Cultura e Informazione Enologica dal 2002 - Anno XXII
×
Prima Pagina Eventi Guida dei Vini Vino del Giorno Aquavitae Guida ai Luoghi del Vino Podcast Sondaggi EnoGiochi EnoForum Il Servizio del Vino Alcol Test
DiWineTaste in Twitter DiWineTaste in Instagram DiWineTaste Mobile per Android DiWineTaste Mobile per iOS Diventa Utente Registrato Abbonati alla Mailing List Segnala DiWineTaste a un Amico Scarica la DiWineTaste Card
Chi Siamo Scrivici Arretrati Pubblicità Indice Generale
Informativa sulla Riservatezza
 
☰ Menu


   Condividi questo articolo     Sommario della rubrica Editoriale Gusto DiVino 
  Editoriale Numero 227, Aprile 2023   
Elogio del Merlot e ChardonnayElogio del Merlot e Chardonnay  Sommario 
Numero 226, Marzo 2023 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 228, Maggio 2023

Elogio del Merlot e Chardonnay


 Già immagino molti di voi, cari lettori, alla semplice lettura del titolo di questo editoriale, abbiano fatto un'espressione di disappunto, chiedendosi – addirittura – per quale motivo Merlot e Chardonnay possano essere veramente meritevoli di un elogio. Immagino, non da meno, altri lettori che, leggendo lo stesso titolo, siano d'accordo con me e pensino – ebbene sì – Merlot e Chardonnay siano entrambi meritevoli di un elogio. Queste due varietà – a onor del vero, non le uniche – sono infatti fra le più divisive nelle discussioni e preferenze degli appassionati di vino. C'è infatti chi le vede come il male assoluto dell'enologia, a causa della loro tendenza enologica a “omologare” le qualità sensoriali di un vino, chi invece riconosce loro straordinaria eleganza e finezza. Una cosa è certa: Merlot e Chardonnay si contraddistinguono per la loro enorme personalità, tale da non passare mai inosservata quando sono parte della composizione di un vino, da sole o miscelate ad altre uve.


 

 In fin dei conti, non è certamente una colpa quella di essere dotati di grande personalità, piuttosto la responsabilità è di quelli che le associano a uve, per così dire, più timide e modeste. È evidente che, in questi sciagurati casi, Merlot e Chardonnay prevalgono inequivocabilmente senza concedere spazio alcuno – al limite, molto poco – agli sventurati compagni di miscela. Per quello che mi riguarda, Merlot e Chardonnay sono due grandissime varietà, capaci di produrre vini di magnifica classe ed eleganza. Questo non accade sempre, ovviamente, poiché queste due varietà – esattamente come tutte le altre – per raggiungere livelli di eccellenza richiedono l'esistenza e l'adozione scrupolosa di altrettante condizioni di eccellenza. Quando non si verifica, Merlot e Chardonnay sono capaci di creare vini banali, ordinari, perfino noiosi e senza alcuna emozione, salvo il fatto di farsi comunque riconoscere per alcune caratteristiche sensoriali che li accompagnano sempre e comunque. Più che dare la colpa a Merlot e Chardonnay, eventualmente, è più saggio attribuire la responsabilità a chi le ha usate in modo così inappropriato.

 Perché, riconosciamolo, per anni, anzi, decenni, ovunque nel mondo si è ricorso a queste due varietà con la speranza di compiere un miracolo enologico, come se fossero dotate di chissà quali magiche proprietà tali da trasformare qualunque vino in oro. Un vino è troppo esile? Senza carattere e personalità? Poco profumato? Troppo spigoloso? Nessun problema: basta aggiungere Merlot o Chardonnay – in accordo allo stile – ed è tutto risolto. Questo è accaduto – e continua ad accadere – in ogni paese vitivinicolo del mondo, anche in quelli nei quali il clima e il territorio non sono palesemente adatti alla coltivazione qualitativa di Merlot e Chardonnay. È vero che queste due varietà hanno una capacità di adattamento sorprendente e che, nel bene e nel male, la loro presenza in un vino difficilmente passa inosservata. Questo non significa che il loro apporto sia sempre positivo o risolutivo. In certi casi, calice alla mano, oltre a essere deludente, è perfino “ridicolo” e inappropriato.

 Quest'ultimo e sciagurato caso, non solo è ricorrente in molti vini prodotti con Merlot e Chardonnay, ma è anche evidentemente la causa dell'insofferenza verso queste due varietà. A tale proposito, si potrebbe fare una lista pressoché infinita di vini nei quali troviamo Merlot e Chardonnay – da soli o uniti ad altre varietà – con risultati decisamente “banali” e invadono il panorama vitivinicolo di ogni paese del mondo con risultati che non rendono onore né al Merlot né allo Chardonnay, tanto meno ai loro territori e produttori. Un fenomeno che inizia agli albori del 1900 – al di fuori della Francia, ovviamente – quando furono introdotte in molti paesi vitivinicoli del mondo quelle che poi sono state definite varietà internazionali e, fra queste, Merlot e Chardonnay, ovviamente. In Italia, fino a pochi decenni fa, si definivano addirittura “varietà migliorative”, con la ferma convinzione che la loro presenza fosse sufficiente a trasformare, per meglio dire, migliorare, qualsiasi vino grazie a una magia di straordinaria eccellenza.

 Quando si coltivano con criteri qualitativi elevati, in condizioni ambientali e climatiche adeguate, vinificati con non meno elevata qualità enologica – signore e signori, giù il cappello – Merlot e Chardonnay sono assolutamente e ineccepibilmente capaci di creare monumenti enologici di assoluta classe, finezza ed eleganza. Se, in questo momento, state immaginando che io stia, in qualche modo, alludendo, per esempio, a Bordeaux e Borgogna, ebbene sì, certamente e ineccepibilmente sì, avete immaginato benissimo. Non intendo dire che questi due territori siano gli unici nei quali Merlot e Chardonnay riescano a produrre grandissimi vini, poiché ci sono molti territori vitivinicoli del mondo nei quali queste due varietà – grazie anche alle giuste condizioni ambientali e tecnologiche – hanno ampiamente dimostrato vette di altissima eccellenza. Sarà forse un caso, comunque, che ovunque si coltivi Merlot e Chardonnay, con l'intento di farne vino, si guardi sempre e inevitabilmente a Bordeaux e Borgogna come esempi e riferimenti da “imitare”?

 La versatilità enologica di queste due uve è poi indiscutibile. Entrambe consentono di ottenere ottimi risultati enologici sia nella vinificazione in contenitori inerti sia – e ancor meglio – in quelli di legno, con particolare predilezione per le dimensioni modeste, come la barrique. Nei contenitori di legno, poi, sono capaci di grandi cose anche con la fermentazione e non solo con la maturazione. Inoltre, lo Chardonnay è ineccepibile interprete di spumanti metodo classico, sempre generoso di classe sopraffina, finezza ed eleganza. Anche in questo caso, se avete immaginato a una mia allusione ai Blanc de Blancs della Champagne, avete indovinato. Da parte mia, immagino alcuni di voi potrebbero obiettare sostenendo che, sia Merlot sia Chardonnay, tendono ad ammorbidire i loro vini in modo eccessivo, contribuendo quindi a una fastidiosa e noiosa omologazione sensoriale dei loro vini e di quelli dove sono impiegati insieme ad altre uve. Vero. Del resto è innegabile non riconoscere, poiché palese ed evidente, che queste due uve abbiano anche un carattere decisamente morbido.

 Ma sono anche molto più della loro morbidezza, soprattutto quando si considerano e si rispettano tutte le altre qualità organolettiche di cui sono dotati, qualora si coltivassero nei luoghi adatti e, soprattutto, vendemmiati al momento giusto. Nemmeno a dirlo, vinificati correttamente. Perché va detto – ebbene sì – sia Merlot sia Chardonnay, oltre alla morbidezza, hanno pure acidità e qualunque vino, indipendentemente dallo stile, che dovesse peccare in freschezza, risulterebbe sempre e comunque squilibrato e di certo poco piacevole. Anzi, assolutamente sgradevole. Del resto, se lo Chardonnay fosse solo morbidezza, sarebbe del tutto improbabile il suo impiego – e con enorme successo planetario – in così tanti vini spumanti metodo classico. Si può certamente disquisire sul modo, o meglio, i modi, utilizzati in vigna e in cantina con Chardonnay e Merlot, molto spesso discutibili. Questo è qualcosa che, innegabilmente, vale non solo per queste due varietà, ma per tutte. Pretendere, poi, che il solo impiego di due uve, e non solo Chardonnay e Merlot, possa in qualche modo e senza ulteriore fatica portare alla creazione di un vino di qualità, non solo è altamente opinabile ma anche la prova della discutibile capacità viticolturale ed enologica di chi ci crede e ne è perfino convinto. Questo, comunque e in ogni caso, non lede minimamente la reale reputazione e grandezza del Merlot e dello Chardonnay. Due grandi uve e madri di grandissimi vini, esempi magnifici di classe, eleganza e bellezza enologica.

Antonello Biancalana



   Condividi questo articolo     Sommario della rubrica Editoriale Gusto DiVino 
  Editoriale Numero 227, Aprile 2023   
Elogio del Merlot e ChardonnayElogio del Merlot e Chardonnay  Sommario 
I Sondaggi di DiWineTaste
Quale tipo di vino preferisci consumare nel mese di Aprile?


Risultato   Altri Sondaggi

 Condividi questo sondaggio   
Come scegli il vino da abbinare al cibo?


Risultato   Altri Sondaggi

 Condividi questo sondaggio   
Come consideri la tua conoscenza del vino?


Risultato   Altri Sondaggi

 Condividi questo sondaggio   


☰ Menu

Informativa sulla Riservatezza

Scarica la tua DiWineTaste Card gratuita  :  Controlla il tuo Tasso Alcolemico  :  Segui DiWineTaste Segui DiWineTaste su Twitter Segui DiWineTaste su Instagram

Scarica DiWineTaste
Copyright © 2002-2024 Antonello Biancalana, DiWineTaste - Tutti i diritti riservati
Tutti i diritti riservati in accordo alle convenzioni internazionali sul copyright e sul diritto d'autore. Nessuna parte di questa pubblicazione e di questo sito WEB può essere riprodotta o utilizzata in qualsiasi forma e in nessun modo, elettronico o meccanico, senza il consenso scritto di DiWineTaste.