La degustazione sensoriale delle qualità organolettiche - nel nostro caso
specifico - del vino, è un esercizio svolto in modalità diverse, a seconda del
tipo di risultato o studio che di intende ottenere. La degustazione del vino può
assumere infatti diverse connotazioni, dalla semplice valutazione
soggettiva per determinare se piace o meno, a quella il più possibile oggettiva
che ha finalità aderenti a specifici modelli di riferimento comunemente
accettati, va da sé, non intesi come riferimento assoluto e condivisibile da
chiunque. La semplice valutazione di un vino, con lo scopo di determinarne
la piacevolezza soggettiva, è caratterizzata da una quantità di insidie minori
rispetto a quella con finalità critiche e analitiche. La valutazione puramente
soggettiva sembrerebbe fare appello unicamente al proprio gusto, a ciò che si
considera buono oppure cattivo; eppure anche questo tipo di valutazione non si
sottrae a delle insidie, spesso fatali.
Fattori emotivi, predisposizione umorale e coinvolgimento determinato dalle
circostanze, sono tutte insidie che possono condizionare l'esito
dell'assaggio di un vino, anche a livello soggettivo. Un vino assaggiato in
compagnia di amici, magari in un clima spensierato e conviviale, può favorire
una maggiore predisposizione alla sua gradevolezza. Lo stesso vino, assaggiato
da soli, magari dopo una pesante giornata di lavoro, segnata anche dal malumore
determinato dalla stanchezza o da una discussione avuta con qualcuno, faranno
apparire quello stesso vino molto meno buono rispetto alla serata passata con
gli amici. Se l'essere in buona compagnia è sempre piacevole, quando si degusta
un vino non sempre è la condizione migliore. In un gruppo informale tutti
tendono a esprimere la propria opinione, spesso cercando di imporla a tutti gli
altri, finendo per condizionare il giudizio di ognuno.
Questo effetto è piuttosto noto e lo si può verificare, per esempio, in
occasione di degustazioni guidate nelle quali un degustatore conduce il
racconto del vino di fronte a un gruppo di persone. Il suo racconto delle
sensazioni percepite dal calice, supportate anche dalla sua posizione di
conduttore, possono finire per condizionare la percezione di tutti gli
altri. In altre parole, se il conduttore della degustazione dichiara, per
esempio, di percepire l'aroma di fragola, la probabilità che lo stesso aroma
sia successivamente percepito da quel gruppo è molto alta. Per questo motivo,
nelle degustazioni professionali di gruppo, è fatto divieto assoluto ai
partecipanti - durante la degustazione - di esprimere qualunque tipo di
considerazione, proprio per non influenzare il lavoro degli altri. Inoltre, ciò
che è percepito da un soggetto potrebbe sfuggire ai sensi di un altro, e
viceversa.
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La degustazione alla cieca, nascondendo le
bottiglie nei sacchetti, è fondamentale per l'affidabilità del risultato | |
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Per essere attendibile, la degustazione di un vino deve essere svolta secondo
modelli e condizioni costanti. Questo garantisce non solo gli stessi criteri di
valutazione per ogni campione - essenziali, quando si decide di valutare molti
campioni di vini nel tempo - escludendo pericolosi elementi estranei tali da
distrarre il risultato o da condizionarla in qualche modo. Per questo motivo, le
postazioni di degustazione professionale, tendono a fornire un luogo di lavoro
asettico tale da isolare il degustatore da fattori esterni, costituiti da
un piccolo tavolo bianco delimitato da pareti, così da evitare anche il
confronto visivo con gli altri partecipanti alla degustazione. Il
processo di degustazione sensoriale, quando la sua finalità è puramente
analitica e il più oggettivo possibile, richiede uno stato di concentrazione
molto elevato, cercando di limitare al massimo le considerazioni soggettive.
Quest'ultimo fattore, ovviamente, è necessariamente presente quando la
degustazione ha finalità di valutazione del tutto personali.
Le occasioni di assaggio informale sono chiaramente molteplici e andrebbero
considerate esclusivamente per quello che sono, cioè la possibilità di valutare
un vino con l'unico scopo di farsi un'idea, più o meno sommaria. Ci sono perfino
casi nei quali la valutazione è talmente condizionata da fattori
distorcenti tali da pregiudicare l'affidabilità della valutazione. Un
caso tipico è rappresentato dalle visite in cantina. Il clima ospitale e cortese
che in genere si trova all'accoglienza, unitamente al condizionamento derivante
dalla vista del paesaggio circostante, generalmente predispone in modo positivo
verso la valutazione di un vino e alla sua accettabilità come buono. In altre
parole, ci fa sentire parte di qualcosa di unico. Inoltre, essere trattati con
gentilezza, cortesia e accoglienza, predispone - generalmente - a ricambiare lo
stesso tipo di atteggiamento. Il vino che ci ritroveremo nei calici, offerto da
chi ci sta ospitando, ci sembrerà - in termini generali - più buono di quello
che effettivamente è, trascurando inoltre l'eventuale presenza di alcuni
difetti, anche per la minore concentrazione.
L'insidia maggiore nell'assaggiare il vino in cantina è quando questo è
prelevato direttamente dalla vasca di maturazione o dalla botte, soprattutto
quando si assiste personalmente a questa operazione. Questo tipo di assaggio -
poco attendibile, poiché si tratta di un vino ancora acerbo e non pronto - è
fortemente condizionato dal coinvolgimento che generalmente si verifica,
convinti che si stia partecipando a qualcosa di unico (e in effetti lo è)
assaggiare qualcosa di speciale che solo pochi hanno la possibilità di
assaggiare. In altre parole, si è gratificati del privilegio di assaggiare
direttamente in cantina - e, si ribadisce, è un privilegio reale - offuscando
quindi il proprio senso critico e analitico. Gli assaggi in cantina sono sempre
indicativi su come lavora un produttore, non sulla qualità effettiva dei suoi
vini, poiché non ancora pronti. Anche per questo motivo, ogni valutazione
definitiva sarebbe oltremodo ingiusta, sciocca e inutile. Sono comunque assaggi
importanti, anche per comprendere le diverse età di un vino, soprattutto nei
suoi primi momenti di vita.
Un'altra insidia per la valutazione di un vino è rappresentata dalle fiere e
dalle anteprime enologiche, comprese le manifestazioni dove sono proposti per
l'assaggio diversi vini, spesso totalmente diversi fra loro. Quando si
assaggiano molti campioni di vini in sequenza, le probabilità di commettere
errori di valutazione sono molto elevate, e non solo per la progressiva
diminuzione di concentrazione. Uno dei fenomeni più frequenti in questo tipo di
occasioni è rappresentato dal cosiddetto effetto alone. Questo
inconveniente è piuttosto insidioso e altera la valutazione e la percezione dei
vini assaggiati in sequenza, anche in modo pregiudiziale. L'effetto alone è il
condizionamento provocato dall'assaggio di un vino su quello successivo. In
altre parole, se in un vino si percepisce una spiccata acidità e una struttura
notevole, quello successivo tenderà a scomparire, sembrerà un vino fiacco, senza
corpo, piatto.
L'effetto alone è presente - in misura più o meno determinante - ogni volta che
si assaggiano vini in sequenza. Per questo motivo, nella degustazione
professionale, proprio per renderla il più attendibile possibile, difficilmente
di valutano più di otto campioni per sessione. Un rimedio per limitare (ma non
per eliminare completamente) le conseguenze dell'effetto alone, è quello di
pulirsi la cavità orale al termine di ogni assaggio. Questo può essere
svolto masticando un piccolo pezzetto di pane insipido e neutro - come
quello prodotto nell'Italia centrale, in Umbria e Toscana, per esempio - seguito
dal risciacquo della bocca con un sorso di acqua. L'assaggio in sequenza di vini
rossi causa una progressiva desensibilizzazione delle papille gustative
provocata dalla precipitazione dei tannini che, legandosi con la mucina, una
proteina presente nella saliva, si deposita sulla superficie della lingua.
Questo fenomeno si osserva nella colorazione nerastra della lingua e che può in
parte essere risolto dalla masticazione di un pezzetto di pane.
L'effetto dell'alcol è un'ulteriore insidia che si manifesta con la degustazione
seriale dei vini, in particolare quando questi sono deglutiti e non espulsi
dalla bocca. Lo stesso problema si riscontra nella degustazione di vini
particolarmente acidi, anche in questo caso classificabile come effetto
alone. Un vino troppo alcolico o troppo acido (nel termine tecnico, fresco)
farà sembrare un vino successivo con qualità morbide, più piatto e molle. La
progressiva assunzione di alcol, qualora i campioni fossero deglutiti, per i
noti effetti che questo provoca nell'organismo, tende ad affievolire la
sensibilità degli organi del senso, non da ultimo, anche la concentrazione. Per
questo motivo, è sempre opportuno prendere una lunga pausa, di circa un'ora,
dopo avere degustato una serie di vini in sequenza superiore a otto campioni.
Non solo un riposo per i sensi - dando loro la possibilità di recuperare la
sensibilità - ma anche diminuire gli effetti dell'assunzione di alcol.
La sensibilità è inoltre determinata dal momento della degustazione. Sia il
senso dell'olfatto sia il senso del gusto, sono maggiormente ricettivi
nelle ore della mattina, in particolare nei momenti che precedono il pranzo -
cioè quando lo stimolo della fame è maggiore - divenendo molto meno sensibili al
termine di un pasto. All'inizio di un pasto, quando lo stimolo della fame è
maggiore, i sapori e gli aromi tendono ad essere più appaganti e positivamente
percepiti, mentre al termine, quando la fame è oramai sostituita dalla piena
sazietà, l'uso dei sensi e il mangiare, possono provocare un senso di nausea.
Per questo motivo, è sempre sconsigliabile degustare dei vini subito dopo i
pasti e - se proprio è necessario farlo - è consigliabile attendere almeno tre
ore prima di versare il vino nel calice e passarlo all'esame dei nostri sensi.
Il momento migliore per affrontare la degustazione resta quindi il mattino,
facendo comunque attenzione a non superare un massimo di 8-10 campioni per
sessione.
La degustazione seriale di più vini, come nel caso di concorsi o valutazioni
critiche, dovrebbero essere sempre svolte alla cieca, cioè senza
conoscere in anticipo né il nome del vino né ancor meno il produttore. Questo
presupposto è essenziale per l'affidabilità della valutazione, poiché conoscere
un vino prima di degustarlo introduce fattori estremamente pregiudiziali sul
risultato. Quando si degustano vini alla cieca, oltre a non fornire alcun
elemento sul vino da valutare, è sempre opportuno nascondere la bottiglia alla
vista del degustatore, meglio ancora, servire il calice con il vino già versato.
La visione della bottiglia è infatti un elemento pregiudiziale poiché dalle sue
caratteristiche, e dalla sua forma, il degustatore potrebbe cercare di ottenere
da questi elementi degli indizi identificativi. Per esempio, la bottiglia
bordolese è solitamente associata a vini rossi di struttura, mentre quella
borgognona è riservata solitamente a vini rossi più freschi ed eleganti, un
esempio su tutti, quelli prodotti con Pinot Nero.
Per questo motivo, è sempre bene nascondere la forma della bottiglia
inserendola in un sacchetto ampio, mentre si deve sempre evitare di avvolgerla
con fogli di alluminio: si nasconde l'etichetta, ma non la forma. Nascondere la
bottiglia all'interno di un sacchetto non è comunque totalmente affidabile. Per
ovvi motivi, una parte resta inevitabilmente scoperta - il collo della
bottiglia, il cercine e l'apertura - parti talvolta personalizzate dai
produttori con elementi assolutamente riconoscibili e spesso identificativi
di una determinata zona. A questo proposito, si pensi per esempio, alla
bottiglia borgognona e all'albeisa: la forma è piuttosto simile, ma il cercine è
decisamente diverso, quindi, riconoscibile. Il modo migliore, e più affidabile,
resta quindi quello di servire al degustatore il calice nel quale è stato
precedentemente versato il vino in sua assenza. In ogni caso, degustare un vino
del quale si conosce in anticipo il tipo, il produttore, la zona di produzione,
e qualunque altro elemento identificativo, non produce risultati attendibili, né
tanto meno critici, poiché altamente condizionati da fattori pregiudiziali.
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