Fra le antiche e storiche uve autoctone d'Italia, un posto di rilievo spetta
certamente all'Asprinio, le cui qualità erano già note in epoca Romana e molti
autori dei quel tempo - fra questi Plinio il Vecchio - cantarono lodi ai suoi
vini nei loro scritti. La patria indiscussa dell'uva Asprinio è l'agro Aversano
- in provincia di Caserta - dove ancora oggi quest'uva viene coltivata con il
tradizionale metodo della vite maritata, un sistema di viticoltura
tipicamente Etrusco in cui la vite viene fatta arrampicare su alberi ad alto
fusto, tipicamente il pioppo. Nonostante il sistema sia oggi in declino, è
possibile ammirare ancora - viaggiando per le campagne intorno ad Aversa - il
suggestivo spettacolo delle cosiddette alberate Aversane che si stagliano
nel cielo anche ad altezze di 15 metri. In questa terra opera da quasi un secolo
la cantina della famiglia Numeroso e che da sempre ha avuto una particolare
predilezione per l'Asprinio, il locale e storico vitigno a bacca bianca.
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La vendemmia delle viti maritate | |
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La cantina della famiglia Numeroso - proprietari de I Borboni - ha origine nei
primi del 1900 e già a quei tempi si dedicavano alla coltivazione dell'Asprinio
con il tradizionale sistema ad alberata. La tendenza alla massiccia produzione
di quantità - tipica degli anni 1960 - convertì l'azienda dei Numeroso in
conferitori di uve ad una famosa azienda liquoristica Italiana e con le quali
venivano prodotti spumanti e brandy molto apprezzati a quei tempi. Il primo e
fondamentale cambiamento verso una produzione di qualità fu grazie ad
un'intuizione di Gabriele Lovisetto - all'epoca direttore della Buton - che agli
inizi degli anni 1970 convinse la famiglia Numeroso ad operare sostanziali
innovazioni nei vigneti, passando dalla tradizionale alberata a sistemi di
viticoltura più moderni. Alla fine degli anni 1970 l'azienda Numeroso avvia le
prime sperimentazioni sulla spumantizzazione dell'Asprinio e - incoraggiata dai
primi risultati - nel 1982 decide di fondare il marchio I Borboni. Fu
proprio durante questa importante fase che il Cavaliere Nicola Numeroso mostra
tutta la sua caparbietà e decide di investire i propri sforzi nel recupero
dell'Asprinio, che a quei tempi rischiava seriamente di scomparire dalle
campagne dell'Aversano. I risultati dei suoi sforzi furono premiati con il
riconoscimento della IGT (Indicazione Geografica Tipica) e poi nel 1993 con il
conferimento della Denominazione di Origine Controllata (DOC) Asprinio di
Aversa.
Nel 1998 si provvede a recuperare e a restaurare la casa di famiglia nel centro
storico di Lusciano, costruita sopra una grotta di tufo, e pertanto torna ad
essere utilizzata come cantina dell'azienda. In questo modo i Numeroso
recuperano la tradizionale vinificazione dell'Asprinio fatta nelle grotte -
scavate a 13 metri di profondità e sotto le case padronali - capaci di offrire
condizioni uniche e particolarmente adatte alla conservazione del vino, oltre ad
assicurare giusti livelli costanti di temperatura, umidità e luce durante tutto
l'anno. Con il ripristino della antiche e tradizionali grotte, i Numeroso
intendono recuperare e conservare i legami con la tradizione più tipica della
vinificazione dell'uva Asprinio, anche se questo, di fatto, rappresenta una
difficoltà ulteriore nelle fasi di lavorazione, assicura tuttavia una migliore
tipicità e rispetto del prodotto.
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| Una cantina sotterranea de I Borboni |
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L'Asprinio è un'uva molto antica e molte sono le teorie sulla sua origine.
Quello che è certo è che i vini prodotti con quest'uva furono citati da molti
autori nel corso della storia e le sue qualità furono decantate e apprezzate in
tutta la Campania e altrove. Pare che l'Asprinio fosse già presente nell'area di
Aversa già in epoca Etrusca e probabilmente destinata alla produzione di aceto e
in epoche successive fu particolarmente apprezzato per i suoi vini frizzanti
naturali, asprigni e dissetanti. Il sistema tradizionale di coltivazione
dell'Asprinio era quello della cosiddetta vite maritata - oggi definito
come alberata Aversana - una tradizione introdotta dagli Etruschi e che
veniva spesso utilizzata anche in tutte le altre zone in cui questo antico
popolo ha vissuto. Il sistema consiste nel fare arrampicare la vite in un tutore
vivo costituito da un albero di pioppo. Il sistema della vite
maritata fu così diffuso ad Aversa tanto da attrarre - com'è normale che fosse
- lo stupore e la meraviglia dei visitatori dei tempi passati.
Il momento più suggestivo era rappresentato dalla vendemmia. Verso la metà del
mese di Settembre, abili vignaioli arrivavano nelle campagne dotati di scale
altissime - larghe appena una trentina di centimetri e con pioli distanti circa
40-50 centimetri l'uno dall'altro - e che trasportavano in perfetto equilibrio
verticale sulle proprie spalle. Le scale venivano quindi appoggiate sugli alti
pioppi, salivano fino in cima e iniziavano a raccogliere l'uva partendo dalle
estremità più alte delle viti. Arrampicati sulla sommità di queste scale,
riempivano le tradizionali gerle e con una corda le calavano a terra dove donne
e ragazzi provvedevano a svuotarle nelle botti. Le uve così raccolte venivano
quindi pigiate per mezzo del tradizionale torchio e la vinificazione veniva
svolta nei sotterranei dell'agro Aversano - grotte scavate nel tufo e profonde
una decina di metri - in cui il mosto veniva fatto fermentare e quindi
trasformato in vino.
La dedizione della famiglia Numeroso per l'Asprinio è ben rappresentata dai vini
che produce. Nelle cantine de I Borboni si producono infatti diversi stili di
Asprinio incluso uno spumante e un vino passito. Con le vinacce di quest'uva si
provvede anche alla produzione di una grappa. Due sono i vini secchi prodotti
con quest'uva: l'Asprinio di Aversa Vite Maritata e l'Asprinio di Aversa
Santa Patena, il primo matura in vasche d'acciaio mentre per il secondo è
prevista una maturazione in botti di rovere. Ebro è invece un Asprinio passito
maturato in botti di ciliegio, interessante e particolare per i suoi aromi. Con
l'Asprinio si produce infine anche uno spumante - I Borboni Brut - elaborato con
il metodo Charmat lungo. La cantina si dedica anche alla produzioni di vini con
uve tradizionali della Campania, come il Coda di Volpe - da cui si ottiene il
vino Lunajanca - e l'Aglianico, usato per il vino Rivolta. Chiude la rassegna
della produzione de I Borboni il vino Numeroso Rosso, prodotto con uve
Aglianico, Cabernet Sauvignon e Merlot, maturato per 6 mesi in botte di rovere e
affinato per 6 mesi in bottiglia.
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