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  Eventi Numero 201, Dicembre 2020   
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Numero 200, Novembre 2020 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 202, Gennaio 2021

Notiziario


 In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.

 

Etna DOC: Ottime Aspettative dalla Vendemmia 2020


 
Si è conclusa da pochi giorni la vendemmia alle pendici dell'Etna e i primi riscontri dai viticoltori dei quattro versanti che ospitano i vigneti di uve Etna DOC sono tutti all'insegna dell'ottimismo. «Siamo sicuramente molto soddisfatti e pensiamo di poter ottenere vini di grande livello dall'annata 2020» commenta Antonio Benanti, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC. «Il territorio dell'Etna è eterogeneo per natura. Non mi riferisco solo all'effetto che le colate laviche, nel corso del tempo, hanno avuto nella creazione di tante straordinarie differenze e sfumature anche su terreni molto vicini tra loro. Qui i vigneti, rigorosamente di varietà autoctone, si estendono ad altitudini variabili, dai 400 fino ad oltre 1000 metri, e su versanti differenti, con microclimi del tutto peculiari. Al netto di questa straordinaria varietà che ci contraddistingue, quest'anno abbiamo potuto riscontrare alcuni aspetti oggettivi, presenti un po' ovunque, che ci fanno pensare ad un'annata in grado di regalare vini di notevole equilibrio ed eleganza. Aspetti che spesso caratterizzano i vini etnei, ma che quest'anno crediamo saranno particolarmente accentuati».
La vendemmia etnea è iniziata nella seconda metà di settembre con la raccolta delle prime uve per le basi spumante e si è conclusa, tra le ultime in Italia, a fine ottobre con le due varietà a bacca rossa, il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio. «Un primo aspetto da sottolineare è che, a parte singoli e circoscritti casi, non abbiamo registrato danni dovuti a grandine o gelate – continua Antonio Benanti – Non è un fattore così scontato».
«La maturazione delle uve è stata generalmente regolare e, pur considerando le peculiarità di ogni varietà, le differenti altitudini e caratteristiche dei quattro versanti, sicuramente eccellente. «Mediamente le varietà a bacca bianca, a partire dal Carricante, sono maturate più tardivamente rispetto ad altri anni nei quattro versanti dell'Etna. Le uve a bacca rossa, invece, hanno avuto una maturazione più regolare e una data di vendemmia classica».
Anche se è ancora troppo presto per poter fornire dati in tal senso, la vendemmia 2020 sembra essere soddisfacente anche dal punto di vista quantitativo. «La raccolta si è appena conclusa e quindi è prematuro fornire delle stime sui volumi. La prima impressione è di un'ottima annata sotto tutti gli aspetti, e questa è una buona notizia considerando che sta per concludersi un anno davvero complicato a causa dell'emergenza sanitaria in corso causata dalla pandemia» afferma il Direttore del Consorzio, Maurizio Lunetta.
Scendendo nel dettaglio dei differenti versanti dell'Etna, non mancano le conferme circa la qualità della vendemmia appena conclusa, ma al tempo stesso la fotografia delle tante differenze presenti all'interno di una denominazione ricca di sfaccettature. «È certamente un'annata che ci sentiamo di definire eccellente» commenta Margherita Platania, produttrice del versante Sud-Ovest, con vigneti posizionati a ben 1000 metri di altitudine. «La fase iniziale della stagione è stata leggermente anticipata, ma in generale abbiamo registrato un andamento della maturazione regolare. Le condizioni climatiche di questo versante, con più ore di irraggiamento solare e grandi escursioni termiche tra il giorno e la notte, ottima ventilazione e scarsità di piogge, ci hanno consentito di protrarre la data di inizio della vendemmia e ottenere così una lenta e perfetta maturazione dei grappoli, comprese bucce e vinaccioli. Siamo soddisfatti, le uve promettono grandi cose».
Spostandoci a Sud-Est, zona che beneficia sia dell'influenza del mare che di una eccellente luminosità, si trovano le condizioni ideali per la coltivazione sia del Nerello Mascalese che del Carricante, il commento rimane positivo. «La maturazione delle uve è stata molto equilibrata, con le uve a bacca bianca in ritardo di circa una decina di giorni rispetto al solito, tanto che le abbiamo vendemmiate insieme a quelle a bacca rossa» spiega questa volta Fabio Costantino, produttore con vigneti posizionati tra i 500 e i 600 metri sul livello del mare. «Quest'anno la crescita della parte vegetativa sia in campo che sulla vite è stata decisamente abbondante: un segnale che evidenzia un grande benessere della pianta e che ha reso necessaria una cura ancora più attenta in vigna».
Il versante Est, incastonato tra il vulcano e il mare con vigneti spesso molto ripidi, si caratterizza per la presenza preponderante del Carricante, che qui assume note di freschezza e incisività di particolare distintività. «È stata un'annata che non facciamo fatica a giudicare come molto bella, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo» spiega Fabio Percolla, con vigne posizionate a 900 metri affacciate sul mare. «Il tempo, quest'anno, è stato un ottimo compagno di viaggio: abbiamo portato in cantina uve sanissime che, volendo, sarebbero potute rimanere anche più tempo in pianta. La piovosità, tipicamente presente su questo versante, che si concentra soprattutto nel periodo di ottobre e novembre, quest'anno è stata meno presente e ci ha consentito di vendemmiare con maggior serenità».
Sul versante Nord, infine, tradizionalmente riconosciuto come la zona principe per il Nerello Mascalese e dove, alle quote più alte, solitamente si vendemmiano gli ultimi vigneti della DOC, le parole d'ordine sono equilibrio, profondità e freschezza. «L'annata 2020 la possiamo considerare più che soddisfacente, con punte di eccellenza assoluta nei cru» commenta il produttore Marco De Grazia, dai suoi vigneti ubicati tra i 600 e i 1000 metri di altitudine. «L'annata è stata caratterizzata da una primavera fresca e piovosa seguita da un'estate con pochi picchi di caldo a metà agosto. Abbiamo registrato, di conseguenza, un notevole ritardo nell'invaiatura e nella maturazione in generale, sia del Carricante che del Nerello Mascalese. Infine, un ottobre sorprendentemente mite, accompagnato da una straordinaria ricchezza vegetativa, ci ha concesso una lenta e lunga maturazione e alla fine uve sanissime».
«Siamo fiduciosi, è una vendemmia che ci consente di vinificare uve molto sane e dotate di tutte le caratteristiche necessarie, in tutti i versanti, per ottenere vini di grande equilibrio e finezza» conclude il presidente Benanti.

Nuove Tipologie per l'Asti DOCG

Il Consorzio per la tutela dell'Asti Spumante e del Moscato d'Asti DOCG annuncia l'entrata in vigore di storiche modifiche del proprio disciplinare, approvate dal Ministero dell'Agricoltura. Questi cambiamenti sono volti ad ampliare la gamma delle tipologie dell'Asti Spumante legate al residuo zuccherino e a dare sempre più dignità a quelle vigne che dal 2014 – per prime tra le colline vitivinicole italiane – sono state riconosciute come Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte che l'Unesco ha dichiarato Patrimonio dell'Umanità.
Oltre ad aspetti più tecnici, è importante sottolineare la possibilità di inserire, per l'Asti Spumante DOCG, nuove tipologie legate al residuo zuccherino, potendo quindi ampliare la gamma, oltre alle definizioni Demi Sec, Secco/Dry ed Extra Dry, anche con Brut, Extra Brut, Brut Nature o Pas Dosé. «È un'estensione naturale che favorisce la varietà degli Asti Spumante in tipologie diverse dalla versione più conosciuta “Dolce”, e che ha come obiettivo primario quello di andare incontro a un gusto sempre più differenziato dei consumatori offrendo un ventaglio più ampio di possibilità» è il commento di Romano Dogliotti, presidente del Consorzio dell'Asti e del Moscato d'Asti DOCG.
«Non è solo un aspetto tecnico – fa rilevare Giacomo Pondini, direttore del Consorzio – per le aziende che producono e credono nelle tipologie ulteriori rispetto all'Asti DOCG “Dolce”, avere la possibilità di valorizzare il vitigno aromatico per eccellenza, il Moscato bianco, tra la gamma completa di residui zuccherini prevista ora dal disciplinare, è uno strumento utilissimo dal punto di vista commerciale, per raggiungere gli estimatori di questa uva, e dei nostri territori, in tutto il mondo. Una chance in più che siamo convinti sarà apprezzata e utilizzata al meglio».
Le novità non finiscono qui. Tra le modifiche approvate ci sono quelle che permetteranno all'Asti Spumante (sia Metodo Martinotti sia Metodo Classico) la possibilità di una specificazione aggiuntiva delle sottozone “Santa Vittoria d'Alba” e “Strevi”, due delle storiche enclave in provincia di Cuneo e di Alessandria in cui si coltiva il Moscato Bianco.
C'è inoltre l'estensione a tutte le tipologie di Asti Spumante, Moscato d'Asti e Moscato d'Asti vendemmia tardiva dell'uso del termine “vigna” seguito da toponimo o nome tradizionale.
«Sono questi – conclude Romano Dogliotti – importanti riconoscimenti al nostro territorio e a un paesaggio che non a caso nel 2014, primo in Italia, l'Unesco dichiarò Patrimonio dell'Umanità. Ora questo orgoglio legato alla nostra terra potrà firmare anche le nostre etichette. In un mercato sempre più competitivo e che rischia l'omologazione è una differenziazione non da poco».

USA e Cina “nel Mirino” dei Vini d'Abruzzo

In un momento di stallo per il settore, con la chiusura del mondo Horeca a causa dell'emergenza sanitaria, il Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo supporta le Aziende nel veicolare – anche se digitalmente e senza la possibilità di raccontarle dal vivo – i valori, il territorio e le potenzialità che stanno dietro ai vini abruzzesi e che, anno dopo anno, li stanno aiutando ad affermarsi sempre più sui mercati internazionali.
Il Consorzio annuncia quindi l'attività, organizzata con il prezioso supporto di Veronafiere e Colangelo & Partners, in calendario per il 24 novembre – durante l'appuntamento annuale, e per quest'anno, rigorosamente digitale di Wine2Wine – e rivolta agli stakeholder del mondo del vino targato USA. Il programma prevede uno speciale focus con degustazione guidata dedicati ai vini della Regione Verde d'Europa; diverse le aziende coinvolte che andranno a raccontare le sfaccettature delle DOC Montepulciano d'Abruzzo, Trebbiano d'Abruzzo, Cerasuolo d'Abruzzo e Villamagna senza tralasciare bianchi fermi come l'Abruzzo Pecorino che continua ad affermarsi come un vino estremamente versatile e di grande pregio.
«Gli Stati Uniti si confermano mercato importante per le nostre aziende – racconta Valentino Di Campli presidente del Consorzio – Negli ultimi tre anni vi è stata una costante crescita dell'export verso questo Paese e, in un anno che farà, purtroppo ma per forza di cose, registrare una frenata da parte del nostro comparto, lascia ben sperare che nel primo semestre del 2020 i vini abruzzesi abbiano conservato un trend positivo, certo dovuto al ruolo strategico svolto dal canale della grande distribuzione durante i vari mesi di lockdown; per questo vogliamo andare a parlare ancora una volta a importatori, ristoratori, sommelier e giornalisti in occasione del Wine2Wine per innalzare la loro sensibilità nei confronti dei nostri vini con la speranza che si possano presto tornare a degustare anche nei locali, target cruciale per gran parte delle aziende che non sono presenti nella distribuzione organizzata».
Il Consorzio è stato inoltre protagonista, con una masterclass dedicata al Montepulciano d'Abruzzo, alla terza edizione del QWine Expo, la fiera internazionale dedicata al vino italiano in che si è tenuta a Qingtian, nella provincia dello Zhejiang, in Cina, dove le manifestazioni continuano e si confermano momenti fondamentali per la promozione del vino.
«La Cina è un mercato con ampi margini di crescita su cui stiamo investendo da diversi anni – spiega Di Campli – analizzando la necessità di andare anche a “formare” il pubblico di riferimento in questo Paese dove non vi è una cultura del vino già radicata e quindi informazione e formazione qui sono propedeutiche alle vendite, per questo tra dicembre e gennaio abbiamo in programma diversi corsi di approfondimento sui vini abruzzesi dedicati a importatori, operatori, giornalisti ma anche wine lovers; andremo a insistere sul forte legame vino e territorio e su quelle caratteristiche che rendono i nostri vini diversi dagli altri, anche se il Montepulciano d'Abruzzo è già molto apprezzato dai cinesi possiamo fare molto di più e ampliare il ventaglio di proposte da inserire anche su questo mercato».
Il corso di formazione è strutturato su più livelli e parlerà di vitigni, caratteristiche, numeri, tecniche di servizio e di abbinamento rivolgendosi ai professionisti del settore ma si entrerà anche nel dettaglio della natura e della ricchezza paesaggistica, culturale e culinaria dell'Abruzzo di fronte ai wine lovers. In programma, per lo stesso periodo, due masterclass – sempre per i professionisti – dedicate al Montepulciano d'Abruzzo nelle città di Chengdu e Xian e due tasting events nelle città di Xiamen e Xian. In quest'ultimo caso i partecipanti sono gli operatori del settore Food&Beverage, gli operatori del settore Hotellerie, giornalisti e social influencers, wine educators, sommelier, studenti delle facoltà di Enologia di varie Università cinesi, rappresentanti di istituzioni cinesi, rappresentanti di istituzioni italiane in Cina e wine lovers. I produttori potranno anche intervenire direttamente con il loro importatore in Cina.
Questa è solo la prima parte di un progetto molto ampio pensato dal Consorzio per la Cina che vedrà anche la realizzazione del primo club dedicato al Montepulciano d'Abruzzo, per operatori e wine lovers che saranno coinvolti sia con eventi sul territorio locale sia con visite in Abruzzo alla scoperta delle tante anime di questa terra e della sua proposta enologica.

Vinitaly-Nomisma: le Stime del Commercio di Vino nel 2020

La pandemia condiziona il commercio mondiale di vino, ma anche qui l'impatto varia a seconda dei casi. Per l'Italia, che nel 2020 chiuderà il proprio export con un -4,6% a valore (6,1 miliardi di euro) sull'anno precedente, gli effetti saranno complessivamente più leggeri rispetto al trend globale (-10,5%) e ancora di più sul principale player del settore, la Francia, costretta a rinunciare al 17,9% delle proprie esportazioni.
Un quadro confortante se si considera l'aumento delle quote di mercato guadagnate dal vigneto Italia; allarmante se si considera l'asimmetria di un dato generale che cela forti ribassi in diverse fasce, a partire dalle piccole imprese ad alto tasso qualitativo. È il flash dell'analisi a cura dell'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor “Focus mercati - consumi e previsioni import 2020” presentata al wine2wine di Veronafiere, nel corso dell'evento di confronto della filiera con i vertici delle associazioni di rappresentanza e l'Ice.
In termini assoluti, la contrazione del valore delle importazioni mondiali di vino stimata (su base doganale) sarà di oltre 3 miliardi di euro rispetto al 2019, soprattutto per effetto delle mancate vendite per oltre 1,7 miliardi di euro del suo market leader, la Francia. Il forecast sull'Italia si ferma invece a -300 milioni di euro, complice anche il boom (+15%) delle esportazioni nel primo bimestre dell'anno, che ha attenuato il passivo.
Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: «Il dato generale sulle stime previsionali dimostra come l'Italia sia stata in grado di opporre anticorpi efficaci alla crisi. Il rapporto qualità-prezzo, una più variegata diversificazione dei canali di vendita e lo scampato pericolo dei dazi aggiuntivi negli Stati Uniti hanno consentito di ridurre le perdite all'estero, ma il rovescio della medaglia è fatto di tante piccole e medie aziende del vino che, al contrario delle altre, hanno perso i propri riferimenti commerciali – in particolare dell'horeca – e stanno pagando uno scotto molto più rilevante della media. È questo segmento, decisivo per il nostro made in Italy, che occorrerà salvaguardare sin da subito».
Tengono, e talvolta incrementano, le aziende italiane maggiormente presenti sui canali di vendita della GDO, spesso imprese di dimensioni medio grandi con numeri importanti. Calano invece, anche oltre il 50%, le medio-piccole orientate sui canali retail e nell'horeca. E gli sparkling, (-5,7%) simbolo del fuori casa e della festa, fanno peggio dei fermi (-4,5%) per la prima volta dopo 11 anni (2009). Giù il prezzo medio all'export dell'intera categoria di oltre il 9%, mentre i fermi perdono il 2%.
Per il responsabile dell'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: «Uno dei principali rischi che derivano dalla riduzione delle importazioni nei top mercati di sbocco, unito alla diminuzione della domanda sul mercato nazionale, è quello di un decremento dei prezzi di vendita dei nostri vini che vanificherebbe tutti gli sforzi messi in campo in questi anni per un miglior posizionamento di prezzo delle nostre produzioni, con effetti a catena su tutte le imprese e denominazioni. Un rischio concreto, se si pensa che quasi 2 aziende intervistate su 10 nell'indagine qualitativa hanno dichiarato che per contrastare la riduzione degli acquisti e delle forniture stanno pensando a sconti/promozioni per attirare la clientela».
Il -4,6% a valore per il vino italiano è frutto delle stime previsionali sui principali mercati del commercio mondiale del vino, oltre ai focus realizzati in alcuni tra i principali Paesi buyer analizzati (Usa, Germania, UK, Cina, Giappone, Russia e Australia).
Il Belpaese riuscirà a contenere le perdite e a incrementare sensibilmente le quote di mercato nei suoi 2 principali mercati chiave – gli Stati Uniti (-2% a valore, a 1,7 miliardi di euro) e la Germania (-3%, a 918 miliardi di euro). Un risultato che rappresenta una mezza vittoria se si considera che il calo generale delle importazioni statunitensi (-10,1%, con la Francia a -23%) è di 5 volte superiore al dato italiano, mentre per la Germania la variazione media dell'import è del -7,7%. Stop significativo invece nel Regno Unito, sempre più lontano dalle forniture europee, con i produttori di Italia e Francia che perderanno rispettivamente il 12,1% e il 16,7%, a fronte di una variazione positiva della domanda sul “Nuovo mondo” di quasi il 5%.
Prosegue la contrazione del mercato cinese (-32% sul prodotto Italia, -29% la variazione totale) e di quello giapponese, che vira in negativo (-15,1%) dopo l'exploit del 2019, così come il Canada (-7,7%). Giù anche la domanda australiana (-3,8%) e russa, che con un valore previsto di 279 milioni di euro segnerà un calo per il vino tricolore del 7,5%. La performance italiana risulta infine generalmente meno deficitaria rispetto ai competitor grazie alla tenuta di alcune piazze di peso, come la Svizzera (+4,3%) e la Svezia (+2,2%) tra le pochissime a presentare luce verde.

Sicilia DOC: Netta Ripresa della Produzione nell'Ultimo Trimestre

Il Consorzio di tutela vini DOC Sicilia ha registrato, nell'ultimo trimestre di quest'anno, una netta ripresa della produzione vinicola: ad agosto e settembre c'è stato un incremento dell'imbottigliato DOC Sicilia del 13 e del 26 percento rispetto allo stesso periodo del 2019.
Una spinta che porta a 75milioni e 515mila le bottiglie prodotte da gennaio a ottobre 2020 contro gli 80 milioni di bottiglie del 2019. Gli effetti negativi causati dall'epidemia da Covid-19 si confermano quindi meno penalizzanti per la produzione della DOC Sicilia che ha recuperato posizioni ed è attualmente a meno 7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Nel primo quadrimestre 2020, quindi in pieno lockdown, la DOC Sicilia aveva registrato un calo di produzione dell'11% rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre l'intero comparto del vino italiano di qualità toccava un calo del volume nettamente superiore.
La crescita dell'imbottigliato dell'ultimo trimestre della DOC Sicilia – a ottobre si è avuto un calo dell'8% rispetto alla produzione del 2019 (52,705 ettolitri imbottigliati nel 2020 contro i 57,451 ettolitri dell'anno precedente) – risente quindi in modo positivo dell'allentamento delle misure di contenimento della pandemia che hanno riguardato tutti i mercati di riferimento per il consumo di vino siciliano. La quantità di export dei vini della DOC Sicilia è di circa il 56% del prodotto totale.
«I dati dell'ultimo trimestre sono in linea con le aspettative del CDA del Consorzio che ha rimodulato negli ultimi mesi le attività di promozione specialmente in USA, Cina e Canada, calibrandole alle misure di contrasto alla pandemia decise dai singoli Paesi e monitorando i consumi» dice Antonio Rallo, Presidente del Consorzio di tutela vini DOC Sicilia. «In USA, Canada e Cina sono state realizzate – e altre sono in corso – campagne pubblicitarie, iniziative di PR e sui Social che hanno contribuito ad accrescere le informazioni sulla Sicilia e sui vini imbottigliati dalle aziende della DOC Sicilia».
A oggi sono più di 460 le aziende che imbottigliano secondo il Disciplinare del Consorzio di tutela vini DOC Sicilia, quasi 25.000 gli ettari rivendicati e più di 8.354 le aziende viticole.

 

Evoluzione del Consumo di Pinot Grigio Italiano negli USA

È andata in onda martedì 24 novembre pomeriggio, in forma digitalizzata, la Conferenza “From commodity to domestic wine: the success of Pinot grigio in the USA in the lockdown era”, promossa dal Consorzio delle Venezie DOC nell'ambito del Wine2wine, il Business Forum internazionale dell'industria del vino organizzato dal Vinitaly International.
Un tema che interessa molto da vicino gli operatori del settore – e in particolar modo, quelli del vino italiano – trattato da autorevoli esponenti della produzione e della distribuzione di Pinot Grigio negli Stati Uniti, quali il MW Nicholas Paris, Direttore del Global Sourcing dei vini europei per il colosso E. & J. Gallo Winery e Sandro Sartor, AD di Ruffino e Constellation Brands, e analizzato, in apertura di sessione, anche dalla CEO di Wine Intelligence Lulie Halstead. A introdurre la conferenza il Presidente del Consorzio delle Venezie DOC Albino Armani.
Il caso osservato da Wine Intelligence riguarda precisamente le variazioni di consumo di vino all'interno di diversi Paesi del Mondo, nel corso del tristemente eccezionale 2020. I dati raccolti hanno evidenziato un sostanziale incremento per tutti i territori presi in esame, in particolare per gli USA, che registrano un +19%. Si è voluto puntare i riflettori, quindi, proprio su questo mercato, in cui l'innalzamento del trend è andato di pari passo con un cambiamento delle abitudini, nonché una precisa direzione sulle scelte di consumo.
«Si tratta a tutti gli effetti di una crescita della frequenza di consumo – afferma Lulie Halstead, CEO di Wine Intelligence – che si sposta all'interno dell'ambiente domestico, slegandosi dal fattore cibo e dalla cosiddetta food occasion; e, inoltre, a trainare il trend positivo degli ultimi mesi sono le donne». Ciò che rivela lo studio, infatti, è l'affermarsi del consumo di vino al di fuori dai pasti, perlopiù al termine di una giornata di lavoro. Il vino, negli USA del 2020, ha assunto il ruolo di piacere concesso, quel momento di relax da prendersi a fine giornata, seppur all'interno delle mura di casa. Se inserito nel contesto del pasto, il vino ha iniziato a presenziare sulle tavole più frugali e quotidiane, discostandosi dalla vecchia concezione di saltuarietà del consumo. Il caso di successo del Pinot Grigio, in tal senso, è da attribuire ad un trend di vendite stabile dal 2016 ad oggi – senza subire flessioni anche nell'anno della peggiore crisi economico-sanitaria dell'ultimo secolo – rispetto invece altre varietà bianche come chardonnay, moscato e riesling, che registrano invece lievi cali.
Si conferma il ruolo principale del vitigno nella scelta del prodotto da parte del consumatore, con un peso che si attesta ancora sul 73%. Ciò evidenzia come sia proprio tale fattore il principale motore della scelta e come sia sempre il medesimo a determinare l'affezione al prodotto. Per ciò che concerne il Pinot Grigio nello specifico, si rileva certamente un interessante incremento delle vendite sia entro il canale della GDO sia dalle piattaforme e-commerce.
«Il Pinot grigio ha registrato un buon successo poiché i consumatori lo conoscevano; nella difficoltà le persone volevano qualcosa di cui potersi fidare, perché non sapevano cosa sarebbe successo. E il Pinot Grigio rispondeva proprio a questa necessità. Nello specifico le vendite dei nostri Pinot Grigio hanno registrato una crescita che va dal +15% al +30% nel mercato USA, a partire da marzo e nel corso degli otto mesi successivi». Con queste parole il Master of Wine Nicholas Paris, Direttore del Global Sourcing of European Wines per il colosso E&G Gallo Winery – gruppo che da oltre vent'anni importa vino italiano negli USA – conferma il trend poc'anzi descritto e suggerisce la sua chiave di lettura del successo del Pinot grigio nel mercato statunitense. Quel desiderio di relax al termine della giornata lavorativa, quel piacere ritagliato all'interno di un difficile tempo di lockdown come fosse un privilegio – non di lusso – trova complice soddisfazione nella leggerezza fresca, fruttata, profumata e godibile del Pinot Grigio. Un vino quasi spensierato, che fluttua per un attimo sopra la coltre della pandemia e delle durezze del nostro tempo, consentendo alla mente e al corpo di trarre un benefico ristoro. Ma soprattutto il Pinot Grigio nel consumo statunitense rappresentava qualcosa di conosciuto, diventando un prodotto rassicurante.
Questi dati denotano come il Pinot Grigio si sia affermato entro le abitudini di consumo dei cittadini USA, passando decisamente da una concezione di un vino “commodity”, reperibile ovunque, a una di “domestic wine” e affermano come la scelta da parte dei consumatori di questo specifico prodotto diventi sempre più consapevole e mirata.
Questo trend regala certamente possibilità e opportunità al Pinot Grigio nostrano, specialmente quando questo è associato al principio cardine della qualità del prodotto. In tale ottica, come mostrano le analisi presentate dall'Amministratore Delegato del Gruppo Ruffino e CB EMEA Sandro Sartor, il recente riconoscimento della DOC al Pinot Grigio delle Venezie – presente in grande scala all'interno del mercato USA – permetterà di generare valore e implementare ulteriormente le attività di informazione e promozione oltreoceano. «Oggi la maggior parte dei consumatori di vino statunitensi non è ancora perfettamente al corrente delle implicazioni e delle specifiche contenute nel concetto di Denominazione d'Origine. Non solo, anche sul significato di tradizione italiana e di provenienza, se non accompagnato da un marchio potente come nel caso del nostro Chianti Classico, si riscontra una buona dose di incertezza. Solo il 17% dei consumatori intervistati ritiene, infatti, che questo sia un fattore determinante nel processo d'acquisto. I consumatori americani si dimostrano tuttavia sensibili ai valori della DOC una volta che vengono loro illustrati e questo, nel caso del Pinot Grigio delle Venezie, deve rappresentare uno stimolo per un'ulteriore crescita nell'immediato futuro. Il Consorzio ha svolto finora un buon lavoro, ma c'è ancora ampio margine di manovra per rendere più familiare agli acquirenti americani il concetto di certificazione, di sicurezza, di controllo e di elevata qualità sia della materia prima che della sua trasformazione».
Sentiti i ringraziamenti di Albino Armani a chiusura della sessione: «Per il futuro sarà sempre più importante continuare a creare azioni coordinate tra la nostra DOC e grandi esperti del mercato del Pinot Grigio, così come accaduto in questo seminario. Siamo onorati di aver ospitato oggi personalità così autorevoli nel mondo del vino Italiano e globale e del Pinot Grigio in particolare, che hanno portato testimonianze significative a supporto dello studio sopra descritto riferito al mercato statunitense, di assoluto riferimento per la DOC delle Venezie. Ci gratifica la collaborazione attiva dimostrata oggi e speriamo di continuare a ricevere da tutti input interessanti per arrivare ad un'ulteriore crescita e riconoscibilità».



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