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Contrasti di Pelaverga e Petit VerdotIl Piemonte a confronto con la Francia, nel contrasto di Pelaverga, vitigno titpico del saluzzese, e Petit Verdot, uva rossa originaria di Bordeaux |
L'Italia, come detto altre volte, ha una ricchezza di varietà di uve da vino come nessun altro paese del mondo. Ogni regione ha varietà autoctone che si identificano con i territori, molte di queste sono innegabilmente di estremo interesse enologico e la loro diffusione si estende in diverse regioni. Un successo che, in molti casi, non si limita al territorio italiano e molte di queste sono riuscite a conquistare l'interesse di produttori in altri paesi. Il patrimonio di varietà di uve da vino della Francia è certamente più limitato rispetto a quello italiano, tuttavia molte delle uve di questo paese hanno raggiunto notorietà e diffusione ovunque nel mondo, Italia compresa. Molte varietà francesi hanno innegabilmente contribuito al rilancio dell'enologia italiana, divenendo progressivamente più presenti nei vigneti del nostro Paese a discapito delle uve autoctone delle regioni italiane. Si tratta, in ogni caso, di due paesi che si collocano ai vertici assoluti dell'enologia mondiale, per la varietà delle rispettive uve e dei rispettivi vini. Questo mese mettiamo a confronto due varietà molto diverse fra loro, appartenenti a questi due paesi - Italia e Francia - dalle quali si producono vini altrettanto diversi. Entrambe le varietà, va detto, non sono esattamente famose, tuttavia i loro vini si caratterizzano sempre per la spiccata personalità capace di renderli unici nel panorama enologico. Dal Piemonte, infatti, prendiamo il Pelaverga, varietà a bacca rossa tipica del territorio di Saluzzo e, in particolare, nota per i vini di Verduno, entrambe in provincia di Cuneo. L'uva piemontese è messa a confronto con una varietà della Francia - e più precisamente di Bordeaux - un tempo piuttosto utilizzata per la produzione dei celebri vini di questo territorio, oggi decisamente relegata a un ruolo più marginale.
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Varietà dalle origini incerte, il Pelaverga vanta comunque un'antichissima presenza in Piemonte e, in modo specifico, nel territorio di Saluzzo, in provincia di Cuneo. Il cammino enologico del Pelaverga inizia in tempi relativamente recenti poiché, in passato, questa varietà era solitamente utilizzata come uva da tavola. Oggi il Pelaverga è prevalentemente utilizzato per la produzione di vini, i quali stanno riscuotendo un discreto successo, in particolare quelli prodotti nel territorio di Verduno. Parlando di Pelaverga è opportuno fare una precisazione, poiché - in realtà - esistono due uve che portano questo nome. Il Pelaverga, tipico del territorio di Saluzzo, è il Pelaverga Piccolo coltivato prevalentemente a Verduno. Le due varietà, pur condividendo il medesimo nome, sono in realtà due uve distinte e non hanno caratteristiche comuni, nonostante producano vini con qualità organolettiche simili. Va detto che, per lungo tempo, si è ritenuto le varietà Pelaverga presenti a Saluzzo e Verduno fossero simili, probabilmente a causa delle caratteristiche comuni dei loro vini. Ricerche recenti condotte sulle due varietà hanno permesso di scoprire che, in realtà, si tratta di due uve distinte e senza alcuna parentela genetica. Il risultato di questa ricerca ha quindi imposto la differenziazione delle due uve, distinguendo l'uva coltivata a Verduno con il nome Pelaverga Piccolo. In entrambi i casi, i vini prodotti con queste uve si fanno riconoscere per una piacevole e spiccata nota speziata nella quale si percepisce il pepe bianco, in particolare in quelli di Verduno. Il Pelaverga produce vini di moderata struttura e dall'evidente trasparenza, con un profilo aromatico ricco di frutti rossi e fiori, oltre a moderata freschezza e astringenza. Caratteristiche che, unitamente alle pratiche enologiche solitamente impiegate con quest'uva, fanno del Pelaverga un vino immediato e piacevole che si preferisce apprezzare in gioventù.
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Originario del territorio di Bordeaux, il Petit Verdot è oggi usato marginalmente nella produzione dei vini rossi di quel territorio. La ragione della scarsa notorietà nella sua terra di origine è dovuta principalmente a motivi viticolturali ed enologici. Il Petit Verdot, nella sua terra di origine, tende infatti a maturare tardivamente e, per questo motivo, è sempre meno presente nei vigneti di Bordeaux, giungendo a maturazione quando il mosto delle altre varietà sta già fermentando in cantina. Nonostante la progressiva diminuzione dei vigneti nei quali di coltiva il Petit Verdot, il Médoc è l'area di Bordeaux dove si registra la maggiore presenza. Alcuni produttori restano comunque fedeli al Petit Verdot, sperando sempre che l'andamento meteorologico dell'annata consenta a questa varietà di giungere a maturazione così da poterla usare nei loro vini. La ragione è comprensibile: quando il Petit Verdot giunge a maturazione è capace di regalare ai vini maggiore personalità e carattere, oltre a piacevole astringenza, colore e struttura. Se è vero che a Bordeaux, nelle annate meno favorevoli, il Petit Verdot matura tardivamente, pregiudicandone quindi il suo uso, questo non accade nelle zone più calde dove questa varietà francese è molto più affidabile e producendo risultati notevoli. Si deve infatti notare che il Petit Verdot è coltivato con successo e usato per produrre interessanti vini in Italia - Agro Pontino e Maremma su tutti - Spagna, Portogallo, Australia e California. In queste terre, infatti, a differenza di quanto accade a Bordeaux - cioè unito alle celebri rosse di quel territorio - il Petit Verdot è sovente vinificato in purezza con risultati estremamente interessanti. I vini prodotti con Petit Verdot sono ricchi di personalità, regalando sensazioni di frutti a bacca nera alle quali si uniscono spesso spezie e - nelle annate fresche - aromi erbacei. Dotati di struttura e corpo, i vini da Petit Verdot si fanno notare in bocca per la piacevole astringenza dei tannini che trovano equilibrio nella morbidezza e una freschezza piuttosto mite.
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Come di consueto, i vini della nostra degustazione per contrasto sono prodotti con le rispettive varietà in purezza. La scelta del primo vino, quello prodotto con Pelaverga, sarà a favore di una bottiglia appartenente alla Denominazione d'Origine Controllata Colline Saluzzesi. Si deve notare che i vini monovarietali di questo territorio e dichiarati in etichetta sono prodotti - in accordo al disciplinare di produzione - con la varietà indicata in purezza. Sceglieremo quindi un Colline Saluzzesi Pelaverga dell'annata più recente e vinificato in contenitori inerti. Per quanto riguarda il Petit Verdot, la nostra scelta sarà a favore di una bottiglia prodotta nell'Agro Pontino - pertanto nel Lazio - scegliendo, anche in questo caso, l'annata più recente e vinificata in contenitori inerti. I due vini - Pelaverga e Petit Verdot - saranno serviti in calici da degustazione alla temperatura di 17 °C. La prima fase - nella quale si valuta l'aspetto dei vini - metterà in evidenza notevoli differenze, esattamente come nelle fasi successive. Dopo avere versato i due vini nei rispettivi calici, iniziamo la nostra degustazione per contrasto iniziando dal Colline Saluzzesi Pelaverga. Incliniamo il calice sopra una superficie bianca e valutiamo il colore alla base del calice. Si nota un colore rosso rubino brillante con sfumature - osservate all'estremità del vino, dove si fa più sottile - che mostrano nette tonalità porpora. La trasparenza è piuttosto moderata, lasciando intravvedere chiaramente l'oggetto messo a contrasto fra il calice e la superficie bianca. Passiamo ora al Petit Verdot: il colore è nettamente più cupo e intenso con una tonalità rosso rubino molto accesa. La sfumatura del Petit Verdot conferma il colore rosso rubino, a volte con riflessi porpora. La trasparenza di questo vino è decisamente inferiore rispetto al Pelaverga: l'oggetto messo a contrasto si distingue con difficoltà. Pelaverga e Petit Verdot mettono in evidenza le rispettive differenze anche nei loro profumi. Nel Pelaverga si percepiscono sensazioni di frutti a polpa rossa, mentre nel Petit Verdot si riconoscono prevalentemente frutti a polpa nera. Entrambe le varietà condividono un carattere speziato, una piacevolissima nota che conferisce a queste uve un'elegante personalità. Al naso il Pelaverga regala profumi di ciliegia, fragola, lampone e prugna, oltre ad aromi floreali che ricordano il geranio e il ciclamino. Caratteristica identificativa del Pelaverga è inoltre una nota speziata che ricorda il pepe bianco, talvolta unita alla noce moscata. Al naso, il Petit Verdot offre un profilo decisamente più robusto nel quale si riconoscono profumi di amarena, prugna, ribes e mirtillo, oltre a sensazioni di violetta. Anche in questo caso si riconosce un piacevole aroma speziato che spesso ricorda il pepe nero. Quando non perfettamente maturo, i vini prodotti con Petit Verdot esprimono un profilo erbaceo nel quale si riconosce il peperone verde. Procediamo con la valutazione dei profili olfattivi di Pelaverga e Petit Verdot, iniziando dal calice del vino prodotto nelle Colline Saluzzesi. Manteniamo il calice in posizione verticale e, senza rotearlo, procediamo con la prima olfazione così da apprezzare i profumi di apertura. Dal calice si percepiscono aromi di ciliegia, lampone e fragola oltre al profumo floreale di geranio. Dopo avere roteato il calice - così da favorire lo sviluppo degli altri aromi e completare quindi il profilo olfattivo - procediamo con la seconda olfazione. Si percepiscono aromi di susina, mirtillo e ciclamino oltre al caratteristico aroma speziato che ricorda il pepe bianco. Passiamo ora alla valutazione dei profumi del Petit Verdot, iniziando dagli aromi di apertura. Dal calice si percepiscono aromi di amarena, prugna e ribes, unitamente a un piacevole profumo di violetta. Roteiamo il calice: il profilo del Petit Verdot si completa con mirtillo e mora, ai quali spesso si unisce la nota speziata del pepe nero. Le differenze fra Pelaverga e Petit Verdot continuano a essere evidenti anche nella fase gustativa. Il primo vino che assaggeremo è il Colline Saluzzesi Pelaverga. Prendiamo quindi un sorso di questo vino e valutiamo il suo attacco, cioè le sensazioni che si percepiscono inizialmente in bocca. L'attacco del Pelaverga è caratterizzato da un'astringenza moderata alla quale si contrappone la sensazione rotonda dell'alcol, anche in questo caso moderata. Si percepisce anche una piacevole freschezza e una struttura di medio corpo, oltre ai sapori di ciliegia, lampone e fragola. Ben diverso l'attacco del Petit Verdot: l'astringenza è decisamente più intensa con una sensazione calda dell'alcol in buona evidenza e una freschezza poco percettibile. La struttura è chiaramente più robusta del Pelaverga e in bocca si percepiscono, netti e intensi, i sapori di amarena, ribes e prugna, sovente la mora. All'assaggio le differenze fra Pelaverga e Petit Verdot sono evidenti: più sottile e immediato il primo, più robusto e pieno il secondo. L'ultima fase della nostra degustazione per contrasto è relativa alla valutazione delle sensazioni finali che i vini lasciano in bocca dopo la deglutizione. Il finale del Colline Saluzzesi Pelaverga si fa apprezzare per la buona persistenza nella quale si percepiscono chiaramente i sapori di ciliegia, lampone e fragola. In bocca lascia inoltre una piacevole sensazione di acidità a coprire quasi completamente l'astringenza e la percezione dell'alcol, oltre a una lieve nota speziata che ricorda il pepe bianco. Il finale del Petit Verdot è persistente e in bocca si percepiscono i sapori di amarena, ribes e prugna, ai quali si unisce sovente la mora e la caratteristica nota di pepe nero. La sensazione di struttura è decisamente più piena del Pelaverga e in bocca si percepisce principalmente l'astringenza che si contrappone a una piacevole morbidezza. Torniamo infine a valutare i due vini prendendo due sorsi, prima di Pelaverga e poi di Petit Verdot: le differenze del gusto e del finale sono evidenti, soprattutto nei sapori e nelle sensazioni di struttura.
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