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  Editoriale Numero 71, Febbraio 2009   
Qualità Senza FrontiereQualità Senza Frontiere  Sommario 
Numero 70, Gennaio 2009 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 72, Marzo 2009

Qualità Senza Frontiere


 Sarà forse per la crisi economica di questi tempi, o forse per ragioni di campanilismo, che in Italia si sta difendendo e sostenendo strenuamente la produzione locale, invitando i consumatori a preferire i prodotti locali, evitando quelli stranieri. Gli argomenti utilizzati per convincere i consumatori a preferire i prodotti italiani sono molteplici. Compresa la presunta superiorità dei prodotti italiani su quelli stranieri, come se la qualità sia una prerogativa unica all'Italia e negli altri paesi si producono solamente cose scadenti. Quello che fa sorridere è che, secondo chi propone questi comportamenti, a parità di prodotto si deve scegliere comunque quello italiano, non solo per uno sciocco spirito campanilista e patriottico, ma perché questo è certamente e indiscutibilmente migliore. Ma chi sono gli italiani per essere convinti ad essere gli unici al mondo capaci si produrre cose di ineccepibile qualità, soprattutto in campo alimentare?


 

 Forse bisognerebbe ricordare a questi signori che in Italia non è oro tutto quello che luccica e che in questo paese - come in tutti gli altri paesi del mondo, del resto - si sono scoperte gigantesche frodi alimentari. È infatti accaduto che prodotti di qualità certificata fossero preparati con ingredienti scadenti o - peggio - utilizzati nonostante la loro non più idonea commestibilità. Inoltre, ci sono casi di evidente forzatura, prodotti - e vini - che possono fregiarsi dei più alti riconoscimenti di qualità “legale” e che invece, all'assaggio, si possono a malapena definire ordinari. Tuttavia, secondo la logica di alcuni, sono prodotti che vanno comunque acquistati e consumati solo per il semplice motivo di essere prodotti in Italia. Una precisazione è certamente doverosa: l'Italia è un paese ricchissimo di risorse alimentari assolutamente uniche e di alta qualità, di prodotti che non hanno eguali in altri paesi del mondo. Certamente lo stesso si può affermare per qualunque altro paese: ogni luogo - così come ogni persona - ha qualcosa di unico, ineguagliabile e irripetibile da offrire.

 Questo non significa comunque “migliore”, poiché la qualità ha bisogno anche di altri fattori per esprimersi, non da ultimo l'onestà, la cultura e la capacità di chi la produce. Se poi il consiglio, proposto con arroganza, quasi fosse una minaccia, deve essere seguito solamente per proteggere gli interessi economici di corporazioni, la tentazione di acquistare e consumare altri prodotti è decisamente forte. Non bastano le parole per costruire la qualità, e non basta nemmeno lo sciocco spirito campanilista: ci vogliono i fatti e non speculazioni, soprattutto quelle di tipo economico e culturale. Per quale motivo si dovrebbe preferire un prodotto italiano mediocre, quando magari si può ottenere un prodotto migliore proveniente da un altro paese, e magari a un prezzo più onesto e accessibile? Solo perché è italiano? Non ci sembra che questo sia sufficiente. La qualità non ha frontiere e non ha bandiera. Cominciamo a premiare chi si comporta in modo serio e in modo meritevole.

 I consumatori hanno un grande potere su chi produce, qualcosa che si manifesta chiaramente con l'acquisto. Se un prodotto straniero è migliore dell'analogo italiano, per quale motivo si dovrebbe premiare il produttore che dimostra una minore capacità nell'offrire qualità? Si scelgano invece i prodotti migliori - sempre che il prezzo richiesto sia ragionevole e adeguato - così da premiare chi veramente merita di essere premiato. Lo sciocco principio che tutto ciò che è prodotto in un determinato paese è indiscutibilmente migliore, nasconde - di fatto - un'ignoranza culturale e un'arroganza intellettuale enorme, dettata dall'ipocrita presunzione di chi si sente “migliore” poiché non conosce nulla di quello che accade oltre i confini del suo piccolo territorio. Ognuno è libero di stabilire i confini del proprio mondo, tuttavia nessuno può imporre agli altri gli stessi limiti e la propria ridotta visione del mondo.

 Proprio perché ogni mondo è un mondo a sé, si dovrebbe essere sufficientemente intelligenti da comprendere che niente è assoluto e che da ogni cosa e da “ogni mondo” si può imparare qualcosa di utile e di buono, e che ogni mondo ha qualcosa di irripetibile da offrire agli altri. La diversità è una grande ricchezza dalla quale si impara sempre qualcosa. Proprio per il fatto che non esiste niente di assoluto, e questo vale anche per la qualità. Ogni cosa ha le proprie caratteristiche e qualità, pertanto stabilire quale sia la migliore diventa, in definitiva, una semplice e indiscutibile questione di opinioni, di gusti e di cultura. Tanto per fare un esempio - non a caso uno fra i più ricorrenti - non ha molto senso dire che lo Champagne è migliore del Franciacorta e viceversa. Sono entrambi prodotti eccellenti: ognuno esprime le proprie qualità uniche che sono anche il risultato di condizioni irripetibili e che si verificano esclusivamente nei rispettivi territori di produzione.

 Ciò che offende maggiormente è quando si cerca di giustificare la mancanza di qualità con questioni campanilistiche e patriottiche. Non solo offende la dignità e l'intelligenza dei consumatori facendo leva su discutibili questioni sentimentali, offende anche chi produce qualità reale e che per questo motivo non viene premiato. Se prendiamo poi il caso specifico dell'Italia, in primo luogo si suggerisce ai consumatori di preferire i prodotti italiani, quando poi il messaggio è stato diffuso, ecco che intervengono i suggerimenti delle singole regioni che si affannano a divulgare ai consumatori quanto i propri prodotti siano migliori di quelli delle altre regioni. Il sistema continua con le provincie, le corporazioni e le città, fino alla più piccola frazione di territorio: ognuno cerca di tirare l'acqua al proprio mulino, ognuno cerca di fortificare i propri confini evitando pericolose incursioni dall'esterno. Il confronto e la conoscenza sono un'ottima via d'uscita per i consumatori che fanno certamente bene a provare e a comprendere anche i prodotti di altri paesi e di altre culture. E alla fine si premi chi dimostra di meritare la fiducia con i fatti. La qualità non ha frontiere. E non ha nemmeno bandiere.

 




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