Da qualche anno, parlando della vendemmia e cercando di fare sommarie previsioni,
si finisce sempre per sottolineare il crescente e preoccupante aumento delle
temperature estive – e ogni anno sembra essere peggio – e la conseguente
condizione di siccità. Negli ultimi anni, infatti, si ripetono le medesime
condizioni climatiche e le impressioni dei produttori sembrano puntualmente
coincidere con quelle dell'anno precedente. Troppo caldo, vendemmia anticipata,
buona qualità con diminuzione più o meno seria della quantità, scarsità delle
precipitazioni di piogge, sofferenza idrica della vite, conseguenti e inevitabili
condizioni critiche in vigna. Il 2022, poi, è stato evidentemente più afoso e
caldo del 2021, con pochissime piogge, maturazione delle uve – ovviamente in
sofferenza idrica – ampiamente anticipata ovunque in Italia. Non è un caso, per
esempio, che la vendemmia sia già iniziata in diverse regioni italiane e non solo
per le cantine che producono vini spumanti.
L'Italia, ovviamente, non è l'unico paese a fare i conti con le severe condizioni
climatiche di questa estate, poiché situazioni analoghe sono segnalate
praticamente in tutti i paesi dell'emisfero boreale. Non si tratta solamente di
una condizione critica per la viticoltura, poiché riguarda l'intero comparto
agricolo. La Francia, poi, sta registrando condizioni di siccità preoccupanti,
tali da sottoporre la vite a un'eccessiva sofferenza idrica. Questa particolare
condizione critica produce conseguenze diverse in accordo a diversi fattori. Il
peggiore, decisamente, riguarda il corso della maturazione, soprattutto in
estate, quando si realizza la fondamentale fase dello sviluppo degli acini e
delle sostanze in esso contenute. In altre parole, è un momento fondamentale e
cruciale che determina la qualità dell'uva e tutto quello che questa contribuisce
al migliore risultato enologico, per qualunque stile di vino. A questo, inoltre,
si deve considerare che non tutte le viti sono uguali.
Va detto, infatti, che la capacità della vite di adattarsi a uno specifico tipo
di terreno e scendere nella profondità del suolo alla ricerca dell'acqua, cambia
in accordo alla varietà, più specificamente, al tipo e alle caratteristiche del
portainnesto sul quale cresce. Com'è ben noto, a seguito della nefasta comparsa
della fillossera nei vigneti europei alla fine del'1800 e inizi 1900, la
coltivazione della vite è assicurata dall'impiego di portainnesti di varietà
resistenti agli attacchi di questo temibile afide. I portainnesti, esattamente
come le varietà di vite, sono diversi fra loro e ognuno ha capacità e
caratteristiche colturali tali da renderli adatti e opportuni per il tipo di
suolo specifico dove sarà piantato. Ci sono quindi portainnesti capaci di
resistere maggiormente alle condizioni di stress idrico, mentre altri necessitano
suoli umidi e capaci di trattenere l'acqua. La scelta del portainnesto della vite
– infatti – è eseguita in modo meticoloso sia in base alla varietà dell'uva,
sia del suolo dove nascerà il futuro vigneto.
Per quanto riguarda, nello specifico, la situazione in Italia, la vendemmia è
iniziata con una settimana di anticipo rispetto all'anno scorso e si prevede un
calo dei raccolti del 10%. Il motivo, in entrambi i casi, è determinato dalla
siccità e dalle temperature che, soprattutto nel mese di luglio, hanno
abbondantemente superato i 40 °C. I primi grappoli a essere raccolti in Italia
sono stati quelli della Sicilia, ai primi di agosto, seguita dalla Franciacorta
con la vendemmia delle varietà Pinot e Chardonnay. La produzione di vino in
Italia è attualmente stimata in circa 45,5 milioni di ettolitri, con un calo
– come già detto – del 10% rispetto al 2021. Le stime per la vendemmia 2022
fanno prevedere, in questo momento, un'annata di buona qualità, salvo cambiamenti
meteorologici improvvisi nel corso delle prossime settimane e che potrebbero
danneggiare i vigneti. In modo particolare, il verificarsi di piogge a ridosso
della vendemmia e, ancor peggio, di grandine, evento – quest'ultimo – che
causerebbe gravi danni alla sanità delle uve.
A onore del vero, non tutte le regioni italiane lamentano danni dal caldo e dalla
siccità allo stesso modo. Le differenze geografiche, territoriali e climatiche
– così diverse da nord a sud – determinano necessariamente la criticità dei
vigneti in modo diverso. In alcune regioni, infatti, le condizioni sembrano
essere più critiche, mentre in altre, soprattutto al nord del paese e nei
territori di montagna, non si registrano criticità particolari tali da
compromettere il raccolto. In verità, in nessuna regione d'Italia si registrano
– in questo momento – condizioni gravi e irreversibili tali da compromettere la
vendemmia, salvo il calo generale delle quantità che si registra un po' ovunque
in Italia. Poi, com'è ben noto per chiunque svolga un'attività agricola,
viticoltura compresa, è proprio nelle annate come questa – segnate da caldo
afoso e siccità più o meno grave – che si possono verificare episodi
meteorologici improvvisi e funesti, come per esempio grandini e piogge
abbondanti, che lasciano poco spazio alle speranze di raccogliere il frutto del
proprio lavoro.
La grave siccità, ovviamente, beneficerebbe enormemente da provvidenziali piogge
capaci di placare la sete del suolo e consentire quindi alle radici di
approvvigionarsi di acqua, un evento che potrebbe anche cambiare, in meglio,
l'esito della vendemmia 2022. Questo, ovviamente, riguarderebbe solamente le
varietà cosiddette tardive, cioè che maturano più tardi rispetto ad altre e che
potrebbero temere gli effetti di improvvisi cambiamenti meteorologici negativi.
Le varietà precoci, molto probabilmente, saranno state già raccolte un po'
ovunque e sicuramente nelle regioni più calde del Paese, visto che le temperature
di queste estate hanno imposto l'anticipo della vendemmia in diverse parti
d'Italia. Se la zona centromeridionale europea guarda da anni con non poca
preoccupazione all'aumento delle temperature estive e i lunghi periodi di
siccità, più a nord, invece, beneficiano con soddisfazione di questi cambiamenti
tanto da immaginare un importante futuro enologico.
Dal Regno Unito, infatti, fanno sapere che i cambiamenti climatici che si sono
verificati negli ultimi anni, stanno trasformando il paese in un territorio
ideale per la produzione di vino, in particolare quelli prodotti con certe uve e
certi stili. Se fino a qualche decennio fa la coltivazione della vite, quindi la
produzione di vino, era una possibilità inimmaginabile in quelle terre, l'aumento
delle temperature consentono oggi di produrre, e con successo, vini prodotti con
uve che prediligono climi freschi, come il Pinot Nero. Da oltremanica, infatti,
fanno sapere da tempo riescono a produrre vini spumanti che, nello stile, sono
piuttosto simili agli Champagne francesi, proprio per il fatto che il clima sta
cambiando, diventando sempre più simile a quello della Francia centrale e
settentrionale. Non solo: nel Regno Unito prevedono – non da meno – che il
probabile aumento delle temperature consentirà loro di divenire terra
ideale per i vini rossi, in particolare quelli prodotti con Pinot Nero. Insomma,
la Borgogna – e non solo – potrebbe avere un nuovo e temibile concorrente
nell'arco di una decina di anni.
Il professor Stephen Dorling, della Scuola di Scienze Ambientali dell'Università
di East Anglia, osserva infatti che l'attuale produzione spumantistica del Regno
Unito è caratterizzata da uno stile molto simile alle bollicine della Champagne
francese. Un risultato che è stato principalmente determinato dai cambiamenti
climatici tali da rendere il Regno Unito simile alla Francia. Questo cambiamento
fa inoltre pensare che le migliori condizioni di coltivazione per il Pinot Nero
si sposteranno, dalla Francia, verso nord, quindi nel Regno Unito. Nel frattempo,
fanno inoltre sapere da oltremanica, che nel 2018, e per la prima volta, la
produzione di vino rosso del Regno Unito ha superato quota 15,6 milioni di
bottiglie. Insomma, se nei paesi europei storicamente dediti alla viticoltura e
all'enologia – come l'Italia, appunto – ci si interroga con non poca
preoccupazione sul futuro del vino a causa dell'aumentare delle temperature
estive e della siccità, più a nord si intravvede un nuovo e glorioso futuro.
Intanto, secondo le previsioni, – con la vendemmia 2022 e grazie all'andamento
dell'annata – il Regno Unito confida di migliorare il risultato del 2018.
Personalmente, sono certamente convinto che i vignaioli dell'Europa enologica
– indipendentemente da quello che accadrà in Regno Unito – saranno capaci di
regalarci magnifici vini per l'annata 2022 e per quelle future. Italia compresa e
soprattutto, nonostante la difficile annata segnata da questo caldo opprimente e
terribilmente afoso. Alla salute!
Antonello Biancalana
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