Da quando ho iniziato a occuparmi di vino - poco più di venticinque anni fa -
ce n'è sempre stato uno che ha avuto, e continua ad avere, un posto speciale e
d'onore nelle mie preferenze. Si tratta di un grande vino che nel corso della
sua storia, puntualmente, stupisce sempre per la sua classe ed eleganza, una
meraviglia assoluta, uno dei grandi orgogli dell'enologia italiana: il San
Leonardo. Un capolavoro che nasce dall'omonima Tenuta in Trentino - per
l'esattezza, a Borghetto all'Adige di Avio - un vino di enorme prestigio,
riconosciuto non solo in Italia ma anche all'estero. Uno dei pochi capace di
competere - e vincere - il confronto con i più grandi vini del mondo. Il San
Leonardo è indubbiamente uno straordinario successo enologico che porta la
firma del Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, della sua lungimiranza e della
volontà di creare un capolavoro di ineccepibile qualità. Un grandissimo vino di
comprovata costanza all'insegna dell'eccellenza senza compromessi.
La prima volta che ho sentito parlare della Tenuta San Leonardo è stato
attraverso una lettura a me cara - Vino al Vino - nel quale l'autore, il
poliedrico Mario Soldati, racconta la sua sosta alla cantina di Borghetto
all'Adige. Il racconto della conversazione con il Marchese Anselmo Guerrieri
Gonzaga - padre del Marchese Carlo - è così evocativo che è impossibile non
restarne affascinati. In quelle righe si coglie pienamente la nobiltà di quei
luoghi e delle persone che ne perpetuano la storia: dal 1724 i Guerrieri
Gonzaga producono qui i loro vini e sin da allora si riconosceva loro
eccellenza. A questo si aggiungono le varie testimonianze che Luigi Veronelli
ha scritto sia del vino San Leonardo - compreso quello che, ai quei tempi, si
chiamava Cabernet Trentino San Leonardo - sia della tenuta dei Marchesi
Guerrieri Gonzaga. Dei vini della Tenuta di Avio, insomma, avevo sentito
parlare sempre in modo lodevole, raccontati come esempi di vini di prestigio,
classe ed eleganza.
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Passeranno comunque molti anni prima di riuscire, finalmente, a mettere nel
mio calice l'elegantissima classe del San Leonardo, annata 1996, creato dal
grande Giacomo Tachis. Quel momento - avvenuto in un ristorante verso la fine
degli anni 1990 - è chiaramente indelebile nella mia mente. Un'eleganza e
raffinatezza che sembrava magia, una pulizia perfetta nei profumi e con un
equilibrio impeccabile, una persistenza infinita capace di lasciare in bocca -
viva e indelebile - l'eccellenza di un nettare divino. Quel San Leonardo,
quell'annata 1996, confermava completamente le meraviglie delle quali avevo
letto o sentito raccontare dai privilegiati che avevano avuto occasione di
assaggiarlo. A quei tempi, in termini di degustazione sensoriale, avevo
un'esperienza decisamente modesta e limitata - in verità, penso la stessa cosa
anche dell'esperienza che ho oggi - e quel San Leonardo segnò chiaramente il
mio futuro di degustatore di vini, diventando un solidissimo riferimento. In
tutti questi anni, il San Leonardo è sempre stato all'altezza della sua
indiscutibile fama: annata dopo annata, il suo fascino e la sua classe sono una
garanzia di costante eccellenza.
La storia del San Leonardo è affascinante quanto la sua nobile ricchezza
sensoriale. Questo grandissimo vino nasce dal talento, intuito e passione del
Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, convinto che la sua terra fosse capace di
dare vita a vini di alta qualità. Il San Leonardo è inoltre il risultato delle
sinergie di più persone, delle loro visioni e capacità, oltre a un grande
territorio, ovviamente. A partire dal grande enologo Giacomo Tachis e, non meno
importanti, l'enologo Carlo Ferrini - ancora al timone della produzione della
Tenuta San Leonardo - e il direttore della cantina Luigino Tinelli. Il giovane
Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, dopo avere concluso gli studi in enologia a
Losanna, viaggia e arriva alla Tenuta San Guido dove, insieme al Marchese Mario
Incisa della Rocchetta, si appassiona ai vini bordolesi. Si convince che la
Tenuta di famiglia - San Leonardo - fosse terra capace di esprimere la più alta
eccellenza, proprio come a Bordeaux, a quei tempi il principale riferimento
della qualità enologica mondiale.
Il 1982 è l'anno ufficiale della nascita del San Leonardo così come lo
conosciamo oggi: una raffinata interpretazione di taglio bordolese frutto del
magico connubio di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc - che più tardi si
scoprirà essere Carménère - e Merlot. La magia di questo vino si avvale inoltre
del talento e sapere di Giacomo Tachis - il più grande degli enologi italiani -
che ne segue la creazione fino al 1999. L'anno seguente passa il testimone a un
altro bravissimo enologo - Carlo Ferrini - che ancora oggi è l'artefice di
questa eccellenza italiana. Il Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga - vero
gentiluomo dai modi autenticamente signorili e nobili che ho l'onore e
privilegio di conoscere - ha sempre seguito le vicende agronomiche ed
enologiche della tenuta, coadiuvato da Luigino Tinelli, anima insostituibile
della Tenuta San Leonardo. Oggi la tradizione dell'azienda di famiglia è
passata al figlio Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga che dal padre - oltre alla
passione per il vino e alla tenuta di famiglia - ha ereditato i medesimi e
autentici modi signorili e garbati. Non da meno, il destino di perpetuare la
grandezza di un vino di assoluta eccellenza come il San Leonardo.
L'occasione mi è cara per parlare del San Leonardo - l'avrete capito, vino per
il quale nutro ammirazione e dedizione - grazie al Marchese Anselmo Guerrieri
Gonzaga. Tempo fa ho infatti ricevuto un suo gradito messaggio di posta
elettronica nel quale mi proponeva di sottoporre al nostro comitato di
degustazione il San Leonardo 2000, mancante nella nostra Guida. A un invito di
questo tipo, evidentemente, segue il mio assoluto interesse e poco dopo in
redazione arriva il San Leonardo 2000, il primo prodotto dalla conduzione
enologica di Carlo Ferrini. Per quanto riguarda il risultato della
degustazione, rimando i lettori alla consultazione della nostra Guida: il San
Leonardo 2000 ha conquistato senza alcuna esitazione i nostri cinque diamanti e
il titolo di migliore vino di marzo 2017. Un vino che stupisce per la sua
consueta eleganza e raffinatezza, impeccabilmente sontuoso, in un equilibrio
perfetto fra il carattere dei tannini e la garbata morbidezza, ben sostenuto da
una piacevole e sferzante freschezza. Non possiede la potenza di annate più
robuste - come la 2001 - ma è vino che sorprende per la sua veste di complessa
ricchezza olfattiva e di eleganza sensoriale. Un grande vino che non pare
nemmeno avere diciassette anni. In fin dei conti - signore e signori - è
semplicemente il San Leonardo, un vino del cuore che emoziona e stupisce
sempre per l'eleganza e la perfezione della sua impeccabile classe fatta di
raffinato e inimitabile equilibrio.
Antonello Biancalana
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