L'Italia, almeno per quanto riguarda il vino, è un paese decisamente ricco.
Ricchezza di varietà di uve come nessun altro luogo del mondo, un patrimonio
che consente una diversità enologica senza eguali. L'ho scritto molte volte,
continuerò a farlo, certamente con orgoglio. Le tante facce del vino italiano
si esprimono in contesti diversi, raccontando parimenti caratteri e punti
di vista variegati, altrettanto distinti e spesso contrastanti. Complice,
certamente, anche il fenomeno della moda che da anni vede il vino come
uno dei protagonisti di discussioni infinite, argomento sul quale ognuno pensa
di potere dire la propria, pretendendo perfino di essere autorevoli. Un tempo,
com'è ben noto, si diceva che l'Italia era un paese di allenatori di calcio,
tutti ineccepibili esperti nelle loro perfette visioni e strategie da salotto e
da bar. Oggi, oltre a mantenere questo titolo, gli italiani sono
diventati anche espertissimi di tante altre materie e discipline, soprattutto
di vino e cucina.
L'Italia, quindi, da eccellente paese di provetti allenatori di calcio, è
divenuta anche patria di enologi, viticoltori, esperti di vino e, non da meno,
strepitosi cuochi e maestri di cucina. Tutto questo si svolge - magia dei tempi
moderni - standosene comodamente assisi nei divani dei propri salotti con il
telecomando della TV in mano, un tablet o un mouse. Ogni emittente televisiva
ha in palinsesto almeno un programma dedicato alla cucina, tutti impegnati a
spadellare regalando a chiunque l'illusione che, in fondo, cucinare è un
gioco alla portata di tutti. Ognuno può diventare un esperto cuoco stando
comodamente seduto nella quiete della propria casa. Non manca, evidentemente,
la parte conclusiva e nella quale obbligatoriamente quello che è stato cucinato
in pochissimi minuti davanti alle telecamere è sapientemente abbinato a un
vino. Siamo italiani: qui non si scherza con la cucina, tanto meno con il vino.
Siamo tutti provetti cuochi ed esperti di vino. E tutti allenatori di calcio,
ovviamente.
Ogni fenomeno che, a vario titolo, diviene espressione di massa, più
semplicemente una moda, inevitabilmente subisce dei cambiamenti, spesso
motivo di confusione e che finiscono per essere negativi. Più il fenomeno
diviene di massa, maggiore è la possibilità di speculazione, favorendo le varie
correnti di pensiero, non solo per l'evidente speranza di profitto economico,
ma anche per costituire le proprie nicchie di mercato. Il vino non fa
eccezione, nemmeno la cucina. Del resto basta prendere in esame la crescita del
numero di aziende vinicole e di attività di ristorazione degli ultimi anni per
avere un semplice riscontro. Ognuno è, evidentemente, paladino della propria
visione enologica o culinaria, depositari di tradizioni e verità assolute,
ostentate come corazze inviolabili e guai a criticarle o metterle in dubbio.
Ognuno convinto che, nella propria cantina o cucina, si celebri l'unica
espressione inconfutabile della maestosità del vino o della culinaria.
Gli italiani, del resto, sono tutti esperti di vino e di cucina: cantine e
ristoranti non fanno eccezione.
Per non parlare poi di quello che accade in internet, luogo virtuale che ha
cambiato la vita di tutti, dove chiunque - in teoria - può dire quello che
vuole, spesso blaterando favolette inverosimili con la pretesa di non essere
criticati. In pochi minuti, con la complicità dei cosiddetti social
network e un semplice sito web, tutti possono provare l'ebbrezza di diventare
autorevolissimi, riveritissimi e temutissimi wine influencer ed esserne
pure convinti. In questo senso, internet è il luogo ideale per tutti i presunti
esperti di qualunque argomento, vino e cucina inclusi, ovviamente. Protetti
dalla rassicurante luce di uno schermo, al sicuro da eventuali confronti
diretti, tutti scrivono i propri pensieri pretendendo di essere autorevoli,
indispensabili e indiscutibili. Dimenticano, spesso, che per il semplice fatto
di esprimere un pensiero in un luogo pubblico, essere oggetto di critiche da
parte degli altri è fin troppo scontato. La conseguente degenerazione riflette
perfettamente quello che sovente si vede in certi salotti televisivi: gli
insulti non mancano, spesso accompagnati dal fatidico lei non sa chi sono
io. Colpiti nell'orgoglio per il reato di lesa maestà inesistente, si
inferociscono per il fatto che qualcuno si sia permesso di mettere in
discussione le profetiche parole di questi messia. Del resto, se uno con il
tablet o la tastiera scrive qualcosa, è perché si tratta di un autorevole
esperto e il suo pensiero è chiaramente una sentenza inappellabile, l'unica
verità rivelata e assoluta.
Si fanno forti della propria arroganza alla stregua di ho visto cose
che voi umani non potreste immaginarvi, credendosi spocchiosi emuli del
replicante Roy Batty nel celebre film Blade Runner di Ridley Scott e
impreziosito dalla colonna sonora di Vangelis. Non pensano possa esserci
qualcuno più competente di loro - realmente competente - capace di smentire
certe posizioni, portando fatti concreti e verificabili. In quel caso,
ovviamente, chi ha avuto l'ardire di contestare le parole di questi
profeti enoici, è sovente etichettato come servo di chissà quali
oscure organizzazioni che cospirano contro la verità. Quella verità che
conoscono solamente loro e che, il più delle volte, non hanno nemmeno argomenti
concreti per sostenerle ma solo le proprie convinzioni e che, come tali, non
possono essere messe in discussione. Sembra davvero di assistere alle tipiche
discussioni fra tifosi di squadre di calcio, tutti a difendere strenuamente e
ciecamente i propri colori. In fin dei conti siamo tutti allenatori di calcio.
E pure esperti di vino e di cucina.
Come per tutte le espressioni di massa, si creano fazioni e schieramenti, tutti
orgogliosamente convinti di essere dalla parte giusta, sostenitori di
un'ideologia che non può e non deve essere messa in discussione. In realtà - e
questa è la mia personalissima opinione - il vino, esattamente come qualunque
espressione culturale dell'uomo - e il vino è innegabilmente una di queste -
non ha regole assolute né può averle. Fortemente condizionato dalle preferenze,
gusti, visioni, cultura e interpretazioni che inevitabilmente ognuno di noi ha,
il vino assume caratteri ed espressioni diverse. Nessuna di queste è vera e
indiscutibile, nessuna di queste è artefatta e opinabile. Ognuna è
semplicemente un'espressione della stessa cosa vista da punti diversi,
interpretata, ascoltata e sentita in modo diverso. Ammetto, io per primo, che
molte di queste espressioni non incontrano la mia personale visione del vino,
ma non per questo non le ascolto o non le considero. Sarebbe un errore e
una sciocca, imperdonabile arroganza. Poi ci sono quelli che mi fanno
sorridere, che fanno del vino una questione personale di pura vanità e
presunzione, di autoreferenziale boria oltre che di ottusa e penosa arroganza.
Non li capisco e forse non c'è molto da capire. In fin dei conti l'Italia è il
paese degli esperti di vino e di cucina. E ovviamente siamo tutti dei
bravissimi allenatori di calcio. Nessuno osi dire il contrario!
Antonello Biancalana
|