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  Editoriale Numero 180, Gennaio 2019   
Italia: il Vino è di Nuovo SovranoItalia: il Vino è di Nuovo Sovrano  Sommario 
Numero 179, Dicembre 2018 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 181, Febbraio 2019

Italia: il Vino è di Nuovo Sovrano


 Il rapporto che l'Italia e gli italiani hanno con il vino è notoriamente solido e profondo: un amore che dura da oltre duemila anni e nei più diversi ambiti della vita privata, sociale, formale e rituale. Il consumo del vino in Italia è evidentemente dipendente da fattori, per così dire, di costume e moda, qualcosa che riguarda non solo la preferenza di stili specifici di vino ma anche di bevande diverse. Il vino è, innegabilmente, la bevanda nazionale del Bel Paese, tuttavia questo ruolo negli ultimi anni è stato insidiato da altre bevande, in particolare dalla birra. Complice l'interesse che negli ultimi anni ha ricevuto la bevanda di Cerere, in particolare la cosiddetta produzione artigianale che, innegabilmente, ha contribuito a una maggiore consapevolezza e definizione di qualità della birra. Il fenomeno della produzione della cosiddetta birra artigianale, va detto, è particolarmente attivo in Italia ed evidentemente è stato capace di spostare parte dell'attenzione per il vino verso questa bevanda.


 

 La birra non è stata evidentemente l'unica causa che ha determinato la diminuzione del consumo di vino in Italia. Si ricorderà, infatti, il provvedimento relativo all'abbassamento del tasso alcolemico ammesso per la guida di veicoli, una misura che ha evidentemente favorito il consumo di bevande con un volume alcolico ridotto, come la birra, appunto. Il vino è stato, per così dire, vittima di questo provvedimento poiché – di fatto – l'assunzione di un calice di vino potrebbe, in certi casi, fare superare il limite minimo del tasso alcolemico ammesso. Ovviamente è condivisibile la misura che, in teoria, dovrebbe scoraggiare la guida di veicoli quando si è in stato di ebbrezza, ma è innegabile che questo abbia provocato una contrazione dei consumi di vino in Italia. Stessa sorte ha subito il consumo delle bevande spiritose – i cosiddetti superalcolici – anche se va sottolineata la differenza che riguarda l'atteggiamento e la modalità di consumo fra vino e bevande superalcoliche.

 In questo contesto, innegabilmente, la birra ha avuto maggiore fortuna poiché, in termini generali, è caratterizzata da un volume alcolico medio del 5%, molto inferiore – meno della metà – rispetto al titolo alcolico medio del vino. Questo cambio di preferenze nei consumi – per certi aspetti, legalmente imposto – è ancora oggi evidente dall'osservazione di quello che, in termini generali, si vede nei tavoli dei ristoranti. Fino a quale tempo fa, infatti, la presenza di una bottiglia di vino, così come della semplice caraffa del “vino sfuso della casa” era molto frequente nella maggioranza dei tavoli di un ristorante. Oggi, sebbene si notino ancora bottiglie e caraffe di vino, la presenza di boccali e bicchieri spumeggianti di birra alla spina, con qualche timida presenza di birre in bottiglia, è chiaramente più frequente rispetto al passato. La lecita preoccupazione di superare il limite consentito dalla legge in merito al tasso alcolemico ha innegabilmente influito sulle scelte dei clienti di ristoranti e locali di mescita, ha evidentemente contribuito alla diminuzione dei consumi di vino.

 Secondo quanto diffuso dalla Coldiretti, in Italia si sta registrando, negli ultimi anni, un'inversione di tendenza nei consumi che vedono il vino tornare fra le preferenze degli italiani. Coldiretti informa, infatti, che negli ultimi cinque anni si è registrato un incremento dei consumi di vino dell'8%. Questo dato, fra l'altro, colloca l'Italia al terzo posto nel mondo fra i paesi dove si registrano maggiori consumi, attestandosi a ben 22,6 ettolitri nel 2017. Solo negli Stati Uniti d'America e in Francia si registra un consumo maggiore dell'Italia: rispettivamente 32,7 milioni di ettolitri e una crescita del 5,7%; 27 milioni con un calo del 2,8% negli ultimi cinque anni. Per quanto concerne l'incremento dei consumi in percentuale, nell'ultimo quinquennio solo la Cina ha saputo fare meglio dell'Italia, registrando un aumento dell'8,2%, pur tuttavia attestando il suo consumo interno a 17,9 milioni di ettolitri: un valore rilevante se si considera che la quasi totalità del vino consumato in Cina è importato.

 Si deve inoltre considerare che non tutto il vino prodotto in Italia – evidentemente – è destinato al consumo interno: la quota delle vendite all'estero rappresenta per ogni cantina una parte fondamentale ed essenziale del proprio bilancio. A tale proposito, Coldiretti informa che «Il vino rappresenta la prima voce dell'export agroalimentare e non è un caso che il fatturato realizzato all'estero superi ormai quello a livello nazionale». Sempre considerando i valori prodotti dal settore vitivinicolo italiano, la Coldiretti rileva che in Italia si dedicano alla raccolta dell'uva ben 310.000 aziende agricole e quasi 46.000 di queste si occupa anche della vinificazione, con una superficie destinata alla coltivazione della vite pari a 652.000 ettari. Il comparto vinicolo italiano – sempre secondo Coldiretti – genera un valore di 10,6 miliardi di euro, dei quali la maggior parte derivanti dalle vendite all'estero. Inoltre, il vino in Italia assicura l'impiego di 1,3 milioni di persone dalla vigna alla cantina, fino alla distribuzione commerciale oltre ad attività e servizi connessi al vino.

 Negli ultimi cinque anni, a quanto pare e in termini generali, è inoltre cambiato il rapporto che gli italiani hanno con il vino, cioè tendono a favorire la qualità e il consumo consapevole. Si deve infatti osservare che, sebbene il vino non si possa in nessun caso escludere da queste considerazioni, chi decide di esagerare con l'alcol, generalmente sceglie altre bevande alcoliche. Merito, certamente, anche del cambiamento culturale che ha riguardato il vino negli ultimi venti anni, periodo durante il quale – non c'è dubbio – gli strumenti di comunicazione e la stampa si sono particolarmente dedicati alla bevanda di Bacco, soffermandosi, inoltre, al valore del territorio e l'unicità di quello che si produce dalla vigna. Innegabilmente, il vino ha assunto un ruolo elitario, perdendo la sua precedente identità di bevanda–alimento, elemento fondamentale della cultura e tradizione delle tavole dei popoli del Mediterraneo. Fa innegabilmente piacere sapere che il vino sta riconquistando la sua storica posizione dominante fra le preferenze degli italiani. Se poi è anche associato a un consumo consapevole, critico e tendenzialmente di qualità, non possiamo non essere contenti di questo. Lunga vita al vino!

Antonello Biancalana



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