoi acini, con evidenti richiami al colore verde e che, spesso, si ritrova
anche nei suoi vini. Il Verdicchio è diffuso marginalmente anche in Abruzzo,
Umbria e Lazio, tuttavia in nessuna di queste regioni riesce a esprimere
risultati di rilievo. Il Verdicchio è celebre per i suoi vini di buona
struttura e vibrante freschezza. Uva di notevole versatilità, il Verdicchio
dimostra il suo spessore enologico anche nella produzione di interessanti
spumanti sia prodotti con il metodo Charmat sia con il Metodo Classico mediante
la rifermentazione in bottiglia. Facendo opportunamente appassire le uve, regala
vini dolci di notevole eleganza, caratterizzati da buona struttura e acidità,
quest'ultima indispensabile per l'equilibrio di questo stile di vini.
La storia del Müller Thurgau è decisamente più chiara poiché si tratta di un
incrocio ideato verso la fine del 1800, in quel periodo durante il quale si
cercava di migliorare le varietà delle uve con incroci e ibridazioni. Nel 1882
il Prof. Hermann Müller - a quei tempi lavorava all'istituto di coltivazione
della vite di Geisenheim, Germania - si era prefisso lo scopo di combinare la
finezza e l'intensità del Riesling con la capacità di maturare in anticipo del
Sylvaner. L'incrocio che ottenne non aveva le caratteristiche da lui ricercate,
tuttavia l'uva ebbe un'enorme successo in Germania. Il Prof. Müller decise di
chiamare il nuovo incrocio Müller Thurgau, unendo il suo cognome e Thurgau
(Turgovia), il cantone svizzero dove era nato. Per molti anni si è considerato
questo incrocio come l'unione di Riesling e Sylvaner, tuttavia ricerche
genetiche hanno consentito di stabilire che il Müller Thurgau è in realtà un
incrocio di Riesling e Madeleine Royale.
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Il colore del
Müller Thurgau come si presenta al calice. Si notino le evidenti sfumature
giallo verdolino. | |
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Questa varietà conosce ancora oggi una buona diffusione in molte zone d'Europa,
conoscendo un discreto successo anche in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti
d'America. Il Müller Thurgau è coltivato anche in Italia, in particolare nel
Trentino Alto Adige dove è capace di produrre vini interessanti e
caratteristici, soprattutto in Val di Cembra. Sempre in Italia, questa varietà
è coltivata in Sicilia per la produzione di vini secchi e spumanti. Il Müller
Thurgau produce vini caratterizzati da profumi che potrebbero ricordare varietà
aromatiche, facendo notare che, comunque, che quest'uva non appartiene a questa
categoria. Questa caratteristica rende il Müller Thurgau adatto alla
produzione di spumanti metodo Charmat, capace di esaltare il profilo aromatico
dell'uva. Vini di corpo esile, di immediata e piacevole freschezza, si
preferisce vinificare questa varietà in contenitori inerti proprio per favorire
l'espressione delle caratteristiche tipiche del Müller Thurgau e dei suoi
profumi.
La nostra degustazione comparativa per contrasto prenderà in esame un
Verdicchio dei Castelli di Jesi e un Müller Thurgau del Trentino, entrambi
appartenenti alla stessa annata. Si sceglieranno vini giovani, pertanto
dell'ultima annata, facendo attenzione che siano stati vinificati in
contenitori inerti, preferibilmente in vasche d'acciaio. A tale proposito è
bene osservare che se è vero che il Müller Thurgau è praticamente vinificato
sempre in vasca d'acciaio, in certi casi il Verdicchio è fatto fermentare e
maturare in botte e perfino in barrique. I due vini saranno serviti in due
calici distinti da degustazione a una temperatura di 10 °C. Questa temperatura
consentirà infatti il migliore apprezzamento della freschezza dei due vini,
garantendo - nel contempo - la corretta percezione delle qualità aromatiche
tipiche di Verdicchio e Müller Thurgau.
Si comincia la nostra degustazione comparativa per contrasto dall'osservazione
dei due vini al calice. Due vini molto diversi a partire dall'aspetto, nel
quale si riconosce - in un certo senso - il clima delle rispettive terre di
produzione. Iniziamo dall'osservazione del calice del Müller Thurgau nel
quale si percepirà un colore giallo verdolino brillante e una trasparenza
elevata. La sfumatura, osservata all'estremità del vino inclinando il calice e
verso l'apertura, mostra lo stesso colore. Colori ben più accesi e intensi
quelli che caratterizzano il Verdicchio dei Castelli di Jesi. Il colore di
questo celebre vino delle Marche si esprime con tonalità giallo paglierino
intenso, nelle quali si colgono spesso richiami di giallo verdolino che - fra
l'altro - è motivo del nome di quest'uva. Incliniamo il calice e osserviamo la
sfumatura, sempre all'estremità del vino verso l'apertura. Anche in questo caso
noteremo un colore giallo paglierino con evidenti richiami di giallo verdolino.
La valutazione dei profumi di Müller Thurgau e Verdicchio ci offrono due
profili olfattivi estremamente diversi. Il celebre incrocio prodotto dal Prof.
Hermann Müller, per i suoi caratteristici aromi di frutta e, spesso, uva, può
essere confuso con varietà aromatiche, categoria alla quale non appartiene.
L'esuberanza aromatica del Müller Thurgau regala ai suoi vini profumi
piacevolissimi di frutta, spesso molto immediati al naso e per questo
apprezzati. Carattere ben diverso quello del Verdicchio, dai profumi più decisi
che spesso arrivano perfino alla frutta secca. Nella celebre uva bianca delle
Marche troviamo infatti sensazioni che ricordano direttamente la frutta a polpa
bianca, oltre a fiori, così come una piacevole sensazione di mandorla che è
identificativa di questa varietà. Il Verdicchio ha ottima longevità,
caratteristica che consente inoltre uno sviluppo olfattivo interessantissimo
pur conservando sempre il suo carattere schietto e deciso.
Il primo vino del quale valuteremo gli aromi è il Müller Thurgau. Manteniamo
il calice in posizione verticale e, senza rotearlo, procediamo con la prima
olfazione che consentirà di apprezzare l'apertura del vino. Dal calice si
percepiscono aromi intensi di pesca, mela e ananas, oltre alla caratteristica
nota di uva che ricorda, per certi aspetti, le varietà aromatiche. Dopo avere
roteato il calice, il vino completa il suo profilo olfattivo con aromi di fiori
e frutti, in particolare biancospino e ginestra, oltre a pera, banana,
albicocca, sambuco e salvia. Passiamo ora al calice del Verdicchio dei Castelli
di Jesi. L'apertura di questo vino offre al naso del degustatore aromi di mela,
pera, biancospino e la caratteristica nota di mandorla. Procediamo con la
roteazione del calice così da favorire lo sviluppo degli altri aromi ed
eseguiamo una seconda olfazione. Si percepiranno aromi di susina, ginestra,
pesca, agrumi, camomilla, timo e ananas.
Le differenze fra i due vini diventano ulteriormente distanti nella valutazione
del gusto. Prendiamo un sorso del Müller Thurgau e valutiamo il suo attacco
in bocca. Si percepisce una piacevole acidità e, immediatamente dopo, una
sensazione di struttura piuttosto moderata, tuttavia equilibrata dall'alcol. La
corrispondenza con il naso è molto buona: si percepiscono chiaramente i sapori
di pesca, pera e ananas, talvolta supportati da un vago ricordo di uva.
L'attacco del Verdicchio dei Castelli di Jesi si presenta subito con la sua
struttura decisamente più imponente rispetto al Müller Thurgau. Anche in
questo caso la freschezza del vino è una qualità dominante, generalmente ben
equilibrata dall'alcol che, nel Verdicchio, spesso supera i 13 gradi. La
corrispondenza con il naso è molto buona, riconoscendo chiaramente la mela,
pera, susina e, nota tipica del Verdicchio, la mandorla. Due vini, non c'è
dubbio, che in questo aspetto, risultano molto diversi fra loro.
La parte conclusiva della nostra degustazione riguarda le sensazioni finali
prodotte dai vini dopo averli deglutiti. Il finale del Müller Thurgau si
esprime con buona persistenza, lasciando in bocca una piacevole sensazione di
acidità oltre ai sapori percepiti durante la fase di attacco. Si continuerà
inoltre a percepire la struttura moderata del vino. Il finale del Verdicchio
dei Castelli di Jesi è parimenti caratterizzato da buona persistenza e, anche
in questo caso, si percepisce una netta acidità oltre a una decisa struttura.
Si percepiscono anche i sapori tipici di questo vino, oltre alla qualità più
caratteristica del Verdicchio che si riconosce nella mandorla. La piacevole
freschezza dei due vini li rende particolarmente gradevoli, invitando - per
così dire - a riempire di nuovo il calice. Due vini e due uve molto diverse fra
loro, espressioni di due caratteri distanti ma comunque piacevoli e di sicuro
interesse sensoriale.
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