Il rapporto che l'Italia e gli italiani hanno con il vino è notoriamente solido
e profondo: un amore che dura da oltre duemila anni e nei più diversi ambiti
della vita privata, sociale, formale e rituale. Il consumo del vino in Italia è
evidentemente dipendente da fattori, per così dire, di costume e
moda, qualcosa che riguarda non solo la preferenza di stili specifici di
vino ma anche di bevande diverse. Il vino è, innegabilmente, la bevanda
nazionale del Bel Paese, tuttavia questo ruolo negli ultimi anni è stato
insidiato da altre bevande, in particolare dalla birra. Complice l'interesse
che negli ultimi anni ha ricevuto la bevanda di Cerere, in particolare la
cosiddetta produzione artigianale che, innegabilmente, ha contribuito a
una maggiore consapevolezza e definizione di qualità della birra. Il fenomeno
della produzione della cosiddetta birra artigianale, va detto, è
particolarmente attivo in Italia ed evidentemente è stato capace di spostare
parte dell'attenzione per il vino verso questa bevanda.
La birra non è stata evidentemente l'unica causa che ha determinato la
diminuzione del consumo di vino in Italia. Si ricorderà, infatti, il
provvedimento relativo all'abbassamento del tasso alcolemico ammesso per la
guida di veicoli, una misura che ha evidentemente favorito il consumo di
bevande con un volume alcolico ridotto, come la birra, appunto. Il vino è
stato, per così dire, vittima di questo provvedimento poiché – di fatto –
l'assunzione di un calice di vino potrebbe, in certi casi, fare superare il
limite minimo del tasso alcolemico ammesso. Ovviamente è condivisibile la
misura che, in teoria, dovrebbe scoraggiare la guida di veicoli quando si è in
stato di ebbrezza, ma è innegabile che questo abbia provocato una contrazione
dei consumi di vino in Italia. Stessa sorte ha subito il consumo delle bevande
spiritose – i cosiddetti superalcolici – anche se va sottolineata la
differenza che riguarda l'atteggiamento e la modalità di consumo fra vino e
bevande superalcoliche.
In questo contesto, innegabilmente, la birra ha avuto maggiore fortuna poiché,
in termini generali, è caratterizzata da un volume alcolico medio del 5%,
molto inferiore – meno della metà – rispetto al titolo alcolico medio del
vino. Questo cambio di preferenze nei consumi – per certi aspetti, legalmente
imposto – è ancora oggi evidente dall'osservazione di quello che, in termini
generali, si vede nei tavoli dei ristoranti. Fino a quale tempo fa, infatti, la
presenza di una bottiglia di vino, così come della semplice caraffa del
vino sfuso della casa era molto frequente nella maggioranza dei tavoli di
un ristorante. Oggi, sebbene si notino ancora bottiglie e caraffe di vino, la
presenza di boccali e bicchieri spumeggianti di birra alla spina, con qualche
timida presenza di birre in bottiglia, è chiaramente più frequente rispetto al
passato. La lecita preoccupazione di superare il limite consentito dalla legge
in merito al tasso alcolemico ha innegabilmente influito sulle scelte dei
clienti di ristoranti e locali di mescita, ha evidentemente contribuito alla
diminuzione dei consumi di vino.
Secondo quanto diffuso dalla Coldiretti, in Italia si sta registrando, negli
ultimi anni, un'inversione di tendenza nei consumi che vedono il vino tornare
fra le preferenze degli italiani. Coldiretti informa, infatti, che negli ultimi
cinque anni si è registrato un incremento dei consumi di vino dell'8%. Questo
dato, fra l'altro, colloca l'Italia al terzo posto nel mondo fra i paesi dove
si registrano maggiori consumi, attestandosi a ben 22,6 ettolitri nel 2017.
Solo negli Stati Uniti d'America e in Francia si registra un consumo maggiore
dell'Italia: rispettivamente 32,7 milioni di ettolitri e una crescita del
5,7%; 27 milioni con un calo del 2,8% negli ultimi cinque anni. Per quanto
concerne l'incremento dei consumi in percentuale, nell'ultimo quinquennio solo
la Cina ha saputo fare meglio dell'Italia, registrando un aumento dell'8,2%,
pur tuttavia attestando il suo consumo interno a 17,9 milioni di ettolitri: un
valore rilevante se si considera che la quasi totalità del vino consumato in
Cina è importato.
Si deve inoltre considerare che non tutto il vino prodotto in Italia
– evidentemente – è destinato al consumo interno: la quota delle vendite
all'estero rappresenta per ogni cantina una parte fondamentale ed essenziale
del proprio bilancio. A tale proposito, Coldiretti informa che «Il vino
rappresenta la prima voce dell'export agroalimentare e non è un caso che il
fatturato realizzato all'estero superi ormai quello a livello nazionale».
Sempre considerando i valori prodotti dal settore vitivinicolo italiano, la
Coldiretti rileva che in Italia si dedicano alla raccolta dell'uva ben
310.000 aziende agricole e quasi 46.000 di queste si occupa anche della
vinificazione, con una superficie destinata alla coltivazione della vite pari a
652.000 ettari. Il comparto vinicolo italiano – sempre secondo Coldiretti –
genera un valore di 10,6 miliardi di euro, dei quali la maggior parte derivanti
dalle vendite all'estero. Inoltre, il vino in Italia assicura l'impiego di 1,3
milioni di persone dalla vigna alla cantina, fino alla distribuzione
commerciale oltre ad attività e servizi connessi al vino.
Negli ultimi cinque anni, a quanto pare e in termini generali, è inoltre
cambiato il rapporto che gli italiani hanno con il vino, cioè tendono a
favorire la qualità e il consumo consapevole. Si deve infatti osservare che,
sebbene il vino non si possa in nessun caso escludere da queste considerazioni,
chi decide di esagerare con l'alcol, generalmente sceglie altre bevande
alcoliche. Merito, certamente, anche del cambiamento culturale che ha
riguardato il vino negli ultimi venti anni, periodo durante il quale – non c'è
dubbio – gli strumenti di comunicazione e la stampa si sono particolarmente
dedicati alla bevanda di Bacco, soffermandosi, inoltre, al valore del
territorio e l'unicità di quello che si produce dalla vigna. Innegabilmente, il
vino ha assunto un ruolo elitario, perdendo la sua precedente identità
di bevanda–alimento, elemento fondamentale della cultura e tradizione delle
tavole dei popoli del Mediterraneo. Fa innegabilmente piacere sapere che il
vino sta riconquistando la sua storica posizione dominante fra le preferenze
degli italiani. Se poi è anche associato a un consumo consapevole, critico e
tendenzialmente di qualità, non possiamo non essere contenti di questo. Lunga
vita al vino!
Antonello Biancalana
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