Lo sapevamo già da mesi che il 2017 non sarebbe stata una buona annata o,
quanto meno, una di quelle da ricordare. Il lato positivo è che - almeno
quest'anno - ci hanno risparmiato le solite dichiarazioni entusiastiche e di
giubilo al grido di annata del secolo. In verità qualcuno ci ha
provato, forse per abitudine visto che, negli ultimi anni, ogni vendemmia è
dichiarata come annata del secolo, nonostante alla fine di questo secolo
manchino ancora ben ottantatré anni. Il lato negativo, molto più seriamente, è
che la quantità di uva raccolta nei vigneti è fra le più basse degli ultimi
anni e quello che si è raccolto non è esattamente di qualità. Quanto meno, non
ai livelli qualitativi delle annate recenti. Sapevamo da tempo che la vendemmia
2017 sarebbe stata una delle più difficili degli ultimi anni, un'annata che
certamente non ricorderemo volentieri. Non resta che salvare il salvabile e, in
termini di qualità, saranno i vini a parlare.
Del resto, anche le annate considerate infauste, come la fin troppo celebre
2002, con il tempo - soprattutto per i vini rossi - ha riservato delle ottime
sorprese. Il bizzarro andamento del 2017, impossibile da dimenticare, ha
salutato i nuovi e giovani germogli della vite con una disgraziata gelata
provocando inoltre ingenti danni anche in altri comparti dell'agricoltura. Non
bastasse questo, la scarsità di pioggia ha reso ancor più difficile la vita dei
vigneti e, senza acqua, la vite può subire gli effetti della cosiddetta
sofferenza idrica. A questo, dove ammesso e possibile, si ricorre
all'irrigazione di soccorso proprio per offrire un po' di conforto ai vigneti e
placare la sete della vite. Va detto che la scarsità di acqua è generalmente
considerata un fattore di qualità poiché costringe la vite ad affondare
le sue radici in profondità così da trovare riserve d'acqua sotterranee,
divenendo - quindi - più resistente agli effetti della siccità.
Questo è quello che, in effetti, è accaduto nel 2017, quindi solo le viti di
una certa età e con un apparato radicale profondo è riuscito a trarre
beneficio delle riserve idriche sotterranee. Quelle giovani, o relativamente
giovani, con un apparato radicale non molto sviluppato, hanno certamente
sofferto maggiormente la scarsità delle piogge. Com'è noto, all'interno dei
chicchi d'uva si trova il succo, composto in larga parte da acqua. In mancanza
di acqua, ovviamente, lo sviluppo dei chicchi è fortemente ridotto, saranno
quindi più piccoli rispetto alla media e pertanto la quantità di mosto sarà
limitata. Questo è quello che è accaduto in diverse parti d'Italia nei vigneti
che si sono salvati dalle gelate. Il 2017 è stato inoltre caratterizzato da
temperature molto elevate che, unite alla mancanza di piogge, hanno reso ancor
più difficile e complicata la vita delle viti. Maturazione precoce dell'uva,
quindi vendemmia effettuata con largo anticipo. Insomma, un'annata - il 2017 -
decisamente complicata, complessa e difficile. Per completezza, si devono
inoltre ricordare le infauste grandinate che, in certe zone d'Italia, hanno
provocato danni piuttosto gravi.
Le previsioni fatte nelle settimane passate sono state purtroppo confermate
dagli eventi meteorologici e, adesso che molti hanno concluso la vendemmia o
comunque la stanno ancora svolgendo, si possono fare delle stime più
attendibili. Tutti sono d'accordo sul fatto che la quantità prodotta nel 2017 è
decisamente inferiore rispetto al passato, fra le più basse degli ultimi
cinquanta anni. La produzione generale in Italia registra un calo stimato di
circa il 26%, con punte del 32%, come nel caso del Centro Italia. Fa
sorridere - permettetemelo - che in questo contesto, molti si sono rallegrati
del fatto che l'Italia riuscirà comunque a produrre più ettolitri di vino della
Francia, rilanciando l'eterna e piuttosto inutile sfida con i cugini d'Oltralpe.
L'Italia mantiene il primato mondiale della quantità: per fortuna l'onore è
salvo. Appunto, la quantità. E la qualità? Alcuni si sono affrettati nel dire
che comunque, nonostante la produzione sia inferiore, la qualità è comunque
buona e avremo buone sorprese oltre che ottimi vini.
In contrapposizione a questi, è opportuno riportare quanto dichiarato da
Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi. Il celebre enologo umbro ha
infatti dichiarato che il 2017 non sarà certamente ricordato per la qualità dei
suoi vini e le condizioni anomale che si sono verificate saranno
impegnative anche in cantina. Per molti aspetti, l'andamento dell'estate 2017
ricorda quella del 2003, anch'essa piuttosto torrida. I vini di quell'annata -
soprattutto i rossi - erano caratterizzati da un volume alcolico piuttosto
elevato con astringenza dura e severa, certamente vini non molto eleganti. Ecco
perché sarà necessario lavorare bene in cantina proprio per evitare questa
condizione, per quanto possibile. Sulla quantità di zucchero - e quindi di
alcol - in teoria non c'è molto da fare, mentre sulla piacevolezza dei tannini
è possibile intervenire in cantina. Fin troppo evidente che non si possono fare
miracoli in cantina (più o meno) quando la qualità dell'uva è carente. In altre
parole, si salveranno solo i vignaioli più bravi e gli enologi più
competenti.
Dobbiamo quindi aspettarci vini deludenti o di scarsa qualità? Non
necessariamente. Ci saranno - come sempre - zone, varietà, vini e soprattutto
produttori che risulteranno più interessanti di altri. Il 2017 sarà certamente
una prova difficile, complessa e impegnativa per tutti e nella quale - per così
dire - solo i migliori emergeranno. Per migliore, si intende quello che
avrà uve di qualità - per meriti propri o per la benevolenza della Natura -
migliore competenza viticolturale ed enologica, capace quindi di dimostrare di
sapere ottenere il massimo da quello che ha raccolto in vigna. E il
massimo - in questo caso - significa il meno peggio. Il 2017 è
un'annata difficile e questo l'avevamo capito da tempo. Quanto sarà
effettivamente difficile saranno i vini a raccontarcelo. Di sicuro le premesse
- anche considerando quanto ho potuto personalmente ascoltare da produttori ed
enologi - non sono esattamente incoraggianti. Cerchiamo comunque di essere
ottimisti e attendiamo di versare i vini 2017 nei calici: del resto anche
annate come la 2002 o 2003, non certo brillanti, ci hanno regalato qualche
buona sorpresa. La quantità del 2017 è evidentemente in calo, la qualità
non sembra promettere nulla di entusiasmante, ma non è detta l'ultima parola.
Buon lavoro cari vignaioli, enologi e produttori tutti. Lo so che state facendo
il meglio che si può per onorare la vostra terra, le vostre vigne, i vostri
vini. Anche a dispetto di questo pazzo 2017.
Antonello Biancalana
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