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  Eventi Numero 202, Gennaio 2021   
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Notiziario


 In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.

 

Etna Spumante DOC: una Crescita a Doppia Cifra


 
Non solo vini fermi bianchi, rossi e rosati, ognuno con caratteristiche distintive legate ai vitigni autoctoni del territorio e ai differenti versanti del vulcano nei quali hanno trovato dimora, ma anche spumanti Metodo Classico. La ricchezza e l'eterogeneità della viticoltura che si conduce alle pendici dell'Etna sono infatti in grado di svelarsi anche attraverso l'affascinante universo rappresentato dagli spumanti prodotti con la nobile arte della seconda fermentazione in bottiglia.
«La produzione di spumanti Metodo Classico nel nostro territorio, sebbene sia stata introdotta nel disciplinare di produzione solo a partire dal 2011, vanta antiche radici» spiega Antonio Benanti, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC. Fu infatti il Barone Spitaleri, a fine '800, a intuire per primo le potenzialità del territorio etneo per la produzione di vini rifermentati in bottiglia. «Quei primi esperimenti avevano ovviamente come punto di riferimento i cugini d'Oltralpe nella scelta del vitigno da utilizzare. Bisogna aspettare la fine degli anni '80 del secolo scorso per cominciare a vedere fiorire i primi pioneristici esempi di spumanti autoctoni grazie all'utilizzo del Nerello Mascalese».
Il disciplinare di produzione Etna DOC consente la produzione della tipologia “Spumante” nelle versioni “vinificato in bianco” e “rosato”, con una permanenza sui lieviti di almeno 18 mesi. «Durante l'ultimo incontro del Consorzio, l'assemblea ha approvato la possibilità di produrre lo spumante solo con metodo classico, a conferma della volontà di voler continuare a perseguire senza indugio la strada della qualità – sottolinea Maurizio Lunetta, Direttore del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC – Tra le modifiche approvate dai soci del Consorzio, e che prossimamente entrerà definitivamente in vigore, vi è anche l'aumento dal 60% all'80% dell'utilizzo del Nerello Mascalese, con l'obiettivo di voler legare ancor di più questa tipologia a uno dei vitigni autoctoni più rappresentativi del territorio e che ben si prestano alla spumantizzazione».
Ma quali sono le caratteristiche distintive dello spumante Etna DOC? «Prima di tutto bisogna prendere in considerazione le peculiarità del Nerello Mascalese, uva dalla spiccata vocazione ad essere utilizzata anche come base spumante» racconta Michele Scammacca, produttore e pioniere dello spumante Metodo Classico da Nerello Mascalese. Questo antico vitigno autoctono, che si presume sia originario della Contea di Mascali, è il più diffuso alle pendici dell'Etna e possiede alcune caratteristiche che lo rendono ideale anche per la spumantizzazione, a partire dalla grande acidità e dalla bassa concentrazione del colore. «Sono due doti molto importanti che consentono di ottenere vini spumanti eleganti, minerali, in grado di far emergere il territorio di origine. Inoltre, nelle annate migliori, mostra una notevole vocazione alla longevità: la prolungata sosta sui lieviti riesce a regalare spumanti di notevole complessità e profondità».
Il numero di produttori che imbottigliano e commercializzano lo spumante Etna DOC nel corso degli anni è cresciuto e oggi conta 16 realtà per un totale per l'anno in corso di più di 160.000 bottiglie, oltre 30% in più rispetto al 2019. Il Consorzio di Tutela Vini Etna DOC sta, inoltre, valutando la possibilità di inserire anche il vitigno Carricante all'interno del disciplinare di produzione per questa tipologia, una nobile uva autoctona a bacca bianca del territorio etneo, già utilizzata come base spumante da molti produttori in quanto dotata di caratteristiche ideali per la produzione di spumanti metodo classico.

Maremma Toscana DOC: Prima in Toscana a Indicare le Tipologie Bivarietali in Etichetta

Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana annuncia il semaforo verde da parte dell'Unione Europea: con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'UE (n. C 437 del 18 dicembre 2020) si è concluso il percorso comunitario per l'approvazione delle modifiche al disciplinare della Denominazione; da ora sarà possibile commercializzare in tutta Europa e nei Paesi Terzi i vini prodotti con le modifiche approvate dal Ministero in Agosto. Si conclude così un iter, molto lungo in cui il Consorzio ha lavorato intensamente con le Istituzioni, iniziato nel 2016 con l'approvazione delle modifiche da parte dell'Assemblea dei Soci.
Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, sottolinea l'importanza strategica di queste modifiche: «Saremo i primi in Toscana, in un vino DOP, ad avere la possibilità di utilizzare in etichetta l'indicazione di due varietà (tipologie Bivarietali), molto richiesta soprattutto su mercati come USA, UK e Nord Europa; questo è un passo che ci consente di giocare d'anticipo adattandoci al meglio alle nuove esigenze di mercato per aumentarne gli sbocchi commerciali, consolidando, al contempo, gli attuali trend di crescita e rimarcando l'aspetto qualitativo della produzione». Si amplia il raggio d'azione della DOC Maremma che rappresenta una Toscana del vino di certo ancora giovane ma con grandi potenzialità: «Con la modifica della base ampelografica e con l'inserimento della Riserva si vanno sicuramente ad aprire nuove prospettive commerciali per tante aziende», conclude Mazzei.
Il Direttore del Consorzio, Luca Pollini spiega che «giungiamo alla fine di un percorso non semplice ma su cui puntavamo tantissimo; con la modifica degli uvaggi per la produzione delle tipologie Rosso e Bianco e l'inserimento della menzione Riserva per entrambe le tipologie andiamo ad innalzare il livello qualitativo e possiamo presentare dei vini che rispecchiano meglio il territorio e ci rendono più competitivi anche sui mercati UE e dei Paesi Terzi».
Riassumendo le modifiche più rilevanti del disciplinare, oltre alla novità delle tipolgie Bivarietali in etichetta, sono: per la produzione della tipologia Rosso potranno essere utilizzate, da sole o congiuntamente e per un minimo del 60%, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah e Ciliegiolo; per la produzione del tipo Bianco, accanto a Vermentino e Trebbiano toscano, sarà possibile utilizzare anche il Viognier da solo o congiuntamente alle altre due varietà, per almeno il 60%; la Menzione Riserva per la tipologia Bianco prevede un invecchiamento non inferiore a 12 mesi, per il Rosso invecchiamento obbligatorio di due anni di cui almeno 6 mesi in recipienti di legno. Buone prospettive di incremento quindi per la Denominazione che, anche in questo 2020, vede confermato il trend di crescita dell'imbottigliato andando controcorrente rispetto a tante altre DOP Toscane.

Il Lugana DOC Reagisce al 2020: Cresce e Guarda Avanti

Il 2020 ha lasciato il segno anche per il Consorzio Lugana, ma per fortuna è un segno più. In un anno difficilissimo la DOC gardesana ha saputo crescere, +12% secondo gli ultimi dati, ottenendo importanti riconoscimenti sul territorio nazionale (vino “emergente” più apprezzato dagli italiani secondo una ricerca di novembre 2020) e ha mantenuto le quote nelle esportazioni, inaugurando mercati nuovi, come la Svizzera, con iniziative digitali. Mosca bianca nel panorama vitivinicolo italiano, il Lugana ha quindi potuto sbloccare quanto stoccato nel 2019 e si conferma un vino resiliente, capace di reagire a una congiuntura economica molto complessa e agli effetti del Covid-19 soprattutto sull'Ho.Re.Ca. compensando con le vendite online e la distribuzione moderna. Qui il Lugana ha conquistato il primato di vino bianco con il più alto prezzo a scaffale (fonte IRI marzo, aprile 2020), con un prezzo medio a bottiglia di € 7,5, un +17% in valore e un +25% in volume rispetto al periodo precedente. Risultati significativi per il Consorzio, che si è esposto in favore di interventi e comportamenti, da parte di ogni attore della filiera produttiva, che salvaguardassero ed aiutassero ad aumentare il valore economico della Denominazione Lugana. Prova ne è che la rilevazione dei prezzi medi dei Lugana sfusi al 9 novembre 2020 è cresciuta del 41% rispetto a settembre dello stesso anno, da € 1,45 a € 2,05 al litro (fonte CCIAA VR).
«In retrospettiva il 2020 è stato un anno estremamente complesso, che ha messo sotto forte stress economico le aziende e posto il sistema del vino, nel suo insieme, di fronte a spunti di riflessione fondamentali per lo sviluppo futuro a breve e medio termine.» commenta il Presidente Ettore Nicoletto «Dobbiamo cercare di concentrarci sullo sviluppo di quelle strategie imprenditoriali che si sono rivelate vincenti anche in periodo di crisi: profilazione del cliente e canali di comunicazione diretti, e-commerce, ma soprattutto un restauro della distribuzione moderna, che può rivelarsi uno strumento utile anche in futuro, a prescindere dalla situazione emergenziale. Ora più che mai, il Lugana deve guardare avanti».
L'area della DOC conta oltre 2.500 ettari di superficie vitata, con un imbottigliato che, nel 2020, dovrebbe superare i 24 milioni di bottiglie. Di queste, circa il 70% viene esportato all'estero, con quote maggioritarie da attribuire alla Germania e agli Stati Uniti, che stanno crescendo considerevolmente di anno in anno. E proprio sull'estero si concentreranno fin dalle prossime settimane le attività promozionali del Consorzio che tornerà a guardare oltre Europa, con importanti appuntamenti negli USA e in Giappone. Negli Stati Uniti sarà presente in ben 5 tappe della SommCon, una fra le più importanti conferenze per professionisti e appassionati, quest'anno in digitale attraverso sessioni educative dal vivo e registrate dei principali opinion leader nel settore del vino, della birra e degli alcolici.
In Giappone invece verrà pianificata una massiccia presenza su importanti media di settore oltre a un press lunch firmato dallo chef Luca Fantin del ristorante Bulgari di Tokyo, in collaborazione con il gradissimo esperto di vini italiani e Lugana Ambassador Isao Miyajima. «Sta prendendo forma un nuovo modo di fare promozione, con modalità che fino a un anno fa sembravano improbabili e oggi sono diventate routine.» dice il Direttore, Andrea Bottarel «Continueremo a creare occasioni di promozione che integrino presenza fisica e digitale, rafforzando al contempo la presenza sui social media, adottando in generale modalità che ci permettano di accorciare le distanze tra il territorio e quei mercati che, seppur distanti, si sono fatti improvvisamente più vicini. Comprendiamo scelte prudenziali come quella di cancellare ProWein, ma vogliamo essere ottimisti, programmando alternative che ci permettano di continuare a raccontare un territorio che è stato in grado di dimostrare, ancora una volta e in un periodo estremamente buio, il proprio valore».

 


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