Quando si parla del vino Greco è praticamente impossibile non ricordare anche
la sua gloriosa storia e il suo fondamentale contributo alla diffusione in
Europa della bevanda di Bacco, ma visto che si parla della Grecia, sarebbe bene
dire la bevanda di Dioniso. In antichità i vini Greci, in
particolare quelli dolci, erano famosi ovunque, soprattutto nell'antica Roma, e
gli antichi colonizzatori Greci introdussero la vite e il culto del vino nelle
terre e nei luoghi in cui arrivavano. Da quei luoghi la diffusione fu ampia e
imponente e ancora oggi, a distanza di decine di secoli, i risultati sono vivi
e ben radicati nelle culture dei paesi Europei. Nonostante l'importanza del
vino nella cultura dell'antica Grecia, un fattore che avrebbe fatto pensare ad
uno sviluppo dell'enologia del paese senza pari in nessun altro luogo del
mondo, la produzione di vino in Grecia ha vissuto nei secoli scorsi un lungo
periodo di recessione. Mentre gli altri paesi Europei continuavano il loro
sviluppo nelle tecniche enologiche, la Grecia non fece altrettanto, soprattutto
durante il dominio degli Ottomani, e la strepitosa fama del vino Greco fu
consegnata alla memoria del tempo. Solo in tempi piuttosto recenti, in
particolare negli ultimi venti anni del secolo scorso, l'enologia Greca sta
mostrando una nuova vita cercando di recuperare e riprendere il passo degli
altri paesi produttori del mondo.
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| La Grecia |
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La storia del vino in Grecia è certamente fra le più ricche e questa bevanda ha
ricoperto un ruolo importante e fondamentale sin dai primi periodi della
formazione e dello sviluppo di questa civiltà. La produzione di vino era a quei
tempi già nota in altre popolazioni, come per esempio gli antichi Babilonesi in
Mesopotamia e gli Egiziani, i quali preferivano la birra, mentre fu proprio
nell'antica Grecia che il vino assunse un ruolo importante e da li si diffuse
in tutto il bacino del Mediterraneo. I Greci svilupparono da subito efficaci
tecniche di viticoltura le quali furono introdotte anche nei paesi da essi
colonizzati, come per esempio il Sud dell'Italia, favorendo la coltivazione
della vite e la produzione di vino fino a farli divenire parti integranti delle
culture e dei riti dei popoli del Mediterraneo. Il vino era per i Greci una
bevanda sacra alla quale attribuivano un'importanza e una dignità elevata:
reperti archeologici precedenti alla cultura Micenea, che risalgono a prima del
1600 AC, testimoniano che il vino era già a quei tempi utilizzato come bevanda
per scopi rituali e religiosi.
La mitologia Greca riconosceva anche un dio del vino, Dioniso, che rivelò agli
uomini i segreti della produzione della bevanda, l'iniziazione al culto di
questa divinità prevedeva bere vino e in suo onore si celebravano le cosiddette
Orge Dionisiache, delle vere e proprie feste dedicate al vino. Con molta
probabilità il vino che si beveva nell'antica Grecia non era solamente quello
prodotto nel paese; alcuni reperti archeologici, in particolare antichi vasi
ritrovati a Micene non appartenenti all'arte e all'artigianato Greco,
suggeriscono che già a quei tempi si importava vino prodotto in altri paesi.
Durante il periodo classico la vite era ampiamente diffusa in tutto il paese e
i Greci introdussero le loro specie di uve anche nei paesi che colonizzavano,
in particolare in Italia, dove sono ancora diffuse diverse specie che si
ritiene abbiano una diretta derivazione Greca. Così come il vino era parte
essenziale della cucina e della cultura Greca, la bevanda divenne elemento
essenziale nei paesi in cui i Greci estesero il loro influsso culturale. Anche
il commercio del vino rappresentava un aspetto importante per la Grecia.
Reperti archeologici scoperti nei vari paesi del Mediterraneo, ma anche nei
paesi del Medio Oriente, testimoniano che il vino costituiva un prodotto molto
importante per l'economia del paese ed era una preziosa merce di scambio.
I Greci contribuirono enormemente alla viticoltura e all'enologia: già
nell'antica Grecia si trovano in molti testi riferimenti precisi sulle pratiche
di coltivazione dell'uva e sulle tecniche enologiche. Anche le decorazioni del
ricco patrimonio di vasi e coppe di epoca antica testimoniano con le loro
illustrazioni le varie scene della vendemmia e delle tecniche adottate nella
produzione del vino. La frequenza delle citazioni letterarie e delle
illustrazioni artistiche è così elevata che fa pensare al vino come un elemento
quasi centrale nella vita e nella cultura degli uomini di quei tempi. Il vino
era parte essenziale di uno dei più importanti eventi sociali dell'antica
Grecia, il simposio (letteralmente bere insieme), che si
svolgeva in una stanza in cui erano generalmente ospitati dai sette agli undici
partecipanti sdraiati su dei sofà e ai quali veniva servito del vino. I
simposi, considerati eventi sconvenienti per le donne rispettabili che in
genere non vi partecipavano, si diffusero anche in Italia e la loro popolarità
rimase intatta praticamente fino alla fine dell'era antica. Il vino servito
durante il simposio seguiva solitamente un vero e proprio pasto ed era diluito
con acqua: il delicato compito della diluizione spettava al simposiarca,
il maestro della cerimonia, che aveva anche il compito di regolare lo
svolgimento dell'evento e il momento in cui bere vino e la quantità. Lo scopo
dei simposi era quello di creare un'occasione di piacere in cui il vino doveva
contribuire alla piacevolezza dell'evento, tuttavia non era raro che i
partecipanti si ubriacassero in conseguenza a vere e proprie competizioni e
sfide sulla resistenza e la capacità di bere.
Il vino prodotto nell'antica Grecia era piuttosto diverso dal vino che siamo
soliti apprezzare ai giorni nostri. Normalmente i vini Greci erano considerati
per il loro colore, proprio come si fa ancora oggi, e si classificavano come
bianchi, neri o rossi, e mogano. Pare che i Greci ponessero particolare
attenzione agli aromi del vino che spesso definivano come floreali,
tuttavia nella letteratura dell'epoca si descrivono alcuni vini in modo più
dettagliato e facendo riferimento esplicitamente a particolari fiori, come la
violetta e la rosa. Il gusto del vino, o meglio, il gusto che si preferiva nel
vino a quei tempi era dolce, anche molto dolce, e non a caso l'abitudine di
produrre la bevanda facendo uso di uva appassita era molto frequente. I vini
passiti erano molto apprezzati nell'antica Grecia e spesso la dolcezza veniva
concentrata mediante l'ebollizione del vino che ne riduceva la quantità
d'acqua. Tuttavia i vini dolci non erano gli unici ad essere prodotti
nell'antica Grecia. Si hanno notizie di vini prodotti con uve acerbe e con
un'acidità così pronunciata che facevano addirittura lacrimare gli occhi, così
come vini secchi, sia bianchi sia rossi, a conferma che l'enologia dell'antica
Grecia era piuttosto varia. Il problema principale dei vini di quell'epoca era
la scarsa conservabilità a causa dei contenitori utilizzati e, soprattutto,
alla loro scarsa tenuta all'aria. I vini si ossidavano piuttosto rapidamente e
i Greci furono costretti ad adottare misure che garantissero una maggiore
conservabilità del vino. L'aggiunta della resina di pino nel vino in
fermentazione rappresentava uno di questi rimedi, e che troviamo ancora oggi in
uno dei prodotti più celebri di Grecia, il Retsina, in quanto si
riteneva che questo componente avesse delle qualità conservanti.
Durante il periodo medievale la produzione di vino era svolta da privati e dai
monasteri, esattamente come nel resto dell'Europa. Dopo i grandiosi fasti
dell'antica Grecia, il paese divenne parte dell'impero Bizantino e pertanto il
centro principale per il commercio del vino Greco divenne Costantinopoli dove
venivano principalmente commercializzati vini proveniente dalle isole del mar
Egeo. La produzione locale di vino subì una forte recessione quando
l'imperatore Alessio I Comnenus, nel 1082, concesse ai Veneziani la possibilità
di stabilire strutture commerciali a Costantinopoli, e in altre 32 città
dell'Impero, con l'esenzione totale dal pagamento di qualsiasi imposta e tassa.
Grazie a questa agevolazione fiscale i Veneziani potevano vendere il loro vino
a prezzi molto più bassi rispetto agli altri: un vantaggio che rimase in vigore
fino alla metà del XIV secolo. Il fiorente commercio del vino nell'impero
Bizantino terminò verso la fine del XV secolo, dopo la fine dell'impero
Bizantino, quando i Turchi occuparono il Peloponneso ed estero il loro dominio
in tutta la penisola Greca.
Durante il dominio degli Ottomani, l'enologia Greca subì un'ulteriore
recessione che pregiudicò il suo sviluppo fino alla fine della dominazione.
Nonostante la produzione di vino non fu proibita ai Cristiani, l'industria
enologica fu duramente oppressa dalle tasse imposte dai Turchi e che
scoraggiarono la produzione di vino limitandone sia la diffusione sia lo
sviluppo. Il risveglio dell'enologia Greca può essere considerato a partire
dall'inizio del 1900, quando il paese, finalmente, riconquistò la propria
indipendenza. Tuttavia il vero interesse per lo sviluppo dell'enologia locale
si ebbe solamente dopo la fine della seconda guerra mondiale, nonostante la
maggioranza del vino prodotto era considerato di bassa qualità e venduto sfuso.
Negli ultimi 20 anni la Grecia sta ponendo un'attenzione crescente allo
sviluppo qualitativo del suo vino, forte anche del glorioso passato, e
l'enologia del paese sta progressivamente recuperando il tempo anche attraverso
l'adozione di tecnologie moderne e enologi competenti.
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