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  Editoriale Numero 39, Marzo 2006   
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Numero 38, Febbraio 2006 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 40, Aprile 2006

Vino e Comunicazione


 Da qualche mese, DiWineTaste si è arricchito di una nuova rubrica, quella dei sondaggi. Questo perché riteniamo importante ascoltare l'opinione dei lettori. Abbiamo introdotto qualche domanda sulla comunicazione e il vino; a gennaio abbiamo riscontrato interessanti risultati. Al primo posto, almeno sino a questo momento, voi lettori avete indicato “manifestazioni e degustazioni”, al secondo viene indicato internet, al terzo le guide enologiche e al quarto si collocano “le visite in cantina”. Sono risultati significativi su come siano cambiate le preferenze sui mezzi di comunicazione che trattano il vino. Si fa sempre più spesso riferimento al “consumatore consapevole” e non è un caso che l'enoappassionato preferisca acculturarsi, provando direttamente il prodotto, in occasione di manifestazioni enogastronomiche o di degustazioni a tema. Si parla tanto di vino e spesso anche gli stessi produttori polemizzano sul numero di manifestazioni che vedono il vino quale protagonista. Sta di fatto, però, che sempre più persone, giovani e meno giovani, siano disposte anche a percorrere svariati chilometri, per recarsi alle manifestazioni, che diano la possibilità di degustare i vini preferiti o provarne di nuovi.


 

 Stessa considerazione vale per le visite in cantina, sempre più in aumento in Italia. Ci sono, ad esempio, enoturisti stranieri, disposti a percorrere in pullman l'intera Italia, per approdare in Sicilia e visitare solo cantine. Integralisti del vino? No, semplicemente cresce sempre di più, nel nostro Paese e all'estero, l'interesse per la bevanda di Bacco e la voglia di capirne di più. Le cantine si sono sempre più organizzate, creando un vero e proprio servizio di accoglienza, costituito da persone esperte, in grado di parlare diverse lingue straniere. A volte le cantine danno la possibilità, magari dietro il pagamento di un corrispettivo, di organizzare un pranzo a base di pietanze tipiche del luogo, all'interno della stessa cantina. Così, l'enoturista, tra il profumo di vino e di barrique, sperimenta la sintesi tra vino e terroir, per dirla alla francese. Tante le guide in commercio pronte a suggerire agli appassionati del vino quali cantine si possono visitare nelle varie regioni. E in Italia, c'è solo l'imbarazzo della scelta! Anche film come “Sideways”, che narra la storia di un paio di amici che vanno in giro per cantine in California, hanno contribuito a creare “la moda di andare per cantine”. O manifestazioni, quale ad esempio “cantine aperte”, organizzata a maggio dal Movimento del Turismo del Vino, hanno aperto le cantine ai consumatori e contribuito a diffondere la cultura enologica.

 Ci preme però condividere una riflessione con voi: al secondo posto del sondaggio è internet il mezzo preferito per acculturarsi sul vino. E la cosa, lo ammettiamo, ci rende felici, poiché cerchiamo ogni mese - animati dallo spirito di fare del nostro meglio - di condividere con voi informazioni sul vino e altri argomenti di enogastronomia. Siamo tra i Paesi nei quali i giornali vengono letti poco e la cosa coinvolge anche le riviste sul vino. Sicuramente ci sono diversi motivi. La congiuntura economica che stiamo vivendo fa decidere molti di risparmiare l'abbonamento alla rivista o all'acquisto in edicola, perché troppo costoso. O più semplicemente, non si ha il tempo di recarsi in edicola ad acquistare la pubblicazione preferita, poiché tutti andiamo sempre di fretta. Internet dà la possibilità, molto spesso gratuitamente, di accedere a pubblicazioni sul vino. È un mezzo di facile consultazione, spesso interattivo, come nel caso dei nostri sondaggi, guide ed EnoGiochi, tutti apprezzati da voi lettori. Il nostro sito, in italiano e inglese, è letto non solo in Italia, ma anche dall'estero, soprattutto Stati Uniti d'America, Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Canada, Australia, Giappone e Corea del Sud.

 Il prodotto vino è molto particolare e la comunicazione che lo riguarda è davvero a sé. Comunicare il vino non è la stessa cosa di comunicare un dentifricio. E non è lapalissiano! Da certi punti di vista, la comunicazione sul vino è a tutt'oggi molto tradizionale, spesso anche troppo! Ci sono alcuni mezzi di comunicazione che non vengono per nulla o poco considerati per comunicare il vino. È il caso del cinema o anche della televisione. Solo alcuni vini “quotidiani” vengono pubblicizzati in televisione, mentre al cinema di rado si vede uno spot sul vino. I produttori preferiscono investire in comunicazione su altri mezzi, in particolare le riviste specializzate e quelle rivolte agli operatori del settore (di ristoranti, wine-bar, pizzerie, hotel). Si comunica sul vino attraverso le attività di pubbliche relazioni, con l'organizzazione di eventi, degustazioni, manifestazioni enogastronomiche e culturali. I produttori giungono inoltre al pubblico degli operatori del settore e ai consumatori attraverso le fiere. Un esempio è il Vinitaly - che si svolge in aprile a Verona - manifestazione clou in Italia e che attira gli appassionati del vino da tutta la penisola, oltre che le aziende di tutto il mondo.

 Una recente indagine effettuata per l'agenzia di stampa Ansa, ha evidenziato che la tendenza per il futuro vedrà sempre di più diminuire la lettura dei quotidiani, mentre è in aumento la consultazione delle notizie su internet. Ci dispiace molto per la carta stampata, ma è uno scenario plausibile. Gli investimenti in comunicazione da parte dei produttori del vino non tengono spesso conto dei trend sulla fruizione dei mezzi di comunicazione da parte dei consumatori. Ciò avviene, perché quasi la totalità della miriade di produttori italiani non ha la possibilità di accedere a dati, a ricerche, né spesso ha la possibilità di finanziare indagini, poiché troppo costose. La comunicazione è una delle leve del marketing, che però nel mondo del vino viene posto in essere più per intuito che sulla base dei numeri e trend, appannaggio solo dei grandi gruppi. Nel mondo del vino è molto difficile riscontrare il vero marketing, anche perché la maggior parte delle aziende non è strutturata con un reparto specializzato.

 Oggi, molte aziende hanno un sito internet, ma ben poche sfruttano questo mezzo dinamico. Molti siti sono “statici”, andando contro le caratteristiche che il mezzo potrebbe offrire, in quanto non vengono mai aggiornati o ciò accade di raro. Poche aziende, al contrario, utilizzano internet, per comunicare continuamente al proprio pubblico (consumatori, fornitori, buyer della grande distribuzione, clienti) e non ci riferiamo strettamente alla vendita on line di vino, che in Italia, stenta ancora a decollare, perché chi acquista teme l'uso della carta di credito o semplicemente non è abituato a utilizzarla. In Italia, ci sono siti di aziende, note a livello mondiale, che rimangono tali e quali anche dopo anni, senza un minimo aggiornamento. E si tratta di aziende che hanno la capacità finanziaria e risorse umane per poterlo fare. Per le piccole aziende vinicole è più difficile, ma a volte, queste ultime sono più capaci di tante altre ben più note nel curare il proprio sito. Internet è un mezzo dalle enormi potenzialità e che suscita l'interesse di tutte le fasce d'età, anche dei meno giovani, ma che va utilizzato a fronte di una precisa strategia di comunicazione, molto spesso inesistente. Questo è il vero problema nel mondo del vino: nella maggioranza dei casi, la mancanza di una strategia di marketing, che racchiuda le strategie di prodotto, comunicazione, distribuzione e prezzo. C'è ancora troppo istinto in giro e si è troppo legati alla tradizione.

 



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La Posta dei Lettori


 In questa rubrica vengono pubblicate le lettere dei lettori. Se avete commenti o domande da fare, esprimere le vostre opinioni, inviate le vostre lettere alla redazione oppure utilizzare l'apposito modulo disponibile nel nostro sito.

 

In cosa consiste la “Vinificazione con il sistema del governo toscano”?
Paolo Vaccari -- Silea, Treviso (Italia)
Il cosiddetto “governo alla toscana” è una pratica enologica un tempo molto utilizzata nella produzione del Chianti, mentre oggi sono in pochi a farne uso. Tecnicamente, consiste nel favorire una lenta rifermentazione aggiungendo al vino il mosto di uve leggermente appassite appartenenti alla stessa vendemmia. Subito dopo il raccolto, parte delle uve - generalmente le migliori - si lascia appassire in locali aerati. Durante il mese di dicembre, dopo avere effettuato il primo travaso, le uve appassite si pigiano e il mosto viene aggiunto al vino nuovo, provocando una lenta rifermentazione. Quest'operazione consente di mantenere più a lungo il vino frizzante con una maggiore freschezza, oltre a consentire la completa fermentazione degli zuccheri. Altra tecnica analoga - detta “rigoverno” - viene svolta generalmente in primavera, operazione che conferisce al vino maggiore colore e ricchezza di aromi.



Che cos'è il sistema “Guyot”?
Mario Silvestri -- Bologna (Italia)
Il “Guyot” è probabilmente il più diffuso sistema di allevamento della vite, ideato dal Dott. Jules Guyot, sviluppato in due metodi, il Guyot semplice - in breve Guyot - e il doppio Guyot. Il sistema di allevamento offre diversi vantaggi, fra questi la semplicità nelle potature e nella vendemmia - che può essere anche meccanizzata - consente un'ottima esposizione delle foglie, un'opportuna densità d'impianto e buona qualità di produzione. Il sistema si realizza essenzialmente con una pratica di potatura nel quale si asporta il vecchio tralcio, detto taglio del passato, cioè il tralcio che ha generato l'uva nell'ultima vendemmia. Si scelgono quindi due nuovi tralci: il primo - detto taglio del presente - destinato alla produzione dell'uva per la prossima vendemmia e opportunamente tagliato in modo da lasciare un numero di gemme stabilito; il secondo - detto taglio del futuro - opportunamente accorciato a 2-3 gemme, che diverrà, dopo la vendemmia, il nuovo taglio del presente.



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