È notizia di questi giorni: l'Italia supererà la Francia e diventerà il primo
paese del mondo in fatto di produzione di vini. È l'eterna competizione che si
rinnova fra due paesi che sembrano non stancarsi mai di cercare opportunità di
rivaleggiare nelle più disparate sfide. Pare, con tutta probabilità, che la
vendemmia 2008 vedrà l'Italia sorpassare la Francia in fatto di produzione
vitivinicola: dopo anni di strapotere dei francesi, quest'anno l'Italia produrrà
più uva - e quindi più vino - dei cugini d'Oltralpe, divenendo il primo paese al
mondo in termini di quantità. Già, la quantità. E la qualità? Si può anche
produrre un oceano di vino e guadagnare il primato dell'opulenza, ma a cosa
serve così tanto vino se poi la maggioranza è piuttosto deludente dal punto di
vista qualitativo? Sia ben chiaro: la qualità del vino italiano è indiscutibile,
alta, altissima qualità, non ha nulla da temere nel confronto né con i vini di
Francia né con i vini di altri paesi.
E lo stesso si può certamente dire del vino della Francia, del resto, il
concetto di qualità enologica - inutile negarlo o contraddirlo - nasce proprio
in questo paese, adottato poi da tutto il resto del mondo. E di certo non tutto
il vino francese è di qualità eccelsa, ma lo stesso si può dire del vino di ogni
altro paese del mondo, Italia compresa. D'accordo, fa certamente piacere sapere
che l'Italia sia riuscita a distinguersi a livello mondiale - almeno questa
volta per un buon motivo - ma tuttavia c'è da chiedersi di tutta quest'uva che
andrà a costituire questo primato, quanta sarà utilizzata per produrre vino
degno di essere definito come tale, quanta uva sarà invece destinata alla
produzione di vini, nella più rosea delle ipotesi, mediocri? Esistono diversi
tipi di mercati, esigenze diverse per ogni consumatore e non tutti cercano alta
qualità nel vino, principalmente per il fatto che questa è generalmente offerta
a prezzi molto elevati e non tutti possono permettersi di spendere certe cifre.
Allora non rimane che accontentarsi di vino mediocre, seppure dignitoso,
venduto a un prezzo più modesto. Anche questo è mercato, senza dubbio.
Ma veniamo alla notizia vera e propria. Secondo le stime del Ministero
dell'Agricoltura francese, nella vendemmia 2008 in Francia si registrerà un calo
di oltre il 10% rispetto alla media degli ultimi cinque anni, una vendemmia che
si annuncia come la meno proficua dal 2000. Questo calo di raccolto dovrebbe
portare a una produzione di circa 46 milioni di ettolitri di vino, quantità che
risulterebbe inferiore a quella prevista in Italia. Secondo la Coldiretti, la
vendemmia 2008 vedrà in Italia un aumento compreso fra il 5 e il 10%, stima che
dovrebbe portare a una produzione di oltre 46 milioni di ettolitri, pertanto
maggiore rispetto a quella della Francia. Con queste cifre, si dovrebbe
verificare uno storico sorpasso e che porterà l'Italia come primo
produttore vitivinicolo del mondo in termini di quantità. Questo risultato,
inutile nasconderlo, è anche frutto delle diverse condizioni meteorologiche che
si sono verificate nel corso dell'anno nei due paesi.
L'Italia ha visto un'alternanza di sole e piogge moderate su quasi tutto il
territorio, mentre le condizioni meteorologiche in Francia sono state
decisamente peggiori, influendo pesantemente sul raccolto, tanto da definirlo
come il peggiore dal 2000. Questo primato produttivo si aggiunge agli altri
risultati ottenuti dall'Italia nel settore agroalimentare. L'Italia è infatti in
testa fra i paesi europei come maggiore produttore di riso, tabacco, frutta e
ortaggi freschi, nelle produzioni biologiche e di qualità riconosciute come
indicazione di origine protetta. Come sarà utilizzata l'uva dei vigneti
italiani? Circa il 60% delle uve sarà destinata alla produzione di vini a
Denominazione d'Origine Controllata e Garantita (DOCG), Denominazione d'Origine
Controllata (DOC) e Indicazione Geografica Tipica (IGT), mentre il restante 40%
sarà impiegato per la produzione di vini da tavola. Una stima come questa
dovrebbe fare pensare anche a un aumento in termini di qualità: non è il caso di
aprire una polemica sulla reale qualità di molti vini che fanno risaltare le
sigle DOCG, DOC e IGT nelle loro etichette.
Come sarà il vino italiano dell'annata 2008? Secondo le previsioni
dell'Assoenologi, la qualità del vino sarà piuttosto buona, fino ad arrivare a
toccare l'apice dell'eccellenza, qualcosa che dovrebbe riguardare
prevalentemente i vini del sud. Sarà infatti nel sud dell'Italia che si
registreranno i maggiori incrementi produttivi, mentre nelle regioni del nord
dovrebbero verificarsi dei cali - circa il 10% in Lombardia e il 5% in
Piemonte - pur considerando, nel complesso, una produzione vitivinicola stabile
sulla vendemmia 2007. Al sud spiccano la Sicilia, con un aumento del 55%,
Puglia e Campania con il 10%, mentre al centro saranno le Marche a guidare la
produzione con un aumento del 25%, seguita dall'Abruzzo con il 15% e il Lazio
con il 10%. Sempre secondo Assoenologi, il 2008 regalerà vini di ottima
qualità, soprattutto vini bianchi e spumanti al nord, mentre per i vini rossi è
necessario attendere l'andamento meteorologico di settembre prima di potere
esprimere un parere concreto. Avremo buoni vini rossi solo se ci saranno
giornate di sole e scarse di pioggia, con buone escursioni termiche notturne.
Stime, previsioni e, ovviamente, nulla di certo: solo i fatti racconteranno se
queste stime saranno rispettate oppure no. Se ci sarà il tanto atteso e storico
sorpasso sulla Francia, anche questo dovrà essere confermato dai fatti. Così
come la qualità della vendemmia 2008 - come tutte le altre - dovrà essere
confermata dai fatti passando per il calice. Le stime e le previsioni possono
essere avvincenti ed entusiasmanti, almeno fino a quando non si trasformano in
delusioni. Se l'Italia sorpasserà la Francia oppure no, non sarà così
importante, almeno non per gli appassionati di vino che si aspettano sempre e
solo la qualità nei loro calici, lasciando da parte la quantità. Inoltre, in un
crescente clima di contrasto che non porta mai a nulla di costruttivo e
che spesso si basa unicamente su ragioni di sciocco campanilismo, non sarebbe
ora di andare oltre questa ristretta visione? Magari passando per del buon vino,
dove italiani e francesi fanno tintinnare i calici in un amichevole brindisi
alla qualità dei rispettivi ed eccellenti vini.
|