Facciamo, per l'ennesima volta, una scontata premessa, ribadendo quello che tutti
sanno da lunghissimo tempo e che – oramai – è da considerarsi un po' alla
stregua della scoperta dell'acqua calda: l'abuso del consumo di alcol
etilico è fortemente nocivo per la salute. Aggiungiamo, quindi, un'ulteriore
premessa, anche questa ribadita più volte e che tutti sanno, nessuno escluso:
l'abuso del consumo di vino è parimenti nocivo per la salute. In fin dei conti,
non sono medico, non ho alcuna competenza scientifica riconoscibile che mi
permetta di smentire queste asserzioni – e certamente, mi fido della scienza e
mai delle chiacchiere – pertanto le accetto come vere, attendibili,
veritiere e, soprattutto, verificate e verificabili. La scienza e la ricerca,
inoltre, ci dicono che l'alcol etilico non è l'unica sostanza a essere nociva per
la salute, a prescindere dall'abuso del consumo o meno. Allo stesso modo, credo
ragionevole ritenere che chiunque apprezzi e rispetti il vino, oltre che sé
stessi, è consapevole del fatto che, appunto, l'abuso di alcol non è mai salutare.
Fa discutere, a questo proposito, la proposta dell'Unione Europea di adottare
entro il 2022 il sistema francese Nutri-Score per l'etichettatura degli
alimenti e – recentemente – proposto anche per le bevande contenenti alcol,
vino compreso. Per questa specifica categoria, infatti, si stava addirittura
prevedendo l'introduzione di un nuovo identificativo e contrassegnato con la
lettera F su fondo nero. Si deve osservare che il sistema Nutri-Score prevede il
contrassegno degli alimenti con un indicatore composto dalle prime cinque lettere
dell'alfabeto – dalla A alla E – su fondi colorati che variano dal verde al
rosso, come se fosse un semaforo. Lo scopo sarebbe quello di comunicare in modo
rapido la salubrità dell'alimento: l'identificazione con la lettera A, su
fondo verde, rappresenta la massima salubrità dell'alimento in termini
nutrizionali, la lettere E, su fondo rosso, un alimento non sano da
consumare. Nella sua definizione e nel criterio di attribuzione delle
lettere, il Nutri-Score è – a mio avviso – piuttosto discutibile, non da
meno, incompleto e disorientante.
L'attribuzione di una lettera, quindi l'appartenenza a una specifica categoria
nutrizionale, è determinata dalla valutazione di alcuni parametri e riferiti a
100 grammi per gli alimenti e 100 millilitri per le bevande. Senza entrare nello
specifico del criterio, basti pensare che un alto contenuto di frutta, verdura,
fibre e proteine consente di ottenere un punteggio elevato, mentre l'alto
contenuto energetico in chilo calorie, zucchero, acidi grassi saturi e sodio,
attribuiscono punteggi bassi. Sebbene si possa apprezzare l'impegno di offrire
un sistema per informare sulle qualità nutrizionali di un alimento o una bevanda,
in realtà la sua applicazione è decisamente superficiale e fuorviante. Facciamo
un esempio pratico usando un alimento molto usato e diffuso, non solo in
Italia, ma anche in Europa: il burro. Cento grammi di questo alimento,
notoriamente, fornisce un elevatissimo apporto di energia oltre a essere, per la
quasi totalità della sua composizione, ricchissimo di acidi grassi saturi. Queste
due qualità – da sole – fanno guadagnare al burro, e senza appello, il
contrassegno della lettera E su fondo rosso. Secondo il Nutri-Score, il burro
è quindi un alimento altamente sconsigliato, non da meno, per niente salutare.
Alla vista dell'etichetta contrassegnata dalla lettera E su fondo rosso, ogni
consumatore superficiale e, aggiungerei, in modo istintivo, è indotto a credere
che il burro sia un alimento non salutare. Quella lettera E, infatti, non
dice che il consumo di cento grammi di burro non è salutare: si limita
superficialmente a fornire un'informazione fuorviante e incompleta. Si assume,
implicitamente, che anche il consumo di un solo grammo di burro – o anche
meno – non è salutare perché l'alimento è contrassegnato dalla lettera E.
Diciamola tutta: chi sarebbe disposto – coscientemente e consapevolmente – a
consumare cento grammi di burro in una sola volta? Oppure a bere cento millilitri
d'olio d'oliva – l'equivalente di poco meno di un bicchiere – visto che,
secondo il Nutri-Score, è contraddistinto con la lettera C, quindi classificato
in mezzo alla scala dei valori, fra il sano e il nocivo? Il vino, poi, stava
correndo un ulteriore e ben più ignominioso rischio, quello di essere addirittura
contraddistinto con la lettera F su fondo nero, classificandolo quindi come
bevanda fortemente nociva per la salute.
Per fortuna, la proposta di bollare il vino come altamente nocivo per la
salute – e prevista nell'ambito del cosiddetto Cancer Plan – non ha
ottenuto il consenso del Parlamento Europeo. Il vino, quindi, contrariamente a
quanto di temeva, non sarà contraddistinto con la lettera F su fondo nero. Il
Parlamento Europeo, infatti, ha giustamente ritenuto eccessiva la penalizzazione
che il vino avrebbe subito in conseguenza di questa classificazione, sostenendo
inoltre la cultura del consumo moderato. Il risultato, va detto, accoglie le
istanze e le proposte dell'Italia, da sempre sostenitrice della promozione e
diffusione di una cultura del consumo consapevole e moderato. Non si può infatti
equiparare il consumo di uno o due calici di vino con quello di una o due
bottiglie. La seconda misura, non serve certamente un infame bollino nero a
ricordarlo, è palesemente nota a chiunque come altamente nociva e per niente
salutare. Inoltre, esattamente come accade con la campagna di sensibilizzazione
al consumo di tabacco, non è certamente un bollino o una scritta a
scoraggiare chi intende abusarne. E lo stesso, non c'è dubbio, vale parimenti per
il vino e le bevande alcoliche.
Per quanto riguarda il vino, quindi, non vedremo nelle etichette la lugubre
lettera F e nemmeno avvertimenti nefasti come già appaiono nelle confezioni di
prodotti contenenti tabacco. Si è invece proceduto all'indicazione di
raccomandazioni al consumo responsabile e moderato. Una soluzione decisamente
ragionevole e condivisibile, certamente a favore della sensibilizzazione al
consumo moderato, cosa che chiunque apprezzi vino sa da sempre. Questo
– evidentemente – non cambia la considerazione fondamentale e indiscutibile che
l'abuso di alcol, indipendentemente dalla modalità di assunzione, non è né
salutare né tanto meno saggio. Personalmente, ho sempre creduto che la
migliore forma di prevenzione, applicabile a qualunque contesto o abuso, sia
sempre la cultura e l'educazione, il senso civico e il rispetto, per sé stessi e
per gli altri. Condivido meno le misure repressive poiché difficilmente sono
efficaci nell'insegnare qualcosa di veramente utile se non a sviluppare
sentimenti di rivolta e di disobbedienza. Il proibizionismo, introdotto negli
Stati Uniti d'America durante gli anni 1920, è del resto un esempio palese
dell'effettiva inefficacia di un provvedimento simile e delle sue conseguenze.
Con questo, ovviamente, non si mette in discussione l'iniziativa dell'Unione
Europea per la prevenzione del cancro e la promozione di stili di vita salutari:
questi sono principi condivisibili, indiscutibili e auspicabili da chiunque. E la
prevenzione, non c'è dubbio, si ottiene in particolare con l'educazione e la
cultura, così come la conoscenza, la ricerca e l'evidenza dei fatti di
comportamenti sociali e sanitari. Per questo motivo, non è certamente educativo
equiparare il consumo moderato e consapevole del vino con l'abuso. Sostenere che
l'abuso di bevande alcoliche è nocivo per la salute, anche con conseguenze
gravissime, è condivisibile e indiscutibile. Esattamente com'è nocivo per la
salute l'eccessivo consumo di burro o zucchero, così come di qualunque altro
alimento. È la dose che fa il veleno, suggerito notoriamente da Paracelso
omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit,
ut venenum non fit e cioè tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo
la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto. Questo vale per il vino
esattamente come per qualunque altro alimento o bevanda.
Antonello Biancalana
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