Il Verdicchio dei Castelli di Jesi, prestigiosa area a Denominazione d'Origine
Controllata delle Marche, quest'anno – il 2018 – compie cinquanta anni. Una
storia iniziata nel 1968 e che da sempre è una delle più importanti
denominazioni delle Marche, indiscutibilmente fra i più straordinari vini
bianchi d'Italia. Cinquanta anni che hanno segnato l'enologia marchigiana e
che, dopo numerose revisioni e modifiche apportate al disciplinare di
produzione, consegue nel 2011 il riconoscimento della DOCG (Denominazione
d'Origine Controllata e Garantita) per lo stile Riserva. La storia del
Verdicchio è evidentemente molto più lunga dei cinquanta anni della
Denominazione dei Castelli di Jesi, poiché vanta un legame forte, solido e
profondo con le Marche e, non da meno, prestigioso rappresentante del vino
italiano. Tanti i protagonisti che hanno dato lustro e fama al Verdicchio, fra
questi – senza ombra di dubbio – la cantina Sartarelli di Poggio San
Marcello. Cantina da anni al vertice dell'enologia italiana con il suo
celeberrimo Balciana, il Verdicchio che, innegabilmente, ha segnato una nuova
straordinaria pagina di storia per la grande bianca marchigiana.
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Ho avuto il privilegio, e innegabilmente il piacere, di assaggiare la prima
annata prodotta di Balciana – la 1994 – e quel vino stravolse, in meglio, la
mia personale consapevolezza su cosa fosse il Verdicchio. Accadde in un
ristorante nei pressi di Spoleto, nel quale ero solito andare a quei tempi e
che, fortunatamente, aveva anche una buona e ricca carta dei vini. Il titolare
del ristorante mi disse di avere un nuovo vino in carta, sostenendo inoltre che
fosse eccellente, e aveva piacere io provassi. Chiesi quale vino fosse, da
chi era prodotto e con quali uve: mi rispose che era prodotto da una cantina
marchigiana e con uva Verdicchio. Un Verdicchio diverso da tutti gli altri,
disse. Ammetto che non lo presi sul serio – nonostante insistesse molto e con
seria convinzione nel farmelo provare – anche per il fatto che, a quei tempi,
la maggioranza dei vini prodotti con Verdicchio non mi sembravano
particolarmente entusiasmanti.
Intendiamoci: in quel periodo – metà degli anni 1990 – c'erano dei
grandissimi Verdicchio, sebbene fossero davvero pochi, se non pochissimi, e la
maggioranza era piuttosto ordinaria. Il Balciana, no. Quel Verdicchio
dei Castelli di Jesi Classico Superiore Balciana era molto diverso, era un
Verdicchio come non se ne erano mai versati prima nei calici. Quel Balciana
1994, come ho più volte detto nelle tante occasioni che ho avuto modo di
parlare di questo straordinario vino, ha segnato l'inizio della rivoluzione del
Verdicchio e della denominazione dei Castelli di Jesi. Più precisamente – e
per meglio dire – ha rilanciato la rivoluzione del Verdicchio di qualità,
dimostrando le enormi potenzialità di questa magnifica uva bianca delle Marche.
In questo senso, va fatto un enorme plauso alla cantina Sartarelli per la
totale e incrollabile dedizione al Verdicchio, poiché è l'unica varietà
coltivata nei loro vigneti e con questa producono ben cinque vini. Cinque
Verdicchio diversi, ognuno con la propria precisa ed esatta personalità, tutti
prodotti facendo esclusivamente uso di contenitori inerti, quindi nessuna botte
in cantina.
Per festeggiare i cinquanta anni della celebre denominazione marchigiana, lo
scorso 20 aprile la famiglia Sartarelli ha organizzato l'interessante convegno
Verdicchio dei Castelli di Jesi, storia e futuro. Il convegno si è svolto
presso il museo In Verdicchio Veritas fondato dalla famiglia Sartarelli
all'interno della propria tenuta. Nella suggestiva cornice del museo, il
convegno ha visto la partecipazione di autorità locali ed esperti che si sono
susseguiti nel racconto del Verdicchio nella terra dei Castelli di Jesi. Di
particolare interesse gli interventi dedicati alla storia e alla viticoltura
del Verdicchio, nell'intento di fare chiarezza sulle origini di questa
straordinaria uva bianca. Com'è noto – infatti – si suppone il Verdicchio
sia stato introdotto nelle Marche dai coloni veneti verso la fine del 1400,
invitati dal comune di Jesi nell'intento di ripopolare le campagne dopo la
nefasta epidemia di peste.
L'uva che introdussero è, con molta probabilità, il Trebbiano di Soave,
confermato anche da recenti indagini condotte sul DNA delle due varietà
evidenziando una forte analogia e parentela genetica. L'adattamento nel
territorio di Jesi che si è verificato nel corso dei secoli ha portato
all'attuale Verdicchio, capace di produrre vini bianchi di straordinaria
grandezza, fra i vini bianchi più prestigiosi d'Italia. L'adattamento è stato
sostanziale e significativo, tanto da considerare oggi il Verdicchio, e a pieno
titolo, come varietà autoctona delle Marche, qualità confermata anche dalla
differenza evidente esistente fra i vini prodotti dalle due uve. Il Verdicchio,
infatti, ha trovato nel territorio dei Castelli di Jesi il suo luogo di
elezione e che ha dato vita a un connubio irripetibile e magico. I vini
appartenenti alla denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi ricevono
puntualmente i favori e i positivi commenti da parte della critica
internazionale, collocando i vini della celebre bianca marchigiana nell'olimpo
dell'enologia mondiale.
Il Verdicchio è innegabilmente una varietà capace di enorme versatilità
enologica. Prova ne è la produzione della cantina Sartarelli che vanta ben
cinque vini, tutti prodotti con Verdicchio – unica varietà presente nei
vigneti della tenuta – cinque vini diversissimi e dotati di spiccata
personalità e qualità. Dallo spumante metodo Charmat fino al passito
– passando per altri tre stili, fra questi, i prestigiosi Tralivio e
Balciana – la produzione di Sartarelli è inoltre l'evidente prova dell'enorme
versatilità enogastronomica del Verdicchio. Questo aspetto, non meno importante
di quello enologico, è stato infatti discusso nel corso del convegno che si è
svolto presso il museo In Verdicchio Veritas di Sartarelli, in particolare
con la cucina delle Marche. In questi cinquanta anni la storia del Verdicchio
dei Castelli di Jesi è stata arricchita da significative pagine – e certamente
tante altre attendono di essere scritte – trasformando il Verdicchio da vino
ordinario a gigante dell'enologia italiana. Buon compleanno Verdicchio,
indiscusso re dei Castelli di Jesi!
Antonello Biancalana
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