Montepulciano e Trebbiano: due uve un tempo ignote e poco considerate, oggi due
grandezze del firmamento dell'enologia italiana. Le due uve sono infatti i
protagonisti del successo dei vini dell'Abruzzo, un legame stretto e
significativo, in modo particolare con il Montepulciano, la celebre uva rossa
che in questa regione si esprime ai massimi livelli. E pensare che un tempo il
Montepulciano era definito come un'uva neutra, non certo per le sue qualità,
ma piuttosto per il discutibile impiego che ne veniva fatto per la produzione di
vino. Tempi lontani - per fortuna - e oggi il Montepulciano d'Abruzzo è fra i
vini rossi più importanti d'Italia, un successo ottenuto grazie alla tenacia di
quei produttori che hanno creduto nelle risorse e nelle potenzialità della loro
regione e nelle uve che da sempre si coltivavano nelle loro terre. Spesso
andando anche controcorrente, introducendo - nello scetticismo generale - nuove
tecnologie enologiche, nuove pratiche moderne che hanno consentito al
Montepulciano, e certamente anche al Trebbiano, di raggiungere i massimi livelli
in tutto il mondo.
|
|  |
| Gianni Masciarelli |
|
Fra i protagonisti assoluti di questo fondamentale cambiamento spicca la figura
di Gianni Masciarelli, che eredita dal nonno paterno Giovanni la passione per la
vigna e per il vino. Ed è proprio nella vecchia cantina del nonno che Gianni
Masciarelli inizia a creare i suoi vini. I primi vini prodotti da Gianni
Masciarelli risalgono al 1978, quando il vino era solo una passione, e sarà solo
nel 1981 che si dedicherà completamente al vino facendone un'attività
commerciale. La svolta avviene dopo un soggiorno in Francia e al ritorno
Masciarelli decide di iniziare a produrre vini e a venderli. Di quell'annata
saranno prodotte circa 2000 bottiglie: 700 di Montepulciano e 1300 di Trebbiano.
Negli anni successivi Gianni Masciarelli affitta alcuni terreni e poco dopo
acquista un ettaro nei pressi di San Martino sulla Marrucina - in provincia di
Chieti - e nel 1983 la sua produzione era salita a 9000 bottiglie.
Nella sua terra, Gianni Masciarelli applica i concetti di vitivinicoltura
appresi in Francia, criticato da tutto e da tutti, poiché il modo di coltivare,
potare le viti e produrre vino, erano in evidente contrasto con quello che
dettava la tradizione e il concetto enologico di quei tempi in Abruzzo e in
Italia. Tutti ritenevano che quel giovane - poco più che ventenne - stesse in
realtà gettando il suo tempo e il suo denaro, in realtà stava gettando le basi
per un'enologia di alta qualità nella sua regione. Nel 1987, durante una visita
a una cantina sociale in Croazia, Gianni Masciarelli incontra Marina Cvetić,
all'epoca studentessa di ingegneria chimica con indirizzo alimentare
all'università di Belgrado. Da quell'incontro nacque un legame privato e
professionale e i due si sposano nel 1989. Dinamica, tenace e con le idee ben
chiare, Marina Cvetić ben presto imprime la sua personalità nell'azienda
vinicola del marito, dando origine a uno dei marchi più rappresentativi
della Masciarelli e che porta il suo nome.
|
 | |
Una veduta dei vigneti di Masciarelli | |
|
Un altro importante momento è stato il 1984, quando Gianni Masciarelli crea il
suo vino più prestigioso e ambizioso: il Montepulciano d'Abruzzo Villa Gemma.
Per l'occasione introduce metodi di vinificazione moderni e pratiche enologiche
fino a quel momento poco diffuse in Abruzzo, scegliendo di fare maturare il suo
nuovo vino per un lungo periodo in barrique. Scelse le uve del suo migliore
vigneto di San Martino sulla Marrucina - che secondo Gianni Masciarelli è fra i
migliori 50 cru del mondo - e il risultato fu un vino che ancora oggi è
considerato fra i migliori d'Italia. Fu subito un grande successo. Un altro
momento importante arriva nel 1991, quando viene creato il primo vino che porta
il nome della moglie di Gianni Masciarelli: il Trebbiano d'Abruzzo Marina
Cvetić. Anche per la produzione di questo vino sono utilizzate tecniche
enologiche moderne e si sceglie di farlo maturare in barrique: un altro grande
successo che ancora oggi contraddistingue l'eccellente produzione di Gianni
Masciarelli.
Nonostante la cantina di Gianni Masciarelli sia piuttosto giovane, in poco
più di venti anni è stata capace di raggiungere i massimi livelli, non solo in
Italia, ma in tutto il mondo. La cantina si trova a San Martino sulla Marrucina,
in provincia di Chieti, a 410 metri di altitudine e a soli 20 chilometri dal
mare Adriatico e a 20 dalla Maiella. Le condizioni ambientali e climatiche
esistenti a San Martino sulla Marrucina si sono rivelate molto adatte alla
produzione di vini di qualità, una caratteristica che è ampiamente dimostrata
dai vini di Masciarelli. Dai 2,5 ettari iniziali, la cantina possiede oggi circa
220 ettari in ogni provincia dell'Abruzzo, di cui 194 coltivati a vigneto. L'uva
che principalmente si coltiva nei vigneti di Masciarelli è il Montepulciano -
che rappresenta circa il 70% della produzione - oltre a Trebbiano d'Abruzzo,
per circa il 20%, e il 10% di Chardonnay e Cococciola, un'uva bianca autoctona
dell'Abruzzo.
Attualmente la produzione annuale della cantina di Gianni Masciarelli è di oltre
un milione e mezzo di bottiglie, suddivise nelle tre linee aziendali:
Masciarelli Classico, Villa Gemma e Marina Cvetić. Recentemente la produzione
di Masciarelli si è arricchita di un nuovo vino, prodotto dall'azienda Marina
Cvetić appartenente al gruppo Masciarelli. Il nome di questo nuovo vino è
Iskra, termine slavo che significa scintilla, disponibile alla sua prima
uscita con l'annata 2003. Iskra rappresenta l'ulteriore testimonianza della
filosofia produttiva di Masciarelli. Esattamente come per gli altri vini,
l'obiettivo è quello di vinificare il Montepulciano in purezza cercando di
conferire un carattere proprio, derivato dalle qualità specifiche del
territorio. Nella filosofia produttiva di Masciarelli grande importanza è
riconosciuta al territorio, che influisce per il 50% sul risultato finale.
Anche la varietà dell'uva ricopre certamente una notevole importanza, tuttavia
ciò che contribuisce alla personalità di un vino è il risultato ottenuto da
diversi fattori, come l'intervento dell'uomo, le qualità specifiche del
territorio, la varietà dell'uva e, infine, la cultura e la tradizione enologica
del luogo.
|