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  Editoriale Numero 166, Ottobre 2017   
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Un'Annata Difficile


 Lo sapevamo già da mesi che il 2017 non sarebbe stata una buona annata o, quanto meno, una di quelle da ricordare. Il lato positivo è che - almeno quest'anno - ci hanno risparmiato le solite dichiarazioni entusiastiche e di giubilo al grido di “annata del secolo”. In verità qualcuno ci ha provato, forse per abitudine visto che, negli ultimi anni, ogni vendemmia è dichiarata come “annata del secolo”, nonostante alla fine di questo secolo manchino ancora ben ottantatré anni. Il lato negativo, molto più seriamente, è che la quantità di uva raccolta nei vigneti è fra le più basse degli ultimi anni e quello che si è raccolto non è esattamente di qualità. Quanto meno, non ai livelli qualitativi delle annate recenti. Sapevamo da tempo che la vendemmia 2017 sarebbe stata una delle più difficili degli ultimi anni, un'annata che certamente non ricorderemo volentieri. Non resta che salvare il salvabile e, in termini di qualità, saranno i vini a parlare.


 

 Del resto, anche le annate considerate “infauste”, come la fin troppo celebre 2002, con il tempo - soprattutto per i vini rossi - ha riservato delle ottime sorprese. Il bizzarro andamento del 2017, impossibile da dimenticare, ha salutato i nuovi e giovani germogli della vite con una disgraziata gelata provocando inoltre ingenti danni anche in altri comparti dell'agricoltura. Non bastasse questo, la scarsità di pioggia ha reso ancor più difficile la vita dei vigneti e, senza acqua, la vite può subire gli effetti della cosiddetta “sofferenza idrica”. A questo, dove ammesso e possibile, si ricorre all'irrigazione di soccorso proprio per offrire un po' di conforto ai vigneti e placare la sete della vite. Va detto che la scarsità di acqua è generalmente considerata un fattore di qualità poiché costringe la vite ad affondare le sue radici in profondità così da trovare riserve d'acqua sotterranee, divenendo - quindi - più resistente agli effetti della siccità.

 Questo è quello che, in effetti, è accaduto nel 2017, quindi solo le viti “di una certa età” e con un apparato radicale profondo è riuscito a trarre beneficio delle riserve idriche sotterranee. Quelle giovani, o relativamente giovani, con un apparato radicale non molto sviluppato, hanno certamente sofferto maggiormente la scarsità delle piogge. Com'è noto, all'interno dei chicchi d'uva si trova il succo, composto in larga parte da acqua. In mancanza di acqua, ovviamente, lo sviluppo dei chicchi è fortemente ridotto, saranno quindi più piccoli rispetto alla media e pertanto la quantità di mosto sarà limitata. Questo è quello che è accaduto in diverse parti d'Italia nei vigneti che si sono salvati dalle gelate. Il 2017 è stato inoltre caratterizzato da temperature molto elevate che, unite alla mancanza di piogge, hanno reso ancor più difficile e complicata la vita delle viti. Maturazione precoce dell'uva, quindi vendemmia effettuata con largo anticipo. Insomma, un'annata - il 2017 - decisamente complicata, complessa e difficile. Per completezza, si devono inoltre ricordare le infauste grandinate che, in certe zone d'Italia, hanno provocato danni piuttosto gravi.

 Le previsioni fatte nelle settimane passate sono state purtroppo confermate dagli eventi meteorologici e, adesso che molti hanno concluso la vendemmia o comunque la stanno ancora svolgendo, si possono fare delle stime più attendibili. Tutti sono d'accordo sul fatto che la quantità prodotta nel 2017 è decisamente inferiore rispetto al passato, fra le più basse degli ultimi cinquanta anni. La produzione generale in Italia registra un calo stimato di circa il 26%, con punte del 32%, come nel caso del Centro Italia. Fa sorridere - permettetemelo - che in questo contesto, molti si sono rallegrati del fatto che l'Italia riuscirà comunque a produrre più ettolitri di vino della Francia, rilanciando l'eterna e piuttosto inutile sfida con i cugini d'Oltralpe. L'Italia mantiene il primato mondiale della quantità: per fortuna l'onore è salvo. Appunto, la quantità. E la qualità? Alcuni si sono affrettati nel dire che comunque, nonostante la produzione sia inferiore, la qualità è comunque buona e avremo buone sorprese oltre che ottimi vini.

 In contrapposizione a questi, è opportuno riportare quanto dichiarato da Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi. Il celebre enologo umbro ha infatti dichiarato che il 2017 non sarà certamente ricordato per la qualità dei suoi vini e le condizioni anomale che si sono verificate saranno impegnative anche in cantina. Per molti aspetti, l'andamento dell'estate 2017 ricorda quella del 2003, anch'essa piuttosto torrida. I vini di quell'annata - soprattutto i rossi - erano caratterizzati da un volume alcolico piuttosto elevato con astringenza dura e severa, certamente vini non molto eleganti. Ecco perché sarà necessario lavorare bene in cantina proprio per evitare questa condizione, per quanto possibile. Sulla quantità di zucchero - e quindi di alcol - in teoria non c'è molto da fare, mentre sulla piacevolezza dei tannini è possibile intervenire in cantina. Fin troppo evidente che non si possono fare miracoli in cantina (più o meno) quando la qualità dell'uva è carente. In altre parole, si salveranno solo i vignaioli più bravi e gli enologi più competenti.

 Dobbiamo quindi aspettarci vini deludenti o di scarsa qualità? Non necessariamente. Ci saranno - come sempre - zone, varietà, vini e soprattutto produttori che risulteranno più interessanti di altri. Il 2017 sarà certamente una prova difficile, complessa e impegnativa per tutti e nella quale - per così dire - solo i migliori emergeranno. Per migliore, si intende quello che avrà uve di qualità - per meriti propri o per la benevolenza della Natura - migliore competenza viticolturale ed enologica, capace quindi di dimostrare di sapere ottenere il massimo da quello che ha raccolto in vigna. E il massimo - in questo caso - significa il meno peggio. Il 2017 è un'annata difficile e questo l'avevamo capito da tempo. Quanto sarà effettivamente difficile saranno i vini a raccontarcelo. Di sicuro le premesse - anche considerando quanto ho potuto personalmente ascoltare da produttori ed enologi - non sono esattamente incoraggianti. Cerchiamo comunque di essere ottimisti e attendiamo di versare i vini 2017 nei calici: del resto anche annate come la 2002 o 2003, non certo brillanti, ci hanno regalato qualche buona sorpresa. La quantità del 2017 è evidentemente in calo, la qualità non sembra promettere nulla di entusiasmante, ma non è detta l'ultima parola. Buon lavoro cari vignaioli, enologi e produttori tutti. Lo so che state facendo il meglio che si può per onorare la vostra terra, le vostre vigne, i vostri vini. Anche a dispetto di questo pazzo 2017.

Antonello Biancalana



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