Ogni epoca ha le sue mode e fra le mode di ogni epoca il vino è sempre stato
uno dei tanti protagonisti. Presente nei momenti di celebrazione sociale, come
feste e ricorrenze, così come nella tavola di tutti i giorni, le preferenze sul
consumo di vino sono state sempre dettate dalle mode dei tempi. Ogni epoca
della nostra storia ha sempre avuto e preferito delle particolari tipologie di
vini, non da ultimo di determinate zone vinicole, e queste tendenze si sono
continuamente rinnovate, ad onore del vero alcune sono ancora capaci di
resistere alla sfida di nuovi prodotti, fino ai giorni nostri. Uno dei vini
che più di chiunque altro è riuscito a resistere alla sfida del tempo, è quello
che la maggior parte della gente sceglie quando pensa ad una ricorrenza
importante o al festeggiamento di qualcosa e deve associare un vino all'evento:
il vino spumante. Va comunque osservato che questa consuetudine di consumare
prevalentemente vini spumanti in occasione di eventi particolari, costituisce
una sorta di maledizione per questi vini, in quanto la quasi totalità dei
consumatori mai si sognerebbe di bere un vino spumante, per esempio, durante un
pasto. Questa consuetudine, che ha avuto origine da una moda introdotta
dall'alta società Francese qualche secolo fa, garantisce sicuri profitti
stagionali ai produttori, per esempio, in occasione delle feste natalizie, ma
penalizza certamente un prodotto che meriterebbe anche altri spazi nell'ambito
dell'enogastronomia.
Le mode e le consuetudini influiscono decisamente sulle nostre scelte; basti
pensare che fino a dieci anni fa la preferenza più comune dei consumatori era a
favore dei vini bianchi, una moda che senz'altro era incoraggiata da interessi
commerciali e che ha visto scivolare le vendite dei vini rossi. Adesso si
assiste ad un'inversione di tendenza e tutti vanno alla ricerca di vini rossi,
mentre quello bianco è praticamente ignorato. In questo momento si fa un gran
parlare di vini rossi, per essere precisi, di grandi vini rossi, di quei
vini rossi potenti, strutturati, concentrati e densi, tanto da suggerire quasi
l'uso del coltello e della forchetta piuttosto che del bicchiere. Questi vini,
senz'altro eccellenti e imponenti, vista la loro struttura e la loro possenza,
sono capaci di fare sbiadire la maggioranza dei cibi e quindi un abbinamento
corretto e bilanciato diventa piuttosto difficoltoso e impegnativo, pertanto,
non si tendono a consumare a tavola. Se non a tavola, allora dove? In momenti
particolari e fuori pasto? Forse. Quello che invece accade più frequentemente è
che vengono considerati come vini di cui parlare tanto ma che in realtà pochi
bevono. Questo genere di vini, sia per il prestigio che acquisiscono, legittimo
o imposto, sia per le rigorose pratiche necessarie per la loro produzione,
hanno in genere prezzi elevati, a volte giustificabili vista la reale qualità,
e la qualità nell'enologia ha un prezzo piuttosto alto, ma talvolta anche
ingiustificati e spropositati, e diventano vini di culto. Il culto! Ecco
un'altra moda che si è legata al vino. Una moda che ha dato origine a quella
folta schiera di bevitori di etichette, che parlano di certi vini solo
perché considerati universalmente come buoni, e di certo lo sono, ma dei quali
riconoscono e apprezzano solamente il nome e non certo la sua qualità. Questa
mania dilaga poi anche a chi si avvicina al vino e, per non fare brutte figure
e apparire incompetenti o poco informati, se ne decantano le strepitose doti e
le irraggiungibili qualità; si ostenta una conoscenza di vini di cui si è
sentito parlare ma che non si sono mai bevuti e forse non si berranno mai.
C'è da aggiungere che le mode seguono soprattutto l'anima delle società di ogni
tempo e l'evoluzione del gusto. Anticamente il vino preferito dalla maggioranza
delle persone era dolce e sciropposo, poi, grazie anche al miglioramento delle
pratiche enologiche, si è passati ai vini secchi, poi a quelli frizzanti e
spumanti per poi tornare di nuovo a quelli secchi. Non da ultimo, si è anche
assistito all'assoluta preferenza dei vini fortificati, come il Marsala, lo
Jerez, il Porto e il Madeira, che hanno inoltre portato all'associazione di
quei vini a determinate categorie e classi sociali, un po' come è accaduto per
lo Champagne, che da molti secoli è oramai considerato il vino per eccellenza
delle classi sociali più abbienti e delle occasioni più raffinate ed eleganti.
Le mode, ad onore del vero, sono anche dei fenomeni imposti da determinati
soggetti e che vengono facilmente recepite e adottate dalla maggioranza della
gente con la speranza e l'illusione di sentirsi individui legittimi e
accettabili nella società a cui appartengono. Ogni fenomeno o cosa che
promette questa riconoscibilità e legittimità di appartenenza, oltre ad
essere capace di garantire il successo all'interno della società è certamente
privilegiabile e più accettabile rispetto ad altri. Il vino, di certo, non può
costituire un'eccezione, almeno non può esserlo se si rimane ad un livello
generalizzato di questo concetto. C'è inoltre da riconoscere che le mode della
nostra società moderna, sono anche dei fenomeni commerciali che vengono
introdotte con lo scopo di generare profitti e, tanto maggiore sarà la sua
diffusione, tanto maggiore sarà il profitto. Questa regola di mercato vale per
la quasi totalità dei prodotti, vino incluso, ovviamente.
Il vino è diventato oramai un bene edonistico, la necessità di considerarlo
come un alimento è probabilmente decaduta, non da ultimo, in certi ambiti, il
consumo di vino, di certi vini, per essere precisi, rappresenta un'opportunità
per ostentare altezzosità e prestigio. Si beve vino per piacere, auspicando
sempre che lo si consumi moderatamente, per appagare una necessità, non solo
quella dei sensi, e che potrebbe essere anche quella di seguire una moda. Se il
vino viene consumato anche per seguire una moda, la moda del momento, è
naturale chiedersi quanto vino reale esiste e quanto vino viene prodotto solo
per seguire o imporre una moda. Inoltre, ci si chiede quanti sono quelli che
consumano vino per il reale piacere di degustare e apprezzare un prodotto e
quanti lo bevono per pura moda. Dal punto di vista commerciale, non fa nessuna
differenza, indipendentemente dall'uso e dal consumo che si fa di vino,
l'obiettivo è comunque raggiunto. Va comunque ricordato che una moda può anche
decadere o essere sostituita da altre, in tal caso, i produttori che per scelta
producono vini che soddisfino una moda, potrebbero trovarsi in difficoltà in
quanto o si adeguano alle nuove mode, sempre che queste riguardino il vino, o
potrebbero andare incontro ad una crisi.
Il vino sta vivendo un momento di interesse elevato, c'è un rinnovato interesse
da parte di molti consumatori, anche di consumatori giovani, che finalmente nel
consumo delle bevande alcoliche si orientano di più alla ricerca della qualità
piuttosto che della quantità, e questo è anche il frutto di una moda, di questa
moda dettata dal nostro tempo. Tutto questo è certamente positivo per la giusta
rivalutazione dell'enologia e dei produttori di vino; gli investimenti che il
settore enologico sta sostenendo sono piuttosto elevati ed è un investimento
che deve, inevitabilmente e giustamente, portare dei profitti. Il nostro
augurio è che questo profitto continui nel tempo e che l'investimento che si
sta sostenendo in questo periodo a favore del vino non sia fatto solamente per
sostenere una moda. La nostra speranza, e probabilmente di tutti quelli che
apprezzano il vino, è che l'opportunità offerta da questa moda e da questo
rinnovato interesse sia sfruttato non solo per gli interessi economici del
momento ma anche, e soprattutto, per divulgare e aumentare la cultura del
consumo consapevole e ragionevole del vino. Una moda può passare e può essere
sostituita da altre mode, il patrimonio culturale si può certamente
trasformare, ma è molto più difficile abbatterlo e sostituirlo rispetto ad una
semplice moda. Questa opportunità che si sta offrendo a tutti i produttori di
vino e a coloro che operano in questo settore, dovrebbe portare anche ad una
seria riflessione e comprendere che si tratta di un momento dove è necessario
investire profondamente nella cultura e nella qualità del vino e fare in modo
che questo venga compreso da tutti. Il rischio che il vino potrebbe tornare
nella situazione di circa venti anni fa, caratterizzato da un generale
disinteresse e da una produzione prevalentemente mediocre, è una probabilità
che potrebbe ripetersi ancora se si sostiene solamente una moda. L'onesta
collaborazione fra coloro che producono vino e chi si prefigge l'obiettivo di
divulgarne la cultura, non da ultimo, con chi lo consuma, è essenziale; una
collaborazione che deve portare al consolidamento e alla conferma del successo
del momento, renderlo patrimonio e ricchezza culturale della gente, di noi
tutti.
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