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  ABC Vino Numero 13, Novembre 2003   
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Numero 12, Ottobre 2003 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 14, Dicembre 2003

Argentina

Un paese dalle grandi potenzialità ancora troppo legato alla quantità piuttosto che alla qualità, un fattore che sta lentamente cambiando e che pesa sulla diffusione dei vini Argentini

 L'Argentina, se considerata come paese produttore di vino, rappresenta un paradosso. Nonostante il paese sia attualmente il quinto produttore al mondo e il consumo pro capite annuo è di circa 40 litri, collocandosi all'ottavo posto nel mondo, fattori che fanno giustamente pensare al vino come un prodotto importante e primario del paese, in realtà la qualità della maggioranza dei vini, in termini generali, è piuttosto deludente. Se a questo scenario si aggiunge anche il fatto che l'Argentina possiede delle potenzialità enormi in campo enologico e si trova in una posizione geografica molto favorevole, non può che non lasciare perplessi.


L'Argentina
L'Argentina

 Va inoltre considerato che i vini Argentini sono difficili da reperire al di fuori di questo paese, nonostante la produzione sia piuttosto elevata, il consumo interno è tale che poco vino riesce a varcare i confini per arrivare negli altri paesi del mondo. Nonostante le cose stiano cambiano, seppure lentamente, generalmente in Argentina si producono vini piuttosto ordinari, grandi rese nei vigneti per produzioni di largo consumo e poco impegnative. Se questo è ciò che si registra maggiormente nello scenario produttivo del paese, va anche considerato che alcuni produttori stanno tentando di cambiare le cose, cercando di avviare quell'importante processo a favore della qualità e che potrebbe certamente l'Argentina e i suoi vini a ben altri riconoscimenti. Del resto le condizioni ambientali e climatiche sono favorevoli a questo paese, le migliori zone di produzione, per fare un esempio, si trovano alla stessa latitudine e con le stesse condizioni climatiche delle migliori aree del vicino Cile, e queste condizioni attendono solamente di essere utilizzate nel modo opportuno. Non a caso si dice che quando l'Argentina riuscirà a portare a proprio vantaggio le sue potenzialità enologiche, è molto probabile che si affermerà sul mercato internazionale fra i migliori produttori al mondo.

 La diffusione della vite in Argentina segue, per molti aspetti, lo stesso destino degli altri paesi dell'America Latina, dove i colonizzatori Spagnoli introdussero le specie Europee e ne iniziarono la coltivazione con lo scopo di produrre vino. Tuttavia non è proprio certo il modo in cui la vite si diffuse in Argentina, con molta probabilità arrivo in momenti storici diversi. Le prime notizie storiche fanno risalire al 1541 quando si crede sia stata coltivata per la prima volta la vite in Argentina e che fu introdotta dagli Spagnoli: i primi vigneti furono piantati nella parte orientale del paese vicino alla costa Atlantica e lungo il Rio de la Plata. Un anno dopo pare che la vite fece la sua comparsa nelle aree occidentali a ridosso delle Ande introdotta a seguito di una spedizione proveniente dal Perù. Un'altra spedizione dal Perù del 1550 portò con se altre piante di vite in Argentina e nel 1556 si hanno notizie di viti giunte dal vicino Cile.

 Le prima varietà di uva introdotte in Argentina furono le stesse che si diffusero nei secoli scorsi in America Latina, in particolare l'uva Mission, molto conosciuta in California e in Cile con il nome di Pais, un'uva che caratterizzò in maniera profonda la produzione di vino in America Latina per oltre 300 anni. L'uva Mission pare sia stata la progenitrice dell'uva più comune dell'Argentina, la Criolla Chica, che alcuni ritengono addirittura essere la stessa uva, mentre per altri si tratta di una mutazione dell'originale Mission. La coltivazione della vite si concentrò sin dall'inizio nei pressi dell'area nelle vicinanze dell'attuale città di Mendoza, dove le particolari condizioni ambientali, favorita in particolare dalle abbondanti disponibilità di acqua a causa della neve che si scioglieva dalle Ande, una condizione che è ancora presente. Furono i missionari Gesuiti ad avviare la coltivazione della vite in queste aree proprio a causa delle favorevoli condizioni ambientali e climatiche. La prima testimonianza storica relativa ad un vigneto in Argentina risale al 1557 nei pressi di Santiago del Estero, quattro anni prima che la zona attualmente più vocata alla produzione del vino in Argentina, Mendoza, fu fondata. Altre testimonianze storiche sui vigneti in Argentina risalgono fra il 1569 e il 1589 e riguardano la zona di San Juan, a nord di Mendoza.

 L'imponente quantità d'acqua proveniente dalla cima delle Ande a causa della neve che si scioglieva, che costituiva di certo un vantaggio per ogni tipo di coltura, impose ai coltivatori la costruzione di canali di irrigazione e di dighe in modo da gestire propriamente questa importante risorsa: ben presto la produzione di vino nell'area di Mendoza fu tale da soddisfare completamente il fabbisogno del paese. Lo slancio determinante dell'enologia Argentina si verificò nel 1820, dopo la liberazione dal dominio Spagnolo, quando arrivarono dall'Europa numerosi immigranti, che culminò con la costruzione nel 1885 della ferrovia che collegava la città di Mendoza con quella di Buenos Aires facilitando quindi il trasporto del vino nella zona orientale del paese. Un ulteriore passo in avanti fu compiuto con l'arrivo di altri immigranti a partire dal 1890, in particolare dall'Italia, Francia e Spagna, che portarono con loro sia le varietà di uve tipiche dei loro paesi di origine, sia le loro conoscenza in campo enologico. Questo secondo arrivo di immigranti introdusse in Argentina particolari varietà Europee come il Malbec, attualmente la più importante del paese, la Bonarda, Barbera, Sangiovese, Chenin Blanc, Moscato di Alessandria, Torrontés e Tempranillo.

 A seguito di queste premesse e con l'arrivo di immigranti provenienti da zone in cui la viticoltura e il vino è da sempre parte integrante di quelle culture, tutto poteva fare pensare, all'inizio del 1900, alla nascita di una fiorente e imponente industria vinicola, cosa che di fatto accadde, tuttavia si concentrò su produzioni di vino ordinario senza mai porre particolare attenzione sulla qualità. La produzione era prevalentemente rivolta al consumo del paese e ad eccezione di isolati casi, poco vino varcava il confine dell'Argentina verso gli altri paesi. Nonostante l'uva Criolla Grande e Cereza siano ancora le uve più diffuse nel paese, Il loro utilizzo sta progressivamente diminuendo in favore di altre specie e le principali cantine stanno rivolgendo la loro attenzione principalmente alle uve internazionali come il Cabernet Sauvignon, Merlot e Chardonnay. Nonostante questa nuova tendenza dell'industria enologica del paese, la principale uva di rilievo Argentina, il Malbec, continua ad occupare un posto di rilievo nello scenario produttivo del paese.

 

Il Sistema di Qualità Argentino

 Il sistema di qualità Argentino non prevede leggi e norme rigide come quelle, per esempio, adottate di molti paesi Europei. Il sistema non prevede leggi specifiche relativamente alle specie di uve permesse e nemmeno alla definizione delle regioni vinicole, indicazioni sulla coltivazione delle viti e procedure sulla vinificazione. Di fatto, esiste un organo di controllo ufficiale, l'Instituto Nacionale de Vitivinicultura, ma il suo scopo è unicamente di controllare la produzione dell'uva e l'esportazione del vino. La qualità è pertanto delegata ai singoli produttori che stabiliscono norme proprie e che adottano per i loro vini. Va comunque osservato che ci sono stati dei tentativi di stabilire delle vere e proprie leggi vinicole, incoraggiati anche da alcune industrie enologiche del paese, ma che non hanno portato a nessun risultato concreto. L'unica norma che attualmente regola la produzione di vino in Argentina riguarda l'etichettatura: nel caso in cui la varietà dell'uva è riportata in etichetta, il vino dovrà essere prodotto con almeno l'80% dell'uva indicata.

 

Zone di produzione

 La produzione del vino in Argentina può essere definita in due modi diversi: il primo è quello caratterizzato da una produzione in grandi quantità senza o poca attenzione per la qualità, il secondo è quello svolto da alcune cantine che cercano, seppure a piccoli passi, di dare una svolta decisiva al paese ponendo il massimo dell'attenzione sulla qualità. Nonostante la maggior parte del vino prodotto in Argentina appartenga al primo caso, diretto principalmente al mercato interno e venduto anche in confezioni di cartone, l'esempio del vicino Cile, che ha saputo imporre i propri vini in tutti i mercati del mondo guadagnando pure una buona reputazione, ha suscitato non poca attenzione in Argentina. Del resto le condizioni ambientali e climatiche sono piuttosto simili e non rimane che sfruttarle a proprio favore. Non a caso, l'Argentina viene spesso definita come il gigante del vino che dorme, nell'attesa che qualcosa o qualcuno cerchi di svegliarlo.


 

 Si deve inoltre osservare che in tempi recenti l'Argentina sta suscitando anche l'interesse di investitori esteri, in particolare di cantine degli Stati Uniti d'America, del Cile e di alcuni paesi Europei, proprio con lo specifico scopo di produrre vino in quel paese. Anche la tecnologia e le apparecchiature moderne per la produzione di vino stanno progressivamente facendo la loro comparsa nel paese e l'orientamento attuale della produzione di qualità si concentra principalmente sulle varietà cosiddette internazionali, in particolare il Cabernet Sauvignon e lo Chardonnay, tuttavia nel paese la diffusione e l'importanza del Malbec, un'uva che probabilmente più di ogni altra rappresenta l'Argentina, continua a svolgere un ruolo di primaria importanza e che spesso è capace di produrre pregevoli e interessanti vini.

 I vigneti dell'Argentina possono considerarsi fra i più alti del mondo, situati in diverse zone ai piedi delle Ande, possono anche raggiungere i 1.500 metri di altitudine. A causa delle nevi che si sciolgono dalle pendici delle Ande, la disponibilità di acqua nei vigneti non costituisce mai un problema, tuttavia questa eccessiva quantità, come in Cile, spesso diventa un problema, in particolare quando si cerca di produrre vini di qualità. L'abbondanza di acqua nei vigneti ha favorito una resa elevatissima e pertanto una produzione in grandi quantità di vino, purtroppo di qualità discutibile, e si è reso necessario attuare vere e proprie strategie di irrigazione e adottare sistemi opportuni per controllare i copiosi flussi d'acqua, proprio con lo scopo di favorire una minore resa di produzione e aumentando, per contro, la qualità del vino. Un fatto storico che merita di essere citato è che in Argentina, come in Cile, la temibile fillossera, che arrecò danni ovunque nel mondo, non ha mai fatto la sua comparsa.

 Le varietà di uve coltivate in Argentina sono state nella maggior parte introdotte dagli immigranti che nelle varie epoche storiche si trasferivano nel paese. Le due varietà più diffuse nel paese sono la Criolla Grande e la Cereza. Queste due uve, che si ritiene derivino direttamente dalle prime uve introdotte dai missionari Spagnoli nella metà del 1500, hanno una buccia colore rosa e vengono utilizzate prevalentemente per la produzione di ingenti quantità di vino bianco mediocre, spesso anche miscelate ad altre uve, destinato per uso interno del paese e spesso venduto in confezioni di cartone. Fra le uve a bacca bianca coltivate in Argentina troviamo lo Chardonnay, l'uva principalmente utilizzata nei bianchi esportati, Chenin Blanc, Moscatel de Alejandria, nome con cui è noto il Moscato d'Alessandria, e il Torrontés, probabilmente l'uva bianca che meglio di ogni altra è capace di produrre vini interessanti in questo paese. Il Torrontés è certamente l'uva a bacca bianca più interessante del paese di cui gli Argentini vanno, giustamente, orgogliosi. Nonostante quest'uva sia conosciuta anche in altri paesi, in prevalenza nei paesi in cui si parla Spagnolo, è proprio qui che raggiunge il suo apice: i suoi vini sono aromatici e piacevoli, spesso comparati al Gewürztraminer. Fra le uve a bacca rossa del paese troviamo la Barbera, Bonarda e Sangiovese, introdotte nel paese dagli immigranti Italiani, e la Tempranilla, nome con cui è noto in Argentina l'uva Tempranillo introdotto dagli Spagnoli, Cabernet Sauvignon, Merlot e Malbec, quest'ultima da considerarsi come l'uva a bacca rossa più promettente e interessante del paese. Non a caso circa il 60% della produzione totale riguarda appunto i vini rossi.

 La produzione di vino in Argentina è prevalentemente concentrata sulle regioni che storicamente si sono sempre occupate di questa attività e che si trovano nella parte occidentale del paese a ridosso delle Ande. Le regioni vinicole più importanti del paese sono Mendoza, San Juan, La Rioja e Salta, di cui Mendoza rappresenta quella più importante e più conosciuta. A queste regioni si aggiungono altre zone minori, fra cui Jujuy e Catamarca, vicino a Salta, e il Río Negro, la regione vinicola più a sud del paese. Mendoza è la regione vinicola più importante dell'Argentina e circa il 70% della produzione totale del paese proviene da questa regione. Mendoza include due importanti sottozone: Luján de Cuyo e Maipú. L'uva più celebre della regione, ma anche dell'Argentina, è il Malbec, un'uva tipica di Bordeaux, e che in questa zona è capace di produrre eccellenti vini. La zona che ricopre maggiore importanza dopo Mendoza è San Juan, tuttavia il suo clima più caldo non favorisce una buona qualità delle uve. La Rioja è la regione che si considera come la più antica del paese ed è qui che si producono i migliori vini d'Argentina da uva Torrontés, probabilmente l'uva a bacca bianca che produce i migliori vini bianchi del paese. Fra le altre zone, Salta ricopre un posto di rilievo per la produzione dei suoi vini bianchi, sempre prodotti con Torrontés. Più a sud troviamo la regione di Río Negro, che grazie al suo clima più fresco, produce prevalentemente vini bianchi e vini spumanti.

 




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