Il vino non finirà mai di sorprenderci. Il suo legame con l'uomo e la sua
storia sono così forti e consolidati, tanto da rendere difficile sapere quando
l'amore per la bevanda di Bacco sia iniziata nel tempo. Gli autori del passato
ci hanno lasciato, attraverso i loro scritti, numerosissime testimonianze sia
sul vino sia sulla sua origine o presunta tale. Un segno inequivocabile che già
agli albori della civiltà il vino era parte fondamentale della cultura
dell'uomo, protagonista ed elemento essenziale di molti aspetti della vita, sia
sacri sia profani. Non esiste epoca, infatti, della storia dell'umanità nella
quale il vino non sia citato nei documenti di quei tempi, sottolineando sempre
il ruolo fondamentale e centrale per gli uomini e le loro società. Non è
l'unica bevanda, ovviamente, ad avere ricoperto un ruolo così fondamentale
nella storia dell'uomo - basti pensare, ad esempio, alla birra, al tè e caffè
- tuttavia è innegabile che il vino ricopra un ruolo speciale.
Nel suo lungo rapporto con il vino, l'uomo ha cercato di mantenere una memoria
e di tramandare ai posteri le emozioni e le testimonianze dei luoghi e delle
uve protagoniste dei vini che si versavano nei loro calici, coppe e bicchieri.
Da sempre ha cercato di scoprire - per quanto possibile - quando, dove e come
abbia avuto origine la bevanda di Bacco. Una ricerca evidentemente difficile e,
spesso, determinata dal caso e da scoperte inaspettate e che hanno permesso
progressivamente di individuare in modo più attendibile la sua nascita. In ogni
epoca, infatti, l'uomo ha sempre cercato di svelare il mistero dell'origine del
vino, portando sia fatti concreti, provati e attendibili, sia leggende e storie
fantasiose. La ricerca sulle origini del vino continua ancora oggi e, proprio
come in passato, si aggiungono nuovi elementi al complicato quadro della sua
storia, cercando di definire in modo sempre più attendibile l'epoca della sua
nascita.
L'archeologia, ovviamente, è fra le principali discipline che consentono di
viaggiare indietro nel tempo alla scoperta delle abitudini e delle organizzazioni sociali di tempi remoti. La preziosa attività archeologica, in senso generale, quindi non solo riferita al vino, ci consente infatti di meglio comprendere l'evoluzione dell'uomo e come siamo arrivati fino a qui. Ci consente, per quanto concerne il vino e l'alimentazione, di conoscere
l'evoluzione del gusto, delle tecniche di produzione e di coltivazione. Oltre a
stabilire, ovviamente, la nascita - o per meglio dire - le evidenze più antiche
che consentono di comprendere le origini delle abitudini degli esseri umani.
Nel tempo, grazie all'archeologia, siamo infatti riusciti - e di certamente
continueremo a farlo - a collocare l'origine del vino in epoche e luoghi
remoti, ogni volta consentendo di tornare indietro nel tempo anche di molti
millenni.
Questo è quello che è accaduto recentemente, grazie al ritrovamento di nuovi
reperti di epoche remoti e che, inequivocabilmente, sono legati al vino. In due
siti archeologici della Georgia - esattamente a Gadachrili Gora e Shulaveris
Gora, non molto distanti dalla capitale Tbilisi - sono state ritrovate delle
giare nelle quali, inequivocabilmente, era contenuto vino. Il fatto
sorprendente è che si tratta di vino come lo intendiamo noi oggi, cioè prodotto
esclusivamente dalla fermentazione del succo d'uva di viti appartenenti alla
specie Vitis Vinifera Sativa, cioè la vite da vino, la stessa che usiamo
ancora noi oggi. Le giare, o meglio, le tracce di vino che queste contenevano,
collocano la scoperta al 5800-6000 AC e riportano il primato dell'origine alla
Georgia. Va detto, infatti, che precedenti scoperte archeologiche avevano
spostato l'origine del vino in Iran, con reperti risalenti al 5400-5000 AC e
che, a sua volta, aveva sottratto il primato proprio alla Georgia.
La scoperta assume un significato enorme se si pensa che sposta l'origine del
vino indietro nel tempo di circa mille anni. Questo significa che l'uomo, già
ottomila anni fa, coltivava la vite per ottenere le uve dalle quali produrre
vino. Non sappiamo, ovviamente, l'uso che si faceva ai quei tempi del vino,
certamente consumato come bevanda, tuttavia non conosciamo il suo ruolo sociale
e alimentare. Il fatto che queste giare - per meglio dire, nei frammenti di
otto di queste - contenessero vino ci consente di comprendere che, già a quei
tempi, il vino era parte integrante della vita dell'uomo. Va detto, per onore
di completezza, che non si tratta comunque della scoperta più antica che
riguarda l'uso del succo d'uva fermentato. Questo primato, in accordo alle
attuali scoperte archeologiche, spetta alla Cina dove sono stati trovati
reperti legati alla produzione di bevande fermentate a base di succo d'uva.
Si tratta di scoperte che fanno risalire questi reperti al 7000 AC,
evidenziando l'uso del succo d'uva fermentato unito a miele, riso e bacche di
biancospino. Insomma, quello che oggi potremmo chiamare vino aromatizzato
oppure bevanda a base di vino, pertanto non si tratta di vino puro cioè
unicamente prodotto dalla fermentazione del mosto d'uva. Ho sempre avuto un
forte interesse per la storia e l'archeologia e una notizia come questa è per
me entusiasmante. Se si pensa alla storia del vino e al suo ruolo nella cultura
e nell'umanità, una notizia come questa ci consente di comprendere meglio cosa
versiamo nei nostri calici oggi e soprattutto perché lo facciamo. È
sorprendente sapere che l'uomo ha stretto in tempi remoti un legame così forte
con il succo dell'uva fermentato, tanto da farne bevanda dall'alto significato
culturale e sociale, ancora oggi inalterato. L'uomo produce e consuma vino da
almeno 8000 anni, qualcosa che è semplicemente sorprendente. Il magnifico e
fondamentale contributo che l'archeologia ci ha dato e continuerà a darci è
semplicemente strepitoso. Sono sicuro che riuscirà - per caso o meno, non ha
importanza - a raccontarci l'origine del vino, viaggiando nel tempo alla
scoperta della nascita di questa straordinaria e unica bevanda. E pensare che
si tratta semplicemente di succo d'uva fermentato e che da almeno 8000 anni è
parte dell'uomo e della sua storia.
Antonello Biancalana
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