Sarà forse per la crisi economica di questi tempi, o forse per ragioni di
campanilismo, che in Italia si sta difendendo e sostenendo strenuamente la
produzione locale, invitando i consumatori a preferire i prodotti locali,
evitando quelli stranieri. Gli argomenti utilizzati per convincere i consumatori
a preferire i prodotti italiani sono molteplici. Compresa la presunta
superiorità dei prodotti italiani su quelli stranieri, come se la qualità sia
una prerogativa unica all'Italia e negli altri paesi si producono solamente cose
scadenti. Quello che fa sorridere è che, secondo chi propone questi
comportamenti, a parità di prodotto si deve scegliere comunque quello italiano,
non solo per uno sciocco spirito campanilista e patriottico, ma perché questo è
certamente e indiscutibilmente migliore. Ma chi sono gli italiani per essere
convinti ad essere gli unici al mondo capaci si produrre cose di ineccepibile
qualità, soprattutto in campo alimentare?
Forse bisognerebbe ricordare a questi signori che in Italia non è oro
tutto quello che luccica e che in questo paese - come in tutti gli altri paesi
del mondo, del resto - si sono scoperte gigantesche frodi alimentari. È infatti
accaduto che prodotti di qualità certificata fossero preparati con ingredienti
scadenti o - peggio - utilizzati nonostante la loro non più idonea
commestibilità. Inoltre, ci sono casi di evidente forzatura, prodotti - e
vini - che possono fregiarsi dei più alti riconoscimenti di qualità legale e
che invece, all'assaggio, si possono a malapena definire ordinari.
Tuttavia, secondo la logica di alcuni, sono prodotti che vanno comunque
acquistati e consumati solo per il semplice motivo di essere prodotti in Italia.
Una precisazione è certamente doverosa: l'Italia è un paese ricchissimo di
risorse alimentari assolutamente uniche e di alta qualità, di prodotti che non
hanno eguali in altri paesi del mondo. Certamente lo stesso si può affermare per
qualunque altro paese: ogni luogo - così come ogni persona - ha qualcosa di
unico, ineguagliabile e irripetibile da offrire.
Questo non significa comunque migliore, poiché la qualità ha bisogno anche
di altri fattori per esprimersi, non da ultimo l'onestà, la cultura e la
capacità di chi la produce. Se poi il consiglio, proposto con arroganza, quasi
fosse una minaccia, deve essere seguito solamente per proteggere gli
interessi economici di corporazioni, la tentazione di acquistare e consumare
altri prodotti è decisamente forte. Non bastano le parole per costruire la
qualità, e non basta nemmeno lo sciocco spirito campanilista: ci vogliono i
fatti e non speculazioni, soprattutto quelle di tipo economico e culturale. Per
quale motivo si dovrebbe preferire un prodotto italiano mediocre, quando magari
si può ottenere un prodotto migliore proveniente da un altro paese, e magari a
un prezzo più onesto e accessibile? Solo perché è italiano? Non ci sembra che
questo sia sufficiente. La qualità non ha frontiere e non ha bandiera.
Cominciamo a premiare chi si comporta in modo serio e in modo meritevole.
I consumatori hanno un grande potere su chi produce, qualcosa che si manifesta
chiaramente con l'acquisto. Se un prodotto straniero è migliore
dell'analogo italiano, per quale motivo si dovrebbe premiare il produttore che
dimostra una minore capacità nell'offrire qualità? Si scelgano invece i prodotti
migliori - sempre che il prezzo richiesto sia ragionevole e adeguato - così da
premiare chi veramente merita di essere premiato. Lo sciocco principio che tutto
ciò che è prodotto in un determinato paese è indiscutibilmente migliore,
nasconde - di fatto - un'ignoranza culturale e un'arroganza intellettuale
enorme, dettata dall'ipocrita presunzione di chi si sente migliore poiché
non conosce nulla di quello che accade oltre i confini del suo piccolo
territorio. Ognuno è libero di stabilire i confini del proprio mondo, tuttavia
nessuno può imporre agli altri gli stessi limiti e la propria ridotta visione
del mondo.
Proprio perché ogni mondo è un mondo a sé, si dovrebbe essere sufficientemente
intelligenti da comprendere che niente è assoluto e che da ogni cosa e da ogni
mondo si può imparare qualcosa di utile e di buono, e che ogni mondo ha
qualcosa di irripetibile da offrire agli altri. La diversità è una grande
ricchezza dalla quale si impara sempre qualcosa. Proprio per il fatto che non
esiste niente di assoluto, e questo vale anche per la qualità. Ogni cosa ha le
proprie caratteristiche e qualità, pertanto stabilire quale sia la migliore
diventa, in definitiva, una semplice e indiscutibile questione di opinioni, di
gusti e di cultura. Tanto per fare un esempio - non a caso uno fra i più
ricorrenti - non ha molto senso dire che lo Champagne è migliore del
Franciacorta e viceversa. Sono entrambi prodotti eccellenti: ognuno esprime le
proprie qualità uniche che sono anche il risultato di condizioni irripetibili e
che si verificano esclusivamente nei rispettivi territori di produzione.
Ciò che offende maggiormente è quando si cerca di giustificare la mancanza di
qualità con questioni campanilistiche e patriottiche. Non solo offende la
dignità e l'intelligenza dei consumatori facendo leva su discutibili questioni
sentimentali, offende anche chi produce qualità reale e che per questo motivo
non viene premiato. Se prendiamo poi il caso specifico dell'Italia, in primo
luogo si suggerisce ai consumatori di preferire i prodotti italiani, quando poi
il messaggio è stato diffuso, ecco che intervengono i suggerimenti delle singole
regioni che si affannano a divulgare ai consumatori quanto i propri prodotti
siano migliori di quelli delle altre regioni. Il sistema continua con le
provincie, le corporazioni e le città, fino alla più piccola frazione di
territorio: ognuno cerca di tirare l'acqua al proprio mulino, ognuno
cerca di fortificare i propri confini evitando pericolose incursioni
dall'esterno. Il confronto e la conoscenza sono un'ottima via d'uscita per i
consumatori che fanno certamente bene a provare e a comprendere anche i prodotti
di altri paesi e di altre culture. E alla fine si premi chi dimostra di meritare
la fiducia con i fatti. La qualità non ha frontiere. E non ha nemmeno bandiere.
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