Non parlerò del consumo di vino dei giovani e del loro rapporto con la bevanda
di bacco, l'alcol e le implicazioni sociali di questo comportamento,
soprattutto quando diviene deplorevole abuso ed eccesso. Parlerò invece di quei
giovani che con il vino hanno un rapporto ben diverso, che non si limitano ad
apprezzarlo nel calice - con maggiore e più consapevole rispetto - ma che, in
particolare, lo accompagnano dalla vigna alla bottiglia. Giovani produttori di
vino, insomma. Negli ultimi anni, sempre più giovani si dedicano
all'agricoltura, non solo per passione ma anche per necessità. In questi tempi,
non proprio floridi anche per quelli che hanno la volontà di fare, i giovani,
non trovando possibilità concreta nel mondo del lavoro dell'industria e del
terziario, trovano occupazione nell'agricoltura. Piuttosto che lavorare per
pochi mesi all'anno - con redditi decisamente ridicoli e insufficienti a
garantire anche la più modesta sopravvivenza - i giovani decidono di avviare
aziende agricole e, per così dire, tornare alla terra.
Sì, d'accordo si tratta di lavoro duro e faticoso, lontano dalle comodità
alienanti delle poltrone di uffici, ma con il vantaggio di essere liberi
all'aria aperta e trarre soddisfazione dal proprio impegno. Non si tratta, in
ogni caso, del lavoro durissimo della campagna conosciuto dai contadini di
qualche decina di anni fa: oggi la tecnologia e il progresso, per fortuna,
facilitano questo mestiere. I nuovi agricoltori e viticoltori hanno un
approccio ben diverso rispetto a un tempo: studiano, si preparano, si dedicano
con consapevolezza al loro lavoro, senza dimenticare l'esperienza di chi li ha
preceduti. Si guarda alla tradizione ma con la consapevolezza di quello che la
tecnologia e l'inevitabile progresso aggiungono a questo mestiere. In questo
senso, si deve ricordare che quello che si considera oggi tradizione altro
non è che un'innovazione di successo del passato. Questo significa che è sempre
bene guardare al passato, non meno importante guardare al futuro e continuare
l'evoluzione. Del resto, qualora l'uomo fosse rimasto fedele alle
tradizioni del passato senza considerare il futuro, il genere umano sarebbe
ancora fermo all'era paleolitica.
Poi ci sono i giovani che decidono di continuare il mestiere dei padri, che a
volte fu anche quello dei loro nonni e bisnonni, ricevendo il testimone con
l'impegno di portarlo avanti. Non solo, lo portano avanti aggiungendo la loro
giovane formazione e visione, spesso introducendo moderne tecnologie, senza
dimenticare la storia delle proprie famiglie. A differenza delle generazioni
passate, i giovani hanno la possibilità di studiare, si diplomano o si laureano
nelle materie attinenti all'agricoltura e alla vitivinicoltura, portano il loro
sapere nuovo al sapere dei padri. Il loro contributo non tradisce comunque
lo stile di famiglia, almeno in senso generale. Anzi, molto spesso il loro
lavoro è paragonabile a quello dei loro padri, a volte perfino migliore. C'è da
essere molto contenti di questo - o almeno, io lo sono - ammirando il loro
lodevole impegno e serietà, ma anche per perpetuare un enorme patrimonio alle
generazioni future. In fin dei conti, questo è esattamente quello che hanno
fatto i loro padri e i loro nonni, i loro avi.
Negli ultimi anni, visitando cantine e manifestazioni legate al vino, mi capita
sempre più spesso di vedere i figli e le figlie dei produttori affiancare i
genitori nella conduzione di vigneti e cantine. Sono presentati, con non poco e
comprensibile orgoglio, come la naturale prosecuzione di una storia familiare
che guarda al futuro. Per i genitori, non c'è dubbio, la soddisfazione di
sapere che la fatica del loro lavoro e di quelli che li hanno preceduti può
continuare, magari migliorata da nuove idee e talenti. Seguono i propri figli,
in un certo senso, tenendoli per mano e rendendoli partecipi allo stile di
famiglia, consapevoli che - prima o poi - saranno proprio loro a custodire il
sapere dei padri. Non si tratta di una semplice regola naturale, ma anche una
necessaria scelta di evoluzione poiché le nuove generazioni meglio comprendono
quello che i tempi moderni chiedono, poiché figli di un tempo nuovo. Quello che
fanno è adattare e accompagnare il lavoro dei padri verso il futuro, facendo
esattamente quello che è stato fatto da chi li ha preceduti.
I vini che producono ricalcano, in termini generali, lo stile di
famiglia, al quale aggiungono, com'è giusto che sia, parte del loro carattere,
lavorando a fianco dei genitori che, in ogni caso, svolgono l'importante ruolo
di guida. In certi casi le idee rivoluzionarie che riescono a
imporre nello stile di famiglia sono tali da stravolgere il senso di una
storia, come se volessero spezzare un legame con il passato, come se fosse un
fardello pesante di cui liberarsi. A volte - lo ammetto - faccio fatica a
capire questa intraprendenza che, seppure lodevole, lascia perplessi sul
risultato, spesso dettato dalla moda del momento piuttosto che da reale
competenza enologica. Come sono sempre solito ripetere, quello che non
comprendo non significa sia sbagliato, semplicemente è qualcosa che non
incontra il mio gusto o il mio modo di vedere il vino. Magari hanno ragione
loro - non lo escludo affatto - e la loro concezione di vino è probabilmente
più avanti della mia.
Ammetto che, a volte, mi sembrano piuttosto clamorosi passi indietro, verso
quel modello di vino che, quando iniziai a occuparmi della bevanda di Bacco,
erano considerati modelli enologici di rozza qualità da lasciare alle spalle.
La cosa più importante, in ogni caso e indipendentemente da quello che penso o
apprezzo, è che i giovani - tanti davvero - siano interessati a produrre vino.
Qualunque sia il motivo o il modello che li spinge a farlo con passione e
determinazione, la cosa più importante è che lo facciano. Un'altra cosa che si
apprezza maggiormente, è la rinascita di una nuova coscienza che guarda al
rispetto dell'ambiente e alla sostenibilità. In un mondo che sembra essere
sempre più piccolo e che deve necessariamente garantire un posto per tutti -
poiché tutti hanno pari dignità e diritto - questa è una lodevole sfida per i
giovani produttori e agricoltori. Bravi ragazzi: mi auguro e vi auguro che la
vostra passione possa sempre accompagnarvi nelle vostre idee e portarle avanti
fino in fondo. Una rivoluzione che può passare attraverso un calice di vino,
anche quando non la capisco. Magari la capite voi ed è questo quello che
veramente conta.
Antonello Biancalana
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