Si è svolta a Vicenza, organizzato dall'Accademia Italiana della Vite e del
Vino, con il contributo della Regione Veneto, la Tornata di commemorazione del
primo centenario della nascita del professor Dino Rui, nel corso della quale è
stata affrontata la tematica Importanza dei giallumi per il settore
vitivinicolo del Veneto. Dopo l'apertura dei lavori da parte del professor
Antonio Calò, presidente dell'Accademia, e del professor Mario Bagnara,
presidente della Biblioteca La Vigna, il professor Giuseppe Belli,
Ordinario di Patologia Vegetale, ha tracciato un quadro delle patologie che
comportano l'ingiallimento e successivamente la morte delle piante di vite,
descrivendo nel dettaglio cause e sintomatologia sia della flavescenza dorata
che del cosiddetto legno nero, malattia che presenta alcune caratteristiche
simili alla prima ma anche notevoli e sostanziali differenze. Segnalata per
la prima volta in Francia nel 1955, ha spiegato il professor Belli, la
flavescenza dorata è provocata da fitoplasmi, ossia batteri privi di parete
cellulare, che vengono inoculati nelle piante da un insetto, lo Scaphoydis
Titanus, che vive a contatto con le viti. Diffusa con diversi gradi di
intensità nella Francia centro-meridionale, nella penisola iberica, in
Svizzera e nella parte settentrionale della ex-Jugoslavia, la flavescenza
dorata ha fatto la sua comparsa in Italia negli anni sessanta, provocando a
partire dal 1982, dannosissime epidemie in molte aree vitate del Piemonte,
della Lombardia e del Veneto.
Si tratta di una patologia, ha spiegato il dottor Michele Borgo, del Centro
di Ricerca per la Viticoltura, Conegliano (Tv), dall'andamento molto fluttuante
e discontinuo, anche in conseguenza dell'attività di prevenzione che viene
fatta da parte dei viticoltori. Diverse sono le cause della diffusione delle
flavescenza dorata: particolare vulnerabilità di alcuni vitigni (in particolare
lo Chardonnay) e poco attenzione all'attività di prevenzione. Anche se la
malattia non è curabile, la lotta contro il vettore (ossia lo Scaphoydis
Titanus) se condotta con sistematicità può risultare molto efficace. Un dato
incoraggiante che abbiamo rilevato è che il 30% delle piante affette da
flavescenza dorata guarisce. Dalle analisi effettuate, inoltre, è risultato che
si può escludere che il fitoplasma possa aggredire la pianta in vivaio: il
ruolo del vettore è quindi bene identificato.
Nei successivi interventi, i relatori - il dottor Giovanni Zanini, Dirigente
Responsabile, Servizio Fitosanitario Regione Veneto, l'Accademico Gianpaolo
Sancassini, del SFR Veneto, e il professor Vasco Boatto, Ordinario di Economia
e Statistica Agraria - hanno sviluppato le rispettive relazioni sui giallumi
nel settore vitivinicolo veneto, approfondendo sia gli aspetti fitosanitari che
i risvolti economici della malattia e sottolineando l'importanza della
prevenzione, anche in ottemperanza con norme in materia emanate dall'Unione
Europea. «La qualità degli interventi e l'autorevolezza dei relatori, ha
dichiarato il professor Calò, hanno fatto di questa giornata di studi il degno
tributo all'opera del professor Rui, che fu tra i primi a identificare e a
studiare la flavescenza dorata (ricordiamo il convegno Internazionale da lui
voluto nel 1987). Era da oltre un anno che l'Accademia aveva autonomamente
deciso di organizzare questa Tornata in ricordo del professor Rui e sono
quindi molto soddisfatto dei risultati di questo lavoro. Siamo solo dispiaciuti
di non avere potuto condividere il ricordo del professor Rui con le figlie,
che non hanno potuto partecipare alla nostra riunione»
|