Dopo un lungo – anzi, lunghissimo – periodo di restrizioni e stravolgimenti
sociali imposti dalla pandemia da Covid-19, finalmente si stanno ricreando
condizioni tali da consentire una certa ripresa, sia sociale sia nelle nostre
abitudini. Il 2020 e il 2021 hanno notoriamente imposto restrizioni pesantissime
sulle condizioni socio-sanitarie in tutto il mondo e che hanno inoltre
pesantemente condizionato l'economia globale. In questo ultimo senso, si
prospettano ancora tempi durissimi, con condizioni davvero preoccupanti e che,
oramai, non sono più direttamente e solamente riconducibili alle cause della
pandemia. Nei mesi scorsi più volte ho scritto dei risultati economici conseguiti
dal vino italiano nel mondo, i quali – soprattutto nel 2021 – sono stati molto
positivi, restituendo, almeno in parte, un po' di ottimismo nel futuro dei
produttori. L'entusiasmo è stato tuttavia e in parte raffreddato dai risultati
del 2022 che, a causa delle condizioni economiche e produttive dei primi mesi
dell'anno – non da meno, quelle attuali – fanno prevedere un anno decisamente
difficile.
Ovviamente il vino non è solo Italia e, sebbene nel nostro Paese i risultati
del 2021 siano stati molto positivi, è opportuno considerare anche la situazione
globale del vigneto mondiale, così da meglio comprendere il mercato del
vino nella sua interezza. L'analisi della condizione vitivinicola a livello
mondiale è stata recentemente condotta dall'Organizzazione Internazionale della
Vigna e del Vino (OIV), nella quale si evince un sostanziale stallo sia nella
produzione sia nel consumo di vino. Lo studio riguarda unicamente il 2021, anno
durante il quale gli effetti della pandemia da Covid-19 sono stati piuttosto
importanti – sebbene in ripresa rispetto al 2020 – con restrizioni
significative nei comparti principalmente interessati dalla vendita del vino,
come ristoranti e bar. Il commercio del vino si è quindi realizzato con le
vendite effettuate nei canali di distribuzione diretta, come enoteche,
supermercati e commercio elettronico. Una possibilità pressoché obbligata, viste
le restrizioni in ordine sociale e che ha costretto le persone a restare a casa.
La ricerca dell'OIV, quindi, considera la situazione vitivinicola mondiale nel
suo complesso, derivata dal risultato determinato da tutti i paesi produttori di
vino del mondo. Il primo dato che emerge da questo studio, nel 2021 la superficie
destinata alla coltivazione della vite – quindi, ai vigneti – è stata
sostanzialmente stabile con 7,32 milioni di ettari, segnando un calo del -0,3%
rispetto al 2020, un dato che è praticamente fermo dal 2017. L'Organizzazione
Internazionale della Vigna e del Vino ritiene che questa condizione di stasi è
dovuta dal rallentamento della crescita dei vigneti cinesi. Per quanto riguarda
la situazione del vecchio mondo, il vigneto europeo – che rappresenta
il 46% del totale mondiale – risulta essere in crescita. Il dato include le
superfici di terreni destinate alla produzione di uve da vino, mosti, uve da
tavola e da appassimento, compresi i vigneti giovani non ancora produttivi. A
tale proposito, si deve osservare che la tendenza in diminuzione della superficie
di terreni destinati a coltivazione della vite è iniziata nel 2004,
stabilizzandosi nel 2017.
In accordo all'OIV, a guidare la crescita del vigneto mondiale sono Italia,
Francia, Cina e Iran, mentre importanti paesi vitivinicoli dell'emisfero
australe, con l'eccezione di Australia e Nuova Zelanda, registrano tutti una
diminuzione della superficie di terreni destinati alla viticoltura, in modo
particolare Argentina e Sud Africa. Fra gli altri paesi a segnare una diminuzione
di superficie troviamo Stati Uniti d'America, Turchia e Moldavia. La produzione
di vino nel 2021 è stata pari a 260 milioni di ettolitri, con una diminuzione
dell'1% rispetto al 2020. Se è vero che il vigneto mondiale risulta essere
in lieve calo, compresa la produzione di vino, ciò che registra invece
un aumento – sebbene modesto – sono i consumi di vino nel mondo. Nel 2021 si
sono infatti consumati 236 milioni di litri, segnando un aumento dell'1%
rispetto al 2020. A tale proposito, si deve osservare che nei passati tre anni si
sono sempre registrati dei cali nei consumi, pertanto il 2021 segna una ripresa
in questo senso, sebbene modesta.
A tale proposito, si deve osservare – in accordo allo studio dell'OIV – che il
48% del vino prodotto nel mondo è consumato nell'ambito dell'Unione Europea,
nonostante si registri un calo progressivo dei consumi pro capite dall'inizio
degli anni 2000. Fuori dai confini europei, si evidenzia un calo importante nei
consumi in Cina, scendendo sotto un litro pro capite annuo. Gli Stati Uniti
d'America restano – anche nel 2021 – i principali consumatori di vino del
mondo, versando nei propri calici ben 33 milioni di ettolitri, seguiti dalla
Francia, con 25, quindi Italia, con 24. Il paese dove si registra il maggiore
consumo pro capite annuo di vino è il Portogallo – con 45 litri – seguito
dall'Italia, con 40, quindi la Francia con 38. I consumi annui pro capite di
vino più bassi si registrano tutti nei paesi extra europei e, nello specifico,
agli ultimi tre posti troviamo il Giappone – con 2,5 litri annui – quindi il
Brasile con poco meno di due litri, infine la Cina con appena 0,7 litri pro
capite annuo.
Nel complesso, il 2021 è stato comunque un anno positivo per il commercio
mondiale del vino. Nel corso dello scorso anno, il volume delle esportazioni si è
attestato a 111,6 milioni di ettolitri, con un incremento del +4% rispetto al
2020, risultato che è il migliore di sempre. Questo incremento si è registrato
anche in termini di valore, con un incremento del +16% rispetto al 2020 e un
totale di 34,3 miliardi di euro. A trainare il buon risultato delle esportazioni
troviamo il vino in bottiglia, in particolare +6% rispetto al 2020 per i vini
fermi e +13% per i vini spumanti, registrando un incremento nel volume di
esportazioni di +22% e +35% per valore. Il mercato del vino sfuso registra un
aumento, rispetto al 2020, del +5% in termini di volume registrando comunque un
-5% in termini di valore. Per quanto riguarda il mercato del cosiddetto
Bag-in-Box si registra invece un significativo calo del -8% in termini di
volume e -1% in valore.
Secondo lo studio dell'OIV, i principali paesi esportatori di vino sono Spagna,
Italia e Francia che – da soli – costituiscono il 54% dell'esportazione
mondiale, pari a 59,8 milioni di ettolitri e il 64% in termini di valore. Nella
classifica delle esportazioni, al primo posto si colloca la Spagna con 23 milioni
di ettolitri, +14% rispetto al 2020 e 2,9 miliardi di euro in valore, con un
incremento del +10%. A seguire l'Italia con 22,2 milioni di ettolitri, +7% e
7,1 miliardi di euro in valore, +13% rispetto al 2020. Al terzo posto troviamo
la Francia con 14,6 milioni di ettolitri – con un incremento del +8% – pari a
11,1 miliardi di euro in valore e +27% rispetto al 2020. Per quanto riguarda
invece l'importazione, Germania, Stati Uniti d'America e Regno Unito
costituiscono il 38% del volume totale, pari a 42 milioni di ettolitri, per un
valore di 13,1 miliardi di euro. Se valutiamo, infine, i risultati delle
importazioni, si evince che il 47% del vino consumato in ogni paese è stato
prodotto all'estero. In altre parole, una bottiglia su due versata nei
calici è stata importata. Il vino, quindi, si conferma come importante prodotto
dell'economia globale, protagonista della globalizzazione del mercato, una
tendenza che si verifica oramai da diversi anni.
Antonello Biancalana
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