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  Eventi Numero 190, Dicembre 2019   
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Numero 189, Novembre 2019 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 191, Gennaio 2020

Notiziario


 In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.

 

Andrea Bottarel è il Nuovo Direttore del Consorzio Tutela Lugana DOC


 
Il Consorzio Tutela Lugana DOC dà il benvenuto al nuovo Direttore Andrea Bottarel. Una scelta mirata e strategica quella del Consiglio, che manifesta – in una fase di espansione e crescita per la Denominazione gardesana – la propria volontà di evolvere, mettendo al vertice un giovane manager del vino, competente, creativo ed entusiasta, che arriva da una lunga formazione nel settore fatta di studi tecnici e di importanti esperienze professionali, che hanno occupato gli ultimi dieci anni della sua carriera.
Andrea Bottarel ha 37 anni, vanta una Laurea in Lingue e Culture dell'Asia Orientale e una in Viticoltura ed Enologia. Grandi passioni personali che portano subito il neo-laureato veneziano a collaborazioni con importanti aziende vinicole estere – in Germania, Nuova Zelanda e Canada – e che nel 2013 lo fanno tornare in Italia per iniziare il suo percorso come Export Manager, sfruttando la sua ampia conoscenza delle lingue straniere e specializzandosi nelle aree Asia Pacific e DACH.
Determinanti per la scelta del nuovo Direttore sono state la sua competenza e la predisposizione in materia di marketing e comunicazione, nonché la sua volontà di guidare il Consorzio in questa direzione e dare alla DOC un approccio più fresco e competitivo, che risponda coerentemente alla domanda del consumatore di oggi, giovane, dinamico ed esigente.
Non un cambiamento rispetto al lavoro impostato finora, che ha portato la DOC a significativi livelli di crescita grazie all'intenso lavoro di promozione internazionale, creazione di contenuti e comunicazione svolto: Bottarel intende potenziarne i risultati, volontà che si traduce in un lavoro di adeguamento alla domanda internazionale, strizzando l'occhio a quei mercati maturi come gli Stati Uniti, ma che sono ancora “giovani” per la DOC Lugana, dove la presenza dei vini è marginale o circoscritta. Non solo, il nuovo Direttore scommette anche sui mercati emergenti per la tipologia, che presentano eccellenti prospettive di inserimento del prodotto come il Giappone, pronto e ben disposto ad accogliere i bianchi del Belpaese, o, ancora, sui “mercati pilota” come i Paesi Baltici.
«Sono estremamente lieto di intraprendere questa nuova avventura nell'amministrazione del Consorzio Tutela Lugana DOC ed entusiasta di affrontare nuove e stimolanti sfide – dichiara Andrea Bottarel, e continua – Sono grato ai membri del Consiglio per la fiducia accordatami e per la loro volontà di andare verso una direzione nuova. Senza dubbio parto da una posizione privilegiata sia a livello di posizionamento del prodotto sia di riconoscimento del brand a livello mondiale. Il lavoro finora impostato ha portato la DOC a livelli di riconoscibilità molto alti per essere una piccola Denominazione, seppur di grande qualità. I miei principali obiettivi saranno quelli di potenziare ulteriormente i risultati ottenuti puntando strategicamente sul marketing e sulla comunicazione e di guidare i produttori in una direzione che li aiuti ad affacciarsi correttamente sui mercati di oggi. Il fatto, ad esempio, di avere ancora grande potenziale di crescita in mercati importanti per il settore come gli Stati Uniti, gioca a nostro favore e ci dà la possibilità di presentarci quasi in “prima battuta” con una veste più fresca, moderna e adeguata rispetto alla domanda internazionale».
Certamente per riuscire a conciliare lo sviluppo del business nei mercati internazionali, la promozione e la tutela del brand, lavorando per il bene e i vantaggi delle singole realtà consorziate, sarà necessario, nella prospettiva del nuovo Direttore, lavorare insieme per il raggiungimento di un obiettivo comune – la valorizzazione e la riconoscibilità del brand nel Mondo – mantenendo sempre vivo il dialogo tra i diversi player della Denominazione e i comparti della filiera produttiva.

Accordo Pechino-Bruxelles: Il Vino Nobile di Montepulciano è tra i 14 Vini

Il Vino Nobile di Montepulciano è nella lista dei 14 vini italiani che rientrano nella protezione di 100 marchi europei a denominazione da parte del governo cinese. Tra i prodotti a marchio infatti che rientrano nell'accordo europeo Pechino-Bruxelles, quattordici sono i vini italiani e tra questi solo tre toscani, tra i quali il Vino Nobile di Montepulciano. Questi prodotti godranno di una particolare attenzione e protezione contro imitazioni e falsi da parte del governo centrale di Pechino che si impegnerà a girare la vite sui controlli interni, agevolando il mercato e le azioni di promozione relative ai prodotti inseriti nella lista.
Questo successo non è casuale e fa seguito a una serie di azioni legali per la registrazione e protezione del marchio a livello internazionale che il Consorzio ha intrapreso in tutto il mondo a partire dagli anni 1990. «Un successo che è frutto di un lavoro di concertazione che ci ha visti impegnati in questi anni – spiega il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – e il risultato dimostra in maniera chiara come solo tenendo unita una denominazione, che in questo caso è rappresentata dal nostro Consorzio, si può competere ed essere tutelati all'interno di un sistema internazionale dove la globalizzazione rischia sempre di più di indebolire marchi storici come il nostro e come quelli inseriti in questa lista».
Il riconoscimento da parte di Pechino delle prime indicazioni geografiche europee rappresenta una grande opportunità per quelle eccellenze alimentari italiane come il Vino Nobile di Montepulciano, ma anche un importante riconoscimento, da parte del più grande mercato di consumatori al mondo, della tradizione e della qualità dei prodotti agroalimentari italiani ed europei. Questo accordo deriva dal “progetto-test” UE-Cina, avviato qualche anno fa, che prevedeva inizialmente il riconoscimento di 10 denominazione d'origine e indicazioni geografiche da parte di Pechino e di altrettanti alimenti di qualità d'origine cinesi da parte di Bruxelles. Il completamento del progetto ha portato a 100 i prodotti nella lista, di questi come detto 14 sono vini italiani.
Il traguardo è sempre più importante considerato che il Vino Nobile in Cina, e in generale nei paesi asiatici, ha visto un incremento delle presenze notevole toccando quota 10% (solo nel 2010 era 3%). L'export d'altronde rappresenta per il Vino Nobile di Montepulciano uno sbocco importante con una quota dell'80 per cento di prodotto, con una torta divisa a metà tra Europa e paesi extra UE. La Germania continua a essere il primo mercato del Nobile con il 44% della quota esportazioni. Il secondo Paese di riferimento è quello degli Stati Uniti che segnano ancora una crescita rispetto al precedente anno arrivando nel 2018 arrivando a rappresentare il 22% dell'export del Vino Nobile di Montepulciano.

Normativa Vitivinicola: UIV Incontra le Aziende del Territorio Veneto

Con l'obiettivo di continuare ad ascoltare e dare voce ai territori e agli enti che li rappresentano, Unione Italiana Vini ha organizzato, Giovedì 14 Novembre presso la sede del Consorzio del Garda a Sommacampagna (Verona), il convegno “Regolamenti UE e decreti attuativi della legge 238/2016” con l'obiettivo di tracciare un quadro sulla attuale situazione normativa rispetto ad alcuni temi caldi del settore e di fornire informazioni e strumenti alle aziende per rispondere in maniera efficace alla complessità delle evoluzioni della normativa vitivinicola nazionale e internazionale.
Etichettatura, pratiche enologiche e la situazione dei decreti attuativi della legge 238/2016, sono stati alcuni dei temi affrontati nell'incontro che ha visto coinvolti Luciano Piona – Presidente Consorzio Garda DOC e Consorzio Tutela Custoza DOC, Franco Cristoforetti – Presidente Consorzio Tutela Vino Bardolino, Antonio Rossi – Servizio Giuridico Unione Italiana Vini, e Massimo Marietta – Responsabile Sviluppo Enologia della Sistemi Spa e Luigino Artico, Direttore ICQRF Nord-Est.
La scelta di affrontare questi argomenti nel territorio veneto non è stata casuale: con una produzione che ha superato i 12 milioni di ettolitri di vino nel 2018, cioè un quarto della produzione nazionale, dei quali il 70% DOC e il 17% IGT, il Veneto rappresenta infatti una delle Regioni chiave del settore.
Si è discusso in particolare delle novità introdotte dal recente regolamento UE n. 33/2019 in tema di etichettatura: il 7 dicembre prossimo entrerà infatti in applicazione la nuova normativa UE sui trattamenti e sulle pratiche enologiche con alcune novità che ogni enologo dovrà conoscere ed applicare in modo corretto. Dopo l'emanazione di molti decreti attuativi della legge 238/2016 sono infatti ora in discussione cinque bozze di decreti molto rilevanti per consentire una completa applicazione dei principi contenuti nel Testo unico del vino. In particolare sono in discussione presso il Mipaaf 5 decreti attuativi: le procedure per il riconoscimento/modifica dei vini DOP e IGP, l'etichettatura e la protezione dei marchi, lo schedario viticolo, i vigneti storici ed eroici, i sistemi alternativi al contrassegno per i vini a DOCG e a DOC.
Unione Italiana Vini ha ribadito che continuerà nella sua azione di rappresentanza affinché, entro la fine di quest'anno, il Mipaaf completi il processo di attuazione dei decreti del testo unico, senza i quali alcune disposizioni della legge, entrata in vigore da quasi tre anni e che ha introdotto alcune semplificazioni e innovazioni al settore, resterebbero lettera morta.

Vendemmia 2019: Qualità Eccellente per Clima e Sapienti Scelte Tecniche

Con la vendemmia 2019 si ritorna nelle medie produttive degli ultimi anni, con una qualità in molti casi eccelsa. Si possono riassumere così le stime fornite da Assoenologi, ISMEA e UIV a chiusura di una vendemmia iniziata in ritardo rispetto allo scorso anno e protrattasi sino ai primi giorni di novembre, che ha segnato una produzione complessiva di vino e mosto di 44,5 milioni di ettolitri con una flessione del 19% rispetto ai 54,8 milioni del 2018. Il dato di novembre, quindi, ha registrato un ulteriore calo del 3% rispetto alle prime stime di settembre.
Nella penisola si è riscontrato un ritardo dell'inizio delle operazioni vendemmiali dai 7 ai 15 giorni rispetto allo scorso anno. Tutte le regioni italiane hanno segnato un decremento produttivo più o meno marcato, con l'eccezione della Toscana che, invece, ha registrato un aumento del 10% rispetto al 2018. La prima regione a staccare i grappoli è stata la Sicilia nella prima settimana di agosto, seguita, a cavallo di Ferragosto, dalla Puglia e poi dalla Lombardia (Franciacorta) nella seconda decade di agosto. Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre, nella maggior parte delle regioni italiane, si sono svolte le operazioni di raccolta per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon). Il pieno della raccolta, in tutta Italia, è avvenuto tra l'ultima decade di settembre e la prima di ottobre. La vendemmia si è conclusa tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre con i conferimenti degli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell'Etna.
I ritardi nella vendemmia hanno però giocato un ruolo positivo e determinante sulla qualità del prodotto raccolto, avendo beneficiato, da nord a sud, di un clima particolarmente asciutto, se non con qualche sporadico giorno di pioggia che però non ha influito sulla qualità delle uve. Per quasi tutto il mese di agosto le temperature si sono mantenute elevate, così come l'umidità, cosa che ha favorito un rigoglioso sviluppo della vegetazione nei vigneti, gestito con attenti interventi di potatura del verde. Nei mesi di settembre e ottobre, il clima particolarmente caldo e asciutto ha dato un ulteriore contributo positivo alla maturazione delle uve rosse e ha portato però, allo stesso tempo, a una contrazione della produzione dovuta anche ad una minor resa uva/mosto.
Di fatto, in molte zone, tale situazione ha permesso di vendemmiare grappoli in perfetto stato fitosanitario, il che ha favorito, soprattutto nelle regioni nel nord, la concentrazione degli aromi nelle uve a bacca bianca. Questa serie di variazioni climatiche e meteorologiche, accompagnate da sapienti scelte tecniche quali l'individuazione della corretta maturità fenolica, prospettano un'annata vinicola molto buona e, fatte salve le zone colpite da fenomeni temporaleschi di forte intensità, si rilevano già diversi casi di eccellenza che si dovranno concretizzare con un attento lavoro in cantina.

Vino: Decimo Record Consecutivo per Export Italia

L'export del vino italiano si prepara a festeggiare a fine anno il traguardo di dieci record storici consecutivi, con un controvalore di 6,36 miliardi di euro e una crescita del 2,9% rispetto al 2018. Un quadro che consolida il vino del Belpaese al secondo posto tra le superpotenze enologiche mondiali (la Spagna, terza, perderà quasi il 7%) ma che lo allontana da una Francia sempre più leader grazie a un balzo commerciale fissato a +7,8% consentendole così di superare per la prima volta la soglia dei 10 miliardi di euro di export. Il computo finale sull'andamento del mercato del vino è stato anticipato oggi dalle stime dell'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor su base doganale nel corso di wine2wine l'evento di formazione e networking targato Vinitaly in corso oggi e domani a Veronafiere.
Secondo l'Osservatorio, che ha analizzato i trend dei primi 7 Paesi esportatori (Francia, Italia, Spagna, Australia, Nuova Zelanda, Cile, USA) incrociando i flussi dei 10 principali Paesi mondiali della domanda, il 2019 chiuderà in positivo per il commercio del vino italiano ma ancor più a livello globale. L'incremento import delle “sette sorelle del vino”, nonostante l'incertezza sui dazi e le crisi congiunturali, sarà infatti del 3,6%, con punte di eccellenza di Nuova Zelanda (+10,2%) e Cile (+5,8%) mentre virano in negativo anche Australia (-0,3%) e Usa (-3,7%).
«L'osservazione dei mercati ci restituisce una fotografia altamente competitiva del settore – ha detto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – una competizione cresciuta in maniera direttamente proporzionale a un business sempre più decisivo per le economie dei singoli Paesi. Il nostro compito è portare valore aggiunto al prodotto-Italia attraverso un'innovazione di processo e di sistema in grado di alzare le quote del nostro mercato. Come Vinitaly, sarà importante l'incremento di buyer statunitensi e cinesi previsti per la prossima edizione, in cui si avvierà tra l'altro il progetto Impact factor, che prevede un'interazione con le imprese per ottimizzare i flussi dei buyer, anche grazie alla tracciabilità garantita dalle nuove tecnologie».
La performance italiana indica ampi spazi di miglioramento, a partire dal prezzo medio (in calo del 2%) fino a una maggiore reattività sui mercati emergenti e a una minore dipendenza da piazze storiche sempre più mature (Germania e Regno Unito).
«Inutile dire che la partita si gioca soprattutto in Asia – ha proseguito Mantovani – dove vogliamo essere decisi e decisivi. Infatti, col nostro partner cinese abbiamo costituito una società compartecipata, la Shenzhen Baina International Exhibition, per l'organizzazione di WineToAsia, in programma dal 9 all'11 novembre 2020 nel nuovo quartiere fieristico Shenzhen World».
La prima edizione di WineToAsia, evento B2B, prevede la partecipazione di 400 espositori e si configura fin dall'inizio di respiro internazionale, con una presenza di aziende italiane, europee ma anche dalla Cina e dal Nuovo Mondo, coinvolgendo anche le principali imprese delle tecnologie protagoniste a Enolitech.
Per il responsabile dell'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: «Il 2019 vede un ulteriore incremento dell'export di vino italiano, con aumenti significativi nei mercati come il Giappone dove l'accordo di libero scambio con l'Unione Europea ha permesso una facilitazione degli scambi. Il tutto in uno scenario di mercato che all'opposto è dominato da rigurgiti protezionisti e guerre commerciali che non giovano affatto alla crescita dell'export, Italia compresa. Se infatti è assodato come lo sviluppo del commercio internazionale permette una crescita del PIL e dei redditi, è altresì dimostrato come il consumo di vino sia fortemente sensibile al variare dei redditi: dove questi crescono, il consumo aumenta in misura più che proporzionale e viceversa. In buona sostanza, il rischio che sembra emergere per i prossimi anni è quello di un rallentamento generale del commercio internazionale di vino che necessariamente interesserà anche i nostri vini».
Complessivamente il made in Italy è dato in rassicurante recupero con i suoi vini fermi (+3,3%), mentre gli sparkling – protagonisti dell'exploit negli ultimi anni – “rallentano” a +5,8%, per effetto anche della contrazione in UK. Il calo del prezzo penalizza infine gli sfusi (-10%). Nel dettaglio, la domanda di vino italiano vedrà il Giappone campione di crescita, con un aumento a valore di oltre il 17% a quasi 200 milioni di euro, seguito dalla Russia – in forte ripresa (+11,1%) anche dopo la buona performance dello scorso anno – e dal Canada con +6,2%.
Bene gli Usa (+5%), primo mercato al mondo con una chiusura prossima a 1,8 miliardi di euro, anche se l'incremento sarà inferiore alla media import generale (+7,5%) e soprattutto al +11,4% della Francia (vicinissima ai 2 miliardi di euro), condizionata però in positivo dalla corsa al prodotto in fase di pre-dazi aggiuntivi, che si faranno sentire specie sulla fascia media dei rossi e sui rosè soprattutto a partire dai primi mesi del 2020.
Virano in negativo la Gran Bretagna (-2,8%), per effetto di una decisa diminuzione della domanda di sparkling italiani, la Svezia (-0,8%) e la Cina (-3,8%), dove però il Belpaese farà meglio della media import del Dragone grazie a un buon recupero nella seconda parte dell'anno.
Il modello economico-statistico utilizzato per le stime previsionali a tutto il 2019, lo stesso che lo scorso anno ha registrato uno scostamento rispetto ai dati finali ufficiali dello 0,46%, considera le importazioni di vino totale e per principale categoria nei diversi mercati target, di fonte doganale che registra i flussi per origine e non provenienza. Questa diversa metodologia di rilevazione, unita alle differenze insite nei prezzi all'export rispetto all'import (i primi FOB, i secondi CIF), alle discrasie temporali intercorrenti tra registrazione della spedizione e dell'arrivo del prodotto, spiegano le differenze esistenti tra il vino esportato in un mercato da un paese e l'import del vino dallo stesso paese nel mercato target. Inoltre, per una diretta e immediata comparazione delle tendenze in atto da parte degli stakeholder del settore e degli operatori italiani, il modello restituisce valori in euro e non nella valuta locale del mercato analizzato. Ciò fa sì che le variazioni calcolate sull'export incorporino anche le fluttuazioni avvenute nel tasso di cambio con l'euro.

Vino ed Export: Diversificare gli Sbocchi e Promuovere l'Enoturismo

«Sono quattro le strade da perseguire per dare forza e sostegno al sistema Italia del comparto: aumento di valore dell'export, diversificazione degli sbocchi, spinta sull'internazionalizzazione e promozione dell'enoturismo. Le prime frenate degli spumanti, locomotiva del nostro export, in Gran Bretagna e Germania rendono urgente un'azione immediata. Non si recupera valore dell'export semplicemente tentando aumenti dei prezzi che, da soli e slegati da una strategia, rischiano di far perdere quote di mercato. L'aumento di valore si consegue con politiche rigorose e coerenti di qualità, strategie di marketing – a livello di Paese, DO e imprese – pensate sul lungo periodo per costruire e rafforzare la reputazione e il posizionamento e valorizzare le identità territoriali dei vini collegate all'incoming turistico».
Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, è intervenuto all'evento di inaugurazione di WINE2WINE 2019 nel panel “wine2export: overview 2019 per le sette sorelle del vino” che si è tenuto il 25 novembre a Verona.
«Il 65% del valore dell'export del vino italiano è concentrato in soli in 5 mercati (di cui 3 europei) e quando questi subiscono flessioni, ne risente tutto il sistema – ha fatto notare il presidente di UIV – Dobbiamo quindi spronare i produttori e orientare le azioni di promozione per favorire la diversificazione degli sbocchi commerciali, tema urgente in un quadro internazionale di instabilità geopolitica dominato del persistere di logiche protezionistiche. Abbiamo bisogno di aumentare il valore delle nostre produzioni e le iniziative di promozione istituzionale come il “Piano straordinario del Made in Italy”. Ma si deve anche promuovere una distensione delle relazioni transatlantiche ed evitare un inasprimento della guerra commerciale con gli Stati Uniti, vanno accelerate le trattative per chiudere gli Accordi di libero scambio ancora in discussione e infine, va intensificata la lotta all'italian sounding che colpisce molti grandi vini italiani in diversi mercati. In questo senso l'azione di ICE diventa strategica e con l'agenzia dovremo definire le priorità e i Paesi-obiettivo circa le attività di promozione. Accogliamo con soddisfazione la convocazione del “tavolo vino”, al quale intendiamo dare un serio e fattivo contributo».
Da qui, l'impegno dell'Associazione `«a portare il nostro contributo fattivo – ha promesso il presidente Abbona – È necessario lavorare come “sistema Paese” per orientare gli investimenti all'estero, difendere il vino in tutte le sedi europee e internazionali in quanto prodotto integrante della dieta mediterranea, valorizzare il sistema “vino-territorio-turismo-produzioni agroalimentari” e difendere il vino dagli attacchi di organizzazioni internazionali e ONG che lo considerano alla stregua delle altre bevande alcoliche, demonizzando il consumo, indipendentemente dai modi e dalle quantità». Il problema, come ha voluto ricordare il presidente «non è il consumo ma l'abuso di alcol, tema che invece ci preoccupa e per il quale il settore è impegnato concretamente con i consumatori e le istituzioni, attraverso la formazione e l'educazione al bere responsabile».
Il presidente di UIV infine, dopo aver ringraziato la ministra Teresa Bellanova per le sue proposte di semplificare e accelerare sui 5 decreti attuativi del Testo Unico, ha lanciato un appello alla politica per ottenere «risposte chiare e fare in modo che I decreti attuativi sui vigneti storici o eroici, sul riconoscimento o modifica dei vini DO e IG, sui contrassegni, sullo schedario viticolo e sull'etichettatura, diventino presto realtà».

 


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