I vini rosati maturi si potrebbero considerare un argomento del quale non ha
nessun senso parlare. Sono infatti così pochi gli appassionati di vino a
preferire i rosati, uno stile di vino che riguarda una quota decisamente
marginale nella produzione mondiale, e quei pochi che li apprezzano in genere
preferiscono stapparli entro due anni dalla vendemmia. Come già detto, la
produzione dei vini rosati è piuttosto marginale rispetto agli altri stili di
vino. Il numero di produttori che si dedicano alla loro produzione è piuttosto
ristretto e quelli che lo producono, solitamente ne producono solamente poche
bottiglie. Fanno eccezione le aree vinicole che tradizionalmente si dedicano a
questo particolare stile di vino, come per esempio Bardolino, Garda, Trentino,
Abruzzo e Salento in Italia o la Provenza in Francia. In ogni caso, il vino
rosato è uno stile che generalmente si preferisce consumare giovane, in genere
entro l'anno successivo alla vendemmia.
Se tutti preferiscono consumare i vini rosati nel loro periodo di gioventù, che
senso potrebbe avere parlare di vini rosati maturi? In effetti, fra tutti gli
stili di vino, questi sono i meno adatti a sopportare lunghi periodi di
affinamento in bottiglia. Esistono comunque interessanti eccezioni e tutto
dipende dal modo con il quale il vino è stato prodotto, dalle uve e dalla
tecnica di vinificazione. In questo senso, i rosati non sono così diversi da
qualunque altro stile di vino. Esattamente come la maggioranza dei vini bianchi,
i rosati sono prodotti con lo scopo di essere consumati giovani, così da
esaltare e apprezzare le loro qualità di freschezza e immediatezza, tuttavia,
proprio come per i bianchi, esistono diverse eccezioni. Queste eccezioni,
seppure più rare che nei vini bianchi, sanno comunque regalare piacevoli
sensazioni anche con il passare del tempo. In questi casi, le sensazioni di
freschezza e immediatezza sono comunque sostituite da qualità organolettiche
complesse e non sempre apprezzabili.
Le tecniche specifiche con le quali si producono i vini rosati influiscono in
modo determinante sulla loro possibilità di maturazione nel tempo. Ci sono
tecniche adatte unicamente alla produzione di vini rosati destinati al pronto
consumo - cioè la maggioranza - mentre altre consentono a questi vini di potersi
conservare e sviluppare con profitto per alcuni anni in bottiglia. Anche le
varietà di uve impiegate per la produzione sono direttamente responsabili sulla
capacità di maturazione dei rosati e, in ogni caso, si tratta di varietà a bacca
rossa opportunamente vinificate. Va inoltre detto che non tutti i vini rosati
sono prodotti con tecniche che hanno l'obiettivo di produrre questo specifico
stile di vino. Alcuni vini rosati, infatti, sono il risultato di un
sottoprodotto della produzione dei vini rossi, tecnica - come vedremo più avanti
- che consente di arricchire i rossi di corpo, struttura e concentrazione,
usando parte del mosto per la produzione dei vini rosati.
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Il colore dei vini
rosati maturi assume con il tempo una tonalità arancio chiaro | |
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I vini rosati sono solitamente prodotti facendo uso di quattro tecniche, tre
delle quali molto simili fra loro, la quarta invece - come già detto - è da
considerarsi come un sottoprodotto della produzione di certi vini rossi. Il
principio sul quale si basa la produzione dei vini rosati è comunque lo stesso
in tutti i casi: ottenere un vino da uve a bacca rossa con un colore variamente
rosato attraverso una breve macerazione del mosto con le bucce. Questo risultato
si ottiene variando uno dei principali fattori che consentono di conferire il
colore ai rosati: il tempo. Com'è noto, il succo dell'uva della quasi totalità
delle uve, rosse comprese, è bianco, dal caratteristico colore
verde-grigio. Il succo dell'uva - il mosto - si tinge di rosso grazie al
contatto con le bucce di varietà rosse, parte dell'acino nella quale si trovano
le sostanze coloranti. Pertanto, se dopo avere pigiato le uve si separano
immediatamente le bucce, quello che si ottiene è un mosto bianco e senza colore,
adatto quindi alla produzione di vino bianco.
Il fattore tempo è quindi fondamentale per la produzione dei vini rosati e del
loro colore. Più a lungo il mosto resta a macerare con le bucce, più il colore
tenderà al rosso. Se per il vino rosso si parla di macerazioni che si
protraggono per giorni, in alcuni casi anche oltre un mese, per i vini rosati
questo tempo si misura sempre in ore. Sei, dodici, ventiquattro ore:
difficilmente la macerazione si protrae per tempi più lunghi. In altre parole,
giusto il tempo per colorare il mosto di rosa. La durata della macerazione nei
vini rosati dipende da molti fattori, fra questi la capacità colorante dell'uva
- uve con alto potere colorante necessitano di poche ore - e il tipo di vino che
si intende produrre. Per riassumere, tutto inizia con la pigiatura delle uve
rosse, si lascia il mosto a macerare con le bucce per alcune ore, quindi si
procede con la sgrondatura - cioè si separano le bucce dal mosto - e si
termina con la classica vinificazione in bianco.
Durante la macerazione può verificarsi anche l'avvio della fermentazione,
condizione che aiuta - com'è noto - l'estrazione del colore dalle bucce. A
seconda della durata della macerazione, i vini rosati si definiscono in
vini grigi, rosati prodotti con macerazione di pochissime ore; vini
di una notte, rosati prodotti con macerazione variabile fra le 8 e 12 ore;
vini di un giorno, rosati prodotti con macerazione compresa fra le 12 e
le 24 ore. I vini rosati difficilmente sono fatti macerare con le bucce per
tempi superiori alle 24 ore, tuttavia si deve notare che in certi vini rosati -
prodotti per ottenere risultati particolari - la durata può raggiungere anche le
48 ore. La macerazione sulle bucce non conferisce solamente colore. Com'è noto,
la buccia dell'uva contiene anche sostanze aromatiche e polifenoliche, entrambe
cedute al mosto durante la macerazione. Questi due gruppi di sostanze
contribuiranno ad arricchire rispettivamente il profilo olfattivo del vino e la
sua struttura.
Oltre alle tecniche espressamente impiegate per la produzione di vini rosati, ne
esiste un'altra che si può considerare come un sottoprodotto della vinificazione
dei vini rossi. Questa particolare tecnica è solitamente indicata con il nome
francese di saignée, solitamente detto sanguinamento o salasso in
Italia. Il principio del salasso è quello di conferire maggiore struttura
a un vino rosso mediante la concentrazione del mosto, diminuendo il rapporto
della quantità delle bucce - quindi polifenoli e colore - con il mosto. Si
procede con il prelievo del mosto dalla vasca di fermentazione dopo poche ore, o
alcuni giorni, che avendo subito una breve macerazione con le bucce, il suo
colore è già diventato rosa. Questa parte di mosto viene quindi fermentata e
vinificata in bianco, ottenendo al termine un vino rosato. In linea teorica, sia
il salasso sia le altre tecniche, si basano sullo stesso principio, cioè
ottenere un mosto brevemente macerato sulle bucce così da estrarre una minima
frazione di sostanze coloranti in accordo alla tonalità di rosa che si vuole
ottenere.
La durata della macerazione non è scelta unicamente in funzione della tonalità
di colore che si vuole ottenere. Durante la macerazione, dalle bucce si estrae
non solo colore ma anche altre sostanze polifenoliche - comunemente dette
tannini - e che contribuiranno alla struttura del vino. Esattamente come
per qualunque altro di vino, anche i rosati sono prodotti in funzione del tipo
di vino che si vuole ottenere, non da ultimo, dal tipo di mercato, e quindi di
consumo, al quale sono destinati. In termini generali, i vini rosati sono
prodotti con il preciso scopo di essere consumati entro pochi mesi o poco più di
un anno dalla loro produzione: difficilmente sono prodotti con lo
scopo di consentire loro una proficua maturazione in bottiglia. Questa scelta è
anche determinata dal modo con il quale i consumatori considerano i vini rosati:
vini che esprimono qualità fresche e immediate, nei quali si devono percepire
aromi di fiori e frutta. Se i vini rosati giovani sono fra quelli meno venduti e
apprezzati, quelli maturi lo sono ancor meno.
Cosa consente ai vini rosati di potere sostenere l'evoluzione in bottiglia,
sviluppando, con il tempo, qualità organolettiche complesse e, nel contempo,
apprezzabili senza comprometterne la bevibilità? I fattori che consentono la
proficua maturazione di ogni vino sono sempre gli stessi e i vini rosati non
fanno eccezione. Acidità, alcol, presenza di componenti polifenoliche e - quando
lo stile lo prevede - lo zucchero, sono le sostanze che possono consentire ai
vini rosati di procedere con l'evoluzione in bottiglia. Come già detto, i vini
rosati sono prodotti con uve a bacca rossa - ricordando che, almeno in Italia,
non è ammessa la produzione di rosati aggiungendo uve bianche, con l'eccezione
degli spumanti - varietà di uve non particolarmente ricche di sostanze acide. A
parte qualche rara eccezione, come Nebbiolo, Pinot Nero e Aglianico, l'acidità
delle uve a bacca rossa è inferiore alle varietà bianche. In conseguenza di
questo, l'acidità nei rosati non contribuirà in modo significativo alla sua
conservazione come accade nei bianchi.
Questo non significa che i vini rosati non abbiano la freschezza espressa
dall'acidità; al contrario, questa sensazione organolettica è una caratteristica
peculiare di questo stile di vino. Non è un caso che i vini rosati siano una via
di mezzo - seppure rappresentando una categoria assolutamente a sé - fra i
bianchi e i rossi. Dei vini bianchi, infatti, i rosati hanno la freschezza di
dell'acidità, dai rossi spesso prendono gli aromi e, in casi particolari, la
struttura paragonabile a certi vini rossi giovani e leggeri. Una cosa è comunque
certa: i vini rosati non hanno la freschezza, intesa come acidità, dei vini
bianchi. Alla conservazione dei vini rosati - in parte aiutata dall'acidità -
contribuisce in modo particolare il volume alcolico, e questo dipende
largamente dal tipo di uva e dal suo grado di maturazione, e le sostanze
polifenoliche estratte durante la breve macerazione. Anche la quantità di
sostanze polifenoliche cedute al mosto durante la macerazione dipendono
largamente dal tipo di uva.
I vini rosati adatti alla maturazione in bottiglia beneficiano sostanzialmente
della presenza di polifenoli. Quando i tannini sono presenti in quantità
modeste, caratteristica della quasi totalità dei vini rosati destinati al pronto
consumo, il vino viene solitamente aiutato con la maturazione - più raramente,
la fermentazione - in botte. Questa particolare procedura enologica arricchisce,
di fatto, il vino di sostanze polifenoliche che, oltre a rendere più robusto il
vino, consentono al rosato di affrontare un cammino più lungo nel tempo quando
sarà consegnato alla bottiglia. I vini rosati maturati in legno, un'esigua
rappresentanza nel panorama di vini appartenenti a questo stile, sono quelli più
adatti alla maturazione in bottiglia. Ancor più adatti, i rosati con un volume
alcolico superiore ai valori medi tipici di questo stile, generalmente 12-13
gradi, qualità che aumenta proficuamente le possibilità di evoluzione nel tempo.
I vini rosati non adatti alla maturazione in bottiglia sono quindi tutti quelli
espressamente prodotti per il consumo immediato, prodotti con lo scopo di
esaltare le qualità di freschezza e immediatezza, esattamente come per i vini
bianchi destinati allo stesso tipo di mercato. Con il tempo, e come facilmente
prevedibile, i vini rosati perdono la loro caratteristica di freschezza e i loro
aromi fruttati, acquisendo invece una personalità più rotonda, con profumi e
gusti che si avvicinano più alle confettura e, sovente, alla frutta secca, come
la nocciola. Anche il colore tende ad assumere tonalità arancio chiaro,
esattamente come accade per i vini rossi molto maturi. La tipica acidità del
rosati è notevolmente attenuata, un fenomeno che si osserva anche nei vini
bianchi maturi. La degustazione dei vini rosati maturi può talvolta
disorientare, proprio a causa del loro sviluppo che conferisce qualità
organolettiche, per così dire, insolite. Un rosato con le caratteristiche adatte
alla maturazione in bottiglia è comunque un vino che non lascia indifferenti, un
vino con una personalità assolutamente propria, ben lontano dalle sensazioni
offerte da un bianco o un rosso. E questo non è un demerito, anzi, un'ulteriore
possibilità per apprezzare maggiormente i vini rosati.
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