Cultura e Informazione Enologica dal 2002 - Anno XXII
×
Prima Pagina Eventi Guida dei Vini Vino del Giorno Aquavitae Guida ai Luoghi del Vino Podcast Sondaggi EnoGiochi EnoForum Il Servizio del Vino Alcol Test
DiWineTaste in Twitter DiWineTaste in Instagram DiWineTaste Mobile per Android DiWineTaste Mobile per iOS Diventa Utente Registrato Abbonati alla Mailing List Segnala DiWineTaste a un Amico Scarica la DiWineTaste Card
Chi Siamo Scrivici Arretrati Pubblicità Indice Generale
Informativa sulla Riservatezza
 
☰ Menu


   Condividi questo articolo     Sommario della rubrica Editoriale Gusto DiVino 
  Editoriale Numero 152, Giugno 2016   
Elogio al FianoElogio al Fiano  Sommario 
Numero 151, Maggio 2016 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 153, Estate 2016

Elogio al Fiano


 Spesso mi chiedono quale sia il mio vino preferito o la mia uva preferita. Č una domanda che mi sento ripetere in molte occasioni, spesso per semplice curiosità, a volte per avere una conferma alle proprie preferenze o, al limite, per ottenere un suggerimento sulla prossima bottiglia da aprire. Lungi da me l'idea di mettermi su un pulpito con l'ipocrita quanto pietosamente superficiale convinzione di credere che la gente penda dalle mie labbra e dai miei pensieri, la risposta non è mai semplice. Sono troppe infatti le variabili che determinano la scelta di un vino, una serie di fattori che in un momento specifico rappresentano la bottiglia preferita, certamente perfetta. Qualora non dovessi considerare altre implicazioni o fattori, fra i miei vini preferiti un posto speciale è riservato al Marsala, Jerez e Porto, ai vini fortificati in genere e dalla lunghissima maturazione. Grandissimi vini, rappresentano una straordinaria complessità sensoriale, sempre nuova, emozionante e avvincente.


 

 Mi è comunque difficile assegnare il ruolo di preferito assoluto, ma di certo non nego di avere delle preferenze che, necessariamente, non si limitano a una sola scelta. Anche perché la vastità di uve e vini esistenti - e non solo in Italia - rende la scelta ardua e complessa, visto che ogni uva e ogni vino possono esprimere qualità certamente uniche. Ammetto anche che, in certi periodi, rivolgo la mia attenzione a particolari uve che, ciclicamente, si ritrovano per ragioni diverse, o per caso, nel mio calice. In questi frangenti mi dedico a loro in modo pressoché esclusivo, senza dimenticare - per quanto possibile - anche il resto del mondo di Bacco. Ho, per così dire, degli interessi “ciclici” che si ripresentano ogni tanto, uve e vini che riprendono totalmente la mia attenzione e studio, allietando il mio calice per lungo tempo. Spesso è come se incontrassi un vecchio amico che non ho visto da tanto tempo: alcune volte lo riconosci, altre volte capisci che è cambiato ed è diventato un'altra persona. E il cambiamento non sempre è positivo.

 Fra le tante uve che si ripresentano puntualmente a rapire completamente la mia attenzione c'è il Fiano, gigante dell'enologia italiana, una delle varietà che seguo con interesse. Ho sempre avuto una predilezione particolare per il Fiano, un “colpo di fulmine” avvenuto tanti anni fa quando assaggiai un Fiano di Avellino, a quei tempi ancora lontano dal riconoscimento della DOCG. Ammetto quella bottiglia non era esattamente quello che si potrebbe definire degno rappresentante, ma certamente sufficiente per capire che si trattava di un'uva dalle grandi potenzialità. A quei tempi le bottiglie di Fiano che si potevano reperire fuori dai confini della Campania erano tutte appartenenti alla zona dell'Irpinia, terra che, allora, si faceva principalmente conoscere per il Greco di Tufo. Iniziò per me un cammino di scoperta continua, soprattutto quando cominciai ad assaggiare i vini da uve Fiano provenienti da altre zone e regioni.

 Negli ultimi anni - più o meno una decina - noto, con piacere, uno straordinario miglioramento generale nei vini prodotti con il Fiano, qualcosa che non riguarda solo l'Irpinia e la Campania. Perché va detto che il Fiano non si trova unicamente in Campania e interessanti risultati si apprezzano anche in Basilicata, Puglia e Molise. Il Fiano è inoltre presente, seppure in termini marginali, in altre regioni d'Italia, tuttavia quella che ha reso grande questa varietà è la Campania, sua terra di origine. Il Fiano, in questa regione, non è solamente Irpinia, ovviamente, anche se, innegabilmente, questo è il territorio che lo ha reso famoso ovunque. Si devono infatti ricordare almeno altre due grandi terre della Campania dove il Fiano ha saputo dare magnifiche interpretazioni: Cilento e Sannio. In queste terre, alle quali si aggiungono chiaramente anche quelle fuori dalla Campania, il Fiano è capace di produrre vini dal carattere diversissimo, in ogni caso, sempre elegante e pregevole.

 Questa grande uva, certamente fra le più grandi varietà a bacca bianca d'Italia, dimostra inoltre una straordinaria versatilità enologica. Non solo vini bianchi, ma anche spumanti e vini dolci da uve appassite. I produttori, nel corso degli ultimi anni, sembrano avere compreso il Fiano in modo più approfondito e cosciente, probabilmente anche grazie alle tante ricerche tecniche che si sono fatte in questo tempo. I produttori, infatti, sono riusciti a dare al Fiano così tante interpretazioni, da vini immediati e diretti, fino a esempi di potenza e complessità, capaci di sfidare il tempo e divenire migliore. Va infatti detto che, quando prodotto con questo esplicito scopo, il Fiano regala vini capaci di maturare e migliorare per molti anni, sviluppando qualità organolettiche entusiasmanti e complesse. Non è un caso, infatti, assaggiare dei Fiano affinati in bottiglia per oltre dieci anni e trovarsi nel calice un vino ancora vivo e strepitoso, a volte perfino giovane.

 Una magia, quella del Fiano, che stupisce sempre, anche grazie alla sua capacità di interpretare il territorio in modo evidente. Basti pensare, infatti, all'influsso del suolo di origine vulcanica dell'Irpinia confrontato con i vini che si producono in Cilento e il suo celebre flysch. Territori così diversi che regalano due interpretazioni distanti della stessa uva. Una magia che si esprime anche nelle tante bollicine prodotte con il Fiano che, soprattutto in tempi recenti, cominciano a farsi conoscere, sia in autoclave sia con il metodo classico. Un successo che, va detto, non nasce per caso e non solo per merito del Fiano. Si tratta anche di una maggiore consapevolezza dei produttori che, finalmente, comprendono le enormi potenzialità della loro terra che, fra l'altro, è inoltre generosa di uve rosse, Aglianico su tutte. Il Fiano, signore e signori, è uva capace di emozionare sempre, un talento che è risaputo sin dai tempi remoti, viste le lodi che cronisti del passato hanno espresso per i suoi vini. Una magia che si rinnova a ogni vendemmia e che merita ben più di un elogio. Un monumento, direi.

Antonello Biancalana






   Condividi questo articolo     Sommario della rubrica Editoriale Gusto DiVino 
  Editoriale Numero 152, Giugno 2016   
Elogio al FianoElogio al Fiano  Sommario 
I Sondaggi di DiWineTaste
Come consideri la tua conoscenza del vino?


Risultato   Altri Sondaggi

 Condividi questo sondaggio   
Come scegli il vino da abbinare al cibo?


Risultato   Altri Sondaggi

 Condividi questo sondaggio   
Quale tipo di vino preferisci consumare nel mese di Aprile?


Risultato   Altri Sondaggi

 Condividi questo sondaggio   


☰ Menu

Informativa sulla Riservatezza

Scarica la tua DiWineTaste Card gratuita  :  Controlla il tuo Tasso Alcolemico  :  Segui DiWineTaste Segui DiWineTaste su Twitter Segui DiWineTaste su Instagram

Scarica DiWineTaste
Copyright © 2002-2024 Antonello Biancalana, DiWineTaste - Tutti i diritti riservati
Tutti i diritti riservati in accordo alle convenzioni internazionali sul copyright e sul diritto d'autore. Nessuna parte di questa pubblicazione e di questo sito WEB può essere riprodotta o utilizzata in qualsiasi forma e in nessun modo, elettronico o meccanico, senza il consenso scritto di DiWineTaste.