Il 2017 sembra essersi seriamente candidato a diventare uno degli anni che
ricorderemo a lungo. Non tanto per la qualità dei vini - della quale,
evidentemente, non possiamo parlarne adesso - piuttosto per i suoi capricci e
le sue stranezze in termini meteorologici. Quello che sta accadendo nel 2017,
dal punto di vista del tempo e dei suoi effetti nella meteorologia, sta
provocando ben più di una preoccupazione agli agricoltori. Vignaioli compresi,
ovviamente. Se consideriamo che siamo solamente all'inizio dell'estate e per
arrivare alla vendemmia deve passare ancora qualche mese, non c'è da stare
molto tranquilli. Lo stesso vale per chi si dedica ad altre colture: prima di
procedere con il raccolto, deve passare ancora un po' di tempo. Per non parlare
di quelle attività agricole che raccolgono i frutti del loro lavoro in autunno,
come per esempio l'olivicoltura.
Un'annata senza mezzi termini. Dopo avere flagellato nello scorso aprile
vigneti e altre colture con le severe gelate - provocando ingenti danni - il
2017 pare non abbia ancora finito di fare preoccupare gli agricoltori. Da un
estremo all'altro, dalle proverbiali e inaspettate basse temperature di aprile,
all'insopportabile afa di fine primavera e inizio estate. In realtà, non è
esattamente il caldo a preoccupare vignaioli e agricoltori. La repentina e
feroce ondata di caldo ha ulteriormente aggravato le condizioni idriche del
suolo, oramai deprivato della preziosa acqua, anche a causa della lunghissima
assenza delle piogge. Non piove, e da diverso tempo, pertanto quello che adesso
preoccupa maggiormente è la siccità. Se le gelate di aprile hanno provocato
danni ingenti ovunque in Italia, decimando in molti casi le speranze di
raccolto, quello che si è salvato è seriamente minacciato dalla siccità.
La mancanza di piogge, in verità, era qualcosa che già all'inizio della
primavera destava preoccupazione. L'arrivo delle gelate di aprile, poi,
ha spostato l'attenzione verso questo infausto evento, tuttavia il problema
della siccità ha continuato a preoccupare vignaioli e agricoltori. All'inizio
di aprile, prima dell'arrivo delle gelate, la Coldiretti aveva reso pubblica la
condizione provocata dalla siccità, un problema che già era motivo di serie
preoccupazioni. Già lo scorso aprile, infatti, la Coldiretti aveva dichiarato
che le temperature massime registrate in Italia erano superiori di 2,5 gradi
rispetto alla media con un calo, nel mese di marzo, del 53% delle
precipitazioni. La conseguenza, una delle tante, è stato l'abbassamento del
livello del fiume Po - il principale fiume italiano - tanto da raggiungere, già
ad aprile, il livello registrato nell'estate del 2016. La Coldiretti dichiarava
inoltre che le precipitazioni in Italia erano già sotto la media.
Le precipitazioni invernali in Italia hanno fatto registrare una diminuzione
del 67% rispetto alla media. Già in aprile la Coldiretti esprimeva la propria
preoccupazione per la carenza di precipitazioni e nevicate, fondamentali per
ricostituire le riserve idriche del suolo. Insomma, la terra - già ad aprile -
era priva di acqua con grave sofferenza per le piante. Poi sono arrivate le
gelate e le cose non sono certamente migliorate. Se la siccità stava già
minacciando la vita delle piante da sotto, le gelate lo facevano da
sopra. Per la Coldiretti questo è il risultato dei cambiamenti climatici in
corso in Italia, con sfasamenti dei cicli stagionali, i quali effetti hanno
provocato, nell'ultimo decennio, danni per oltre quattordici miliardi di euro.
Queste previsioni e stime - evidentemente negative e preoccupanti - non sono
migliorate e quello che si è verificato nei mesi successivi, ha fatto cambiare
idea anche ai più convinti ottimisti.
Siamo oramai giunti all'estate e - come previsto - le cose non sono chiaramente
migliorate, anzi, le preoccupazioni sono aumentate e di molto. Le nuove stime
diffuse dalla Coldiretti raccontano una situazione ancor più grave dello scorso
aprile. Con l'arrivo del caldo torrido nel mese di giugno e la mancanza di
precipitazioni in primavera, la siccità è una preoccupazione più che seria. Le
nuove stime evidenziano che le precipitazioni in primavera sono state di quasi
il 50% in meno rispetto al periodo di riferimento, già fortemente segnato da
dalla scarsità di piogge in inverno. La grave siccità che sta interessando
l'Italia è così preoccupante che alcune regioni hanno già dichiarato lo stato
di emergenza. In certe zone, addirittura, la mancanza di acqua è tale che anche
la fornitura di acqua potabile ha subito interruzioni di servizio. La siccità,
oramai è un fatto certo, sta compromettendo i raccolti di ortaggi, cereali e
frutta e anche il sostentamento degli allevamenti è critico.
L'inverno e la primavera 2017 - secondo la Coldiretti - si sono classificate
rispettivamente al terzo e al secondo posto fra le stagioni meno piovose dal
1800 e i danni stimati ammontano a quasi un miliardo di euro. I coltivatori,
quelli che possono, sono costretti a ricorrere all'irrigazione di soccorso così
da mettere in salvo il raccolto. Il 2017, con il suo andamento anomalo, sta
confermando la tendenza dei cambiamenti climatici che si stanno verificando
negli ultimi anni. Tutto questo - va ribadito e preso in serissima
considerazione - deve necessariamente portare alla necessaria riflessione su
quanto sta accadendo e che è indispensabile porre rimedio. Le conseguenze sono
palesemente catastrofiche per tutti, a partire dall'agricoltura che è alla base
del sostentamento e dell'alimentazione del mondo. Anche la produzione di vino,
inevitabilmente, subirà conseguenze. Con la speranza che questo 2017 possa
finalmente cambiare il suo andamento climatico e dare il benvenuto a
un'auspicabile e necessaria normalità.
Antonello Biancalana
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