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  Editoriale Numero 189, Novembre 2019   
Dazi USA: il Vino Italiano si SalvaDazi USA: il Vino Italiano si Salva  Sommario 
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Dazi USA: il Vino Italiano si Salva


 Tempi duri per gli scambi commerciali fra paesi. Dopo le recenti vicende che stanno riguardando l'annosa vicenda della Brexit, un'altra misura economica e commerciale è stata attuata nei confronti della produzione e dell'esportazione dei prodotti europei. Questa misura, non da ultimo, riguarda anche i prodotti agricoli e alimentari, fra questi, il vino, spiriti e liquori. Il 18 ottobre, infatti, è stata introdotta una nuova misura protezionistica che colpisce direttamente la produzione italiana con l'applicazione di dazi da parte degli Stati Uniti d'America. Com'è ben noto, questa misura è stata adottata nei confronti dei paesi dell'Unione Europea e non riguarda unicamente il comparto alimentare e agricolo poiché si estende e comprende una serie piuttosto vasta di prodotti e categorie. Le conseguenze, fin troppo evidente da comprendere e prevedere, porteranno a un danno economico rilevante proprio a causa delle difficoltà che si avranno nell'esportazione di prodotti verso gli Stati Uniti d'America.


 

 Non intendo entrare nel merito delle cause e ragioni che hanno determinato l'introduzione di queste misure – ci occupiamo, da sempre, di vino e della sua degustazione sensoriale – tuttavia è evidente che tutto questo riguardi direttamente la bevanda di Bacco prodotta in Italia e in Europa. Le implicazioni di questi provvedimenti, infatti, hanno delle conseguenze dirette sia nella produzione di vino sia nella commercializzazione, nello specifico, nell'importante aspetto dell'esportazione. Va infatti ricordato che la vendita verso i paesi esteri, Stati Uniti d'America compresi, rappresenta un'importante quota – spesso fondamentale – dei profitti delle cantine italiane ed europee. Queste misure, fin troppo facile da intuire o prevedere, determineranno un'analoga risposta dell'Europa nei confronti degli Stati Uniti d'America, introducendo quindi dazi per i prodotti americani in ingresso nel mercato europeo.

 Fin troppo prevedibile, l'intera vicenda determinerà condizioni economiche che, se da un lato tendono a proteggere le produzioni interne, porteranno inevitabilmente a perdite, anche ingenti, da entrambe le parti. Tutto questo, considerando le attuali condizioni economiche globali, di certo non aiuteranno a migliorare lo sviluppo e la prosperità di tutte le parti in causa. In fin dei conti, è l'ennesima ripetizione di quello che, storicamente e da sempre, si verifica quando le condizioni economiche diventano critiche e si attua la semplice regola di mors tua, vita mea. E forse alla fine, tutto questo porta alla “morte” di tutti poiché il danno diviene reciproco e perfino rilevante, tale da chiedere anni per rimediare e recuperare gli effetti di questo tipo di politiche e scelte. Quando un paese introduce dazi nei confronti della produzione di un altro, infatti, è fin troppo prevedibile, che quel paese faccia lo stesso nei suoi confronti. Forme di reciproca ritorsione che alla fine recano danno a entrambi.

 Entrando nello specifico dell'argomento che ci riguarda più direttamente, a quanto pare il vino italiano è stato risparmiato da queste misure, tuttavia lo stesso non si può dire per altre produzioni italiane del comparto agricolo e alimentare. Se il vino è salvo, non lo sono altre eccellenze del nostro Paese, fra questi i formaggi – come il Parmigiano Reggiano – e i liquori. Per quanto riguarda il vino, inoltre, queste misure hanno pesantemente colpito le produzioni enologiche di Francia e Germania. La Francia, in modo particolare, ha infatti stimato una perdita di un miliardo di euro proprio a causa dei dazi che gli Stati Uniti d'America hanno introdotto nei confronti dei vini francesi. In Italia sono stati molti a considerare questa misura adottata nei confronti della Francia come un fatto positivo e vantaggioso per i vini del nostro Paese. Facile, infatti, ma ovviamente non certo, prevedere che questo potrebbe favorire l'esportazione dei vini italiani poiché diventerebbero più competitivi, in termini di prezzo, rispetto a quelli francesi.

 Si tratta, a mio avviso, di una vittoria di Pirro, poiché anche l'Italia non ha concreti motivi di gioire visto che importanti produzioni del nostro Paese sono stati pesantemente colpiti da queste misure. In particolare, oltre al Parmigiano Reggiano e altri formaggi italiani, il prezzo che dovranno pagare i produttori di liquori e bevande spiritose sarà piuttosto elevato. Per questi prodotti, infatti, è previsto un dazio del 25%, misura che li rende – di fatto – scarsamente competitivi con le analoghe produzioni di altri paesi, in particolare con quelli degli Stati Uniti d'America. Si deve infatti notare, in modo particolare, che in questo paese si producono prodotti analoghi e che si pongono direttamente in concorrenza con la produzione italiana così come di altri paesi europei. Uno su tutti, il cosiddetto e generico parmesan, che sfrutta evidentemente il successo e la fama commerciale del Parmigiano Reggiano per identificare un prodotto ben diverso seppure molto diffuso in quel paese. Non è difficile pensare, infatti, che prodotti americani di questo tipo avranno un rilancio commerciale e produttivo notevole, proprio grazie alla vantaggiosa e favorevole competizione con quelli di altri paesi, in particolare l'Italia.

 Le stime prevedono che l'importo complessivo determinato dall'introduzione di questi dazi ammonta a circa 117 milioni di euro e, a pagare maggiormente, sarà la produzione casearia per la quale è previsto un dazio del 25%. Si stima, inoltre, che l'introduzione di queste misure da parte degli Stati Uniti d'America determinerà un calo complessivo del 20% nelle vendite di prodotti agroalimentari verso questo paese. Il vino e l'olio d'oliva italiani sono stati esentati da queste misure protezionistiche, mentre non lo saranno le analoghe produzioni di Francia, Spagna e Germania. L'esclusione dei vini dai dazi introdotti dagli Stati Uniti d'America è stata accolta in modo estremamente favorevole dai produttori di vino italiani e dalle categorie di settore. Si sta infatti speculando che, questa esclusione, consentirà al vino italiano di recuperare quote nel mercato americano a discapito di quello francese che, da sempre, gode dei favori dei consumatori di quel paese. Non saranno invece parimenti felici i produttori di liquori e bevande spiritose italiani che prevedono un calo di esportazione addirittura del 35% con una perdita economica rilevante. Con molta probabilità l'Europa non resterà a guardare e, pare fin troppo scontato, adotterà pari misure protezionistiche nei confronti dei prodotti americani. Un quadro complessivo che, alla fine, vedrà tutti sconfitti. Il vino italiano sarà anche salvo da queste misure e si potrebbe quindi festeggiare con un brindisi. Un brindisi che, tuttavia, suscita un sorriso dal sapore amaro e che pare essere, tutt'al più, una mesta smorfia.

Antonello Biancalana



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