Non bastavano le mode a rendere uniforme e omologato il mondo del vino. Non
bastavano le mode a svilire ulteriormente l'immagine del vino e a sacrificare
per l'ennesima volta un prodotto unico, espressione di una cultura millenaria.
L'ultima novità è che adesso ci si mette anche la legge. In questo modo saremo
quindi tutti felici di avere nei calici un vino prodotto con metodi non
condivisibili da molti, tuttavia perfettamente legale, poiché sopra le teste di
noi umili mortali potrebbe vigilare la saggezza di una legge che stabilisce per
noi tutti un nuovo modello di produzione enologica. L'Unione Europea - su
proposta del Comitato di Gestione dei Vini a Bruxelles - sta valutando la
possibilità di utilizzare i trucioli di legno nei vini prodotti nella comunità.
Fra qualche mese, l'Unione Europea potrebbe infatti consentire ai viticoltori
dell'Unione l'impiego dei trucioli di rovere nella produzione dei vini,
esattamente come avviene già in altri paesi del cosiddetto Nuovo Mondo, una
misura che, francamente, lascia senza parole e molto perplessi. Si tratta di
un'ennesima minaccia al mondo del vino a vantaggio esclusivo dei soliti
furbi, che avranno così un mezzo perfettamente legale per vendere ai
consumatori l'illusione di degustare un vino maturato in botte di legno.
Molte sono le giustificazioni formulate da chi è a favore di questa nuova
legge, molte delle quali, in tutta onestà, sono piuttosto discutibili. Senza
entrare nel merito di queste opinioni, che lasciano spesso il tempo che trovano,
è opportuno comprendere il ruolo della botte in enologia e se questa può essere
sostituita dai trucioli di legno. Nonostante sia vero che per la maggioranza
dei consumatori la sensazione organolettica tipica dei vini maturati in botte
produce la convinzione che nei calici è stato versato un vino importante,
ogni appassionato degno di questo nome sa benissimo che la botte è molto di più.
A cominciare dal benefico effetto della lenta ossidazione che il vino subisce in
botte e che con nessun truciolo si può ottenere. Probabilmente è proprio su
questa ignoranza diffusa che l'uso dei trucioli di legno trova il suo
maggiore sostegno: se si percepisce l'odore e il sapore del legno, allora il
vino è senza ombra di dubbio buono, importante e di qualità. Questo inganno
si può facilmente ottenere attraverso l'uso dei trucioli di legno, il quale
costo - fra l'altro - è decisamente inferiore anche della peggiore delle botti.
Uno dei motivi a supporto di questo provvedimento è infatti rappresentato dai
costi.
La possibilità di impiegare i trucioli di legno nella produzione di vino
dovrebbe aiutare - dicono - a contrastare l'attacco spietato al mercato europeo
condotto dai vini provenienti da quei paesi nei quali l'uso di questa tecnica è
permessa. Poiché il vino prodotto con i trucioli di legno ha innegabilmente un
costo inferiore, e visto anche che i consumatori prediligono i vini
importanti dal sapore di legno, in questo modo si possono immettere sul
mercato i cosiddetti vini del falegname, con buona pace dei portafogli e dei
palati dei consumatori più sprovveduti. D'accordo, il prezzo del vino ha
raggiunto livelli piuttosto insostenibili e accessibili solamente a pochi, dove
spesso la speculazione si sostituisce a una presunta e discutibile qualità. Ma
si doveva arrivare a un provvedimento simile, che certamente umilia la dignità
sia dei consumatori sia del vino, per fare contenta una massa di consumatori
che, per l'ennesima volta, sono ignari di quello che il mercato propone?
Consumatori che saranno beffati due volte, sia per il fatto che i vini prodotti
in questo modo non hanno l'obbligo di riportare in etichetta questa discutibile
pratica enologica, sia per la mancanza di correttezza da parte dei produttori
che faranno dei trucioli il loro strumento principale in cantina.
D'accordo, non tutti i consumatori di vino sono alla ricerca o apprezzano la
qualità nella bevanda di Bacco, del resto non tutti apprezzano l'arte e non
tutti percepiscono allo stesso modo le emozioni di un quadro. Ma almeno sia
lasciata la libertà, o meglio, la consapevolezza, di scegliere, specificando
chiaramente in etichetta di quale vino si tratta. Se ci sono consumatori che
preferiscono i vini ai trucioli, sono liberissimi di acquistarlo e di
apprezzarlo, ma non riteniamo corretto che questa misura possa in qualche modo
essere motivo di inganno nei confronti di tutti. Anche se è vero che solo
l'enologo conosce esattamente tutti i miracoli che accadono nella sua cantina -
grazie alla chimica e alle sue magie spesso si può trasformare un vino scadente
in qualcosa di dignitoso - non crediamo si debba in questo modo approfittare
della tecnologia a scapito della correttezza. Se è vero che in alcuni paesi è
obbligatorio, per esempio, riportare in etichetta la presenza di solfiti,
ebbene, si dovrebbe altrettanto riportare con chiarezza anche l'uso dei trucioli
nel vino e non con descrizioni ridicole che elogiano eventualmente il suo aroma
o sapore di legno, solo per trasformarlo in quello che non è, in virtù della
speculazione.
A peggiorare ulteriormente la situazione, si sono sentite assurde opinioni - un
modo ridicolo per indorare la pillola - le quali credono che l'uso dei
trucioli di legno sia un modo alternativo per fare invecchiare il
vino. I sostenitori di queste opinioni, crediamo, farebbero meglio a comprendere
i complessi fenomeni chimici e fisici che portano un vino conservato nella botte
a invecchiare - o per meglio dire, a maturare - qualcosa che non si può
ottenere in nessun caso con i trucioli di legno. Sarebbe molto meglio, oltre che
onesto, definire questi vini semplicemente per quello che sono realmente: vini
aromatizzati al legno. Questa sì che sarebbe chiarezza e onestà! Altro che un
modo alternativo per fare invecchiare un vino! Dopo tutto, in cosa consiste
la tecnica dell'uso dei trucioli di legno nel vino? Mettere il vino in una vasca
inerte - in genere acciaio - e tuffare dentro un sacco pieno di trucioli di
legno e lasciarlo macerare per un po' di tempo. Questo significa fare maturare
un vino? Questo significa renderlo più importante? Senza nulla togliere ai
vini aromatizzati, riteniamo che i vini prodotti con i trucioli di legno debbano
necessariamente appartenere alla categoria dei vini aromatizzati, qualcosa che
dovrebbero riportare anche in etichetta.
Con questo non intendiamo dire di essere contrari all'uso di questa tecnica -
del resto se ci sono consumatori a cui piacciono i vini aromatizzati al legno e
sono gratificati nel loro consumo, ognuno è libero nelle proprie scelte - ma che
almeno si usi un po' di onestà e di correttezza, non solo verso i consumatori in
generale, ma anche nei confronti della dignità del vino e della sua cultura. Un
provvedimento di questo tipo, comunque sia, lascia certamente sconcertati. Non
solo per il modo poco corretto di promuoverlo, facendolo sembrare quello che non
è e non potrà mai essere, ma anche per le tristi conseguenze che questo porterà
a tutti gli sforzi compiuti fino a qui per la promozione del vino di qualità e
della sua tipicità. Andando avanti di questo passo, probabilmente i burocrati
arriveranno perfino a proporre una legge nella quale si stabiliranno le varietà
di uve da usare per la produzione del vino, mettendo al bando tutte quelle
autoctone, ovviamente. Tutto questo, non c'è il minimo dubbio, è senz'altro per
la tutela degli interessi dei consumatori - non certo dei soliti quattro furbi,
ci mancherebbe - e per aumentare il prestigio e la qualità del vino, dei
prodotti tipici e delle loro diversità. È così ovvio… |