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  Editoriale Numero 9, Giugno 2003   
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Numero 8, Maggio 2003 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 10, Estate 2003

Viaggi alla Ricerca di Bacco


 Uno dei tanti positivi effetti del rinnovato interesse per il vino è la crescente curiosità della gente sull'argomento e, con questo, anche agli altri argomenti che sono ad esso legati, come le tradizioni gastronomiche e folcloristiche, una maggiore attenzione, o almeno il tentativo di porre maggiore attenzione, su ciò che si mangia e sulla sua qualità. Chi ama il buon vino e il vino di qualità, ama allo stesso modo il buon mangiare e il mangiare di qualità; coloro che hanno la consapevolezza del buon bere, poco ma buono, sembrano sfuggire maggiormente alle “tentazioni” di un'alimentazione fugace, rapida e meno accorta, e certamente meno salutare.

 Questa tendenza, sia al buon bere, sia al buon mangiare, ha, di fatto, ridato un vero e proprio impulso al turismo, soprattutto a quelle zone periferiche alle belle città d'arte, ricchissime di patrimoni tradizionali, enologici, gastronomici. Capita sempre più spesso, nei programmi e nelle escursioni turistiche della gente, di prevedere certamente visite presso le città d'arte e, nel contempo, prevedere anche apposite visite nei luoghi tradizionali a queste vicine che consentono di scoprire le culture e le tradizioni gastronomiche ed enologiche della zona. Questa tendenza ha consentito a molte strutture ricettive di organizzarsi in modo specifico e in modo da poter offrire anche la possibilità di apprezzare le prelibatezze delle proprie zone.


 

 Anche le cantine non sono rimaste fuori da questa opportunità: da molti anni si registra un vero e proprio interesse dei consumatori a visitare i luoghi di produzione dei loro vini preferiti, le cantine aprono volentieri le loro porte alla gente, qualcosa che, va riconosciuto, è sempre appartenuto alla tradizione di accoglienza delle cantine, la gente può rendersi conto di persona come le cantine lavorano e producono i loro vini, respirare l'aria di quei luoghi, e, alla fine, tornare alle proprie abitazioni con un bagaglio culturale certamente arricchito. Inoltre, le cantine dei diversi paesi vinicoli del mondo si sono organizzate stabilendo un giorno specifico dell'anno, spesso festivo, in cui aprono le loro porte alla gente, offrendo i propri vini accompagnati dai cibi del luogo, organizzando visite guidate alle strutture di produzione della cantina. Queste iniziative, è oramai un fatto concreto, riscuotono ogni anno un successo crescente.

 La rivalutazione di vini meno conosciuti e, spesso, prodotti in zone piuttosto ristrette e sconosciute, lontano dalle grandi città e quindi raramente meta di visitatori, sta vivendo un inaspettato momento di gloria grazie proprio ai vini che da sempre si sono prodotti in quei luoghi. Grazie al vino e all'interesse della gente nel conoscerli meglio, anche i cosiddetti “centri minori”, le zone rurali e più remote, hanno avuto la possibilità di potere essere rivalutate; nuove strutture ricettive sono state create appositamente per questo scopo aiutando, di conseguenza, anche le economie locali. Insieme ai vini di questi luoghi, e se si va per bere, si finisce sempre e inevitabilmente per mangiare, hanno avuto la medesima opportunità anche i prodotti gastronomici tipici, alcuni praticamente scomparsi, sono stati rivalutati e giustamente proposti ai visitatori. Tutto questo è, ovviamente, un fatto straordinario e importante, positivo e nobile, in un mondo che tende sempre più verso la triste omologazione delle cose e delle abitudini, con queste, purtroppo, anche le abitudini alimentari, è stupefacente sapere che tutto questo sia utile alla rivalutazione delle preziosissime e fondamentali culture e tradizioni locali, da considerarsi certamente come e veri e propri monumenti delle nostre società.

 Rivalutare le tradizioni e i prodotti dei luoghi significa anche avere a disposizione una maggiore scelta di prodotti e di opportunità, sotto ogni aspetto, un ottimo sistema per sfuggire alle abitudini e per essere liberi, finalmente, di scegliere, una scelta dettata dalla consapevolezza e non dall'imposizione. Ben vengano quindi i cosiddetti “viaggi enoturistici”, ben vengano quelle possibilità che consentono ai consumatori di conoscere nuovi luoghi e nuovi prodotti, che gli consentano di aumentare la propria cultura e la propria libertà di scelta. Inoltre, quale modo può essere migliore, nella conoscenza di qualunque cosa, se non andarla a conoscere e ad apprezzare nei luoghi dove questa è nata, cresciuta e valorizzata? Non da ultimo, visitando i luoghi che interessano, supponiamo, dal punto di vista enologico e pertanto il motivo principale della visita, consentirà inoltre di scoprire anche altri aspetti che nemmeno si immaginavano.

 Con l'arrivare della stagione estiva, è molto probabile che ognuno abbia già pensato come trascorrere le proprie vacanze, avrà già stabilito quali luoghi e quali mete saranno previste nei loro viaggi; se si considerano gli itinerari, ci si accorgerà che si passerà in mezzo a zone e in luoghi che hanno probabilmente un interesse anche dal punto si vista enologico, una buona ragione per fermarsi, contemplare la bellezza dei luoghi, magari in compagnia di un calice di buon vino locale.

 



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La Posta dei Lettori


 In questa rubrica vengono pubblicate le lettere dei lettori. Se avete commenti o domande da fare, esprimere le vostre opinioni, inviate le vostre lettere alla redazione.

 

Nel redazionale “La Guerra delle Bollicine” pubblicato sul numero 7, Aprile 2003, si fa riferimento ai Franciacorta e del fatto che siano buoni. Purtroppo non ho una buona conoscenza sui Franciacorta. Anche questi vini si definiscono spumanti? Quali sono i Franciacorta più tipici?
Sang-Hun Chi -- Busan (Corea del Sud)
I Franciacorta, prodotti nell'omonima zona della Lombardia, nei pressi di Brescia, sono certamente da considerarsi fra i migliori vini d'Italia, la loro qualità, in termini generali, è oramai universalmente considerata elevata. Secondo la legge Italiana, ogni vino che contiene anidride carbonica e ha una pressione minima di 3 atmosfere alla temperatura di 20°, si definisce “spumante”. Nonostante i Franciacorta, dal punto di vista merceologico, abbiano queste caratteristiche, non possono essere definiti, in accordo ad una specifica legge Italiana, spumanti, in quanto definizione generica e riduttiva, ma esclusivamente e unicamente “Franciacorta”. Questi vini sono prodotti con il metodo della rifermentazione in bottiglia, nella Franciacorta definito come Metodo Franciacorta, utilizzando le uve Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Bianco, con l'eccezione della tipologia Satèn che è unicamente prodotta con uve bianche (Chardonnay e Pinot Bianco). I tempi di produzione per le tipologie senza millesimo prevedono un periodo di almeno 25 mesi, di cui almeno 18 di rifermentazione in bottiglia e a contatto con i lieviti, mentre i Franciacorta millesimati prevedono un periodo minimo di 37 mesi, di cui almeno 30 di rifermentazione in bottiglia. Le tipologie di Franciacorta previste sono: Non Dosato (o Pas Dosè, Dosage Zéro, Nature) che non contiene nessun dosaggio e pertanto molto secco; Extra Brut (fino a 6 grammi di zuccheri residui per litro); Brut (zuccheri inferiori a 15 grammi/litro); Extra Dry (zuccheri compresi fra 12 e 20 grammi/litro); Sec o Dry (zuccheri compresi fra 17 e 35 grammi/litro); Demi-sec (zuccheri compresi 33 a 50 grammi/litro). Da notare che i Franciacorta sono anche prodotti come Rosé e tutte le tipologie possono avere, nelle migliori annate, il millesimo.



Mi piacciono i vini bianchi e in particolare lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc. Mi piace anche provare questi vini provenienti da diverse parti del mondo e prodotti da cantine diverse. Ho notato che gli Chardonnay sono generalmente affinati in legno mentre questo è raro per i Sauvignon Blanc. Perché? C'è una ragione specifica?
Dennis Rice -- Modesto, California (USA)
Lo Chardonnay, oltre ad essere l'uva bianca più coltivata del mondo, è estremamente versatile e lavorabile; questa caratteristica l'ha praticamente resa famosa in ogni paese del mondo in quanto ha consentito agli enologi di costruire vini nei più svariati modi. Lo stesso non si può dire per il Sauvignon Blanc, un'uva con caratteristiche totalmente diverse dallo Chardonnay, che grazie alle sue peculiarità, in particolare quelle aromatiche, non consente la stessa “libertà” di produzione. I suadenti aromi del Sauvignon Blanc sono ricchi di fascino e piacere, evocano i fiori, la frutta, soprattutto quella esotica, e il passaggio in legno cambierebbe drasticamente questi affascinanti aromi. Inoltre il Sauvignon Blanc è più acido dello Chardonnay, pertanto un deciso passaggio in legno lo renderebbe poco equilibrato, a meno che non si provveda a produrlo con uve mature tali da produrre un'adeguata quantità di alcol. Certamente lo Chardonnay non può vantare la stessa forza aromatica del Sauvignon Blanc e pertanto gli aromi aggiuntivi ceduti dal legno risultano essere di buon supporto e, quando usato in modo equilibrato, non disturbano gli aromi dell'uva, comunque presenti. Si deve comunque ricordare e osservare che nel mondo ci sono molti produttori che per scelta, con lo scopo di produrre determinati stili di vini, decidono di passare in legno il Sauvignon Blanc, così come produttori che preferiscono evitare il passaggio in legno per lo Chardonnay. Come sempre, si tratta comunque di una questione di gusti personali.



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