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  Editoriale Numero 167, Novembre 2017   
Siamo Tutti Esperti e Nessuno Osi Dire il Contrario!Siamo Tutti Esperti e Nessuno Osi Dire il Contrario!  Sommario 
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Siamo Tutti Esperti e Nessuno Osi Dire il Contrario!


 L'Italia, almeno per quanto riguarda il vino, è un paese decisamente ricco. Ricchezza di varietà di uve come nessun altro luogo del mondo, un patrimonio che consente una diversità enologica senza eguali. L'ho scritto molte volte, continuerò a farlo, certamente con orgoglio. Le tante facce del vino italiano si esprimono in contesti diversi, raccontando parimenti caratteri e punti di vista variegati, altrettanto distinti e spesso contrastanti. Complice, certamente, anche il fenomeno della moda che da anni vede il vino come uno dei protagonisti di discussioni infinite, argomento sul quale ognuno pensa di potere dire la propria, pretendendo perfino di essere autorevoli. Un tempo, com'è ben noto, si diceva che l'Italia era un paese di allenatori di calcio, tutti ineccepibili esperti nelle loro perfette visioni e strategie da salotto e da bar. Oggi, oltre a mantenere questo titolo, gli italiani sono diventati anche espertissimi di tante altre materie e discipline, soprattutto di vino e cucina.


 

 L'Italia, quindi, da eccellente paese di provetti allenatori di calcio, è divenuta anche patria di enologi, viticoltori, esperti di vino e, non da meno, strepitosi cuochi e maestri di cucina. Tutto questo si svolge - magia dei tempi moderni - standosene comodamente assisi nei divani dei propri salotti con il telecomando della TV in mano, un tablet o un mouse. Ogni emittente televisiva ha in palinsesto almeno un programma dedicato alla cucina, tutti impegnati a spadellare regalando a chiunque l'illusione che, in fondo, cucinare è un gioco alla portata di tutti. Ognuno può diventare un esperto cuoco stando comodamente seduto nella quiete della propria casa. Non manca, evidentemente, la parte conclusiva e nella quale obbligatoriamente quello che è stato cucinato in pochissimi minuti davanti alle telecamere è sapientemente abbinato a un vino. Siamo italiani: qui non si scherza con la cucina, tanto meno con il vino. Siamo tutti provetti cuochi ed esperti di vino. E tutti allenatori di calcio, ovviamente.

 Ogni fenomeno che, a vario titolo, diviene espressione di massa, più semplicemente una moda, inevitabilmente subisce dei cambiamenti, spesso motivo di confusione e che finiscono per essere negativi. Più il fenomeno diviene di massa, maggiore è la possibilità di speculazione, favorendo le varie correnti di pensiero, non solo per l'evidente speranza di profitto economico, ma anche per costituire le proprie nicchie di mercato. Il vino non fa eccezione, nemmeno la cucina. Del resto basta prendere in esame la crescita del numero di aziende vinicole e di attività di ristorazione degli ultimi anni per avere un semplice riscontro. Ognuno è, evidentemente, paladino della propria visione enologica o culinaria, depositari di tradizioni e verità assolute, ostentate come corazze inviolabili e guai a criticarle o metterle in dubbio. Ognuno convinto che, nella propria cantina o cucina, si celebri l'unica espressione inconfutabile della maestosità del vino o della culinaria. Gli italiani, del resto, sono tutti esperti di vino e di cucina: cantine e ristoranti non fanno eccezione.

 Per non parlare poi di quello che accade in internet, luogo virtuale che ha cambiato la vita di tutti, dove chiunque - in teoria - può dire quello che vuole, spesso blaterando favolette inverosimili con la pretesa di non essere criticati. In pochi minuti, con la complicità dei cosiddetti social network e un semplice sito web, tutti possono provare l'ebbrezza di diventare autorevolissimi, riveritissimi e temutissimi wine influencer ed esserne pure convinti. In questo senso, internet è il luogo ideale per tutti i presunti esperti di qualunque argomento, vino e cucina inclusi, ovviamente. Protetti dalla rassicurante luce di uno schermo, al sicuro da eventuali confronti diretti, tutti scrivono i propri pensieri pretendendo di essere autorevoli, indispensabili e indiscutibili. Dimenticano, spesso, che per il semplice fatto di esprimere un pensiero in un luogo pubblico, essere oggetto di critiche da parte degli altri è fin troppo scontato. La conseguente degenerazione riflette perfettamente quello che sovente si vede in certi salotti televisivi: gli insulti non mancano, spesso accompagnati dal fatidico lei non sa chi sono io. Colpiti nell'orgoglio per il reato di lesa maestà inesistente, si inferociscono per il fatto che qualcuno si sia permesso di mettere in discussione le profetiche parole di questi messia. Del resto, se uno con il tablet o la tastiera scrive qualcosa, è perché si tratta di un autorevole esperto e il suo pensiero è chiaramente una sentenza inappellabile, l'unica verità rivelata e assoluta.

 Si fanno forti della propria arroganza alla stregua di “ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi”, credendosi spocchiosi emuli del replicante Roy Batty nel celebre film Blade Runner di Ridley Scott e impreziosito dalla colonna sonora di Vangelis. Non pensano possa esserci qualcuno più competente di loro - realmente competente - capace di smentire certe posizioni, portando fatti concreti e verificabili. In quel caso, ovviamente, chi ha avuto l'ardire di contestare le parole di questi profeti enoici, è sovente etichettato come servo di chissà quali oscure organizzazioni che cospirano contro la verità. Quella verità che conoscono solamente loro e che, il più delle volte, non hanno nemmeno argomenti concreti per sostenerle ma solo le proprie convinzioni e che, come tali, non possono essere messe in discussione. Sembra davvero di assistere alle tipiche discussioni fra tifosi di squadre di calcio, tutti a difendere strenuamente e ciecamente i propri colori. In fin dei conti siamo tutti allenatori di calcio. E pure esperti di vino e di cucina.

 Come per tutte le espressioni di massa, si creano fazioni e schieramenti, tutti orgogliosamente convinti di essere dalla parte giusta, sostenitori di un'ideologia che non può e non deve essere messa in discussione. In realtà - e questa è la mia personalissima opinione - il vino, esattamente come qualunque espressione culturale dell'uomo - e il vino è innegabilmente una di queste - non ha regole assolute né può averle. Fortemente condizionato dalle preferenze, gusti, visioni, cultura e interpretazioni che inevitabilmente ognuno di noi ha, il vino assume caratteri ed espressioni diverse. Nessuna di queste è vera e indiscutibile, nessuna di queste è artefatta e opinabile. Ognuna è semplicemente un'espressione della stessa cosa vista da punti diversi, interpretata, ascoltata e sentita in modo diverso. Ammetto, io per primo, che molte di queste espressioni non incontrano la mia personale visione del vino, ma non per questo non le ascolto o non le considero. Sarebbe un errore e una sciocca, imperdonabile arroganza. Poi ci sono quelli che mi fanno sorridere, che fanno del vino una questione personale di pura vanità e presunzione, di autoreferenziale boria oltre che di ottusa e penosa arroganza. Non li capisco e forse non c'è molto da capire. In fin dei conti l'Italia è il paese degli esperti di vino e di cucina. E ovviamente siamo tutti dei bravissimi allenatori di calcio. Nessuno osi dire il contrario!

Antonello Biancalana



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