«Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del
lavoro, dell'insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle
tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e
valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva,
ambientale e culturale.» Con questo articolo, il primo, inizia il tanto atteso
Testo Unico del Vino che avrà il compito di regolamentare e tutelare il
vino italiano. Non solo: l'obiettivo è anche quello di semplificare e
diminuire gli obblighi burocratici ai quali sono sottoposti i produttori del
vino. Con questo primo articolo, il vino è riconosciuto come patrimonio
culturale nazionale, pertanto un bene da tutelare, quindi elemento di
identità del nostro Paese. La nuova legge, che avrà il compito di regolamentare
la produzione del vino italiano, si compone di 91 articoli, dei quali l'ultimo
ha funzione di abrogare i provvedimenti precedenti.
L'obiettivo, ambizioso e lodevole nell'intenzione dei legislatori - cioè di
semplificare e diminuire l'onere burocratico a carico dei produttori - è
evidentemente positivo e auspicabile. Se il risultato è stato raggiunto o meno,
sarà il tempo e l'applicazione della Legge a confermarlo oppure smentirlo, per
il momento, i commenti degli operatori del settore sembrano essere favorevoli.
Insomma, sia i legislatori sia le associazioni di categoria hanno espresso - in
termini generali - commenti positivi sul cosiddetto Testo Unico del Vino e
sembrerebbe avere accontentato tutti. Meno male, verrebbe da dire. Almeno per
una volta, sembrerebbero tutti contenti. Viste le reazioni, non sempre
favorevoli, che hanno accolto in passato Leggi e norme riguardanti la
produzione del vino, il fatto che tutti siamo contenti del risultato è, di per
sé, una notizia clamorosa. I produttori di vino, con questa Legge, avranno
infatti un solo riferimento giuridico con il quale svolgere il proprio lavoro e
tutelare i loro vini.
In realtà, non tutti sembrano avere accolto favorevolmente il Testo Unico del
Vino. Alcuni produttori, soprattutto quelli più piccoli, sostengono che quello
che si è realizzato con il Testo Unico del Vino è stata la riunificazione in un
singolo documento di leggi diverse. Altri sostengono inoltre che anche
l'obiettivo di semplificare l'onere burocratico sia piuttosto discutibile,
poiché ritengono si sia in realtà introdotto un obbligo e carico burocratico
maggiore. Viste dal loro punto di vista, le lamentele sono del tutto
comprensibili. I piccoli produttori rappresentano realtà imprenditoriali
piuttosto particolari nelle quali, per ragioni pratiche e di fatto, devono
occuparsi in prima persona di qualunque attività della loro cantina. Questo
significa, evidentemente, che sono obbligati ad assolvere sia al
fondamentale ruolo prettamente viticolo e vinicolo - anime della loro attività
imprenditoriale - sia ai tanti oneri burocratici e fiscali che le leggi
impongono.
La considerazione è ovviamente semplice: il tempo che un piccolo produttore
dedica agli oneri burocratici - il quale vive come tutti noi in un mondo fatto
di giornate di 24 ore - lo sottrae alla sua fondamentale attività vitivinicola.
E se non produce vino, o lo fa meno buono a causa di negligenze, il suo giusto
e comprensibile profitto è compromesso. Chiunque faccia vino o si occupi a
vario titolo della bevanda di Bacco, sa bene che quando si verifica la
necessità di intervenire in vigna o in cantina, è fondamentale essere
tempestivi. Ritardare infatti un trattamento in vigna, la vendemmia o le
operazioni di cantina, anche di un solo giorno, significa cambiare, perfino
drasticamente, il destino e la qualità del vino. Guarda caso, non rispettare le
scadenze degli obblighi burocratici porta parimenti a conseguenze piuttosto
gravi, comprese le sanzioni previste dalla legge. E se una scadenza burocratica
coincide con gli inderogabili impegni di vigna e di cantina? Il piccolo
produttore tuttofare deve inevitabilmente conciliare le due cose - e pure
in fretta - oppure prendere il rischio di accettare un compromesso.
Queste considerazioni, per così dire, di ordine squisitamente pratico, mi sono
state riferite da molti produttori proprietari di realtà vitivinicole di
modesta entità, quelli che si potrebbero definire, appunto, piccoli
produttori. Da questi produttori ho praticamente sentito le stesse
considerazioni e tutti hanno sottolineato che non è loro intenzione sottrarsi
agli obblighi di legge. La condizione di dovere gestire e condurre la loro
cantina praticamente da soli - al limite, con l'aiuto dei familiari - include
anche il tempo e attenzione che devono dedicare agli adempimenti burocratici.
Va detto, per onore di chiarezza, che questi obblighi di legge hanno lo scopo
di prevenire certe frodi, quindi svolgono un ruolo importante per la tutela del
vino. Però, l'obbligo di registrare più volte la stessa informazione, oppure
trasmettere lo stesso documento a più enti, assomiglia più a una inutile
perdita di tempo che si potrebbe evidentemente evitare.
Le associazioni di categoria sembrerebbero però smentire le posizioni di certi
piccoli produttori, sostenendo che il Testo Unico del Vino introduce
sostanziali semplificazioni e un drastico dimezzamento degli oneri burocratici.
Difficile dire dove sta la ragione, forse è solo una questione di punti di
vista oppure della capacità e possibilità di organizzare il proprio lavoro.
Compresa la possibilità di delegare ad altri lo svolgimento di certi oneri o
compiti, qualcosa che - ovviamente - non si possono permettere tutti. In ogni
caso, l'approvazione e l'attuazione del Testo Unico del Vino è un evento che,
nel complesso, si può accogliere in modo favorevole. Quanto meno, il fatto di
avere raggruppato diverse leggi in un singolo testo offrendo ai produttori un
documento unico al quale fare riferimento. Il tempo ci dirà se questo
provvedimento ha realmente semplificato la vita e il lavoro dei produttori di
vino. Viste le premesse che hanno caratterizzato la nascita del Testo Unico del
Vino, comprese le aspettative di tutti, speriamo sia davvero un cambiamento
positivo che faccia bene, soprattutto, al vino italiano.
Antonello Biancalana
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