Noi italiani viviamo in un Paese speciale. Quasi magico. Quanto meno, dal punto
di vista vitivinicolo. Può accadere qualunque cosa nei vigneti, arrivare un
uragano, estati torride e afose, vento che spazza le foglie, neve che ghiaccia
le viti, ma la qualità delle uve è sempre al riparo da ogni avversità. Sempre di
qualità elevata, sempre meglio dell'anno precedente. E nemmeno a dirlo, le
previsioni di ogni annata regalano puntualmente il sogno di vini paradisiaci,
eccelsi, di qualità indiscutibile, sempre giudicata con i massimi voti. Siamo
proprio fortunati - noi appassionati di vino - a vivere in un Paese così
speciale e tale da non risentire mai dell'andamento del tempo e delle stagioni.
Ogni anno il grande vigneto del nostro Paese è capace di creare - ovunque e
quantunque, anche nel più remoto angolo dello stivale - vini di qualità
eccezionale: le nostre viti sono bioniche, sempre capaci di prestazioni
strepitose, incuranti di quello che accade intorno a loro.
Prendiamo, per esempio, il 2011. Almeno in Italia, l'estate è stata estremamente
torrida, afosa, come non la si ricordava da anni. I viticoltori hanno avuto non
poche difficoltà per contrastare il caldo che, letteralmente, stava cuocendo le
uve, duramente provate anche dalla conseguente mancanza d'acqua. Stagione
difficile, almeno negli iniziali commenti di molti viticoltori; qualcuno faceva
perfino notare che la quantità di uva che avrebbero raccolto sarebbe stata
inferiore rispetto agli anni passati. E con buona pace dello strepitoso
risultato - vero orgoglio del prestigio enologico italiano - per avere superato
la Francia nella produzione della quantità di vino. Sicuramente, già ci
aspettiamo che il prossimo anno tutti si lamenteranno per non avere superato la
Francia in questa prestigiosa e fondamentale competizione enologica, tutta tesa
sull'importanza della quantità senza nessun riferimento alla qualità. Del resto,
in mancanza di meglio, ognuno si accontenta come può e con quel che può. Con
questo non voglio dire che il vino italiano non sia di qualità: la qualità del
vino italiano è molto elevata, con notevoli punte di vera eccellenza. Ed è su
questo che ci si dovrebbe concentrare, non certo sulle competizioni legate alla
quantità.
Se da un lato si denuncia un calo della produzione dell'uva - e quindi del vino
- dall'altro ci si affretta a puntualizzare che, nonostante questo decremento,
la qualità dell'uva è di primissima qualità, altissima ed eccellente qualità.
Insomma, per quelli che temevano di non sentirlo dire anche quest'anno, possono
dormire sonni tranquilli: il 2011 ci regalerà, per l'ennesima volta, grandissimi
vini di notevole qualità. Nessuno ancora ha pronunciato il fatidico vendemmia
del secolo, ma è probabile che questo - puntualmente - si verificherà anche
quest'anno. Oramai ci è praticamente impossibile vivere senza l'idea di avere
davanti a noi, puntuale e rassicurante, un'annata del secolo. Abbiamo
prodotto meno uva, ma quel poco che abbiamo raccolto dai nostri vigneti è
di alta, altissima qualità. E ti pareva. Secondo le ultime dichiarazione degli
organi competenti, la produzione di quest'anno è in calo di circa il 15%
rispetto al 2010.
Secondo le ultime stime diffuse da Assoenologi, la produzione di vino stimata
per il 2011 sarà di circa 40,3 milioni di ettolitri, fra le più basse degli
ultimi 60 anni. Nonostante l'elevata qualità dei vini del 2011 - o almeno così
dicono - il calo di produzione dei vigneti sta registrando un fenomeno che non
fa certamente stare allegri né i produttori di vino né i consumatori. La minore
quantità raccolta ha portato infatti a un aumento del prezzo delle uve, aumento
che - in certi casi - ha sfiorato anche il 35%. Questo aumento non è legato
alla presunta qualità delle uve, piuttosto alla minore disponibilità di materia
prima a fronte di alte richieste. Se la materia prima - l'uva - ha un costo
maggiore, è probabile che anche il prodotto finale, il vino, sarà venduto a
prezzi maggiori. A meno che i produttori non decidano di rinunciare a parte del
profitto, cosa che, in questi tempi non proprio floridi dal punto di vista
economico, rappresenta un rischio commerciale non indifferente.
Di certo, l'andamento anomalo dell'annata 2011 - un anticipo non proprio
irrilevante sulle fasi biologiche della vite - ha costretto i produttori a fare
scelte difficili, soprattutto per quanto riguarda le uve a bacca rossa. La
maturazione tecnologica delle uve, cioè quella determinata dalla misurazione
della quantità di zuccheri e acidi all'interno dell'acino, suggeriva di
procedere con la vendemmia, la maturazione fenolica, cioè quella che stabilisce
la maggiore quantità di polifenoli estraibili, suggeriva di attendere. Com'è
noto, nel processo di maturazione dell'uva, con il tempo la quantità di zuccheri
tende ad aumentare, mentre la quantità di sostanze acide tende a diminuire. La
decisione della vendemmia è anche determinata da questo equilibrio: ottenere la
giusta quantità di zuccheri senza subire un calo sostanziale di acidità. Nelle
uve rosse si aggiunge anche la variabile dei polifenoli, e che vanno raccolti al
punto giusto e in accordo alla maturazione tecnologica.
In molti casi, proprio per non rischiare una perdita sostanziale di acidità, i
produttori hanno deciso di non attendere la maturazione fenolica e hanno
iniziato la vendemmia, così da avere un frutto tecnologicamente maturo ma
più povero di tannini. Il rischio era, come prevedibile, l'appassimento delle
uve in attesa della maturazione fenolica. Con questo presupposto, i vini rossi -
in certi casi - non saranno capaci di offrire il meglio, a meno che non si
intervenga in cantina con le opportune e legali correzioni. Poi resta il fattore
climatico che certamente influisce sulla qualità, finezza e longevità del vino.
E, in questo senso, l'annata 2003 - che non è stata proprio mite - ha dimostrato
ampiamente, come altre annate analoghe, gli effetti di un'estate torrida. Non è
mia intenzione dare giudizi o fare previsioni sull'annata 2011: non credo abbia
molto senso giudicare quello che ancora non si conosce. La mia posizione è
sempre la stessa, nonostante i tanti lodevoli commenti e le infallibili
previsioni: attendo fiducioso con il calice e il cavatappi in mano. È l'unica
previsione che conta. Almeno per me.
Antonello Biancalana
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