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Emozioni di Vino


 Guardando al passato, a tutti gli scritti che i nostri predecessori ci hanno lasciato come testimonianza dei loro tempi e delle loro culture, fra tutte le bevande create dall'uomo, il vino è quella di cui si è parlato maggiormente e occupa un posto di assoluto rilievo. Un fatto davvero singolare, se si pensa che stiamo parlando di una “semplice” bevanda, cioè qualcosa che, nella sua funzione primaria ed essenziale, dovrebbe assolvere la funzione di calmare la sete. Eppure raramente si beve vino per calmare la sete, anzi, quando si ha sete, difficilmente si pensa al vino come rimedio. Questo non è dovuto solamente ai deprecabili e ovvi effetti causati dal suo abuso, ma principalmente perché il vino ha da sempre ricoperto un ruolo primario negli eventi sociali e culturali dei popoli nei quali era presente, senza escludere - ovviamente - l'alto significato rituale che si è associato a questa bevanda in molte religioni e culti. Se pensiamo al Cristianesimo, il vino è essenziale nella celebrazione dell'eucarestia, un elemento rituale considerato sacro, che pertanto va oltre il semplice concetto di bevanda.

 Con il tempo, il vino esce dal suo ruolo primario di bevanda sacra, diventa bevanda sociale e di comunione, di amicizia, di motivo aggregante e di unione. Non a caso i momenti importanti della vita degli uomini sono ancora oggi sottolineati dal vino, consumato come bevanda augurale per il buon esito di accordi, patti e per la celebrazione di particolari eventi. In questo senso, al vino si riconosce ancora oggi una forte connotazione di sacralità. A parte i significati sociali e rituali che si sono attribuiti al vino nel tempo, è comunque innegabile che il vino è anche una bevanda capace di suscitare emozioni. Un buon bicchiere di vino - dove per “buono” ognuno attribuisce un significato assolutamente personale - è capace di suscitare emozioni, appagare una necessità sensoriale, vivere un momento di benessere. Il vino è quindi capace di suscitare emozioni? La risposta è chiaramente scontata: certamente sì. Se ci interroghiamo invece sul tipo di emozioni che un vino può suscitare, la risposta è certamente più complessa: forse è addirittura impossibile trovare una risposta.


 

 Sono infatti tante le emozioni che un buon vino può suscitare, poiché per ognuno il vino rappresenta qualcosa di assolutamente personale. Qualcosa che va oltre il semplice bere. Le emozioni di un vino si legano anche ai ricordi di eventi passati, di persone conosciute e con le quali si è condiviso parte della vita e momenti speciali, che si ricordano con piacere oppure malvolentieri. Ma le emozioni del vino non sono solamente legate ai ricordi che si associano a una particolare persona, a uno specifico produttore, a una particolare uva o zona. Le emozioni sono anche suscitate da quel personalissimo dialogo che si costruisce davanti a un calice di vino, un dialogo che non è fatto di parole ma di sensazioni, di emozioni, appunto. Si provano emozioni quando si osserva il colore e l'aspetto del vino nel calice: spesso i colori, i riflessi e la lucentezza che si ritrovano sono emozionanti quanto i colori di un bel tramonto. Le emozioni arrivano anche dagli aromi che si sollevano dal calice: ci sono vini che con il tempo e la pazienza riescono a sviluppare aromi così affascinanti che si passerebbero ore ad ascoltarli.

 Il grande Luigi Veronelli - del quale si sente certamente la mancanza nel mondo del vino, non solo per tutto quello che ha saputo fare prima di ogni altro in Italia per la bevanda di Bacco - nel suo personalissimo stile comunicativo, ha coniato diversi modi di dire e di definizioni, oramai di uso comune, capaci di far comprendere subito la personalità di un vino. Per quei vini capaci di attirare l'attenzione, di emozionare i sensi come un buon amico, ha creato l'efficace definizione di vini da meditazione, capaci di così tante e alte parole ed emozioni, tali da fare ritrovare un momento di benessere, di emozioni forti e appaganti, di meditazione, appunto. Lo scrittore tedesco Patrick Süskind nel suo celebre romanzo “Il Profumo” ricorda che «Colui che domina gli odori, domina il cuore degli uomini». Definizione sulla quale è difficile non essere d'accordo, proprio per l'enorme potere che hanno gli odori e gli aromi nel suscitare le emozioni negli esseri umani. E quante emozioni possono suscitare gli aromi di un buon vino? Infinite, a partire dagli aromi capaci di portarci all'improvviso in un campo di fiori o davanti a un ricco cesto di frutti, per esempio.

 Le emozioni che un vino può regalare non si limitano solamente al suo aspetto e ai suoi aromi: anche il suo gusto è fonte di emozioni. Anche in questo caso le sfaccettature del gusto del vino sono praticamente infinite, non solo per quanto riguarda il gusto in quanto tale. L'emozione che infatti può suscitare un vino dolce è diversa da quella di un vino rosso o di un vino spumante. Esattamente come per gli aromi, anche i sapori sono spesso associati a ricordi, a particolari momenti della vita, memorie del passato che in un attimo tornano chiare e nitide nella nostra mente. Ed è anche un'emozione ritrovare nel gusto del vino gli aromi che già avevano emozionato al naso, non solo un fattore di qualità, ma anche una conferma di quello che il naso aveva promesso. L'emozione del gusto va anche oltre il momento in cui si deglutisce il vino e - chi più, chi meno - continua a emozionare con la sua persistenza gusto olfattiva. Ed è anche emozionante misurare il tempo nel quale il gusto del vino rimane in bocca chiaro e forte, fino a sentirlo scomparire dai nostri sensi e trasformarsi in ricordo.

 Dipinto così, il vino sembrerebbe una bevanda suprema, quasi perfetta, nella quale si possono ravvisare solamente aspetti positivi, o meglio, emozioni positive. Ovviamente non è proprio così. Ci sono anche emozioni negative legate al vino, a partire, per esempio, dalla speculazione che si può fare con la bevanda di Bacco fino a sopravvalutarla e farla diventare quello che non è. Così come l'emozione - probabilmente negativa, ma sarebbe bene chiederlo a chi cerca nel vino questo genere di emozioni - che suscita il consumo sconsiderato tanto da provocare i deplorevoli effetti a tutti ben noti. Ma in fin dei conti, il vino può essere per gli uomini tutto ciò che si vuole che sia e questo vale per ogni cosa. Positivo, negativo, emozionante, stupefacente, sorprendente, deprimente, nocivo o deplorevole, è semplicemente una questione di scelte. Spetta a chi decide di confrontarsi con il vino esaltare o ascoltare l'aspetto che si considera maggiormente attraente o comodo in un determinato momento. Ed è certamente una scelta quella di ricorrere all'abuso di vino, qualcosa che difficilmente possiamo condividere. Forse anche nella stupidità dello scellerato eccesso si nasconde un'emozione, così come esiste un'emozione nella saggezza nel sapere apprezzare lealmente le cose, capirle e volerle ascoltare, vino e persone comprese.

 



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La Posta dei Lettori


 In questa rubrica vengono pubblicate le lettere dei lettori. Se avete commenti o domande da fare, esprimere le vostre opinioni, inviate le vostre lettere alla redazione oppure utilizzare l'apposito modulo disponibile nel nostro sito.

 

Ho acquistato una bottiglia di Sagrantino di Montefalco 2000 della cantina Terre de' Trinci. L'ho cercato nella vostra guida ma non è presente: dall'annata 1999 si passa direttamente al 2001. Perché?
Sandro Cafasso -- Roma (Italia)
La Guida dei Vini di DiWineTaste, contrariamente ad altre guide analoghe, non è compilata secondo criteri stagionali o annuali; in essa sono riportati unicamente i vini degustati e valutati dal nostro comitato di degustazione. I vini selezionati per la recensione seguono generalmente tre criteri: l'interesse del nostro comitato a parlare di uno specifico produttore, l'interesse del produttore ad essere presente nelle nostre pagine e la segnalazione dei nostri lettori. Per questo motivo, può accadere che alcune annate dei vini di alcuni produttori siano assenti, così come certi produttori. Tuttavia l'invito che rivolgiamo ai produttori per la recensione dei loro vini non è mai limitato a un singolo mese o a una singola recensione, ma anche alle annate successive, pur lasciando questo tipo di decisione alla discrezione del produttore. Nonostante il nostro esplicito invito ai produttori di inviare l'intera linea di produzione - sia per offrire una maggiore informazione ai nostri lettori, sia per offrire una continuità sulla storia di uno specifico vino - avrà comunque notato che per molti vini sono presenti diverse annate, tuttavia è il produttore che decide ogni anno quali vini inviare in redazione per la valutazione sensoriale e per la recensione.



Ho recentemente degustato un vino californiano prodotto interamente con l'uva Petite Syrah. Si tratta di una sotto varietà dell'uva Syrah?
Meredith Nicholson -- New York (USA)
L'uva Petite Syrah è principalmente coltivata in California e, benché in passato si riteneva avesse una legame genetico con il Syrah, è oggi appurato che si tratta della varietà Durif, un tempo diffusa nella Valle del Rodano, Francia, e oggi quasi estinta in quelle zone. Il Petite Syrah produce vini con colori intensi, di buon corpo, buona tannicità e accenni di aromatici di pepe nero, una qualità che forse lo ha legato al più celebre Syrah. Nonostante l'uva sia originaria della Francia - si tratta di un incrocio prodotto dal Dott. Durif e dal quale prende nome nella sua versione originale - il Petite Syrah sembra produrre migliori risultati in California, luogo in cui raggiunse il massimo della notorietà negli anni 1970. Nonostante la coltivazione del Petite Syrah sia oggi notevolmente diminuita, molte cantine impiegano ancora quest'uva per la produzione di vini mono varietali di grande struttura. Inoltre, oggi il Petite Syrah è prevalentemente aggiunto ad altre uve - come ad esempio lo Zinfandel - con lo scopo di aumentarne la complessità e il corpo.



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